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Autore: Martina1705    04/02/2011    3 recensioni
- Adoro i fuochi d'artificio, lo sai. Questi, poi non me li sarei persi per niente al mondo.
Questa è l'ennesima prova che ho FIN TROPPO tempo libero xD
Enjoy :3
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Firework Firework

Quando il telefono squillò avevo le dta incrociate.
Mi succede anche ora, ogni volta che ti penso, non so perchè, neppure me ne accorgo, ma l'indice e il medio si avvolgono in una spirale che si stringe, si allenta, si disfa e si ricompone.
- Kibum? Kibum, si può sapere dove sei? E' tardi!
Stavo per addormentarmi ed ero ancora un po' intontito, parlavo piano, capivo poco.
- Jongh... Io sono a casa, ma che ora è? Sono le otto e mezza... Ma tardi per cosa?
- Non posso credere che te lo sia scordato.
Con quel tono di rimprovero e delusione attaccasti frettolosamente la telefonata. Mi stropicciai gli occhi confuso, guardai il calendario; sul giorno 25 c'era disegnato qualcosa che doveva somigliare a un'esplosione, un cuore con un punto interrogativo dentro - ho un modo del tutto singolare per ricordarmi delle cose e, evidentemente, non sempre efficace. Mi schiaffeggiai la testa, ripensandoci anche ora vorrei darmi schiaffi a non finire; mi sorprende che non l'abbia fatto anche tu quel giorno.
Quella sera c'erano in programma dei fuochi d'artificio e io ne vado pazzo, avevi preso quell'occasione per chiedermi di uscire. 'Devo parlarti,' mi hai detto, 'è una cosa... Importante.'
L'esplosione la capivo, ma di preciso non sapevo perchè avessi disegnato quel cuore. A dire il vero, nemmeno mi ricordavo di averlo fatto. 'Magari,' pensai 'avevo la testa altrove. Che significato dovrebbe avere? Uno non si innamora del suo migliore amico. E di sicuro non se ne dimentica subito dopo.'
Quello che non ricordavo in quel momento è che, mentre disegnavo quel cuoricino dubbioso, avevo le dita incrociate.
Non mi ero mai sentito tanto in colpa, l'ultima cosa che volevo era dimenticarmi di questo appuntamento. Senza rendermene pienamente conto, avevo tagliato di volta in volta dal calendario tutti i giorni che ci separavano. A dire il vero, ripensandoci, mi verrebbe da darmi dello stupido a non aver voluto capire i miei sentimenti fino all'ultimo momento.
Guardai disperato l'orologio, i fuochi sarebbero iniziati solo dopo un'ora, c'era ancora abbastanza tempo.
Mi vestii velocemente e mi precipitai fuori di casa, correvo come un forsennato e continuavo a lanciare occhiate all'orologio, ero ancora in tempo, ce la potevo fare. Correvo senza fermarmi un attimo, arrivai al parco con il fiatone e la fronte sudata. Ci eravamo dati appuntamento là e speravo con tutto il cuore che non te ne fossi andato. Ti vidi mentre andavo in giro cercandoti, a parte noi non  c'era quasi nessuno. Eri seduto su una panchina, avevi il braccio allungato sul posto accanto a te e ogni tanto gettavi un'occhiata attorno. Una ragazza ti si avvicinò, forse ti stava chiedendo se quel posto era occupato; ti vidi sorriderle e scuotere leggermente la testa, lei si allontanò. Sorrisi anche io.
Mi avvicinai e tu facesti finta di non vedermi.
- Posso sedermi?
- Quel posto non è per te.
Mi sedetti, mi guardasti con un'espressione seria, ma non mi spaventasti affatto.
- E' tardi. Come mai hai deciso di venire?
Tenevo lo sguardo alto al cielo.
- Adoro i fuochi d'artificio, lo sai. Questi, poi non me li sarei persi per niente al mondo.
La mia espressione pacifica e allegra faceva a pugni con la tua, tanto arrabbiata. Io continuavo a guardarti, confidavo che prima o poi avresti ceduto, ma tu continuavi a guardarti attorno, a cercare con gli occhi chiunque tranne me. Le persone che ci giravano attorno erano davvero poche, c'era una sola altra panchina occupata e una coppia che continuava a passeggiare sulla riva del lago, che era quasi accanto a noi.
Non avevi tutti i torti, anzi avevi tutte le ragioni del mondo per essere deluso, ma non avevo intenzione di lasciare tutto al silenzio; presi decisamente la tua mano e la portai al mio petto, iniziai a rigirare amorevolmente le tue dita fra le mie.
'Scusa, sai che scordo sempre tutto, e questa volta non ho fatto eccezione, ma mi dispiace davvero. Non buttiamo all'aria questa serata, è tutto così bello... Vorrei sapere se c'è un modo per farmi perdonare.'
Mi guardasti e finalmente ti vidi sorridere verso di me; mi illuminai e strinsi ancora più forte la tua mano.

'Tu... Avevi detto che dovevi parlarmi, avevi detto che era importante.'
Inclinai leggermente la testa e il tuo sorriso si nascose di nuovo per lasciare posto a un'espressione imbarazzata e preoccupata. Balbettasti qualcosa, dicesti che non ti ricordavi più di cosa stessi parlando, probabilmente si era trattato di una stupidaggine, una cosa come un'altra. Ci rimasi davvero male, chissà cosa mi aspettavo, e tutto quello che avevo ottenuto era stato un misero 'niente di importante'. Lasciai andare la tua mano e strinsi i pugni sulle ginocchia, continuando a fissarli.
Non bisogna mai aspettarsi niente. Se il destino decide di farti felice, perfetto, ma mai, mai fare progetti su quello che potrebbe o non potrebbe accadere, andrebbe sempre nel peggiore dei modi, l'ultimo e il più tremendo a cui avevi pensato. Sono le classiche, scontate cose che ci si ripete ogni giorno e che puntualmente si ignorano al momento giusto. Eppure ero così sicuro...
Da quando ti avevo fatto quella domanda continuavi a guardarmi, a morderti il labbro nervoso, ti guardai anche io e decisi in quell'attimo che quella notte sarebbe andata come avevo sempre sognato, sperato, come avevo tanto desiderato. Ti avvicinai con lentezza, ti diedi tutto il tempo di capire cosa stava succedendo, di alzarti e andartene, o semplicemente spostarti, ma tu stavi lì e mi guardavi, c'era tanta di quell'indecisione, di paura nei tuoi occhi...
Chiusi gli occhi, poggiai le mie labbra sulle tue, e fu come cadere nel vuoto, non sapevo cosa sarebbe successo dopo, non ne avevo la più pallida idea, ma in quel momento mi sentii libero, mi sentii leggero. Avvertii un'esplosione - era stata fuori o dentro di me? Non saprei dirlo. Un altro colpo riempì l'aria, piccole fiammelle colorate si infrangevano sulla superficie del lago. Noi non avevamo intenzione di separarci, le mie dita incrociate si erano posate sulla tua guancia. Avrei voluto che quel bacio fosse infinito, e in un certo senso lo fu.

Quella sera non vidi un solo fuoco d'artificio esplodere.
  
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