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Autore: Frytty    05/02/2011    2 recensioni
Si ripeteva che doveva essere il caso, si, proprio il caso, quello in cui credevano milioni di persone. Non c'era altra spiegazione. Nel suo vagabondare era finita proprio nella città che più odiava: strano. Ma Londra, per quanto non le andasse giù, e per quanto odiasse i suoi abitanti, le piaceva davvero. Aveva sorpreso anche lei questo pensiero.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente!

Questo, alla fine, è il penultimo capitolo della Ff ç.ç sono già triste al pensiero di dover abbandonare anche Charis *sigh*; comunque ho un'altra Ff già bella pronta per i vostri giudizi xD e, per una volta, sarà qualcosa di "comico", niente drammi xD

Ringrazio chi commenta, chi legge, chi inserisce/ha inserito la Ff tra i preferiti/seguiti/da ricordare <3

L'ultimo capitolo arriverà per martedì, suppongo. Troverete uno spoiler lunedì sulla mia pagina autore su Facebook Frytty Efp.

 

Buona lettura! <3

 

 

 

 

Due mesi e mezzo sembravano essere volati e Charis si ritrovò a camminare nervosamente avanti e indietro nella stanza che divideva con Tom, quell'enorme custodia dorata che un ragazzo dall'espressione stralunata le aveva appena consegnato dopo aver bussato alla porta tre volte di seguito.

Tom era scappato via alle sette del mattino con la scusa di un incontro di cui si era dimenticato e Robert, che da qualche giorno era rientrato a Londra, aveva deciso di dormire a casa dei suoi, promettendole che l'avrebbe passata a prendere per l'ora di pranzo per presentarla alla sua famiglia. Era nervosa e non sapeva perché.

Da quando aveva risposto di sì a Robert, quella sera a Vancouver, non era successo niente di eccitante o sconvolgente. Aveva provato a parlare con Kristen, cercando di mettersi nei suoi panni e di provare a capire quello che aveva passato quando la sua relazione con Michael si era bruscamente interrotta a causa dei continui gossip che circolavano su di lei e Robert e lei, d'altra parte, aveva cercato di farle capire che la storia tra lei e Robert non era stata programmata e che, anzi, lei non avrebbe mai pensato che un ragazzo come lui avrebbe mai potuto innamorarsi di una barbona che non aveva fatto altro che dare dispiaceri alla sua famiglia e che si portava dietro, sulle spalle, il peso enorme della scomparsa di suo fratello, a cui teneva moltissimo.

Al cuore non si comandava e nemmeno alle farfalle nello stomaco e questo Kristen lo sapeva.

Non ce l'aveva con lei e non aveva mai pensato che aveva voluto rubarle il "fidanzato". Aveva capito che tra loro c'era qualcosa che superava di gran lunga il rapporto d'amicizia, ma si era sempre tranquillizzata, pensando che quando due persone si conoscono da molto tempo, è normale diventare quasi parte della stessa famiglia ed essere così in sintonia da non aver bisogno di parole per comunicare.

Erano riuscite, almeno per un po', a mettere da parte i propri rancori e a ragionare obiettivamente e non individualmente.

Robert era rimasto positivamente impressionato quando le aveva viste ridere insieme e, per la prima volta, aveva davvero creduto che tutto poteva essere sistemato se sussisteva la volontà.

In realtà, non era nervosa neanche per il pranzo a casa Pattinson.

Continuava a ripetersi che non c'era niente di male se la madre di Robert aveva deciso di invitarla per conoscerla, finalmente e se le sue sorelle fossero impazienti di fare quattro chiacchiere con lei. Non aveva paura di non essere accettata, perché la sola presenza di Robert bastava a convincerla che non ce n'era motivo. Se i suoi genitori erano stati in grado di crescere un ragazzo, un uomo come lui e se lui aveva in qualche modo preso da entrambi, non avrebbe riscontrato nessun problema.

Non era nervosa perché non sapeva cosa quel di due mesi e mezzo prima voleva significare.

Era nervosa, si disse alla fine, per il contenuto di quello strano involucro dorato che lei aveva visto solo una volta in tutta la sua vita: al matrimonio di sua cugina Julia.

Sua madre l'aveva obbligata a trascinare per le scale una confezione nera come quella per due rampe di scale per consegnarla ad una delle cugine a cui era più affezionata, senza avere la più pallida idea di cosa potesse contenere di così pesante. Aveva solo otto anni ed era stata quasi travolta da quell'ammasso di plastica quando era inciampata nel penultimo gradino, riuscendo a non rompersi il naso per miracolo.

Quando Julia aveva aperto il sacchetto, circondata dalle sue amiche, Charis aveva capito che il peso che era stata costretta a portare, non era altro che un meraviglioso abito da sposa color avorio, rifinito di strass e fiori cuciti a mano. Era stata la cosa più bella che i suoi occhi avevano mai visto in otto anni di vita.

Solo che l'involucro che le aveva fatto recapitare Robert non pesava come quello di sua cugina, anzi, era piuttosto leggero.

< Char? Sei qui? > Il tramestio delle chiavi che venivano lanciate nello svuotatasche dell'ingresso da Tom, la distrassero dai suoi pensieri.

< Sì, sono in camera! > Rispose atona.

< Cosa fai? > Tom si era svestito della giacca grigia e l'aveva osservata accigliato.

< Sto cercando di capire cosa fare di questo. > Indicò l'involucro con fare esasperato e Tom scoppiò a ridere.

< Perché non lo apri? > Proposta interessante, doveva ammetterlo.

< Secondo te cos'è? > Alzò lo sguardo su di lui, speranzosa.

< Un vestito? Un completo? Se non lo apri non lo saprai mai. > Fece spallucce, semplice. Per lui era così facile...

< E se fosse... non so, un abito da sposa? > Si stropicciò le mani, imbarazzata e ansiosa.

< Pensi che Robert ti abbia inviato un abito da sposa?!? Ti ha chiesto di sposarlo? > Strabuzzò gli occhi, sedendosi sul suo letto.

< No! Cielo, no! E' che... sono così nervosa! > Sbuffò, ricadendo seduta accanto a lui.

< Vuoi che lo faccia io? > Si propose con un sorriso, vedendola in difficoltà.

Charis annuì, passandogli l'involucro che Tom appese al pomello dell'armadio di fronte a loro per tirare giù la cerniera con più facilità.

Charis seguì con gli occhi il percorso della zip e quando Tom la guardò per un'ultima volta prima di scostare i due lembi di plastica, trattenne il respiro, quasi si sarebbe ritrovata di fronte ad una bomba con timer.

Tom aveva ragione: era un vestito; un vestito da sera, per essere precisi.

Era corto, color rosa antico, senza bretelle e con un coprispalla abbinato.

< Cosa ti dicevo? E' un vestito da sera. > Le sorrise Tom, scompigliandole i capelli affettuosamente.

< E cosa dovrei farci con un vestito da sera? A parte indossarlo, intendo. > Chiese, sinceramente sorpresa.

Tom fece spallucce.

< Suppongo dovrai chiederlo a Rob. > Rispose, scomparendo in cucina.

Charis lo seguì.

< Odio quando non mi si dicono le cose! > Sbuffò, sedendosi sul piano da lavoro dove Tom aveva iniziato a prepararsi dei toast.

< Magari è una sorpresa; sai come è fatto Robert, no? > Continuò tranquillo a spalmare burro sulle fette di pan brioche morbide.

< Spero solo non mi porti in un covo di celebrità. > Soppesò alla fine con un sospiro.

 

Robert arrivò con dieci minuti d'anticipo e, anche se lei era già pronta da più di mezz'ora, non si mosse quando Tom andò ad aprire la porta e salutò Robert con il suo solito abbraccio. Continuò a fissare imperterrita l'incerata della tavola, persa nei suoi pensieri.

< Buongiorno! Pronta? > Robert si era abbassato per baciarle una guancia, sorridente come sempre.

< Sì, andiamo. > Charis si riscosse, alzandosi e salutando Tom prima di recuperare la giacca di jeans e avviarsi alla porta.

< Che succede? Come mai quell'aria triste? > Robert le lanciò un'occhiata mentre imboccava un vialetto costituito da giardini e bellissime villette unifamiliari. A Charis sembrava di essere in un posto di quelli che puoi trovare soltanto nei libri di narrativa per ragazzi.

< Non sono triste. > Puntualizzò, dando un'occhiata fuori del finestrino.

< Come no? E' successo qualcosa? Ho fatto qualcosa che non va? > Dopo tutti i guai che aveva combinato con Kristen e con lei, gli veniva naturale pensare subito al fatto che ne aveva combinata una delle sue quando Charis era giù di morale. Non che avesse la coda di paglia, questo no, ma era costantemente sotto pressione quando si trattava di lei e della sua serenità.

< No, a parte mandarmi un abito da sera di Dolce e Gabbana senza spiegarmi nemmeno il perché. > Mormorò, torturandosi le mani.

Robert fermò la macchina accanto ad una villetta color glicine, i cespugli senza fiori per via della stagione fredda e i giochi per i bambini deserti.

< Volevo che fosse una sorpresa, ma visto che sei così amareggiata per la cosa e non voglio che tu continui a rimuginarci sopra per tutta la giornata, posso anche dirtelo. > Charis alzò il viso su di lui, piena d'aspettativa.

< Volevo che mi accompagnassi alla premier di Remember Me fra una settimana. > Continuò e questa volta fu lui ad abbassare lo sguardo in attesa di una risposta che sentiva essere negativa.

< Alla premier di... un tuo film? In mezzo a gente dello spettacolo, registi e fan? > Domandò lei, sorpresa e titubante.

Robert annuì mesto.

Non avrebbe dovuto chiederglielo. Adesso l'aveva messa in una posizione difficile. Se voleva dire di no, si sarebbe costretta ad accettare per non dargli una delusione e, probabilmente, anche per non sprecare il meraviglioso abito che le aveva fatto recapitare appositamente. Ecco perché aveva intenzione di rivelarglielo soltanto il giorno prima della premier. Non perché in quel modo non avrebbe potuto rifiutare, chiariamoci, ma soltanto perché avrebbe potuto vivere la scelta con più serenità.

< Non so cosa dire, Robert. Insomma, so che non ne abbiamo mai parlato esplicitamente, ma voglio che tu sappia una cosa: sono la tua ragazza e, in un modo o in un altro, ho imparato ad accettare il tuo mondo, così diverso dal mio e sappi che, se sono così restia a mostrarmi alle telecamere e ai flash delle macchine fotografiche, non è perché mi vergogno di te, perché non voglio che tu sia quello che sei adesso. Io voglio essere la tua fidanzata ufficiale, ma ho paura di non essere adatta, di non essere all'altezza di camminare al tuo fianco su un tappeto rosso con mille altre star del cinema. Ho paura che tu ti accorga della differenza tra me e... le altre e che possa decidere di... lasciarmi. > Spiegò tutto d'un fiato, le lacrime agli occhi.

< Scherzi? Cioè, voglio dire... tu sei fantastica Charis, non potresti mai sfigurare, né al mio fianco, né al fianco di nessun altro, quando te ne renderai conto? Non voglio che tu accetti se non te la senti, voglio che tu faccia quello che vuoi; non posso obbligarti. > Le sistemò i capelli e le sorrise.

< No! E' ok, voglio venire! > Si affrettò a rispondere, lasciandolo sorpreso, mentre lei arrossiva.

< O-ok. Sicura? > Le chiese di nuovo prima di rimettere in moto la macchina.

Charis annuì e Robert tirò un sospiro di sollievo.

< Ed io che pensavo mi avresti come minimo schiaffeggiato per aver fatto tutto di nascosto. > Scosse la testa e continuò a percorrere il vialetto deserto.

< Beh, voglio prima accertarmi di come mi starà il vestito. E comunque, devo salvarti dalle grinfie di quell'attrice bionda, no? > Era agitata, ma non più come prima. Ora era un'agitazione di aspettativa.

< Oh, giusto, Emilie. > E sottolineò quel nome con fare malizioso e provocatorio.

< Gnegne. > Lo prese in giro, facendolo scoppiare a ridere.

< Mi piace quando fai la gelosa. > Accostò e si slacciò la cintura, scendendo dalla macchina per poter andare ad aprirle la portiera.

< Dici che piacerò ai tuoi? > Gli chiese, sotterrando l'ascia di guerra.

< Dico che piacerai sicuramente ai miei, soprattutto a mio padre. > La guidò verso casa con le mani sui suoi fianchi, parlandole all'orecchio.

< Oh, bene, perché è tua madre che mi preoccupa. > Sbottò insicura.

< Andrà benissimo, vedrai. Non essere tesa. > Le baciò le labbra, affiancandosi a lei e suonando il campanello.

Un cane prese ad abbaiare e, immediatamente dopo, i passi concitati di due persone riecheggiarono per le scale fino alla porta.

< Robert! Mamma, è arrivato Rob! > La sorella di Robert (impossibile dire quale delle due) gli saltò addosso, abbracciandolo. Lo stesso fece la seconda.

< Lizzy, Victoria, lei è Charis, la mia fidanzata. Ve ne avevo parlato, no? > Esordì Robert, spingendo Charis davanti a lui.

< Certo! Che piacere! Finalmente ti conosciamo! Entrate pure. > Lizzy si fece da parte per farli passare e la madre di Robert, Clare, arrivò giusto in tempo per sorridere dello sguardo stupito di Charis alla vista del salotto.

Non che i suoi genitori erano poveri, ma non avevano un salotto così spazioso e così elegante, anche perché sua madre odiava avere oggetti sparsi in giro e quindi il mobilio era ridotto al minimo indispensabile.

< Mamma, papà, lei è Charis. > Charis fece saettare lo sguardo sulla figura del padre di Robert, di cui non si era neanche accorta, sprofondata in poltrona intento a leggere il giornale.

< E' la prima volta per te a Barnes? > Le chiese Clare, sorridendole cortese.

< No, sto qui da quasi un anno, ormai. > Rispose imbarazzata, mentre Robert le afferrava una mano, facendo intrecciare le loro dita.

< E' un piacere conoscerti, comunque. > Continuò Clare e anche Richard sorrise sereno, mettendo da parte il giornale e alzandosi per aiutare la moglie ad apparecchiare la tavola.

< Anche per me, sul serio. > Rispose Charis affabile, arrossendo.

Il pranzo proseguì tranquillamente, come aveva predetto Robert, e, anche se le sorelle di Robert la coinvolsero nei racconti delle avventure umilianti di un Robert bambino e adolescente, con grande disapprovazione del protagonista, si divertì moltissimo.

Quando rientrarono a casa ed entrambi occuparono il divano per godersi un film, approfittando del fatto che Tom fosse uscito e che quindi era impossibilitato a monopolizzare il telecomando, Charis ripensò alla proposta di Robert di seguirlo per la premier e al suo aver accettato.

Non era pentita, anzi. A Robert aveva detto la verità: voleva andarci, voleva accompagnarlo e poi, prima o dopo, avrebbe dovuto fare i conti con la parte famosa di lui, abituarsi ai fotografi, alle fan, ai giornalisti e se non si decideva a farlo ora, poi sarebbe stato molto più difficile. In definitiva, quindi, non poteva dirsi turbata.

< A cosa pensi? > Le chiese lui sottovoce, accarezzandole una guancia con il dorso di un dito.

< Alla premier della prossima settimana. > Confessò, continuando a mantenere gli occhi fissi allo schermo.

< Hai cambiato idea, non vuoi più venire? > Strano che la sua voce non avesse preso un'inflessione amareggiata.

< Voglio ancora venirci, mettitelo in testa. Non ti libererai di me. > Scherzò, alzando gli occhi su di lui.

Robert sorrise e la abbracciò, costringendola a poggiare il capo sulla sua spalla.

< Sarai bellissima, lo so. > Le disse convinto, accarezzandole un braccio.

< Posso sempre dare la colpa a te, altrimenti. Il vestito, in fondo, l'hai scelto tu. > Ironizzò, spostando appena la testa per baciarlo.

< Nessuna colpa; sarai perfetta. > Bisbigliò prima di baciarla per una seconda volta.

E per un attimo anche Charis ci credette.

Per un attimo, tra le sue braccia, si sentì davvero perfetta e bellissima, anche senza il vestito costoso addosso.

   
 
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