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Autore: Kill Bill    06/02/2011    5 recensioni
- Non ho potuto fare a meno di lottare per non perderti
- Se non avessi lottato non mi avresti perso
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! ^^ Questa è la nostra prima fan fiction di Hetalia, senza pretese. Speriamo vi piaccia, recensite!

(il titolo non c'entra molto con la storia, ma stavamo sentendo “Mad world” di Gary Jules mentre scrivevamo :D )

 Mad world ˜

 

  << Non ho potuto fare a meno di lottare per non perderti>>

<< Se non avessi lottato non mi avresti perso>>

 

 

Noi potenze alleate non eravamo particolarmente affiatate. Ogni volta che qualcuno mancava ad una riunione si finiva per sparlare di lui, tanto che iniziavi a pensare che sparlassero anche di te. Così cercavi di non mancare mai.

Solo per questo motivo, in quella che sembrava essere la giornata più fottutamente fredda di quel già rigido inverno, mi ero deciso a interrompere il mio prezioso pomeriggio di nullafacenza per recarmi nell'imponente sala conferenze delle forze alleate.

Quando entrai dalla grande porta in mogano, Francis stava già blaterando qualche stronzata sull'utilità di stringere una collaborazione “politica” con Ucraina e le sue tette al fine di liberarci di Ludwig in vista del grande scontro. Sospirai prima di salutare i miei compagni con un breve cenno del capo ed andarmi a sedere in quello che, dopo un breve esame, ritenni essere il posto più lontano da Alfred Jones.

<< La puntualità è un concetto molto soggettivo per voi inglesi, Arthur >>

<< E' già tanto che sia venuto, Russia >> sbottai lanciando uno sguardo truce al mio interlocutore.

Ecco perchè detestavo quelle stupide riunioni. Non si concludeva mai niente. Sembrava che tutti vi prendessero parte solo per insultarsi a vicenda. Sfogare un po' di rabbia repressa insomma, per poi tornare a casa più vuoti e incazzati di prima.

No, noi potenze alleate non eravamo particolarmente affiatate.

Non lo eravamo per niente.

 

 

<< … ed è per questo che Yekaterina sarebbe l'alleata ideale. O volete forse negare che l'Ucraina sia uno dei paesi più suggestivi e affascin....>>

<< Oh avanti Francia, piantala con la commedia sappiamo tutti che in mente hai tutt'altro tipo di “mire espansionistiche” sulla giovane Braginski >>

Sentii Ivan tossire per evitare di strozzarsi con un po' d'acqua alla poco rassicurante constatazione di America su sua sorella maggiore.

Era incredibile! Quel ragazzo non cambiava mai, eppure ne era passato di tempo dall'ultima volta che c'eravamo visti, che c'eravamo parlati.

Eh si, da quella maledetta sera in cui quell'idiota era riuscito ad ottenere la sua fottuta indipendenza c'eravamo accuratamente evitati e se ora avevamo accettato di combattere quella guerra fianco a fianco, era solo per evitare di vedere le nostre amate nazioni rase al suolo dalle potenze dell'asse.

<< D'accordo >> sbuffò Francis contrariato passandosi una mano tra i fluenti capelli biondi

<< Visto che a quanto pare avete bocciato la mia idea di cercare alleanze in giro per l'Europa, perchè qualcuno di voi, geni della guerra, non si alza in piedi e ci illustra una strategia migliore? >>

Per qualche istante il silenzio regnò sovrano sulla antica stanza dalle alte mura, finché Cina non batté una mano sul tavolo spazientito, bloccando sul nascere la possibilità che Francia riprendesse il suo discorso senza senso.

<< Oh avanti! E' possibile che nessuno qui dentro sia abbastanza preparato da riuscire a costruire una strategia di attacco come si deve?! Siamo nazioni potenti, che diamine! Sfruttiamo i nostri punti di forza! >>

<< E quali sarebbero? Se mi è concesso chiederlo >> domandai scettico allungandomi sulla sedia

<< Bhè per esempio >> riprese Wang << Russia può procurarci delle armi migliori >>

Ivan annuì impercettibilmente.

<< Francia, tu potresti... >>

Francis lo guardò speranzoso.

<< Ok! Tu vai in Ucraina se ci tieni, ma non venire a piangere da me quando sulla via del ritorno ti accorgerai che non è servito a niente>>

Cina puntò poi il dito verso Canada << Tu..., beh a te penserò dopo. Arthur e Alfred, voi,... >>

il mio stomaco sprofondò << Voi rimarrete qui. Tentate di buttare giù una sorta di strategia, ok? >>

<< E tu come pensi di renderti utile? >> chiese Ivan cominciando ad alzarsi e ad abbottonarsi il pesante cappotto

<< Io vado a casa e inizio a radunare alcune reclute per l'esercito. Se dobbiamo attaccare vari territori dobbiamo scegliere uomini qualificati, non di certo andare alla cieca >>

<< Perché non rimani qui? >> la mia voce, stranamente roca, suonò più come una supplica. Mi sentii per un attimo lo sguardo ghiacciato di Alfred addosso.

<< Oh è inutile >> rispose Cina tranquillo mettendo in ordine alcune carte << A casa ho molti più strumenti, sarebbe da stupidi restare >>

<< Bhè, io direi che per oggi la riunione è sciolta. Ehi, se ci pensate, per una volta siamo riusciti a combinare qualcosa di utile >> constatò Francia mentre varcava la porta insieme a Wang, che sorrideva compiaciuto consapevole che il successo di quell'incontro era dovuto solo alla sua innata capacità organizzativa << Sai, sei in gamba Cina, dovresti proprio diventare parte della Francia...>>

Queste furono le ultime parole che sentii prima che Canada, uscendo per ultimo, si chiudesse la porta alle spalle, lasciandoci da soli.

Soli. Da quanto tempo io e Alfred non ci ritrovavamo soli da qualche parte. Erano passati secoli dall'ultima volta in cui avevamo parlato come due persone mature, erano passati secoli dall'ultima volta in cui, guardandoci negli occhi, ci eravamo detti sinceramente cosa pensavamo l'uno dell'altro.

E ora, in quella fredda sera di Gennaio, dopo anni di silenzio, anni di lontananza, nessuno dei due era pronto a passare la notte insieme facendo finta di concentrarsi su argomenti impegnativi come l'imminente guerra.

Rimanemmo per un attimo fermi fissando quella porta ormai chiusa che ci imprigionava lì dentro, poi Alfred parlò: << Bhè Kirkland, se dobbiamo fare questa cosa prima iniziamo meglio è >>.

Detto questo fece scivolare sul tavolo un foglio stropicciato e una penna mettendomeli d'avanti << Faremmo meglio a cominciare a buttare giù qualcosa >>

Fissai il pezzo di carta per un tempo indeterminato.

<< Potremmo cominciare ad attaccare da Sud >> dissi rivolgendomi a lui, ma tentando comunque di non incrociare il suo sguardo << Magari da Roma >> azzardai.

<< Sarebbe stupido >> ribatté << Romano avvertirebbe suo fratello della nostra intrusione e ci troveremmo davanti la potente schiera degli uomini di Ludwig prima di poter mettere piede a Firenze. Piuttosto >> continuò << Faremmo prima ad entrare direttamente dalla Germania >>

<< Sei impazzito o cosa, Jones?! Prima bocci la mia idea perchè non vuoi imbatterti nell'esercito tedesco e poi suggerisci di entrare da Berlino? >>

<< Almeno così li coglieremmo impreparati. Se facessimo come dici tu gli lasceremmo troppo tempo per organizzarsi. In ogni caso se la mia idea ti ripugna tanto >> disse e sentii nuovamente i suoi occhi addosso << Non dobbiamo necessariamente attaccare dall'Europa >>

<< Mi stai veramente proponendo di colpirli entrando dal Giappone?!>> chiesi incredulo, più per vendetta che perchè ritenessi realmente la sua proposta più folle della mia .

<< Cosa ci sarebbe di tanto sbagliato? >> domandò frustrato passandosi una mano tra i capelli.

Gli lanciai uno sguardo fugace prima di tornare a fissare gli occhi sulla piccola cartina che avevamo davanti .

<< Non ha importanza >> lo liquidai irritandolo ulteriormente << La soluzione migliore è entrare dalla Svizzera >>

<< Usalo il cervello, Kirkland. Non possiamo, è una potenza neutrale, sarebbe scorretto >>

<< Davvero ti causa problemi, Jones ? Credevo che tu fossi il mago delle scorrettezze >>

L'avevo detto. La bomba era scoppiata e noi non potevamo farci niente. Tutto questo prima o poi sarebbe dovuto succedere e lo sapevamo. Meglio tardi che mai.

Sbatté la mano sull'antica superficie di legno facendo un rumore sinistro, che sapeva di odio.

Sospirò. << Ok, Inghilterra smettiamola di ostentare naturalezza. Se hai qualcosa da dirmi fallo subito >>

<< Sai cosa?! Si, ce l'ho qualcosa da dirti. O meglio, qualcosa da dire dovresti averla tu!>>

<< Non so di cosa stai parlando. Io sono perfettamente apposto con la coscienza >> lo disse con decisione, ma la sua voce incerta lo tradì.

<< Avanti finiscila, non avevamo detto di smettere di fingere? >>

Mi alzai e mi avvicinai alla finestra dove piccole goccioline di pioggia avevano cominciato a cadere con leggerezza << Sai benissimo di essere stato tutt'altro che corretto andandotene così. Lasciandomi dopo tutti quegli anni. >>

<< Ero diventato indipendente >> sibilò a denti stretti.

<< Questo non implicava il tuo abbandonarmi così >>

<< Ero diventato indipendente! >> ripeté urlando e scattando in piedi con tanta foga da rovesciare la sedia, che toccò il freddo pavimento con un rumore sordo.

<< E PERCHE' L'HAI CHIESTA LA TUA FOTTUTA INDIPENDENZA?! >> mi girai di scatto appoggiando le spalle al muro e fissandolo finalmente negli occhi.

Quegli occhi! Gli stessi occhi che avevo cercato di evitare per tutta la sera. Ma che dico “sera”? Per gli ultimi lunghissimi anni.

Gli stessi occhi che, da bambini, alla prima difficoltà cercavano il mio aiuto.

Gli stessi occhi che adesso attraverso gli occhiali mi sfidavano dall'altra parte della stanza.

<< Perché mi hai tenuto prigioniero per troppo tempo >>. Venne verso di me avvicinandosi di qualche passo.

<< Non si tratta di questo. Ti ho cresciuto cazzo! Pensavo di essere come un fratello maggiore per te, non come un padrone! >> urlai mentre sentivo che la rabbia montante mi avrebbe potuto fare esplodere da un momento all'altro.

<< Questo non c'entra niente. Se ti sei preso cura di me è stato per i tuoi scopi egoistici, ero solo la tua ennesima colonia >>

Si avvicinò ancora inchiodandomi al muro, bloccandomi i polsi con forza.

Ok. Ora era decisamente troppo vicino.

Un brivido mi percorse la schiena. Potevo sentire il suo respiro affannato sul mio collo.

Abbassai la testa. << Alfred, quando te ne sei andato sono sprofondato nella disperazione più totale. Fidati le colonie non c'entravano niente >>

<< Non puoi dare tutta la colpa a me >> Si chinò lievemente, mentre la stretta sui polsi si allentava un po' e mi sussurrò all'orecchio << Avremmo potuto evitare tutto questo >>

<< Avremmo potuto >> ripetei, la voce lievemente spezzata << Ma non ho potuto fare a meno di lottare per non perderti >>

<< Se non avessi lottato non mi avresti perso>>

Una lacrima mi bagnò il viso scendendo silenziosa.

Alfred mi prese con delicatezza il volto e me lo alzò, costringendomi a guardarlo negli occhi.

Per un attimo vidi le mie iridi verdi riflesse nelle sue color del cielo e poi avvenne.

Improvvisamente sentii le sue labbra muoversi con delicatezza sulle mie e senza che me ne accorgessi gli passai una mano tra i capelli biondi, mentre con l'altra inizia a sbottonare i primi bottoni della sua camicia bianca.

Un brivido mi percorse la schiena, quando sentii le sue labbra e il suo caldo respiro sul mio collo e le sue mani fredde abbassarmi la cerniera dei pantaloni, mentre la rabbia scompariva del tutto lasciando spazio al desiderio.

 

***

 

Alfred si lasciò cadere accanto a me sul tappeto, stanco e con la fronte madida di sudore.

Volsi lo sguardo al soffitto cercando di riprendere fiato, per poi voltarmi verso Alfred che mi guardava di rimando.

Mi baciò per l'ennesima volta, sorridendo e sussurrandomi a fior di labbra: << Non pensare che questo cambi qualcosa, Kirkland. Non ti lascerò comunque attaccare i nostri nemici partendo da Roma >>

 

**FINE**

  
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