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Autore: live in love    06/02/2011    4 recensioni
-Mi dispiace , non ce la faccio più-
Erano state queste le tue prima parole , ripetute due volte in risposta al suo sguardo più che giustamente confuso. In fondo vi eravate lasciati felici e spensierati neanche un’ora prima, un bacio a fior di labbra come saluto.
Lo stesso bacio che ti aveva fatto sentire così in colpa , quasi sporca, nei suoi confronti da spingerti a raccontargli la verità.
----- mia prima one shot su questo telefilm, accenni Delena
Genere: Comico, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One-shot
 
Sollievo.
 
L’aria fredda ti sferza il viso , così violentemente da arrossarti le guance pallide.
La pesante porta centenaria , che non ti ricordi di esserti tirata dietro, sbatte furiosamente alle tue spalle.
Il suo rimbombare si perde nel vuoto dell’aria gelida di quella notte, insieme al tuo respiro affannato.
Scossa da singhiozzi chiudi gli occhi mentre alle tue orecchie giunge il rumore di qualcosa che si infrange. Vetro.
Ti  mordi un labbro sentendoti terribilmente colpevole , il magone a bloccarti il respiro già ansante.
Sei quasi scappata da quella casa , non riuscendo più a reggere lo strazio che gli leggevi chiaro in volto.
Una parte di te continua a urlati che è colpa tua, solo tua, se  il suo cuore è andato in frantumi insieme a quel bicchiere lanciato con rabbia contro il muro. E forse ha ragione.
Alzi il viso verso il cielo plumbeo, senza una stella, ricacciando a forza indietro le lacrime.
Non ti permetti neanche di piangere , versare quelle lacrime che ti permetterebbero di sfogare ciò che ti porti dentro ormai da settimane.
Non te lo concedi perché in fondo sai tu stessa che non sono solo lacrime di tristezza ma anche di liberazione e questo ti fa sentire ancora peggio.
Fra tutto quello che provi in quel momento , e che non dovresti provare, c’è anche sollievo.
Immenso , devastante sollievo.
Ti aspettavi il dolore, la tristezza per la consapevolezza di essere la causa della sua sofferenza .
Lo avevi atteso quasi come una punizione da auto infliggerti per quello che gli stai facendo passare e invece ti eri sentita in parte sollevata nel momento stesso in cui avevi pronunciato quelle parole.
Come se fossi  divisa a metà avevi provato liberazione e dolore insieme, un mix di emozioni devastanti che ti avevano angosciata per giorni.
Era stata una sensazione strana , diversa.
La senti, la percepisci anche adesso stringerti il cuore in una morsa così ferrea da toglierti il respiro.
È un sollievo doloroso ,ma pur sempre sollievo .
Te ne vergogni quasi , perché dovresti  sentirti straziata e responsabile per quella confusione che ti ha portato a lasciarlo , non sollevata e questo ti fa sentire ancora più sconfortata.
Ti senti in colpa per la sofferenza che gli stai causando , certo, ma non per la confusione che avevi così tante volte professato a te stessa di provare, di cui ti eri auto convinta.
 E ciò accade perché in realtà non sei confusa, tutt’altro, hai capito con fin troppa chiarezza che , quello che provi per lui, non è più il sentimento di prima .
Un sentimento c’è ancora, certo, ma non lo senti più così vivo. Non hai più i brividi quando ti tocca o ti sfiora , non senti più il cuore battere furioso per un suo sguardo o una parola dolce.
Tuttavia ti senti ancora legata lui, profondamente ed è per questo che hai cercato fino alla fine di evitare questa decisione.
Hai cercato inutilmente di provare di nuovo quelle emozioni, di innamorarti di nuovo .
Ci hai provato con tutte le tue forze , tenendoti dentro quello che provavi, o meglio che non provavi più, ma non ci sei riuscita e alla fine avevi capito che non serviva più a nulla cercare di convincersi di un sentimento che ormai era solo profonda amicizia.
È per questo che hai deciso che non era più giusto passare sopra tutto, anche i tuoi stessi sentimenti , continuando a far finta che sia tutto nella normalità.
Perché non era più giusto illuderlo di una felicità che non era più tua ,di un amore che si era affievolito fino quasi a spegnersi del tutto.
Perché non era semplicemente onesto nei suoi confronti.
Così hai messo fine a tutto con quelle poche parole che ti avevano oppresso tanto a lungo da farti provare del sollievo nel momento stesso in cui le avevi riversate fuori.
-Mi dispiace , non ce la faccio più-
Quell’enorme macigno per il frustrante senso di sconforto che provi alla sola idea di ferirlo e che pensavi ti avrebbe accompagnato sempre d’ora in poi , quasi come monito del dolore che avevi provocato, si era un po’ alleggerito , diventando meno asfissiante.
Un’altra parte di te invece , quella più lucida e razionale , ti ricorda prepotentemente che in fondo non è colpa tua ma hai fatto quello che andava fatto , perché illuderlo sarebbe stato un dolore ben peggiore di sapere la cruda verità.
Resta il fatto , però , che ti senti uno schifo , una dannata egoista e il ricordo del suo sguardo confuso e poi ferito ti fa stare ancora peggio.
-Mi dispiace , non ce la faccio più-
 Erano state queste le tue prima parole , ripetute due volte in risposta al suo sguardo più che giustamente confuso. In fondo vi eravate lasciati felici e spensierati neanche un’ora prima, un bacio a fior di labbra come saluto.
Lo stesso bacio che ti aveva fatto sentire così in colpa , quasi sporca, nei suoi confronti da spingerti a raccontargli la verità.
Lui si era irrigidito quasi fulminato sul colpo  dalla tua voce , rotta da una sofferenza che ti stava lentamente consumando.
E mentre sul suo volto si era disegnata un’espressione di sconcerto, in fondo ai suoi occhi si era affacciata un’ombra di consapevolezza, come se se lo aspettasse.
Ti era apparso quasi conscio di una verità che aveva riconosciuto da tempo, forse prima di te stessa anche.
Eri rimasta lontano da lui, il divano a frapporsi fra voi due , quasi  a simbolo di quella distanza che era scesa come un macigno ingombrante nel vostro rapporto.
Ferma in attesa, immobile , aspettando una sua reazione che non aveva tardato ad arrivare.
-Mi stai lasciando?-
Il suo era stato solo poco più di un mormorio di cui lui conosceva già la risposta.
Tu avevi sospirato affranta con gli occhi bassi non avendo , per la prima volta , il coraggio di guardarlo negli occhi annuendo poi gravemente .
Ti aveva fissato distrutto , provocandoti un sordo dolore al petto a quella vista.
Si era avvicinato velocemente a te, determinato a farti cambiare idea e forse convinto di un ennesimo tuo tentativo di proteggere le persone a cui tieni.
-Parliamone- aveva preso le tue mani fra le sue, cercando un contatto e  il tuo sguardo rivolto ostinatamente verso il basso.
-Magari dovremmo solo passare del tempo insieme, che ne dici?- ti aveva domandato affannato cercando una soluzione, un barlume di speranza nella voce.
Tu avevi scosso a fatica il capo, il magone a stringerti la gola , cercando di fargli capire che non era per quello che non ce la facevi più.
-E’ colpa mia,non avrei dovuto trascurarti così tanto. Sono stato accecato dal voler trovare a tutti i costi Isobel per trovare una soluzione- si era preso come al solito tutte le colpe.
Ti eri sentita, ti senti tutt’ora, un’ingrata.
Mentre lui cercava di salvarti la vita mettendo a rischio la propria tu meditavi di lasciarlo.
Ingrata ed egoista.
Probabilmente i tratti dei Petrova iniziavano a farsi sentire.
Avevi emesso un lungo respiro tremulo, cercando di bloccare le lacrime e il magone .
Avevi poi alzato lo sguardo reso ancora più liquido dal pianto trattenuto su di lui, trovando chissà dove il coraggio di parlare.
Gli avevi dato l’ultimo colpo , quello che lo aveva distrutto definitivamente.
-Non è più amore quello che provo per te- avevi sussurrato straziata dal dolore che avevi letto sul suo volto.
I suoi occhi dolci freddati dalle tue parole spietatamente vere.
-No-
La presa intorno ai tuoi polsi era aumentata ancora ma non era stato quello il dolore a farti più male.
Era stato quello che avevi letto sul suo viso.
Tu avevi scosso  la testa con le lacrime agli occhi, parlando a fatica.
- Non è più il sentimento di prima, non è più così intenso e puro-
Ti eri stretta nelle spalle cercando di rendere la tua verità il meno amara possibile.
La sua presa si era allentata improvvisamente del tutto  e le sue mani erano scivolate pesantemente lungo i fianchi, come prive di vita.
Aveva abbassato il capo sconfitto da un qualcosa che non poteva combattere.
Le si era stretto il cuore a quella visione.
L’affetto che provava per lui l’aveva spinta ad abbracciarlo, come per confortarlo, ma si era frenata.
-Com’è possibile?-
Era crollato seduto sul divano prendendosi il viso fra le mani.
 - Si è spento a poco a poco - avevi continuato raccontandogli quella realtà che avevi faticato ad accettare tu stessa.
Ti eri detta - convinta- che fosse solo un momento passeggero, dettato dal tuo stato di eterna preoccupazione e dalla vostra lontananza imposta dagli eventi.
Con tutto quello che era successo all’inizio quella distanza fra voi ti era sembrata quasi normale, tu convinta a sacrificarti per loro e lui risoluto a difenderti.
Ma poi la distanza era aumentata ancora e tu avevi sentito sempre meno il bisogno di averlo vicino, la sua assenza nei momenti importanti era diventata una routine e per te iniziava a non pesare poi così tanto.
In seguito tutto era però precipitato vertiginosamente: l’arrivo di Elijah , il suo continuo decidere per te senza neanche informarti , le litigate che ne erano scaturite a cui erano seguiti lunghi silenzi che si concludevano ormai sempre più spesso con una pace fatta per spossatezza.
E alla fine avevi capito cosa ti stava succedendo.
Nelle lunghe notte insonni avevi compreso che quella lontananza l’avevate creata voi stessi , con  i silenzi , le cose non dette e le litigate.
Quegli stessi litigi,che ormai costellavano ogni vostro momento insieme, erano il risultato che era venuto a mancare qualcosa di importante da parte tua.
Vi eravate allontanati senza neanche rendervene conto e nessuno dei due era stato in grado di salvare il rapporto.
Nessuno dei due ne aveva avuto voglia. Era come se aveste lasciato andare tutto dando per scontato il vostro amore.
Per settimane , però ,avevi taciuto tutto, tenendolo solo per te, non confidandolo neanche a Bonnie, convinta che non avrebbe saputo capirti questa volta.
Oggi però avete litigato di nuovo, forse più furiosamente delle altre volte.
Lui si era presentato a casa tua con John Gilbert e tu non ci avevi più visto per quell’ennesimo decidere del tuo futuro senza di te.
Che cercasse Isobel per avere informazioni potevi anche accettarlo ma non che avesse portato il tuo padre biologico senza neanche consultarti.
Che bisogno c’era di lui? Evidentemente non sembrava capire che portava solo guai con se.
Avevate litigato fino a quando tu , stremata , non l’hai cacciato da casa.
Qualche ora dopo , uscendo dal bagno , lo avevi ritrovato in camera tua seduto sul letto e con l’espressione pentita stampata in volto.
Stanca ti eri fatta abbracciare accettando le sue scuse.
Era stato proprio nel momento in cui ti aveva baciato a fior di labbra e abbracciato che avevi capito finalmente la verità: non era più lui che volevi al fianco.
Non era più come prima, non provavi più quella sicurezza nel stare tra le sue braccia e quel tranquillo e appagante torpore che si prova a stare nelle braccia di chi ami.
 Provavi affetto e gratitudine, certo, ma non amore.
Lo volevi vicino ma non nella veste di fidanzato ma bensì solo in quella di amico.
Ti era fatta abbracciare comunque , troppo sconvolta da quella rivelazione per opporti.
E poi ti sei ritrovata lì, solo qualche ora dopo, distrutta a dirgli la verità.
Tutta questa volta, niente più bugie solo verità.
 
-Non è colpa tua  - avevi mormorato mettendogli una mano sulla spalla, non riuscendo a trattenersi dal toccarlo.
Ci tenevi che lo sapesse, che non si prendesse la colpa perché non ne aveva.
Lui aveva scosso la testa, gemendo affranto e sottraendosi dal tuo tocco con uno scatto.
Avevi sospirato spossata e ti eri avviata fuori dalla stanza .
Le sue parole però ti avevano frenato quando ormai eri proprio sulla porta del salotto di casa Salvatore.
- E’ per Damon?-
Tu avevi deglutito , chiudendo per pochi secondi gli occhi prima di voltarti.
Lui ti aveva fissato con le mani chiuse rabbiosamente a pugno.
- E’ per Damon?- ti aveva domandato di nuovo, una nota di rabbia mal repressa nella voce.
- Non c’entra niente Damon -
Lo avevi osservato per un lungo attimo negli occhi, magonata .
-Mi dispiace , Stefan -
Eri uscita in fretta  da quella casa, inciampando nel tappeto dell’entrata per la fretta.
Vieni riportata al presente dall’ennesimo rumore di qualcosa che va in frantumi .
Forse un quadro ,o forse semplicemente il suo cuore.
Strisciando i piedi senza forze scendi gli scalini avvicinandoti alla macchina.
Ti appoggi alla carrozzeria dell’auto con un fianco, sfregandoti gli occhi .
E finalmente permetti al tuo corpo di rilassarsi e lasciarti andare alle emozioni.
Singhiozzi sfinita da quella serata , mentre le tue ciglia non riesco più a trattenere le lacrime che rotolano lente sulle tue guance, bagnandole silenziosamente.
Ansimi, scossa dai singulti che cerchi a tutti i costi di reprimere senza successi.
-Elena?-
Una voce sorpresa richiama la tua attenzione.
Ti passi frenetica le mani sul viso, cercando di scacciare le lacrime.
Dopo aver preso un profondo respiro ti volti, trovandoti davanti l’ultima persona che avresti voluto vedere in quel momento.
-Damon- cerchi di sorridere ma tutto quello che ti esce è poco più di un sussurro affranto.
Lui ti fissa accigliato, le sopracciglia aggrottate scompaiono sotto i capelli corvini.
Ti schiarisci la voce , asciugandoti le guance umide con la manica  della maglietta troppo leggera che indossi .
Incroci poi le braccia al petto, in posizione difensiva, mentre lui si avvicina lentamente a te, circospetto, come se avesse quasi paura di farti scappare.
Ti stringi  fra le spalle rabbrividendo mentre un pensiero inspiegabilmente ti allarma.
Da quanto tempo era lì? Ha sentito tutto quello che vi siete detti?
La risposta arriva immediatamente dalle sue parole, rassicurandoti.
 - Stai bene? - ti domanda con la solita voce suadente , fissandoti attento . Sembra confuso di vederti in quello stato, o , probabilmente, solo di vederti a quell’ora della notte a casa sua.
Annuisci , nascondendo il viso fra i capelli.
 - Certo – menti, cercando di sembrare il più tranquilla e sicura possibile.
Inarca scettico un sopracciglio incrociando le braccia e appoggiandosi anche lui all’auto, imitandoti.
Deglutisci non guardandolo negli occhi.
Sai benissimo , infatti , che se incontrassi quegli occhi di ghiaccio anche solo per un istante di troppo riuscirebbe subito a capire come ti senti.
Ci riesce sempre , infondo.
 - Stavo giusto andando a casa - affermi cercando di svincolarti da questa situazione, fissando un punto indefinito alle sue spalle.
Lui però non si sposta dalla posizione in cui è ,ostruendoti di fatto il passaggio.
Sei costretta a riportare lo sguardo su di lui che ti fissa impassibile, le labbra leggermente arricciate.
 - Potresti, spostarti? - gli chiedi iniziando ad irritarti.
Non è decisamente sera per scherzare questa e lui sta tirando la corda già tesa delle tue precarie emozioni.
 - Stai bene?- ripete la domanda come se tu non gli avessi risposto qualche minuto prima.
Assottigli lo sguardo innervosita dal suo solito  comportamento giocoso, decisamente fuori luogo .
-Ti ho già detto di si, ora ti sposti?- lo fulmini facendo un passo in avanti nella speranza che si sposti, peccato che ciò non accada.
L’unico risultato che ottieni è di sbattere contro il suo petto.
Lui non si è mosso di un millimetro.
Stringi le labbra irritata.
Non capisci proprio come faccia a riuscire a farti arrabbiare anche in un momento come questo, in cui vorresti solo buttarti sotto le coperte e piangere.
- Bhe, scusa tanto se non ti credo visto come sei ridotta- risponde sferzante lui, continuando a non muoversi.
Deglutisci, buttando leggermente indietro il capo per guardarlo in volto.
I tuoi occhi scuri e lucidi di pianto incontrano quelli ghiaccio di lui, imperscrutabili e intensi come sempre.
Inclina leggermente il volto di lato mentre l’espressione sarcastica scompare dal suo volto, lasciando spazio ad una più morbida.
Ti guarda così intensamente che per un attimo temi che possa percepire il battito furioso del tuo cuore e le tue emozioni.
-Non dovresti andare in giro da sola a quest’ora- ti rimprovera in un sussurro , una nota quasi carezzevole nella voce.
Tu non dici niente, rimanendo in silenzio.
Damon sospira prima di spostarsi e permetterti così di passare, finalmente.
Fai un passo avanti e hai già  aperto la portiera quando la sua voce ti ferma.
-Non penserai davvero che ti lasci guidare in queste condizioni-afferma .
Ti volti nuovamente verso di lui, guardandolo corrucciata.
- Voglio solo andare a casa, non tenterò di scappare chissà dove - lo rassicuri tu roteando gli occhi al cielo, realmente stanca.
- Certo come no, in fondo non l’hai già fatto - mormora lui sarcastico, con una smorfia ironica.
Lo fulmini con lo sguardo, per nulla divertita.
Lui allunga una mano verso di te, il palmo rivolto verso l’alto.
-Dammele- afferma
-Come , prego?- mormori tu mentre una nuova ondata di irritazione ti pervade.              
E’ davvero strabiliante come la sua sola presenza riesca a irritarti a tal punto da farti dimenticare tutto il resto, anche la malinconia per quello appena accaduto.
-Dammi le chiavi della macchina , guido io- ti intima con uno sguardo sicuro.
Indignata sbuffi, stringendole per riflesso maggiormente nella mano chiusa a pugno.
-Non penso proprio .- ribatti stizzita.
-Benissimo allora  mi sa che passerai la notte all’addiaccio ,perché non ho intenzione di lasciarti guidare in queste condizioni- controbatte ostinato, per nulla intimorito dal tuo sguardo fiammeggiante.
Sostieni per un lungo attimo il suo sguardo deciso, decidendoti poi a dargliele.
Infatti sai che se no sarebbe davvero capace di lasciarti li e tu vuoi davvero solo andare a casa e buttarti a letto.
Glieli appoggi nel palmo della mano ancora teso prima di fare il giro dell’auto e metterti al posto del passeggero.
Sale anche lui in macchina, mettendo in moto e uscendo dal viale di casa Salvatore.
Restate in silenzio per tutto il breve viaggio.
Non dici niente e lui stranamente guida tranquillo , senza andare troppo veloce come suo solito.
Guardando fuori dal finestrino il paesaggio notturno scorrere ripensi a tutto quello che è accaduto in quel giorno.
Probabilmente dovresti mettere al corrente Damon  dell’arrivo di John e di tutto il resto ma non ne hai davvero le forze, tanto più di dirgli che hai lasciato suo fratello perché non sei più innamorata.
Ti accorgi di essere arrivata solo quando lui spegne il motore dell’auto, voltandosi a fissarti.
Sempre in silenzio scendi avvicinandoti alla porta di casa Gilbert.
Sai che lui è dietro di te anche senza voltarti, ne percepisci la presenza alle tue spalle.
Stranamente ti fa piacere, ti provoca sollievo.
Sospiri inserendo le chiavi nella toppa della porta.
Nonostante tu abbia agognata da tutto il giorno il caldo del tuo letto , ora , non hai voglia di restare da sola con l’unica compagnia dei tuoi pensieri e delle tue emozioni pressanti.
Non hai voglia di entrare in casa, non hai voglia di vedere John, non hai voglia di mentire a Jenna di nuovo. Non hai più voglia di essere bugiarda , neanche con te stessa.
Semplicemente vorresti rimanere lì con lui, consapevole che almeno a lui non hai mai mentito.
Sei sempre stata sincera nei suoi confronti, nel bene e nel male.
Gli occhi si fanno di nuovo lucidi e il magone torna a farsi sentire mentre l’espressione ferita e distrutta di Stefan ti torna in mente .
Con gli occhi lucidi  ti volti verso Damon , lo sguardo spaesato e sconfortato che incontra il suo altrettanto tormentato e confuso.
Sospiri mentre la voglia di piangere torna a farsi sentire forte, così come la malinconia.
Resta immobile vicino a te limitandosi solo a fissarti
Ti bacia la fronte poi , capendo che in quel momento è tutto quello di cui hai bisogno.
Socchiudi istintivamente gli occhi , lasciandoti avvolgere totalmente dal suo forte profumo e dal quel contatto.
Quell’alone di sollievo torna a farsi sentire , confondendoti ma anche facendoti sentire più sicura.
Sospiri , sentendoti meno sola.
-E’ meglio che vada.- sussurra allontanandosi di un passo da te, improvvisamente nervoso.
Lo guardi, continuando a rimanere immobile ma sentendoti leggermente più fredda, come scoperta.
Ti porti una ciocca di capelli via dal volto, fissandolo di sottecchi
-Buona notte, Damon - sussurri impercettibilmente ma ben consapevole che lui ti ha sentito.
Giri le chiavi nella toppa , aprendo la porta di casa Gilbert fortunatamente silenziosa non ce l’avresti fatta a dare ancora spiegazioni quel giorno.
Prima di entrare però ti volti un ultimo secondo trovando solo il portico vuoto. Lui non c’è se ne è già andato lasciando dietro di se solo il suo profumo.
Allora entri in casa chiudendo la porta e appogiandoti con la schiena contro di essa.
La morsa fredda di dolore che ti stringeva il cuore si è leggermente allentata lasciando posto a una sensazione di lieve calore, appena accennato.
Sospiri stanca, incamminandoti su per le scale buie.
Per la prima volta in quel giorno non ti penti della decisione che hai preso.
Per la prima volta in quel giorno non ti senti in colpa per quel sollievo.
 
 
 
 
Salve… questa è la prima fanfic che scrivo su questo telefilm e fino all’ultimo sono stata indecisa se pubblicarla o meno anche perché non ho mai scritto storie di un sol capitolo ma alla fine ho deciso di pubblicarla.
Spero vi sia piaciuta e che non risulti troppo incoerente, anche se alcuni punti sono volutamente confusi per far capire lo stato d’animo di Elena. Spero di esserci riuscita!
Da Delena convinta h o dovuto mettercene almeno un assaggio anche se è davvero velato.
L’idea di questa one shot mi è venuta all’improvviso e ho scritto questo capitolo in poco meno di mezz’ora, mi è venuto di getto. Tuttavia stavo meditando di continuarla magari visto che mi sono venute alcune idee parecchio carine(o almeno spero).. comunque fatemi sapere cosa ne pensate e se secondo voi dovrei continuarla…kissy 

   
 
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