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Autore: RedJoanna    06/02/2011    5 recensioni
-Call me irresponsible, call me unreliable, throw in undependable, too! Do my foolish alibis bore you? Well, I'm not too clever, I just adore you!-.
[CrossOver Castle/Glee]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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*Sproloqui dell'autrice*: Non sono per niente soddisfatta di questa lunghissima FF, ma Lily, la mia compagna di banco, mi ha pressoché costretta a postarla. Vi annuncio che però a me non piace per niente, quindi non mi stupirei per niente se anche a voi non piacesse! Sono ben accetti commenti positivi e critiche! Hey, ovviamente il nome Francis Rosalinde non è preso a caso... è una sorta di americanizzazione dei miei nomi di battesimo, consigliatami da Lily! Per il testo completo della canzone cantata alla fine della FF, con la traduzione,clicca proprio qui!

 


Call Me Irresponsible
(crossover Castle/Glee)


-Ma dove stiamo andando?-.
-A Lima-.
-In Perù?!?!-.
-No! In Ohio!-.
-Ah, ecco. E perché?-.
Beckett sospirò e strinse il volante più forte. Quell'uomo rendeva ogni viaggio in macchina qualcosa di insopportabile. Ma le faceva piacere averlo accanto: le rallegrava le giornate. Cercò di mantenere un tono di voce calmo nel rispondergli.
-Devo interrogare una persona collegata ad un caso di omicidio avvenuto a New York-.
-Aspetta, aspetta, aspetta. Puoi ripetere il nome della città, per favore?-.
-La città dove stiamo andando?-.
-Sì-.
-Lima, Ohio-.
-Ma lì c'è la McKinley High School! Dobbiamo assolutamente fermarci in quella scuola!-.
-E peeeerché?-.
-Perché alla McKinley hanno sede il Glee Club e gli Acafellas!-.
-Quindi potrò mollarti lì quando arriveremo?-.
-Certo che sì!-.
-Bene. Così, se ci sono situazioni critiche, non dovrò pregarti inutilmente di rimanere in auto-.
Ma lo scrittore non prestò attenzione al commento della detective, troppo preso a immaginare come fosse la vita alla McKinley. Era entusiasta come un bambino il giorno di Natale. Chissà quante volte aveva cantato a squarciagola con Alexis le canzoni dei due gruppi imitando le loro coreografie! Beckett sorprese il suo compagno di viaggio a canticchiare tra sé e sé:-Don't stop believin'...- e non poté trattenere un sorriso.

Beckett entrò nel parcheggio della McKinley, mentre Castle saltellava sul sedile dall'euforia, e, nel far manovra, notò un'auto familiare poco distante.
-Che ci fanno qui Ryan ed Esposito?- chiese a se stessa uscendo dall'auto, dopo averla parcheggiata.
I due detective corsero incontro a Beckett e allo scrittore, che si guardava intorno trasognato.
-Ragazzi, che sorpresa! Come mai qui?- chiese la detective, accorgendosi troppo tardi che Ryan ed Esposito avevano dipinta sul viso la stessa espressione ebete di Castle e si guardavano intorno con gli occhi luccicanti come dei bambini a Disneyland.
-Ehi!- gridò Beckett, agitando una mano davanti ai loro occhi. Esposito fu l'unico a riprendersi per rispondere alla domanda di Beckett.
-Oh, beh, abbiamo saputo che venivate qui e quindi abbiamo pensato di raggiungervi... per fare un salto dagli Acafellas-.
-Adoro quel gruppo!- si intromise Castle, senza staccare gli occhi dalla facciata della scuola, quasi fossero i muri a sprigionare musica.
-Io preferisco il Glee- replicò Ryan.
-Fantastici anche loro- ribatté Castle.
-Quando avete finito, io sono qui, eh- li interruppe Beckett.
In altri momenti quella frase avrebbe funzionato. Ma non allora. I tre uomini fissavano persi la scuola.
-Ok, andiamo- sbuffò la detective, avviandosi verso l'ingresso dell'edificio, con Castle, Esposito e Ryan che le andavano dietro come segugi.

-Guarda, quella è la sala prove!-.
-Quello è l'auditorium!-.
-E quella è la presidenza!-.
-E questa, invece, è la mia pazienza che diminuisce sempre di più!- sbottò Beckett, ma non venne ascoltata.
-Ma lei non è Richard Castle?-.
Sue Sylvester, allenatrice delle Cheerios, agguantò Castle per un braccio.
-E lei è Sue Sylvester! Lei è una donna fantastica, guardo l'Angolo di Sue tutte le sere! Posso avere un autografo?-.
-Veramente vorrei chiederlo io a lei! Adoro le sue descrizioni dei cadaveri!- ribatté Sue estraendo una copia di Heat Wave dal borsone che portava appeso ad una spalla e porgendola a Castle. Poi lasciò scorrere il suo occhio critico e pesante sui tre detective, soffermandosi su Beckett, che era arrossita come un pomodoro.
-Dove ci siamo già viste, signorina?- chiese Sue, con il suo tono ruvido e aspro.
-Da-da nessuna parte. Fo-forse ha visto la mia foto su Cosmopolitan- balbettò la detective, che sembrava avesse appena perso tutta la sua sicurezza.
-Mh- mugugnò Sue, poco convinta, riprendendo il libro autografato che Castle le porgeva e firmando un foglio del block notes dello scrittore.
-Adesso, se volete scusarmi, dovrei andare a spezzare le gambe di alcune rammollite nell'arena. Ed è così che Sue vi dice "ciao"!- salutò la donna, con uno dei suoi rari sorrisi, dando ad una mano la forma di una C, come faceva sempre in TV, e allontanandosi poi in corridoio.
Castle portò poi gli occhi su Beckett. Si passava le mani sul viso in un vano tentativo di scolorire.
-Che c'è? Sei gelosa?- la punzecchiò lo scrittore.
-Io?!?!- sobbalzò Beckett -No, perché dovrei?-.
-Perché appena hai visto Sue sei diventata incredibilmente rossa-.
-E' che... fa veramente caldo qui-.
Lo scrittore rivolse un sorriso furbetto alla sua musa, che non poté fare a meno di arrossire ancora di più.
Ryan ed Esposito avevano trovato l'aula dove il Glee Club era riunito e avevano già fatto conoscenza con il professor Schuester. Castle si precipitò nella stanza lasciando Beckett da sola in corridoio.
La detective non riuscì a trattenersi dal seguire lo scrittore nella stanza.
-Sono molto contento di conoscerla, signor Castle. Sono un suo fan!- sorrideva il professor Schuester stringendogli la mano.
-Grazie. Volevo farle i complimenti per il Glee e gli Acafellas. Siete tutti semplicemente esplosivi!-.
Castle fece conoscenza con tutti i componenti del Glee. Mercedes, con un sorriso a trentadue denti, gli strinse la mano così forte da fargliela diventare bianca come un cencio, Tina gli confidò:-I-io so-sono una sua gra-grande fan!-, arrossendo quasi come Beckett poco prima, Artie gli tese la mano con un'espressione emozionata che tradiva la vergogna che provava incontrando un personaggio che ammirava mentre era seduto sulla sedia a rotelle, ma Castle non glielo fece pesare e ricambiò il sorriso; Finn gli strinse la mano con ammirazione per il suo lavoro, Rachel per il suo aspetto (e Castle, che era abituato a cogliere queste sottigliezze, non poté che esserne lusingato) e Kurt gli sfiorò le dita con noncuranza, come se non ci tenesse poi tanto a conoscere lo scrittore, per nascondere che invece il suo cuore aveva accellerato i battiti da quando l'uomo era entrato in aula.
Il professor Schuester tese la mano a Beckett:-E lei dev'essere la detective Kate Beckett, vero? Sono davvero onorato di conoscerla. Come si sente ad essere la musa ispiratrice di uno scrittore famoso come Castle?-.
La donna strinse la mano del professore, ma cercò di essere il più evasiva possibile. Da quello che si diceva di William Schuester, non era affatto il tipo da rigirare le domande in modo da mettere in difficoltà la gente, ma Beckett preferì non correre rischi.
-Il mio distretto è... onorato dalla possibilità che il signor Castle ci sta offrendo per aiutarlo. E ora, voglia scusarmi, ma devo proprio andare. Mi ha fatto piacere conoscerla-.
-Lo stesso-.
Beckett si avvicinò ai tre uomini, che chiacchieravano con i ragazzi, e chiese loro:
-Rimanete tutti qui?-.
-Sì!- risposero in coro.
-Molto bene. Vi verrò a prendere quando avrò finito-.
Non ricevette alcuna risposta. I tre bambini avevano un giocattolo nuovo! La detective lasciò l'edificio e si infilò in auto. Girando la chiave per avviare il motore, non poté fare a meno di constatare che, quando Castle non c'era, l'aria dell'auto sembrava opprimente e ogni azione diventava pesante e difficile da compiere. Uscendo dal parcheggio e lanciandosi sulla strada, sorrise e iniziò a cantare a squarciagola:-Don't stop believin'!-.

Castle aveva appena assistito con Ryan ed Esposito ad un incontro del Glee Club e ad uno degli Acafellas. Avevano conosciuto Emma e Ken e avevano avuto "l'onore" di ballare con gli Acafellas. Ryan era poi andato a far compagnia ai ragazzi del Glee, mentre Esposito ripeteva ancora le coreografie con Schuester e Ken. Castle, invece, si stava preparando un caffé alla macchinetta della scuola. Certo, non era la macchina per l'Espresso che aveva portato al distretto, ma era meglio di niente. Svoltò l'angolo del corridoio per raggiungere Esposito, ma si scontrò con una donna dai capelli ramati versandole il caffé sulla camicietta azzurra.
-Oh, signorina, mi dispiace...- mormorò Castle, senza sapere che pesci pigliare, cercando qualcosa con cui asciugare il decolleté della donna.
-No, non si preoccupi, non fa nulla, tanto...- rispose lei, sollevando lo sguardo.
I loro occhi si incontrarono.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAH!-.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAH!-.
Castle e la donna cacciarono un urlo che fece tremare i vetri delle finestre e fece girare tutti gli alunni e i proff di passaggio verso di loro.
-Non-non preoccupatevi, è tutto ok- balbettò Castle, ostentando disinvoltura.
Quando il traffico nella scuola tornò alla normalità, lo scrittore si girò verso la donna e quasi le strillò in faccia:
-Ma chi sei? E perché sei identica a me?-.
-Vorrei saperlo anch'io!-.
Effettivamente, i due sarebbero potuti passare per gemelli: stessi capelli castani, un tempo probabilmente rossi, stessi occhi azzurri, stessa corporatura robusta, ma agile, stesso sguardo ammaliante e stesso sorriso furbetto e tenero al tempo stesso. Lo scrittore pronunciò il suo nome, senza quell'aria di superiorità che accompagnava le parole:
-Sono Richard Castle, tu?-.
-Francis Rosalinde Hummel. Aspetta, Castle... lo scrittore?-.
-Sì!-.
-Caspita, sono una tua fan! Adoro i tuoi libri, in particolare la serie di Nikki Heat! Ma non ho mai visto bene una tua foto... sennò mi sarei accorta della somiglianza! E' inquietante!-.
-Già... ma perché il tuo cognome non mi è nuovo?-.
-Non so... forse conosci mio nipote Kurt-.
-Kurt Hummel? Il ragazzo... insomma, il...-.
-Sì, lui. Sono sua zia- sorrise Francis.
-Beh, sì. Ma effettivamente il cognome mi è sempre suonato familiare, da quando ho iniziato a leggere del Glee e, quindi, di Kurt sui giornali-.
-Non so che dirti. Davvero. Mi faresti un auto...-.
-Hey, aspetta! Sai per caso come si chiama tua madre?-.
-Sì, ma ho sempre vissuto con mio padre. Non erano nemmeno sposati. Lei vive a New York e io qui...-.
-Sì, ma come si chiama?-.
-Martha... Rodgers, credo-.
-Davvero?-.
-Sì! Perché?-.
Castle impallidì. Henry Hummel. Uno degli ex di sua madre. Non l'aveva conosciuto, ma aveva visto moltissime sue foto e sua madre parlava molto di lui. Quindi Francis era...
-Tuo padre si chiama Henry Hummel?-.
-Sì-.
-Ok. Allora siamo fratelli- mormorò Castle appoggiandosi al muro per paura di un mancamento.
-Cosa?!?!-.

Parlando con Francis, Castle aveva avuto ulteriori conferme del suo legame di parentela con lei. La donna sapeva molto di Martha, pur avendola incontrata pochissime volte nella sua vita. Rick era molto piccolo quando Martha si accorse di essere incinta di Francis, così decise di lasciarla ad Henry. Si fidava molto di lui. Martha non aveva mai parlato di quella figlia con Rick perché sapeva che gli sarebbe dispiaciuto moltissimo e, probabilmente, avrebbe anche provato rabbia contro di lei. Ma ora che i due fratelli si erano ricongiunti, tutti i sentimenti negativi erano stati messi da parte.
Fu così che Beckett vide Castle e Francis entrando nell'edificio: a braccetto, bighellonando nel corridoio, ridendo come due amici di vecchia data. E non poté impedirsi di provare un moto di gelosia, che però si premurò di mascherare mentre urlava allo scrittore:
-Castle! Sono tornata!-.
Ma l'uomo non fece in tempo a presentare sua sorella a Beckett che la detective era già sparita.
Beh, avresti dovuto aspettartelo, pensava Beckett, quasi con le lacrime agli occhi. Come potevi sperare che rimanesse ad aspettarti se tu non gli hai mai fatto capire che lo desiderassi?

Beckett era nell'ingresso della scuola. Seduta su una sedia di plastica sorseggiava caffé da un bicchierino.
-Beckett?-.
-Sì?-.
Esposito e Ryan avevano fatto capolino.
-Sei desiderata in sala prove-.
-Perché?-.
-Non fare la sospettosa e vieni!-.
Beckett si alzò, gettò il bicchierino vuoto nel cestino accanto alla sedia e seguì i colleghi. Chissà cosa...

Il coro delle dolcissime voci del Glee Club simulava degli strumenti musicali cantando acapella. E, al centro del palco, sì, proprio al centro, c'era Castle. Con un microfono in mano. Lo scrittore schiuse le labbra e iniziò a cantare, sfoderando una voce profonda, intonata, che toccò subito le corde del cuore della detective.
-Call me irresponsible
Call me unreliable
Throw in undependable, too

Do my foolish alibis bore you?
Well, I'm not too clever, I
I just adore you- terminò la strofa rivolgendo a Beckett uno sguardo dolcissimo e un sorriso furbetto.

-So, call me unpredictable
Tell me I'm impractical
Rainbows, I'm inclined to pursue

Call me irresponsible
Yes, I'm unreliable
But it's undeniably true
That I'm irresponsibly mad for you

Do my foolish alibis bore you?
Girl, I'm not too clever, I
I just adore you

Call me unpredictable
Tell me that I'm so impractical
Rainbows, I'm inclined to pursue

Go ahead, call me irresponsible
Yes, I'm unreliable
But it's undeniably true
I'm irresponsibly mad for you

You know it's true
Oh, baby it's true-.

Uno scroscio di applausi invase l'aula, mentre Beckett cercava di frenare quella lacrimuccia in caduta libera giù per la guancia. Castle scese dal palco e prese la mano di Beckett, accelerandole il battito cardiaco. Sopraggiunse quella ragazza con cui lo scrittore sembrava così affiatato prima. Beckett sentì di nuovo la gelosia roderle lo stomaco, ma Castle le sussurrò:
-Kate, ti presento Francis Rosalinde Hummel... mia sorella-.
-Felicissima di conoscerti! Il mio fratellone mi ha parlato tanto di te! Oserei dire che è innamorato perso!-.
Beckett sgranò gli occhi. Impossibile.
-Aspetta un attimo. Tu hai... una sorella?-.
-Sono sorpreso quanto te, l'ho scoperto solo stamattina-.
Che sciocca, rise tra sé Beckett.
-A dopo!- li salutò Francis, accorgendosi che il tocco della mano della detective su quella dello scrittore diventava sempre più bramoso.
-Chiamami irresponsabile, chiamami inattendibile, ma è innegabilmente vero che sono irresponsabilmente pazzo di te- sussurrò Castle all'orecchio di Beckett e avvicinò le sue labbra a quelle della detective.
-KATHERINE BECKETT! HO CAPITO DOVE TI HO INCONTRATA-.
Sue aveva fatto irruzione nella sala e ora si avviava a passi pesanti e minacciosi verso la detective, che era diventata di nuovo incredibilmente rossa.
-Eri la mia miglior cheerleader! Tosta, snodata e con un sacco di ragazzi dietro!- sorrise l'allenatrice, abbracciando calorosamente Beckett.
Castle, Ryan ed Esposito cercarono di soffocare una risata premendosi una mano sulla bocca. Beckett CHEERLEADER?

Rimasto solo con Beckett, Castle mormorò:
-Hai ancora un sacco di ragazzi che ti vanno dietro?-.
Un sorriso malizioso si dipinse sul volto di Beckett.
-Non lo so. Ma indubbiamente io vado dietro ad un solo-.
Si alzò sulle punte e premette le sue labbra su quelle dello scrittore .
   
 
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