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Autore: Beliar    07/02/2011    1 recensioni
“Vorresti venire con me? - Mana gli era di fronte in ginocchio, adesso – Ti avverto, però, farò di tutto per farti ridere!” e giù con tutte le sue facce più buffe, tirandosi le guance e cacciando la lingua.
“Smettila! Non fai ridere, lo sai!”

Autrice: L i a r
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Segni.







“Mana?” strinse forte le mani fra loro dietro la schiena, nonostante i tagli sul palmo gli bruciassero “dove andrai, adesso?”
Mana lo guardò e sorrise – ma non era il sorriso da clown, era strano, come se fosse una ferita – e poi disse “Mi piacerebbe un posto in cui non picchiano i bambini.”
Il ragazzino scrutò il sacco di tela pieno di cianfrusaglie e panni lerci “Già. Anche a me.”
Mise il broncio fissando il fuoco che si stava spegnendo; si grattò inconsciamente la fasciatura sulla caviglia e mordicchiò il cerotto sul pollice, vecchio di un giorno ormai.
“Vorresti venire con me? - Mana gli era di fronte in ginocchio, adesso – Ti avverto, però, farò di tutto per farti ridere!” e giù con tutte le sue facce più buffe, tirandosi le guance e cacciando la lingua.
“Smettila! Non fai ridere, lo sai!”
“Che antipatico che sei – ma sotto tutto quel trucco non riusciva a indovinare la sua vera espressione – beh, arrivederci, signorino tuttofare.”
Poi Mana si era voltato, aveva preso la sua roba e se l’era caricata in spalla, giocherellando col laccio che teneva chiuso il sacco.
Avrebbe voluto dire qualcosa, lui, ma proprio non gli riusciva di parlare, quindi gli corse incontro affondando il viso in quella maglia enorme; sentiva il cuore che gli batteva forte, e l’unica cosa che riusciva a pensare era voglio andarmene da qui ora.
Mana non disse niente. Si piegò sulle gambe e attese.
Lui gli circondò il collo con le braccia e si sistemò alla belle meglio sulla sua schiena, stringendogli il torace con le gambe.
Mana non disse niente, e cominciò a camminare affondando nella neve.
 
 
 
 
“Mana?” Allen teneva lo sguardo fisso davanti a sé, come gli aveva insegnato il clown, e cercava di tenersi in equilibrio sulla tavola poggiata sulla palla enorme “Mi passi le arance?”
“Quali sono le paroline magiche?” lo schernì l’uomo, facendo volteggiare i frutti con sicurezza, senza nemmeno gettare un’occhiata.
“Per favore” lo guardò con odio l’altro, sbuffando, e questo bastò per farlo finire col sedere per terra.
“Oh Allen! – e rideva come un matto – mi hai fatto prendere uno spavento! Sarei potuto morire!” e si gettò sull’erba, una spada finta tenuta stretta fra il braccio e il fianco.
“Non fai ridere, Mana! – strepitò stizzito, massaggiandosi il fondoschiena – cacchio, che male…”
“Su, su – lo tirò su l’uomo, sorridendo e con le lacrime agli occhi – e comunque, Allen, la paroline magiche funzionano solo se sorridi!”
“Bah!” fece lui, incrociando le braccia al petto.
“Si sta facendo sera, eh” sussurrò Mana, guardando il cielo; prese una coperta e la poggiò sulle spalle del più piccolo, sedendogli di fronte.
“Avanti, Allen. Sorridi.” Aveva un’espressione talmente seria che gli parve impossibile stesse fingendo; lo guardò dubbioso per un po’ e poi stiracchiò le labbra, impegnandosi al massimo.
Mana sbatté le palpebre più volte, inclinò la testa e poi cadde all’indietro ridendo come un pazzo.
“Uh, Allen! Santo cielo, sembra ti abbiano fatto bere tre bottiglie di sciroppo, con quella faccia!”
“Idiota!”
Mana si mise di nuovo seduto, il gomito sul ginocchio e la testa poggiata sul palmo della mano.
“Che hai da guardarmi, adesso?”
“Proprio niente. Sei diverso, eh…”
“Ma diverso da che? Sei strano, vecchio.”
Stettero un po’ in silenzio. Mana sembrava fissare qualcosa dietro di lui, e Allen si girò persino a guardare ma non vide altro che la tenda lercia del circo.
Si sentiva triste, quella sera. Si avvolse di più nella coperta e cercò di smorzare quel senso di irrequietezza che sentiva proprio nel petto, fino alla gola.
“Mana?” sussurrò, ma forse l’altro non lo sentì perché non rispose.
Poi si gettò fra le sue braccia, senza nemmeno sapere il perché; si accoccolò sul suo petto più vicino che poteva, voleva solo abbracciarlo, voleva fargli capire quanto gli voleva bene. “Papà” singhiozzò, e cominciò a piangere, perché era l’unica cosa che un bambino incapace di sorridere potesse fare.
Mana gli carezzò delicatamente i capelli, cullandolo piano “Non preoccuparti – sussurrava – ti proteggerò io. Fuggiremo. Non ci troveranno. Non preoccuparti”
Allen non lo sentiva, immerso com’era fra le sue braccia; con un sospiro soddisfatto si asciugò il volto sulla sua maglia enorme, stringendo la stoffa come se volesse imprimersela fra le dita. Si addormentò col volto disteso, avvolto dal calore e da un senso di sicurezza che non aveva mai provato prima.
Mana lo stringeva forte, gli occhi puntanti di fronte a sé, sorridendo fino a farsi dolere le guance.
















Note di L i a r:
Qualcuno mi spieghi perché fra la lista dei personaggi non c'è Mana. /:
Il titolo è quello della centosessantasettesima night del manga. Pensavo fosse adatto, e in ogni caso la fanfiction è strettamente collegata agli avvenimenti di quella night e di quella precedente, così mi sono presa la briga di scopiazzare il titolo...chiedo venia.
Oh, il prompt di questa fic è il 23-famiglia.
  
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