Titolo: Di Pelle Bruciata
dal Sole e Cappelli a Tesa Larga
Autore: Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Verde
Genere: Generale, Slice
of Life, Storico [Oddeo..storico..in senso lato]
Avvertimenti: Missing Moments,
OneShot
Personaggi: Feliciano/ Nord Italia, Lovino/ Sud Italia, accenno OC!Piemonte,
OC!Liguria, Vittorio Emanuele II e Garibaldi.
Pairing: Nessuno.
Trama: Il sole
è alto e Feliciano, che non ce la più ad aspettare, corre in lungo ed in largo
per la piazza, riparandosi gli occhi dal riverbero, cercando di cogliere, oltre
la polvere alzata dai carretti e le figure ridenti delle ragazze, il luccichio
splendente di una carrozza. (…)Ma la carrozza di Lovino non arriva.
Dedica: a Silentsky ^^
Note: Come per la Drabble
“Tramonto”, con questa One-Shot non intendo mancare di rispetto a nessuno, né
all’Italia, né al Nord, né al Sud, a NESSUNO. Non è assolutamente contro
l’Unità o contro il Sud o contro il Nord, ci mancherebbe! Checché ne dicano
alcuni esponenti del nostro governo, l’Unità di Italia è una delle tappe
storiche del nostro Paese, un Paese che non potrebbe esistere se Nord e Sud non
fossero uniti. Che Italia saremmo se fossimo divisi?
Ho scritto questa Shot rifacendomi a
quanto studiato riguardo a quel periodo, ovvero il divario economico e sociale
esistente tra Nord e Sud. Una volta unito, nel nostro Paese vennero applicate
procedure e promulgate leggi che non tenevano conto dei problemi esistenti al
Sud, che si ritrovò con l’acqua alla gola. Problemi non nel senso “offensivo”
del termine, ma perché dovettero pagare tasse terribilmente alte rispetto
quelle cui erano abituati sotto i Borboni, i prezzi degli alimenti si alzarono
e fu praticamente il tracollo. Il Sud arrancava mentre il Nord continuava con leggi
adatte al Regno di Sardegna, credendo di riuscire a unificare subito le due
metà italiane grazie a queste misure.
Poi, io non sono una storica e nemmeno
all’epoca esistevo. Mi sono rifatta a quanto studiato e, ripeto, non c’è alcun
intento offensivo in quello che ho scritto. Se qualcuno si sente in qualche
modo punto sul vivo soprattutto per come ho ritratto Lovino, sappiate che l’ho
fatto non per criticare il Sud o per dire “Oh oh, che gente rozza e barbara”,
ma perché da ciò che ho letto e studiato (ho preso molta ispirazione da Verga,
per quanto fra me e lui ci sia uno strano rapporto, non propriamente
amichevole) non è che la condizione del popolo fosse rosa e fiori..
Viene citato Antonio dato che la dinastia
Borbonica nel Sud Italia
proveniva dal ramo cadetto spagnolo ^^ Anzi, come mi ha fatto notare
Pinca, i Borboni di Napoli, nonostante appartenessero a questo ramo
(che apparteneva alla famiglia francese) si erano resi indipendenti.
Perdonatemi per la svista madornale e considerate il povero Antonio
un'ulteriore licenza poetica, o forse dovrei addirittura toglierlo. Non
saprei, vorrei i vostri consigli a riguardo. Ri-Anzi, Antonio è
stato tolto, perdonatemi ancora la madornale svista e tutti i miei
più sentiti ringraziamenti a Pinca! Della serie, ma la dominazione spagnola non era finita circa due secoli prima? Oh toh, quando uno è scemo e quando scrive non va a controllare prima di scrivere vaccate, invece di affidarsi alla sola, traballante memoria..mi scuso ancora per la figura del menga!
Lo stile dello scritto in alcune parti
(soprattutto alla fine) sembra più un flusso di coscienza di Feliciano che una
vera e propria narrazione. Spero non vi dia fastidio.
Coi personaggi siamo a metà tra
Nazione e personaggio vero e proprio, ma più tendente al personaggio che al
fatto storico e nazionale in sé (per ulteriori e migliori spiegazioni, cito
testualmente dalla Drabble “Tramonto” << Qui più che la nazione in sé, è il personaggio come tale che ho voluto
far “risaltare” (…) più che sulla ripercussione “reale” dell’evento, mi sono
concentrata su quella “Hetaliana”, legandomi al background dei personaggi. >>
Mi auto-cito..che tristezza XD)
[Ah..io sono Ligure, tanto perché lo
sappiate]
Ah! Un’ultima cosa..i cappelli a tesa
larga sono una mia indecorosa licenza poetica XD Li adoro!
Meine gott, quante note che ho scritto
XD
Wordcounter: 991 (Titolo escluso)
Di
Pelle Bruciata dal Sole e Cappelli a Tesa Larga
Torino, 17 Marzo 1861
Feliciano esce di corsa dal Palazzo di
Carignano e le guardie alla porta lo
fissano per qualche secondo, per poi rivolgere i loro occhi altrove.
Non ce la fa più ad aspettare nella
Sala dove si è riunito il Parlamento, con il Re che si attorciglia nervoso i mustacchi
e l’Uomo in Divisa Rossa che si schiarisce la gola, torcendo le labbra e
battendo il piede a terra, segno evidente di insofferenza.
Non ce la fa più nemmeno a sopportare
il cugino Liguria, che ha accompagnato l’Uomo in Divisa Rossa, non sopporta la
sua bocca rugosa che mastica qualcosa di molle fra i denti storti, l’alito che
sa di pesce e nemmeno gli zigomi cadenti che danno alla sua faccia la strana
forma di una mezzaluna.
L’attesa lo sta divorando, il peso dei
secoli si fa grave e Feliciano non riesce a stare fermo nemmeno un secondo, con
buona pace del cugino Piemonte che lo ha inseguito paziente per i corridoi e
lungo le scale, prima di arrendersi e lasciarlo scorazzare dove più gli piaceva.
Il sole è alto e Feliciano, che non ce
la più ad aspettare, corre in lungo ed in largo per la piazza, riparandosi gli
occhi dal riverbero, cercando di cogliere, oltre la polvere alzata dai carretti
e le figure ridenti delle ragazze, il luccichio splendente di una carrozza.
Se lo immagina già, Feliciano,
l’arrivo di suo fratello: una carrozza lucida, dai fianchi laccati in nero e
oro, trainata da cavalli imponenti, col manto fulvo, gli occhi di fuoco e le
narici frementi. Ci sarà anche il suo Re ne è sicuro, che seguirà la carrozza su
di una muletta bianca e aprirà lo sportello, abbassando il saliscendi come un
qualunque servitore di un gran Principe e dirà “Ora sei libero”. E Lovino
scenderà dalla carrozza, rimanendo qualche istante ad osservare la piazza
snodarsi coi suoi viottoli e le sue botteghe sotto il sole di Marzo. Sarà
bello, vestito come un Re, e avrà un cappello, sì, Feliciano ha deciso che avrà
un cappello, di quelli belli, dalla tesa larga, scarlatto, con tre piume, una
rossa, una bianca ed una verde, che ondeggeranno al vento fresco di Torino.
Feliciano non può fare altro che
sorridere a questa visione, sentendo crescere l’ansia ed una voglia terribile di
riabbracciare suo fratello dopo secoli di divisione.
Ma la carrozza di Lovino non arriva.
Il tempo passa e Feliciano comincia a
temere per la sorte di suo fratello, ha paura che gli sia successo qualcosa,
che il suo Re l’abbia costretto a rimanere con lui, già pensa a come fare, si
vede correre a perdifiato verso la Sala del Parlamento e tirare il Re per la
mantella, gridandogli di fare qualcosa, mentre Piemonte si copre inorridito il
viso per un tale comportamento e il vecchio Liguria borbotta qualcosa tra le
labbra secche di sale.
Così preso dai suoi movimentati
ragionamenti, Feliciano non nota l’avvicinarsi di un carretto, trainato da un
asinello nero Se ne accorge solo quando il proprietario si schiarisce più volte
la gola e allora, solo allora, si volta.
Un urlo e Feliciano arretra, terrorizzato:
ha paura di quella pelle bruciata dal sole, delle maniche della camicia, sporca
e strappata, tirate sopra i gomiti, delle braccia coperte di cicatrici biancastre,
del lezzo di sudore, della puzza di cipolla che arriva dalle labbra storte per
la rabbia. Ha paura di quei pantaloni sgualciti e sbiaditi, delle scarpe rotte,
della berretta nera che l’altro stropiccia fra le mani callose, del viso
indurito dalla fatica, contrito per la furia e la vergogna, dei denti che
masticano insulti ed improperi, delle unghie sporche di terra e di fango.
Feliciano urla e strilla e strepita
fino a quando non arrivano di corsa le guardie; il tizio salta giù dal carretto
e l’asinello arretra, dondolando il muso, spaventato. Feliciano si sente
afferrare per le spalle, si agita e si divincola, fino a quando la voce aspra
dell’altro non lo blocca per lo spavento.
-Non riconosci più tuo fratello?!- è
un ringhio basso, ma venato di tristezza.
Feliciano apre la bocca per lo stupore
e osserva meravigliato lo strano tizio, mentre le guardie si fissano tra loro,
senza capire. Rimane fermo a guardare quegli occhi marroni, grandi e
arrabbiati, fino a quando un sorriso gli si dipinge sul volto e la voce esplode
in una risata come non se ne sentiva da troppi secoli.
Sì, è lui, è lui! Feliciano finalmente
lo riconosce, è lui! Lovino, suo fratello! Ma perché è così sporco? Ma che
importa, è lui, è lui! E la carrozza? Oh, non importa, non importa! E’ lui, è
lui! Ma non può presentarsi così al Re, Piemonte gli farebbe una scenata
terribile! Ma Piemonte non capisce, e nemmeno il Re, è lui, Lovino, suo
fratello! Finalmente! Ma dov’è il suo Re? Non c'è! E' libero! Oh,
Lovino, Lovino!
Feliciano lo abbraccia, storcendo il
naso e la bocca per l’odore, poi prende il fratello per le spalle, si sbottona
un polsino, lo tira un po’ a coprire il palmo della mano e comincia a sfregargli
la guancia, fino a quando Lovino non lo scaccia con un borbottio irato.
-Veh, Lovino!- esclama allora
Feliciano –Finalmente! Vieni, vieni!- lo prende per un braccio e lo trascina
verso il Palazzo, ignorando le sue proteste –Dobbiamo farti un bagno, veh! Non
puoi mica presentarti al Re conciato in questo modo! Poi chi lo sente il cugino
Piemonte?- Lovino cerca di fermarlo, di farlo ragionare, gli dice “Aspetta,
aspetta!”, ma Feliciano è troppo felice –Poi ci facciamo un po’ di pasta, che
il cugino Liguria ha portato il pesto! Fa tanto il burbero e il taccagno, ma
poi! Veh, Lovino sono così felice! E la carrozza? E il tuo Re? Oh, Lovino! Ti
devo dare un cappello! Sì, devi
indossare un cappello davanti al Re, ma non un cappello come gli altri, uno
bello, con la tesa larga! Ti piace l’idea, Lovino? Ma adesso il bagno, ti serve
un bagno! Parleremo dopo!-