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Autore: Susi Echelon Hu    05/02/2011    3 recensioni
La prima conversazione tra Blair e Jenny dopo il ritorno della bionda a Manhattan. "Vendicativi passi su 4 cm di Manolo nella stanza e un'espressione guardinga; non provò mai coì tanta paura in tutta la sua vita". CB sottintesa.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Jenny Humphrey
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 I don't need a slap in the face
I'm already at the bottom of the sea.
Should have known this armor was heavy
When the battle was declared by me
—The Battle, Missy Higgins.
 

 

Il giorno in cui Jenny Humphrey fece ritorno in città dopo sei mesi passati ad Hudson, l’Upper East Side era avvolta in una coltre silenziosa.

La sua famiglia era in apprensione; suo padre sperava disperatamente che sua figlia fosse ritornata quella di una volta ed era disposto ad aiutarla a creare un futuro migliore, la sua matrigna pregava che il suo ritorno non sarebbe stato fonte di guai come quello di Serena Van Der Woodsen. I suoi fratelli, uno biologico e l’altro acquisito dal matrimonio, erano felici del suo ritorno- ma entrambi erano preoccupati sulle ripercussioni che avrebbe causato nelle loro vite, che durante la sua assenza. erano quasi tornati alla normalità.
 
La sua sorellastra, che si rifiutava di essere conosciuta come tale, era furiosa-  il suo astio era causato dell’interferenza della ragazzina nelle sue relazioni e per essere il principale motivo della rottura della sua migliore amica con il suo ragazzo, oltre i suoi numerosi tentativi di creare degli abissi tra la grande famiglia Woodsen/Humphrey. Nate, appena riconciliatosi con la bionda che aveva sempre amato, diffidava ancora dell’altra biondina cui un tempo pensava fosse solo una dolce e ingenua ragazzina. Conoscendo solo un terzo di quello che Blair era in grado di fare, nonostante fossero cresciuti insieme in confini tanto stretti, era normale che fosse un po’ sospettoso nei confronti della sua apprendista. Specialmente dopo aver visto le intenzioni che aveva avuto su di lui, in passato.
 
Chuck Bass, in tutta la sua gloria, reagiva a malapena alla notizia, anche se Eric- che aveva scelto come segretario- riuscì a cogliere, seppur brevemente, un quasi impercettibile lampo di dolore nei suoi occhi. Sapendo che era meglio non dire niente, guardava in silenzio il suo fratellastro versarsi un nuovo scotch- fino a finire la bottiglia- e chiamare una delle sue società di escort preferite.
 
Le meschine ragazze della Costance forse erano quelle più interessate, tuttavia, con la nuova gerarchia in corso, l’ex Regina non avrebbe potuto ritornare al governo. Con Sawyer* al top, le ragazze che regnavano in quell’era erano molto meno pericolose e molto meno potenti rispetto all’era di Blair Waldorf, ma servivano comunque per mantenere i confini della gerarchia in vigore. Con Jenny come Regina, quei confini erano stati minacciati, i suoi piani e i suoi schemi non erano più castici di quelli di Blair, ma venivano eseguiti con una tale mancanza di finezza e sottigliezza che si facevano beffe di quello che una volta era stato un regime stabile.
 
Tutti quelli che la conoscevano erano preoccupati, tutti parlavano. Nessuno era senza un parere, non importava quanto piccolo fosse.
 
Tutti, a parte la stessa Blair Waldorf, si comportavano in questo modo.
 
-
 
Serena decise di parlare lei stessa alla Regina dell’imminente ritorno della sua ex pupilla; Nate mancava del tatto necessario e Dorota non poteva rischiare di lasciare che il suo bambino diventasse orfano di madre se la reazione di “Miss Blair” fosse stata quella che tutti si aspettavano fosse. Come sua migliore amica, avrebbe portato a termine il suo compito, anche se il peso di quella decisione la stava logorando. Ma l’avrebbe fatto ugualmente, per via dell’affetto che provava per quella bruna la cui vita era stata troppo dolorosa l’ultimo anno.
 
Con grande sorpresa di tutti, (soprattutto da parte di Chuck quando lo venne a sapere da uno dei suoi molti P.R.; la spia giurò che avesse la faccia segnata da genuino stupore), Blair prese la notizia con grande calma, con aria indifferente; troppo naturale per sembrare forzata. I suoi occhi e la sua bocca, i suoi migliori indici di rivelazione del suo stato d’animo, questa volta non indicarono nessun tipo di emozione: le labbra erano perfettamente in linea l’uno con l’altro, i sentimenti erano perfettamente nascosti dentro quei impenetrabili occhi vitrei. Il suo tono uniforme e la sua osservazione causale “Questo renderà le cose più difficile tra te e Nate” non rivelavano niente di come avesse preso la notizia, e con sgomento, Serena si rese conto che la sua migliore amica, che conosceva da quando aveva tre anni, aveva finalmente raggiunto l’impossibile;
 
Adesso era in grado di mascherare le sue emozioni e le sue reazioni in modo così completo e senza alcuno sforzo che anche le persone che la conoscevano meglio non riuscivano più a distinguere quello che provava sotto quella corazza lustrata.
 
Passarono alcuni minuti, ne era sicura, ma la bionda era rimasta così interdetta che non poteva fare altro che restare immobile, a bocca aperta, mentre la bruna si portava un chicco d’uva alla bocca, con soddisfazione.
 
-
 
A differenza della sua partenza, questa volta ad aspettarla c’era una folla, come potè constatare non appena mise piede giù dalla piattaforma del treno. Il click di fotocamere e i beep di cellulari furono i soli rumori che riuscì a sentire per un bel po’ mentre percorreva il Grand Central, affondando ancora di più il morbido berretto contro i suoi capelli ossigenati in un futile tentativo per non farsi notare. Per la prima volta dopo mesi, si mostrava al mondo. Anche se era una sensazione familiare, non era sicura che fosse un benvenuto.
 
In verità, non era sicura di niente. Impiegò alcuni secondi- nonostante fosse nata e cresciuta in quella città- per ricordare che l’unico modo per sopravvivere in una folla di queste dimensioni era spingere e farsi strada a gomitate, e lei si fece trascinare dalla folla finché non si risvegliò dallo stordimento che aveva assalito i suoi sensi.
 
Riuscì a fermare un taxi, caricandovi dentro le valigie e riferendo al guidatore, con una certa riluttanza, dove portarla. Adesso è quella la sua casa, lo sa, ma non riesce a sentirla come tale. Divertente: 2 anni fa tutto quello che voleva era abitare nell’Upper East Side e adesso avrebbe dato tutto per ritornare a Brooklyn.
 
Sei mesi erano un lungo lasso di tempo e lei li aveva passati riflettendo. Era davvero pentita e dispiaciuta per quello che aveva fatto? Non proprio. Almeno, non la pensa così. Sapeva che tutti si aspettavano fosse come Serena- l’ex party-girl nata che era tornata come una donna diversa- ma Serena Van der Woodsen era l’unica persona a cui non avesse mai aspirato ad essere.
 
Sua mamma? Sì. Vanessa? In determinate occasioni. Lily? Totalmente. Blair? Troppe volte per contarle…
 
Ma Serena no. Non lei- la voluttuosa, bellissima, accattivante bionda. I capelli e gli occhi avrebbero potuto essere simili (erano le caratteristiche principali che contraddistinguevano S dalla massa, ovviamente), ma le somiglianze finivano qui. La odiava troppo per voler essere come lei.
 
Stranamente, non era la gelosia che alimentava quest’odio. Accettava il fatto che alcune ragazze fossero più naturalmente belle di altre- il suo aspetto era una delle cose di cui Jenny non si risentiva, per quanto sorprendente potesse essere.
 
Era il suo fascino, la sua vivacità, l’assenza di sforzo che la infastidiva.
 
Serena aveva fatto così tante cazzate… eppure alla fine c’era sempre una mano pronta ad aiutarla. Non importava quello che aveva fatto, non importavano le conseguenze: c’èra sempre qualcuno lì per lei. Il suo punto di vista veniva sempre compreso; l’accettavano sempre come una posizione legittima.
 
Le sue motivazioni erano pure, dicevano sempre, quello che faceva era sbagliato, ma il suo cuore era nel posto giusto.
 
Jenny non era mai stata capita. Non davvero. D’altronde, come avrebbe potuto andare diversamente? Non era aperta come Dan e Vanessa, non così facile da leggere. Non era imperturbabile come Eric, e non altrettanto gentile. Non era un sognatore come suo padre, non così ingenua.
 
Dan era tutto suo padre, ma con una giusta dose della madre. Lei non assomigliava a nessuno dei due- né alle sue zie, né ai suoi zii e né ai suoi nonni.
 
Non c’erano suoi predecessori. Era unica nel suo genere- ma non in senso buono.
 
Onestamente, non avrebbe potuto biasimare nessuno se erano tutti frustrati con lei. C’erano state così tante versioni di Jenny Humphrey, che lei stessa non era sicura che ne esistesse solo una, quella vera. Tutto quello che sa con certezza è che si era persa- caduta nella tana del lupo, e la persona che l’aveva avvertita di non avvicinarsi troppo al confine era stato quello che l’aveva spinta dentro.
 
Rimpiangeva di essere andata a letto con lui? Era una domanda che si faceva quasi sempre. Ovviamente  avrebbe preferito che la sua prima volta fosse stato con qualcuno che lei amava e che la ricambiava, ma era una sorta di sollievo non averlo più. Desiderava solo che non diventasse di pubblico dominio. La sua unica consolazione era che le persone coinvolte avevano promesso di mantenere il segreto e che né suo padre, né Lily ne venissero al corrente- sia per il bene di Chuck e sia per sé stessa.
 
Sapeva che adesso la odiava. La disprezzava in modo assoluto. Se quel giorno non gli si fosse imbattuta contro, in quel momento lui e Blair sarebbero stati sicuramente insieme. E anche se quello che era successo era stata colpa di entrambi, e nonostante lui fosse visto da tutti come il colpevole e lei la vittima, in qualche modo sentiva che fosse tutta colpa sua.
 
Perché lui aveva il cuore spezzato e lei era semplicemente drammatica.
 
Sentiva simpatia verso di lui, sapendo quanto aveva perso a causa del loro errore?
 
No.
 
Alla fine, lo vedeva ancora come il ragazzo che aveva cercato di violentarla ad una festa. E anche se non era più in collera con lui, non significava che si preoccupasse di come stava. Per quello che la riguardava, lui era solo Chuck Bass.
 
E lei era Jenny Humphrey.
 
Qualunque cosa significasse.
 
-
 
Era a casa da due settimane, dopo aver evitato con successo sia Blair che Chuck ed essere sopravvissuta ai commenti sprezzanti di Serena, quando accadde l’inevitabile- Blair Waldorf le fece visita.
 
Era una delle rare occasioni in cui la casa era vuota, e Jenny si stava preparando a rilassarsi con l’ultima edizione di “Vogue”, quando l’ascensore trillò. Passi vendicativi nella stanza in quattro centimetri di Manolo e un’espressione guardinga; non aveva mai provato così tanta paura in tutta la sua vita.
 
Le ultime parole che Blair le aveva rivolto le riecheggiarono nelle orecchie—Vattene, e non tornare mai più. Perché se lo farai, lo saprò. E ti distruggerò.
 
Parole avventate, ma se qualcuno riusciva a far raggiungere la minaccia a buon fine, era la persona che le stava davanti.
 
“Blair”, sussurrò, con un tono quasi simile ad una domanda. Lentamente, si alzò in piedi, ma non osò avvicinarsi ulteriormente alla brunetta.
 
Come due duellanti in un combattimento, si stavano prendendo del tempo per studiarsi. Secondi che sembravano ore passarono in silenzio; e ancora nessuna delle due si mosse. La faccia di Blair rimaneva passiva, vuota e illeggibile, mentre la vulnerabilità di Jenny traspariva da ogni poro.
Finalmente, la ragazza più grande si schiarì la gola e parlò.
 
“Perché?”
 
Era un comando, non una domanda. Si sentiva in dovere di rispondere, ma non sapeva come.
 
“Non lo so”, rispose ugualmente, perché non lo sapeva davvero.
 
I suoi occhi s’indurirono; “Non accettabile. Prova di nuovo”.
 
“Blair, per favore”. I suoi occhi si riempirono di lacrime, anche se cercava di frenarli. “Sono così, così disp-”
 
“Non voglio le tue scuse”. C’era un pizzico di condiscendenza nella sua voce, ma lei non osò alzare lo sguardo, sapendo che se l’avesse fatto, l’avrebbe trovata anche nei suoi occhi. “Voglio che rispondi alla mia domanda. Perché?”
 
Chiudendo gli occhi e lasciando che le lacrime le scendessero liberamente sulle guance, scosse la testa.
 
“Non credo che la mia richiesta sia irragionevole” disse Blair, con voce calma. I suoi occhi non distoglievano da lei. “Dopotutto sei stata tu ad andare a letto con il mio ragazzo. È sbagliato da parte mia voler sapere perché hai fatto così?”
 
Di fronte al silenzio, continuò. “Potrei capire se l’hai fatto per vendetta- ma non credo di aver fatto nulla di particolarmente degno da meritare una vendetta. Ma sottolineare alcune ovvie verità non giustificano una tale risposta. Vero?”
 
In silenzio, Jenny scosse di nuovo la testa. Aveva gli occhi sbarrati, la vista offuscata dalle lacrime. La bruna le stava davanti, impassibile, con un sopracciglio sollevato. Era una Blair che non conosceva. Lacrime, rabbia, urla e grida erano qualcosa che lei avrebbe potuto gestire. Ma questa- questa fredda, gelida ragazza era un estranea per lei. Non era sicura di cosa dire, di cosa fare per migliorare la situazione.
 
Di solito, non doveva dire niente. Blair intercettava la spiegazione che voleva dire- capendo senza alcuna difficoltà quello che cercava di spiegarle. Ma questa volta no. Questa volta lei è da sola. Ma non riesce ancora a trovare una risposta.
 
Così non dice niente.
 
E Blair continua a parlare; meditando ad alta voce, quasi. “Tu sei una delle poche persone che capiscono i motivi che mi spingono a fare certe cose. Non Serena, non Nate; neanche Dorata mi può capire. Ma tu sì- perfettamente. Non perché mi conosci bene, ma perché hai imparato tutto da me. Io ti ho insegnato tutto quello che sai, spesso ti ho intervallato dei consigli su come usare tale conoscenza. Ti ho impostato in modo che nessuno sarebbe più riuscito a buttarti giù a meno che non l’avresti permesso tu stessa”.
 
Un piccolo sorriso-smorfia apparve sul suo viso. “Sapevo che era rischioso avere una protetta. Ho guardato Carten Baizen prenderlo per mano quando eravamo solo delle matricole, e insegnargli tutto quello che sapeva fino a quando finalmente l’apprendista è diventato un maestro. Anche adesso, anni dopo, è ancora una battaglia tra loro. Per il potere, per il dominio. Vincerà sempre lui, è ovvio, ma Carter non resterà mai troppo indietro”. Non c’era alcun dubbio di chi stesse parlando, anche se si rifiutava di pronunciare il suo nome.
 
“Ma nonostante tutto, ero fiduciosa. Sapevo che avrei potuto darti una regolata, arrotondare i tuoi confini. Modellarti e scolpirti fino a quando anche tu non avessi rivaleggiato con me per il potere. Il mio capolavoro”. Quasi come se stesse parlando a sé stessa, il tono di Blair cadeva un po’ nel timbro. “Sei sempre stata un rischio, però. Avevo tre persone che mi tenevano in riga, per ricordarmi che le linee non possono essere superate- non avevi nessuno tranne me, e il nostro rapporto è sempre stato caustico al meglio. Nemiche, ma anche alleate. E ancora, mi lanciavi sempre un’occhiata per vedere cosa ne pensavo di certe situazioni. Hai sempre accettato le mie parole come legge- anche se qualche volte sceglievi di infrangerle”.
 
Blair alzò lo sguardo, incontrando lo sguardo impaurito di Jenny. “Tu mi rispetti”.
 
Era un’affermazione, non una domanda. Eppure continuava a sentirsi in dovere di rispondere, se non altro perché ci riusciva. “Sì”.
 
“Tu vuoi che io ti rispetti”.
 
 “Più di qualsiasi altra cosa”, rispose, con voce roca, perché se mai c’era un tempo in cui si doveva essere onesti, era quello.
 
“Sapevi quello che stavi facendo?”. Era posta come una domanda, il suo viso era ancora blando, ma era chiaro cosa tutto ciò significava. Lei sapeva la risposta; quello che cercava era solo la sua conferma.
 
“Lo sapevo”. Per la prima volta alzò il mento, scontrandosi con il suo sguardo.
 
Un piccolo sorriso assolutamente vuoto apparve sul volto della ragazza più grande; “Allora perché?” le chiese tranquillamente
 
“Io… Io credo…” balbettò per pochi secondi, cercando le parole che le sfuggivano, prima di sbottare di nuovo in lacrime. “Avevo bisogno di fare qualcosa di terribile. Davvero terribile. Qualcosa di imperdonabile”.
 
“Perché?”
 
Ancora lacrime, che si sovrapponevano l’un l’altro mentre scorrevano come fiumi lungo le guance. “Per provare che potevo”. Gracchiò la verità con una piccola vocina che usava sempre quando era davvero dispiaciuta e aveva bisogno che papà la confortasse. “Sempre, mi… mi trovavo sempre così vicina al confine, ma anche così lontana, ed esitavo prima di oltrepassarlo. Sempre. Avevo bisogno di sapere che ero abbastanza coraggiosa-”. Fece una pausa, riconsiderando le sue parole; il coraggio non c’entrava per niente. Era vigliaccheria in tutto e per tutto. E lei non aveva intenzione di insultare la sua intelligenza fingendo di non saperlo. “Dovevo sapere che potevo”.
 
La sua vita era come un programma televisivo scritto male:
 
Stagione 1: la sua iniziazione nell’UES. Aveva mentito e rubato ed era diventata una gloriosa sfidante… per poi infine pentirsene. Era andata da Blair sventolando una bandiera bianca, ed entrambe le ragazze avevano finto che Jenny fosse cresciuta invece di essersi filata via, spaventata.
 
Stagione 2: la moda era la sua vocazione, aveva deciso, e aveva fatto tutto il possibile per accelerare la sua carriera. Aveva mentito e si era comportata come una stronza, trasformandosi in un’aspirante rocker… e ancora, quando si era trovata di fronte al dunque, era ancora troppo dipendente dal caro vecchio papà per andare avanti con l’emancipazione. Aveva complottato contro la sua amica allo Snowflake Ball… aveva cambiato idea all’ultimo minuto, quando era ormai troppo tardi. Aveva ottenuto delle informazioni sulla Regina… ma non era riuscita a costringersi ad usarle, anche se questo significava assicurarsi il posto come sua successore. Si era vantata di avere un buon pettegolezzo, di seguire la giusta strada, ma alla fine non era stata in grado di far seguire i fatti alle parole.
 
Stagione 3: aveva cercato di abolire la gerarchia alla Costance… ma alla fine aveva ceduto ed era diventata colei che aveva giurato non sarebbe mai diventata. Aveva dichiarato guerra al suo migliore amico… e si era scusata non dopo 24 ore. Aveva sperimentato con la droga e il pericolo… ma non si era mai lasciata attirare troppo dentro, rifiutando di spacciare nove volte su dieci. Aveva complottato contro l’intricato regime che si era sviluppato tra le sue tirapiedi… confessando senza neanche esser stata costretta a farlo. Era andata a letto con Chuck Bass… andando a piangere da suo fratello su questo punto, scappando via per paura della collera di Blair Waldorf.
 
Non c’era stato un reale sviluppo nel personaggio, anche se era cambiata più volte nel corso della serie. Non c’era niente di speciale nella ragazza descritta, nessuna qualità che la riscattasse, niente che si potesse utilizzare per difenderla. Non aveva scusanti per il modo in cui era stata.
 
Lei non era Chuck Bass, la cui madre non si preoccupava abbastanza di lui da restargli accanto e cui il padre lo odiava da quando era nato, senza neanche un valido motivo per comportarsi così.
 
Lei non era Serena Van der Woodsen, la cui madre non le era mai accanto e il cui padre era scomparso da un giorno all’altro senza lasciare una traccia di sé, se non per riapparire anni dopo al solo fine di provocare danni.
 
Lei non era Nate Archibald, la cui madre era tanto arrogante quanto soffocante, e cui il padre stava scontando vent’anni di vita per appropriazione indebita e frode.
 
E lei di sicuro non era Blair Waldorf, la cui madre la notava solo per criticarla e cui il padre l’aveva abbandonata per cercare la felicità per sé stesso.
 
Lei era solo Jenny Humphrey. La cui madre l’aveva lasciata, ma che non era mai troppo lontana se aveva bisogno di lei, e cui padre avrebbe andato ai confini della terra solo per lei.
 
“Potrei distruggerti così facilmente”, le disse Blair, con gli occhi luccicanti, ma non permettendo che cadesse nessuna lacrima. “Così, così facilmente.  Non vorresti sapere quante ore ho passato a disegnare elaborati, brillanti schemi che cancellavano completamente ogni tua possibilità di avere un futuro. Ho sorpreso perfino me stessa”.
 
Jenny annuì, soffocando i tremiti che la scuotono, pensando che sarà lieta di accettare qualsiasi punizione se questo significava che era libera dal pesante fardello che si sentiva addosso.
 
“Ma col passare del tempo, ho smesso di progettarli sempre di meno”, continuò la bruna. “Non perché ti odiassi di meno, ma perché sapevo che non ne valevi la pena. Mi sono detta che se fossi restata lontano, ti avrei lasciata stare. Ma tu non te nei stata lontana, e non appena Serena mi ha detto che stavi tornando, l’ho capito”.
 
Blair strinse gli occhi, facendo alcuni passi fino a quando non furono perfettamente l’una davanti all’altra. “Non ho intenzione di mandarti via, Jenny Humphrey. In realtà ho intenzione di farti soggiornare nell’Upper east Side per il resto della tua insignificante, superficiale vita”. La sua voce aveva una decadenza macabra, i suoi grandi occhi la fissavano.
 
“Voglio che tu abbia un posto in prima fila mentre assisti al resto della mia vita, che si svolgerà proprio sotto i tuoi occhi. Voglio che tu sia lì, il giorno del mio matrimonio, che accadrà tra alcuni anni, quando sposerò un uomo che non amo perché hai rovinato ogni mia possibilità di stare con l’unico che amo davvero. Voglio che t’imbatterai in me nel parco, mentre starò giocando con dei bambini dai capelli di una tonalità più chiara e dagli occhi non abbastanza esotici, e voglio che riconoscerai l’insulso vuoto dei miei occhi uguali a quelli di qualsiasi altra moglie di Stepford** che avrai il dispiacere di riconoscere. Voglio che tu sia presente la notte in cui la gente verrà a sapere dell’infedeltà di mio marito, e quando il primo dei miei divorzi verrà finalizzato”.
 
“Voglio che tu veda tutto questo, e voglio che tu sappia di esserne la sola responsabile. Quando tutti si dimenticheranno di com’ero felice una volta, quando perfino io mi ricorderò a fatica dell’ultima volta che ho riso davvero, voglio che tu te ne ricorderai e ti sentirai colpevole. Perché sei colpevole, Jenny. Avevi visto l’anello- sai che cosa stavo quasi per avere. E quando tutti gli altri se ne dimenticheranno, tu ti ricorderai che cosa ho perso e che ruolo hai avuto in tutto questo”.
 
Lentamente, un piccolo malvagio sorrisetto apparve sul viso di Blair; le afferrò una ciocca di capelli e gliela rimise dietro l’orecchio, come un premuroso gesto materno. “Il più grande errore che hai fatto oggi, è stato quello di farmi sapere che t’importava. Tu vuoi compiacermi, vuoi che ti rispetti- adesso so che l’hai sempre voluto. E voglio che tu paghi”; scrollò le spalle. “Semplice.”
 
“Mi dispiace, Blair”, le sussurrò mentre la guardava allontanarsi e rimettersi la borsa in spalla. “Se potessi tornare in dietro-”
 
“C’è un gala domani sera”, la interruppe la bruna. “Lui sarà lì, e starà tutta la notte al bar, a guardarmi. Lo guarderò furtivamente quando penserò che non mi stia guardando, e lui mi catturerà. I nostri occhi si incontreranno per una frazione di secondo, ma sarà sufficiente per confermare quello che entrambi già sappiamo; non smetterò mai di amarlo, ma non sarò mai in grado di perdonarlo. E i nostri cuori si frantumeranno di nuovo”. La lucentezza vitrea era tornata, ma non cadde nessuna lacrima. “Lily ha prenotato un tavolo. Ci sarai anche tu, e vedrai tutto”. Fece una pausa, pensando alle giuste parole da aggiungere. “Chiedi ad Eric cosa intendo davvero dire quando mi scuso per andare in bagno”.
 
Girando i tacchi, Blair andò via, svelta, per poi fermarsi quando raggiunse la porta. Girò la testa, chiamandola al di sopra della spalla, tranquillamente. “Arrivederci, Piccola J”
 
E si voltò per non guardarsi più indietro.
 
-
 
Più tardi, quando Eric la trovò immobile con gli occhi rossi e gonfi e con il mascara che formava delle striature lungo il cuscino, si fece raccontare tutto. E non potè fare a meno di sentirsi un po’ soddisfatto, perché Blair era stata la sua pseudo-sorella molto prima che Jenny entrasse a far parte dello show, ed era il suo ex fratellastro quello che ogni notte annegava la disperazione bevendo.
 
Ma era Jenny quella con cui viveva insieme, così mostra le giuste reazioni per calmarla, promettendole che si sarebbe risolto tutto, anche perché dentro di lui sa che Blair manterrà la sua promessa e farà in modo che i devastanti sensi di colpa distruggeranno Jenny.
 
Perché in fondo era quello che si meritava.
 
 


 
Disclaimer: Io non possiedo Gossip Girl e nessuno dei personaggi usati per questo pezzo.
NdA: Ho sempre trovato Jenny la personaggia più intrigante e amo il rapporto mentore/protetto che ha con Blair. E anche perché voglio che la vendetta di Blair la riscatti, quando finalmente arriverà il momento di agire.
Per favore, lasciate una recensione e ditemi quello che ne pensate.
 
NdT: Ho adorato qst storia nel momento stesso in cui finii di leggerla per la prima volta. E ho capito che avrei dovuto assolutamente pubblicarla. Perché è stupenda; è meravigliosa. Anch’io ho sempre amato il rapporto tra Jenny e Blair. Seppur molto tragica, penso che il telefilm avrebbe potuto seguire questa fine. Spero che la leggerete e che lascerete un commento, anche se breve. Arrivederci alla prossima storia che tradurrò, sempre su Blair Waldorf o Jenny Humphrey, visto che le adoro ;)
*Sawyer è il nome di una ragazza che ha preso il posto di Jenny (inventata, ovviamente).
** nel dire “qualsiasi altra moglie di Stepford”, Blair si riferisce al famoso film “Benvenuti a Stepford”, con Nicole Kidman; le mogli di quella cittadina erano tutte sorridenti e ‘perfette’, calme e passive. E false. Infatti erano dei robot.
  
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