Titolo: Ptah creò il mondo
con la Parola. Senza di Essa, il mio mondo è distrutto.
Autore: Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Verde
Genere: Slice of Life,
Triste
Avvertimenti: Missing Moments
Personaggi: Impero Romano, MaleGender!Antico Egitto, Ottaviano
Pairing: Nessuno.
Trama: La voce
di Egitto era rauca, crepitante, come gli ultimi resti di un ceppo divorato dal
fuoco. Impero Romano lasciò cadere il braccio lungo il fianco, senza osare
guardare in viso il vecchio Re.
Ricordava
ancora la sua voce, anni prima, forte e potente, mentre narrava di Dei,
Leonesse e Falchi, di Piume, Cuori e Bilance. Le sue parole erano affascinanti,
i suoi occhi lucenti, l’oro ai polsi e il turchese al collo risplendevano come
soli e cieli d’estate.
Che rimaneva
ora, di quel Re?
Dedica: a Silentsky ^^
Note: Io adoro l’Antico
Egitto *V* Il mio sogno più grande sarebbe quello di diventare egittologa!
Chissà se ci riuscirò mai LOL
Piccola nota e poi vi lascio:
31 a.C., Battaglia di Azio. Marco
Antonio viene sconfitto dalla truppe di Ottaviano. La causa della sconfitta,
secondo Antonio, sono da ricercare nel voltafaccia delle truppe navali di Cleopatra
che se ne sono andata nel bel mezzo dello scontro.
Cleopatra si finge morta e si fa
rinchiudere nel mausoleo per non subire le ire di Antonio. Questi, avendo
creduto alla falsa notizia, si getta sulla propria spada, ma non muore sul
colpo. Venuto a sapere della falsità della notizia, Antonio viene portato dai
suoi servitori al mausoleo, dove muore fra le braccia di Cleopatra.
Ottaviano è deciso a portare in
trionfo Cleopatra, per mostrare a Roma la sconfitta dell’Impero che aveva cercato
di minare la sua solidità, ma la Regina, nel 30 a.C. secondo la leggenda si
suicida facendosi mordere da un aspide [anche se oramai è praticamente
dimostrato che ad ucciderla dovrebbe essere stato un altro rettile], fatto
entrare nelle sue stanze nascosto in un cesto di fichi.
E’ la morte dell’ultima regina dell’Antico
Egitto, che diviene provincia romana dopo 3000 anni di storia e potere.
Wordcounter: 905 (escluso titolo e note finali)
Ptah creò il mondo con la Parola. Senza di
Essa, il mio mondo è distrutto
Alessandria d’Egitto, 30 a.C.
Egitto era vecchio. Vecchio e stanco.
Impero Romano entrò nelle sue stanze
senza attendere di essere presentato: aveva vinto ad Azio, era lui il signore,
ora.
Il piccolo servitore seduto ai piedi
di Egitto sgranò gli occhi alla sua entrata, si inchinò profondamente e
raccolse in silenzio la tavoletta del senet,
ritirandosi senza una parola.
Romano posò l’elmo accanto ad un cesto
di vimini pieno di fichi; rimase a fissare i frutti per qualche istante per
cercare di scorgere, nell’ombra, il luccichio mortale di un aspide.
-Non c’è nessun serpente lì dentro,
amico mio- la voce di Egitto era rauca, crepitante, come gli ultimi resti di un
ceppo divorato dal fuoco. Impero Romano lasciò cadere il braccio lungo il
fianco, senza osare guardare in viso il vecchio Re.
Ricordava ancora la sua voce, anni
prima, forte e potente, mentre narrava di Dei, Leonesse e Falchi, di Piume,
Cuori e Bilance. Le sue parole erano affascinanti, i suoi occhi lucenti, l’oro ai
polsi e il turchese al collo risplendevano come soli e cieli d’estate.
Che rimaneva ora, di quel Re?
Un essere misero, piegato dal tempo e
dalla fatica, rugoso, con la voce spenta, gli occhi opachi e gioielli anneriti
dallo scorrere dei secoli; non c’erano più animali, solo sabbia, sabbia
vermiglia nella clessidra della morte.
-Ottaviano mi porterà in trionfo, non
è vero?- chiese Egitto, intrecciando le dita nodose –Non ha rispetto per la
misera Cleopatra. Non ha rispetto per il misero Egitto, piegato dal tempo e
dalla fame-
-Ottaviano sarà buono con te- provò a
spiegargli Romano –La tua economia, il tuo popolo, Ottaviano salverà tutto questo-
-Salvare?- gridò Egitto, alzandosi in
piedi, imponente, spaventoso.
Era il Re che afferrava il nemico per
i capelli, che schiacciava gli avversari sotto i sandali, era Horus tra i
mortali, Ra in cielo, Osiride nell’Amenti.
Romano arretrò, accecato dallo
splendore del pettorale col Falco, dal Disco Solare che ardeva come fiamma
sopra il capo del Gran Re. La corona Atum1 risplendeva di luce
divina e in uno sfavillio di lapislazzulo comparve il khepresh, la Corona Blu, il copricapo della battaglia, del Faraone
Guerriero. E nella vecchiaia era come Ra, con la carne d’oro e le ossa d’argento2.
Il Dio avanzò di un passo, maestoso
come Ramses II, Toro Possente, Nato da Ra, Amato da Amon3, con il nemes sulle spalle e l’ureo dagli occhi di granato. Erano occhi
che ardevano del sangue bollente dei nemici.
Romano voltò il capo incapace di
sostenere un istante di più quella vista grandiosa e dolente insieme. Quando poté
di nuovo guardare, Egitto era tornato ad essere un vecchio grinzoso, col la
linea del kohl a segnare il profilo
degli occhi tristi; il passato, dorato e glorioso, macchiato di sangue e di
vittorie, di sconfitte e di vendette, non era che un lontano ricordo che
bruciava al tramonto.
-Che cosa farai?- chiese allora
Romano, con la gola secca, arida, e gli occhi stanchi.
Egitto masticò qualcosa nella bocca
impastata dalla vecchiaia e si guardò le mani, la pelle cadente e le macchie
scure sul dorso. Rialzò il capo e accolse un sorriso triste sulle labbra secche
e livide.
-A Menfi si diceva che il creatore del
mondo fosse Ptah. “Il dio creò l’universo
con il suo cuore e con la sua lingua, modellando il mondo con il potere della
parola”4- sospirò –Questo mio mondo è nato dalla Parola, Romano.
Senza di essa, il mio mondo è distrutto-
-Non capisco- ammise Romano,
corrugando la fronte.
Egitto si voltò, intrecciando le mani
dietro la schiena e osservando il sole brillare sulla città.
-Cleopatra era l’ultima che ancora
sapeva leggere la scrittura che Thot ci concesse e ci fece conoscere. La Bandiera
Mossa dal Vento è immobile. Il Bastone che mi si sosteneva si è infine rotto5-
-Che cosa farai?- domandò ancora
Romano, sentendo il cuore stringersi nel petto.
Egitto tornò a guardarlo e sorrise.
-Romano!- esclamò Ottaviano, sorpreso
di vederlo tornare a mani vuote –Dove si trova Egitto?-
Il Nilo
scorreva.
Fonte
di Vita, Puro e veloce, canto divino nel silenzio dei mortali.
Nilo,
mio Dio, mio Signore, Padre Fecondo, Padre della Terra Nera.
Vengo a
te, dalle cui acque io presi Vita, sulle cui sponde io Crebbi, tra le cui onde
desidero Morire.
Romano chinò il capo, incapace di
rispondere.
Hapi,
mia Signora e mio Signore.
-Rispondi, Romano!- la pazienza di
Ottaviano era al limite.
Creatore
della Luce che giunge dalla Tenebra
Colui
che rende grasse le greggi
Potenza
che modella ogni cosa
Nulla
può vivere senza di Lui
Il
popolo veste del lino dei Suoi campi
Tu hai
fatto sì che la terra potesse bere senza sosta
Nel mentre
che Tu discendi dalla Tua via dal Duat6
Romano, finalmente, parlò. Alzò il
viso, stanco e segnato dall’incontro con Egitto, verso Ottaviano.
-E’ andato a purificarsi nelle Acque
del Nilo, com’è giusto che sia prima dell’incontro con un Dio-
Alle
tue braccia mi affido, Hapi, Padre e Madre mio.
A te mi
affido, oh Nilo, Padre e Madre della mia terra.
Qui io
Muoio.
Un mercante stava costeggiando la riva
del Nilo, quando, d’un tratto, sentì un vagito provenire dalle canne.
Avvicinatosi, vide un neonato adagiato
con cura tra i papiri intrecciati, quasi un Dio gli avesse creato quel
giaciglio così accogliente, perché venisse trovato.
Il mercante si chinò e prese il
piccolo tra le braccia, osservando stupito lo scarabeo d’oro che teneva fra le
manine7.
Qui io
Rinasco.
1La Corona Bianca e
Rossa dell’Egitto Unificato
2Così viene descritto
Ra in una delle leggende. Credo fosse quella di Sekhmet, ma non ci metterei la
mano sul fuoco.
3I Titolo di Ramses
II, presi da Wikipedia che non si mai XD
4 http://www.anticoegitto.net/deiptah.htm
5 Nella Terra Nera
d’Egitto, la parola inizia ad assumere una certa importanza. I geroglifici –dal
greco Hieros (sacro) e Glyphein (incidere)-, i simboli che ci
permettono di conoscere la storia del popolo dei Faraoni e decifrati solamente
nel 1822 da Jean-François Champollion, venivano rappresentati nella scrittura
con due simboli: il bastone -Medu- e una bandiera presumibilmente mossa dal
vento -Necer-.
Il primo segno indica la parola, il
secondo la divinità.
I geroglifici, la scrittura, rivelata
agli Egizi da Thot, il dio dalla testa di Ibis –o di babbuino- erano intrisi
della presenza del dio, erano sacri, erano vivi.
Lo stesso uso del bastone per
rappresentare la “parola” è indicativo dell’importanza che la stirpe del Nilo
dava ad essa. Era lo strumento che permetteva al morto di pronunciare le
formule per accedere all’aldilà. Per arrivare alla salvezza, vi era bisogno
della parola. Il bastone era indispensabile.
(Il Segreto dei Geroglifici, Christian Jacq, edito da Piemme Pocket)