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Autore: Danu    07/02/2011    1 recensioni
Lei vive da tutta la vita in un villaggio in mezzo alle montagne. Lui non è mai rimasto in un posto fisso.
Al villaggio ogni primavera arrivano i nomadi e Lydia sa che farebbe meglio a non avvicinarsi per nessun motivo a uno di loro. Ma trascinata dall'esuberanza e la spensieratezza di sua sorella, promesse e matrimoni segreti, attrazioni e nuove libertà, si troverà costretta a scegliere tra un matrimonio senza amore, ma con la certezza di un futuro sicuro, e un sentimento a cui per nulla al mondo vorrebbe rinunciare.
"“Vorrei proprio vedere come reagirebbero, o anche solo sentire cosa direbbero, se ti sapessero fuori la notte da sola nel bosco. Se ti sapessero qui sola. Con me.” Mi guardò con fare allusivo sapendo che avrei capito e che sarei diventata rossa.
“Non ho scelto di venire io qui.” ribattei sulla difensiva non sapendo bene come scusarmi.
“Sì, invece. Non sono io che ti ho chiesto di uscire la notte, anche perché non te l’avrei chiesto.” Lo guardai interrogativa e lui rispose guardandomi con aria accattivante e provocatoria: “Sarei direttamente venuto a prenderti."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passò una settimana.

Mia madre guariva lentamente grazie alle cure di Lady Fortuna e tornava ad essere sempre più se stessa. Ogni volta che entravo nella tenda mi guardava con evidente disapprovazione e cercava continuamente di distogliere la mia attenzione dalle lezioni di Lady Fortuna.

Non aveva espresso chiaramente la sua opinione al riguardo, ma sapevo benissimo che non voleva. Disdegnava gli insegnamenti di quella donna proprio perché venivano da lei, nonostante grazie a quelli stesse sempre meglio.

Nonostante questo, continuavo a chiedere spiegazioni per ogni minima cosa. C’erano così tante piante e fiori che iniziavo a vedere veramente ora: lavanda, menta, rosmarino, ginepro, malva, melissa e tante altre. Non volevo smettere di imparare. Non capii subito cosa volesse dire quell’affermazione che continuava a ripetersi nella mia testa ogni volta che mia madre mi guardava male: poteva essere insignificante, ma mi stavo ribellando.

Quella settimana non cambiò solo i miei atteggiamenti, rendendomi meno insicura e più prona ad inseguire i miei obbiettivi, se così si potevano chiamare, ma mi fece capire davvero cosa voleva dire Gabriel quando pronunciava la parola vivere. Mi sentivo molto più a mio agio con me stessa, molto più reale, non più l’ombra che si nascondeva dietro le sottane di Charlotte.

Lo notò anche Gabriel perché ogni volta che parlavamo, che ci incontravamo il suo sguardo non osservava più soltanto, ma parlava. Non sapevo cosa pensare: era cambiato il modo in cui mi vedeva? O ero io che non mi ero davvero accorta di come mi guardava?
Il suo sguardo scuro sembrava parlare al posto delle sue labbra che, quando mi guardava in quel modo, rimanevano serrate. E quello sguardo mi rendeva incredibilmente inquieta.

“Sai qual è la cosa più bella? Di questa vita, intendo.” Mi disse un giorno.

Eravamo seduti fuori dalla tenda una davanti all’altro. Stavo sfogliando il libro sul quale Lady Fortuna aveva segnato tutto quel che sapeva sulle piante, sulle malattie e sulle possibili cure. Molta gente vedendolo l’avrebbe chiamato grimorio, per questo la guaritrice aveva esitato prima di lasciarmelo leggere, ma ormai avevo da tempo iniziato a capire il sottile confine tra ciò che si diceva in giro e la verità.

La nomade scriveva con una calligrafia nitida e così elegante e precisa che mi meravigliai e le chiesi dove avesse imparato. Saper scrivere e leggere è come saper combattere con spada e difendersi adeguatamente con uno scudo, un buon attacco e un ottima difesa., aveva risposto senza chiarire null’altro che la sua opinione riguardo all’importanza di essere almeno minimamente istruiti.

“Quale?” gli chiesi sollevando lo sguardo e trovando subito il suo.

Abbassò gli occhi sul violino che aveva in grembo e iniziò a seguirne distrattamente i contorni con le dita.
“Non sapere mai cosa accadrà il giorno dopo. Non sapere quale sarà il tuo futuro, se non in parte.”

Lo guardai insicura. Io avevo sempre desiderato un avvenire sicuro. Non sapevo come rispondergli, quindi optai per la verità. “Io so già quale sarà il mio.” Risposi semplicemente.

“Ah, sì? E quale sarebbe, veggente? Continuare a vedere in faccia sempre le stesse ottuse persone?” mi prese in giro.

“Beh, probabilmente. Prima di tutto, mi sposerò, sarò una moglie, una madre. Aiuterò mio marito nel suo lavoro.” Risposi tornando a fissare il libro sentendo le guance diventare bollenti.

Sentivo il suo sguardo sul mio viso. Cosa avrebbe detto ora? Se da una parte speravo che non mostrasse il minimo fastidio, dall’altra la prospettiva di vederlo reagire non mi sembrava poi così cattiva e imbarazzante.

“Ti sposerai presto, a quanto pare.” Disse accennando alle mie guance. “Sai, non tutto è sempre così certo come sembra.” Aggiunse poi.

Alzai lo sguardo e notai la sua espressione giocosa. Lo guardai per un attimo negli occhi e quello mi bastò per capire che non era così divertito, dopotutto.
“C-cosa intendi?”

“Intendo dire che l’avvenire non è mai certo. Io credevo che avrei lavorato la terra per tutta la vita e invece faccio tutt’altro.” Rispose. “Anche tu potresti essere tutt’altro che la brava moglie di un falegname. Non si sa mai.” Ammiccò.

Arrossii ancora di più, se possibile, e rimasi in silenzio. Cosa avrei dovuto dirgli? E come avrei dovuto interpretare le sue parole? Chiusi gli occhi per un attimo: quella conversazione stava andando dritta verso argomenti pericolosi.

Cambiai discorso. “Quanto conosci Lady Fortuna?”

Lui mi lanciò un’occhiata divertita consapevole del mio imbarazzo. “Molto e poco. E tu quanto conosci te stessa?”

Gli sorrisi. “Molto e poco, credo. Cosa sai?”

“So che è una brava donna, una buona guaritrice, una leale amica. Cosa vuoi sapere?”

Esitai un attimo: avevo ingenuamente sperato che mi raccontasse di più senza espormi troppo, ma evidentemente Gabriel aveva capito il mio gioco. “Non mi chiedi niente in cambio?” gli chiesi più per scrupolo ricordando che ero ancora in debito con lui.

Anche lui sembrava ricordarsene perché sorrise con malizia. “Potrei, in effetti.”

Lo guardai sconsolata pronta ad accettare, ma mi astenni per un attimo ricordando in che modo aveva barato l’altra volta. “Come farò a sapere che le informazioni che mi darai saranno davvero ciò che mi serve?”

“Potresti fidarti.”

“No.”

“Va bene, dimmi prima cosa vuoi sapere e poi ti dirò cosa so.”

Sorrisi soddisfatta prima di chiedergli nuovamente seria. “Perché Lady Fortuna dice che mia madre è una sua rivale?”

Gabriel fece una smorfia. “Non so molto. Ma quel che so ha bisogno di qualcosa in cambio.”

“Cosa vuoi?”

“Una promessa.” Disse con fare solenne.

“Quale?”

“La prossima settimana verrà il 30 aprile, Beltane. Verrai?” chiese fissandomi negli occhi come per cogliere il minimo segno di una bugia.

“Verrò, lo prometto. Ma perché…?”

“Me l’ha chiesto Lady Fortuna. Visto che sto per rivelarti qualcosa sul suo misterioso passato, le assicuro la tua presenza alla festa.” Mi disse scrollando le spalle.

“Dimmi ora.” Lo incitai.

“So poco, davvero poco. Lady Fortuna non ama parlare di sé, se non l’hai ancora notato.”

Annuii pensando a come deviasse il discorso ogni volta che si toccava il suo passato.

“So una cosa soltanto: qualunque sia il motivo del loro astio, di mezzo c’è tuo padre.” Mi disse a voce così bassa che dovetti avvicinarmi un po’ di più.

“In che modo?”

“Non lo so per certo, ma credo che fossero molto vicini.” Rispose. “Non so cosa accadde.”

Lo guardai disorientata rimuginando su ciò che avevo appreso. 




Sinceramente, mi faccio paura da sola.  ;)
 

   
 
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