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Autore: Sumiya Sakamoto    04/02/2011    3 recensioni
Pioveva. Ma a lui non importava. Aveva freddo. Ma lui non lo sentiva. Piangeva? Forse. Non ne era certo, dato che la pioggia si confondeva con le sue lacrime sul suo viso. “Gilbert…” chiamò piano. Non era sicuro che avrebbe ricevuto una risposta.
Genere: Drammatico, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Sono giù di morale *“Di nuovo?!” Tutti* Ebbene sì. Era da un po’ che volevo scriverla e aspettavo il momento depressione per farlo. Eccola qui, la morte di Gilbert. Piccola nota per l’ultima frase di Ludwig, in caso pensiate che stia delirando, non è vero. È solo disperato e quando si è disperati si finisce per chiedere anche l’impossibile. “Ich liebe dich” vuol dire “ti amo” ma nel loro caso è un volersi bene profondo essendo fratelli, non un amore vero e proprio. Infine, il titolo è la data della fine “formale” della Prussia, quando essa fu cancellata dalla carta politica dell’Europa. Spero vi piaccia, anche se è triste. Buona lettura.
 
 
 
 
 
 
 
 
Pioveva. Ma a lui non importava. Aveva freddo. Ma lui non lo sentiva. Piangeva? Forse. Non ne era certo, dato che la pioggia si confondeva con le sue lacrime sul suo viso. “Gilbert…” chiamò piano. Non era sicuro che avrebbe ricevuto una risposta. Da parecchio tempo – minuti, ore, giorni? – era inginocchiato lì, sulla terra bagnata, con il corpo del fratello fra le braccia. Gli cingeva il busto come fosse un abbraccio, lo sosteneva con tutte le sue forze per non lasciarlo scivolare di nuovo nel fango. “Gilbert…” chiamò ancora. Gli pareva di aver dimenticato tutte le altre parole. Osservò ancora il volto bagnato del fratello. Cereo e magro. Sentì il nodo che aveva in gola ingrossarsi. “Gilbert…” gemette. Stavolta il prussiano socchiuse piano gli occhi e subito Ludwig si curvò di più su di lui per proteggerlo dalle gocce di pioggia. L’albino gli sorrise “West…” mormorò con il fiato corto “Sei triste?”
Ludwig si affrettò a scuotere il capo, tentando di ricambiare il sorriso, anche se invano. Sentì le prime lacrime calde velare i suoi begli occhi azzurri e ringraziò la pioggia che faceva in modo che l’altro non vedesse quelle gocce salate sul suo viso. “West… non piangere.” Maledizione.
“Non sto piangendo, Bruder. È la pioggia.”
“Hai ragione…” ammise il prussiano, divertito, nonostante tutto. “Senti…” faceva difficoltà a parlare, ma doveva dirglielo prima di andarsene “Io fra poco… me ne vado…” No. No che non te ne vai, tu rimani qui, tu rimani con me! Non mi puoi abbandonare, non puoi andartene! “Ma non… ti lascio… da solo…” Il tedesco non comprese e Gilbert se ne accorse “Rimango con te…” disse ancora “Qui…” alzò un braccio e posò due dita sul petto del fratello minore. “Quindi non serve… che piangi… te la caverai… anche senza di me… dopotutto…” ghignò. Uno dei suoi soliti ghigni, spavaldi e strafottenti. Ludwig ebbe una fitta al cuore pensando che non li avrebbe più rivisti “Sei fratello… del Magnifico Me.” L’ariano sorrise, un sorriso amaro. “Lo so…” disse solo. Gilbert diventava sempre più freddo. Lo strinse a sé nel vano tentativo di scaldarlo, illudendosi di riuscirci e stringendo i denti e le palpebre per costringersi a non piangere ancora. “Bruder…” sussurrò ancora l’albino. I suoi occhi rosso acceso si facevano velati, la sua voce si affievoliva. “Dimmi.” mormorò Ludwig con la voce rotta.
“Ich liebe dich.” sussurrò solo Gilbert, guardando negli occhi suo fratello per l’ultima volta, occhi rossi negli occhi azzurri, prima di chiuderli e di lasciarsi andare con un lieve sorriso sulle labbra. Il tedesco si morse un labbro per non piangere ancora, mentre sentiva il fratello spegnersi fra le sue braccia, lentamente ma dolcemente. “Ich liebe dich.” riuscì a rispondere bisbigliando. Vide il sorriso di Gilbert allargarsi di poco. L’aveva sentito.
D’improvviso il corpo del maggiore si fece rilassato. Il più piccolo spostò lo sguardo sul suo petto e sentì l’albino esalare l’ultimo respiro. Si era spento. Sulle due figure calò il silenzio. Neanche la pioggia osava far rumore. Ludwig sentì il proprio cuore dilaniarsi cominciare a sanguinare e finalmente lasciò libere le lacrime, che cominciarono a cadere sul corpo di Gilbert. Cominciò a dondolarsi avanti e indietro, più per cullare se stesso che il corpo del fratello che teneva fra le braccia. Senza che lo volesse dalle sue labbra cominciarono a sfuggire dei gemiti, che si trasformarono in una nenia. Ma per cantare ci vuole forza e Ludwig di forza non ne aveva. Il canto si smorzò, piano. Lo strinse più forte, come per paura di perdere anche il suo corpo, dopo aver perso la sua anima. Chiuse gli occhi, spingendo fuori altre lacrime e anche ad occhi chiusi riuscì a vedere le iridi scarlatte di suo fratello che lo guardavano, arroganti e sfacciate, come a volerlo prendere in giro per la sua debolezza. Aveva mentito. Gilbert non era lì con lui. Vedeva i suoi occhi ma non c’era. Non sentiva nulla nel petto se non dolore. Guardò con un po’ di rancore l’albino, spostando una mano per carezzargli i capelli bagnati “Mi hai mentito…” gemette piano, come un bambino. “Io non sento niente…” D’improvviso si sentì solo e vulnerabile. La Prussia era scomparsa, lui non aveva nessuno. “Bruder…” mormorò ancora “Bruder, mi manchi…” lo chiamò “Gilbert…” sapeva che non gli avrebbe risposto. Sapeva che non avrebbe riaperto gli occhi, sapeva che se n’era andato per sempre, sapeva che avrebbe dovuto fare tutto da solo da quel momento in poi. Ma non era giusto. Quell’egocentrico di suo fratello, aveva pensato solo a lui, come al solito, abbandonandolo in mezzo a tutti gli altri stati. Aveva paura. Si sentiva tradito. In realtà, era solo terribilmente triste. Depositò un lieve bacio sulla fronte bianca del maggiore. “Ti prego Gilbert… ti prego torna da me…”

  
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