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Autore: Stray cat Eyes     04/02/2011    1 recensioni
In definitiva, non avrebbe potuto vantarsi con degli amici mai avuti di un bambino che neppure era mai stato realmente suo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un'altra di quelle cose (vagamente considerabili USUK?) intrappolate nel mio portatile da un anno e poco più. Roba vecchia, l'avrete intuito - ma ci tengo comunque un bel po'. ^^
Legata, per meri intenti (ne condivide la nascita, insomma XD), a Caffespecchio; ma non c'è assolutamente bisogno di leggere la "sorella", per capire. <3














[Tea-drinking friend]



Le persone comuni raccontano orgogliose agli amici di come i loro bambini siano dolci e obbedienti, diligenti e svegli.
Ad Arthur avrebbe fatto piacere rientrare in quella schiera, ma sfortunatamente lui non era un uomo qualsiasi, né un genitore modello.
E poi, di amici non ne aveva e non ne avrebbe mai avuti. Solo nazioni dalle quali aveva preferito isolarsi, secolo dopo secolo.
Però aveva il bambino dolce, obbediente, diligente e sveglio di cui potersi vantare. Era un bimbo anche piuttosto forzuto, a dirla tutta - sfidarlo con leggerezza a braccio di ferro, col senno di poi, si era rivelata una mossa azzardata. Ma era molto, molto affettuoso, e lui era (stato) davvero orgoglioso di essere il suo genitore. Meglio, fratello. Poiché aveva capito, benché troppo tardi, di non poter esercitare su di lui quella patria potestà che avrebbe voluto amorevolmente imporgli.
Comunque. E però.
C'è sempre un però.
(Però) Con il tempo, il bambino di cui andare fieri si era trasformato in un adolcescente in apparenza fragile, ma dalla struttura ben solida e compatta; un ragazzo che, più che obbedirgli, preferiva accontentarlo; che non esitava a contrastarlo quando si trovava in disaccordo con lui, seppur con il rispetto che sentiva di dovergli, e che - per i suoi gusti - tendeva ad assorbire un po' troppo dalle nuove teorie degli intellettuali.

Così, il suo ruolo di fratello era andato pian piano sfumando, perdendo quel poco di possessività che avrebbe potuto implicare - mascherare - giustificare.

Alla fine, l'adolescente per lo più mite ma pur sempre deciso aveva ceduto il passo all'uomo forte e determinato ad ottenere la propria indipendenza anche usando le armi, benché a malincuore.
Ed ecco che il suo piccolo sogno era svanito.
In definitiva, non avrebbe potuto vantarsi con degli amici mai avuti di un bambino che neppure era mai stato realmente suo.

Del piccolo fagotto non gli restava altro che ricordi. Come erba e cadute giù dai rami più bassi di un albero, sogni e gioie, vesti e profumi, vecchi giocattoli e piatti sempre sporchi, perché non si stancava mai di viziarlo, a suo modo. E c'era l'immagine latente di un cagnolino che masticava le decorazioni dell'albero di Natale che avevano addobbato insieme - ma doveva essere una bella menzogna frutto della sua mente, visto che quel tempo e quel luogo non c'entravano assolutamente nulla con abeti decorati in occasione del Natale.
Probabilmente il cane aveva solo rosicchiato la scatola in cui lui l'aveva chiuso per fargli una sorpresa.

Ironicamente, tutto ciò che rimaneva di quelle memorie era proprio il cane.
Non lo stesso, certo, ma un suo lontanissimo discendente che, al pari di tutti i predecessori, gli teneva compagnia. Era un tipo piuttosto curioso e vivace, ma quando giungeva l'ora del tè sembrava acquietarsi.
Non appena lo vedeva dirigersi al tavolo con il vassoio, su cui erano ordinati con cura una teiera, una tazza e dei dolcetti, il cane gli si avvicinava e si accucciava ai suoi piedi, in silenzio.
Erano già due o tre Natali che gli distruggeva sistematicamente l'abete e tutti i festoni, ma quello era certo irrilevante.

Più importante, invece, era che il cagnone gli consentisse di vantarsi con gli amici - d'accordo, con i conoscenti - di avere compagnia tutti i pomeriggi. Un amico, per contrappunto, con cui beveva il tè e scambiava quattro, cordiali chiacchiere.
Tanto, il cane non avrebbe mai potuto negare.

In realtà non l'avrebbe fatto comunque - ma questo, purtroppo, Arthur non lo sapeva.






  
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