Grazie Ally per la recensione, scusa se non ti ho risposto ma sono un po' occupata con lo studio e non ho avuto molto tempo, spero che anche questo capitolo ti piaccia ^__^
Grazie a tutti quelli che hanno letto senza recensire, spero continuerete a seguirmi ^_^
CAPITOLO 3 – FIRST CONTACT
Marika si svegliò di soprassalto, guardando d'istinto Kevin mentre ripensava al sogno che aveva fatto. Non si era accorta di essersi addormentata.
Le si gelò il sangue nelle vene quando vide il ragazzo immobile con gli occhi chiusi. Prima di farsi prendere dal panico, però, assurdamente, pensò che forse non era un semplice sogno, e che quella presenza, forse era la stessa persona (ammesso che fosse una persona) che aveva salvato Kevin qualche settimana prima. Si alzò in piedi e si avvicinò, con non poca paura, all'amico.
Si era solo addormentato.
E questa volta era un sonno tranquillo, non il solito sonno agitato e dolorante degli ultimi giorni.
Marika alzò gli occhi al cielo, ringraziando mentalmente il loro alleato misterioso.
Dalamar ci era riuscito.
Era riuscito a dare un po' di sollievo a Kevin, che ora si godeva il meritato riposo.
Appena sveglia, Marika si era spaventata, ma forse aveva creduto che non fosse stato un semplice sogno, e aveva collegato lui alla presenza che il ragazzo le aveva raccontato di aver visto accanto a lui molte volte in quell'ultimo periodo.
Il ragazzino era ancora in gravi condizioni, ma l'angelo era riuscito a ridurre un poco l'infiammazione, quel tanto che bastava perchè riuscisse a dormire e rimettersi in forze.
Non aveva potuto guarirlo principalmente per due motivi.
Il primo era che se avesse agito deliberatamente, nemmeno Castiel avrebbe potuto salvarlo da una severa punizione.
Castiel non era quel crudele e freddo angelo che amava far credere di essere.
Certo non era un ribelle, e nemmeno un simpaticone, ma in fondo aveva un animo buono.
Nessuno gliel'aveva mai detto esplicitamente, ma Dalamar aveva il fondato sospetto che il suo superiore qualche volta aveva ignorato le sue malefatte, evitandogli una marea di punizioni se non la pena di morte quando aveva disobbedito.
Il secondo motivo, era che fondamentalmente, non era abbastanza potente da riuscire a guarirlo.
Nonostante fosse già in una delle più importanti guarnigioni del paradiso, era troppo giovane perchè i suoi poteri fossero pienamente sviluppati.
Era un soldato semplice, ma questo perchè Castiel l'aveva voluto con lui prima del tempo, perciò aveva imparato a sopperire con l'abilità con coltello la carenza di poteri.
Se ne stava seduto sulla scrivania di Marika, invisibile e silenzioso, guardandola sorridere dolcemente mentre accarezzava la fronte sudata dell'amico. La vide lasciarsi andare a un sospiro di sollievo una volta constatato un miglioramento delle sue condizioni.
Ad un tratto si alzò il piedi, guardandosi intorno come sentendosi osservata, si voltò, e Dalamar si bloccò, improvvisamente teso. Marika lo stava guardando dritto negli occhi.
Non può vedermi! Non può! pensò in un attimo di panico salvo poi recuperare il controllo, ricordando che comunque si era reso invisibile.
-So che ci sei, da qualche parte. So che non sei stato un sogno- parlò a sorpresa la ragazzina -Grazie-
Con un sorriso, Dalamar si guardò intorno, cercando un modo per risponderle, quando poi, alla fine, vide proprio accanto a lui dei fogli bianchi e dei colori.
Nelle sue scorribande sulla terra aveva visto una cosa una volta. Un disegno di due ragazzi, un maschio e una femmina, che si baciavano. Richiamò a sè quell'immagine.
Marika non credeva ai suoi occhi.
Si era sentita osservata, ma non in un modo fastidioso e inquietante. Semplicemente avvertiva da qualche parte, non troppo lontana, la presenza che le aveva fatto visita in sogno. Credeva alla fine di averla localizzata, o localizzato, visto che aveva parlato di sè al maschile. Si fermò un attimo, come a osservarlo più attentamente. Quando alla fine fu certa che fosse esattamente dove stava pensando che fosse, parlò, ringraziandolo.
Per un attimo non successe niente, eccetto il fatto che il suo cervello le stava dicendo che stava facendo una pazzia, ma all'improvviso, le sue matite colorate presero vita, una per volta, esattamente come se una mano invisibile stesse disegnando.
Si avvicinò al tavolo, un po' esitante, ma non spaventata.
Da quello che le aveva raccontato Kevin, se avesse voluto farle del male lo avrebbe già fatto.
A una velocità decisamente inquietante, un disegno stava prendendo vita su quel foglio. Due persone che si baciavano, completato da una scritta.
"Grazie di non esserti arresa"
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