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Autore: Soe Mame    08/02/2011    8 recensioni
Principi, fate, sovrani, strane creature, streghe, corvi e le conseguenze di un invito mancato, nella storia della Bella Addormentata nel bosco con i personaggi di Yu-gi-oh!.
Genere: Demenziale, Generale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

PROLOGO



Un leggero vento fresco soffiava nelle silenziose vie del regno d'Egitto, cullando il sonno dei suoi abitanti.
Nel cielo notturno, la bianca luna illuminava le piccole case, il maestoso castello, avvolgendoli in una delicata atmosfera di pace; i suoi raggi argentei giocavano ad intrecciarsi con i lunghi capelli nivei della regina Kisahrah, affacciata al balcone della sua stanza, i suoi sospiri affranti che si fondevano con quelli pacati del vento che le accarezzava il viso candido.
"Come vorrei che il mio desiderio fosse esaudito..." si disse, abbassando i tristi occhi di zaffiro, ormai rassegnata.
Giunse le mani, quasi sperando in un miracolo: "Se solo mi fosse concessa la gioia di un figlio...".
- Kisahrah. -.
La donna si voltò, distolta dai suoi pensieri dalla voce dell'uomo dalla pelle scura che l'aveva raggiunta sul balcone.
Suo marito, il re Sehth.
- Perché sei ancora sveglia? - le chiese il re, accarezzandole una guancia pallida.
La regina sorrise, un sorriso amaro: - Il motivo è sempre lo stesso, marito mio. Forse mi prenderai per una sciocca ma... io desidero davvero tanto che le nostre giornate vengano allietate dalla presenza di un nostro bambino. -.
A quelle parole, il re arrossì, distogliendo lo sguardo per un istante; quando tornò a guardare sua moglie, scosse la testa: - Non sei una sciocca, Kisahrah. - le disse, con voce confortante: - Sono sicuro che, un giorno, gli dei ascolteranno la nostra preghiera e ci doneranno un figlio. -.
La regina annuì, visibilmente poco convinta: erano ormai mesi che suo marito le ripeteva quella frase, ma quel "un giorno" sembrava non giungere mai.
Avevano provato di tutto: avevano trascorso interi giorni ad ispezionare tutti i campi di cavoli del regno, nella speranza di trovarvi sotto un neonato; avevano ingaggiato tutti gli apicoltori d'Egitto per far spuntare fuori un bambino dai fiori; si erano avventurati per paludi, fiumi, laghi e campi alla ricerca di cicogne in grado di portar loro un figlio.
Avevano infine riposto le loro speranze nell'ultima possibilità, nonché la prima che avevano scartato: la riproduzione sessuata.
Purtroppo, neppure quella aveva dato risultati.
- Su... - le sussurrò Sehth, dolcemente: - Per tirarti su di morale, ti ho portato la tua bevanda preferita. -.
Kisahrah alzò lo sguardo, i suoi occhi s'illuminarono: - Una cioccolata calda con sopra una montagna di panna? -.
- No, acqua. -.
La regina osservò il bicchiere che il re le mise in mano, delusa.
Non che l'acqua non le piacesse, anzi, era molto fresca e dissetante, ma, per essere consolata, aveva sperato in qualcosa di meno incolore, meno inodore e meno insapore...
- Ti ringrazio. - sospirò, portandosi il bicchiere alle labbra.
In quel momento, dall'acqua nel calice di vetro emerse un tenero gamberetto rosato che, con un'adorabile vocina acuta, esclamò: - Non temere, regina Kisahrah! Presto il tuo desiderio sarà avverato! -.
Detto questo, si rituffò nel bicchiere, sparendo in un guizzo rosa.
Gli increduli occhi azzurri di Sehth e Kisahrah rimasero fissi sul calice tra le mani della regina, finché quest'ultima non osò spezzare il silenzio caduto fra di loro: - Marito mio... - mormorò, deglutendo, agitata.
- Sì, moglie mia? -
- ... io quest'acqua non la bevo. -.

Nove mesi dopo, l'intero regno d'Egitto fu in festa per la nascita del primogenito della famiglia reale.
Festoni colorati addobbavano ogni via, fiori di ogni forma e dimensione adornavano le porte delle case; i pasticceri sfornavano dolci con sopra il nome del nuovo nato, i fruttivendoli e i verdurai componevano arcimboldeschi quadri raffiguranti la nuova Famiglia Reale, i panettieri scolpivano statue di bambini nel pane, i negozi di vestiti facevano sconti del 90% su tutti i capi e i treni arrivavano in orario.
Per la presentazione del principino al mondo, erano state invitate le più importanti personalità dei regni vicini.
- Oh, duca Pehgahsus! - salutò un anziano uomo dai capelli grigi dal bizzarro taglio a stella, avvicinandosi ad un distinto uomo in abito rosso, accompagnato da una bella dama dai lunghi capelli biondi, in abito azzurro: - Anche voi siete stato invitato? -.
- Certamente, re Sugorokuh. - rispose il duca del ducato di Toon, chinando il capo d'innanzi al re del confinante regno di Domino: - Questa è una giornata davvero lieta. - sorrise.
- Senza contare... - intervenne la donna al suo fianco, la duchessa di Toon: - ... che, in onore della regina Kisahrah, tutti coloro che hanno i capelli bianchi saranno trattati con estremo riguardo e potranno tranquillamente fare compere addebitando tutto sul conto del marchese Aknahdinh. -.
- Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooo! - una voce maschile, appartenente ad un anziano, risuonò nell'aria, venendo tuttavia semplicemente ignorata.
- Ma Cyndyah! - la riprese Pehgahsus, imbarazzato, come se non avesse già approfittato di questa possibilità comprando due alberghi nella periferia d'Egitto, forte dei suoi lunghi capelli argentati. Il re Sugorokuh ridacchiò, passando oltre i due sposi ed entrando nella grande sala del trono: un luogo immenso, bianco come l'inverno, ma senza trasmetterne lo stesso freddo; delle elaborate vetrate azzurre facevano da finestre lungo tutto il perimetro della sala, donando un curioso colorito celeste alla luce che vi filtrava.
La sala del trono del regno d'Egitto era un luogo surreale, quasi etereo.
In quell'atmosfera quasi paradisiaca, il re Sehth e la regina Kisahrah si trovavano ai lati della culla azzurra in cui il principino riposava, sereno.
- Oh, guarda, marito mio... - disse Kisahrah, non badando minimamente alla folla che cominciava a radunarsi nella sala: - Ha la tua pelle! -.
- E ha il tuo... ehm... - Sehth fu in difficoltà: il principino non aveva assolutamente nulla di sua madre.
- Il tuo... ehm... uhm... dunque... ecco... ha una testa. Due braccia. Due mani. Due gambe. Due piedi. Un busto. E' proprio come te! - esclamò il re, convinto.
Kisahrah sorrise, felice come non mai.
- Miei signori. -.
Avvolta in svolazzanti abiti chiari in netto contrasto con la sua pelle scura, i lunghi capelli neri che le ricadevano sulle spalle, i seri occhi azzurri fissi di loro, quasi li stesse scrutando fin nel profondo dell'anima, una donna s'inchinò d'innanzi ai due sovrani, catturando la loro attenzione.
- Oh, Uccello del Mal- ehm, Ysys! - la salutò Kisahrah, mentre tutti gli uomini presenti provvedevano a fare i dovuti scongiuri: - Siete riuscita ad essere presente alla festa in onore del nostro bambino! - sorrise nervosamente, afferrando la mano di suo marito, agitata: - Mi era stato detto che eravate impegnata nell'esplorazione di una cava sotterranea... -.
- Sì. - confermò la donna, Ysys: - Tuttavia, la cava sotterranea è crollata non appena ho fatto notare al capo della spedizione la presenza di strane crepe che avrebbero potuto compromettere la sicurezza del luogo. -.
La donna dalla pelle scura si voltò, notando un uomo avvicinarsi ad una sedia nei pressi di una tenda: - Stiate attento, signore! Quella sedia potrebbe ribaltarsi! - lo avvisò.
Sfortunatamente, non appena l'uomo si sedette, la sedia cadde a terra, tirando la tenda alle sue spalle e facendola precipitare sul malcapitato, assi di legno sostenitrici comprese.
I due sovrani ebbero molta paura.
- Con permesso, vado a prendere posto. - annunciò Ysys, trovando facilmente una sedia libera grazie all'improvvisa fuga di tutte le persone presenti nel raggio di cinque metri.
- Perché l'Uccello del Malaugurio è qui? - chiese Kisahrah, con un bisbiglio preoccupato.
Sehth cercò di rimanere impassibile, nonostante l'evidentissima preoccupazione sul suo volto: - Mi sono premurato di invitare tutti coloro dotati di poteri magici presenti nel regno e nei regni vicini. Non sia mai di incorrere nella vendetta di qualche strano essere dotato di inquietanti poteri... -.
La regina annuì, ammettendo che suo marito non aveva tutti i torti.

La festa in onore del piccolo principe Aurathem era ormai iniziata.
Nei colori della festa e con il sottofondo di musiche allegre, il popolo e i nobili portarono i loro doni, le nobildonne andarono a complimentarsi con la regina per il bel bambino che aveva avuto dopo averlo tanto desiderato.
In quel momento, il portone della sala del trono si aprì, portando l'attenzione di tutti sulle due figure che ne varcarono la soglia, volando elegantemente a cavallo di scope: l'una, più grande, risaltava nel suo raffinato tailleur rosso, in coordinato con il cerchietto tra i capelli castani che le accarezzavano le spalle; l'altra, più piccola, sembrava un delicato germoglio, nella sua camicia da notte verde, con tanto di pantofole e cappello con ponpon, i lunghi capelli castano chiaro che le incorniciavano un tenero volto dai tratti dolci.
- La signorina Anzauna e la signorina Shizulora! - annunciò un paggio, mentre tutti i presenti lasciavano libera la strada alle due fate, nonostante esse fossero ancora sospese sopra le loro teste grazie alle loro scope e non avessero dunque bisogno di spazio sul pavimento.
- SPOOOOOOOSTAAAAAAAAAAAAATEEEEEEEEEEEVIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! -
Un lampo azzurro attraversò la sala in un istante, andando a schiantarsi in un remoto angolo talmente lontano da risultare invisibile alla vista.
Seguirono rumori di qualcosa che si rompeva, qualcosa che crollava, sirene della polizia e delle ambulanze, un megafono che pronunciava frasi incomprensibili e strani versi di galline che si davano alla fuga (?).
Poco dopo, piuttosto malridotta, la terza fata riemerse, aggiustandosi il bizzarro copricapo tubolare blu che indossava, i lunghi capelli castani completamente spettinati, il bizzarro vestito azzurro, abbastanza scollato da mettere bene in risalto la sua carnagione scura, che aveva visto tempi migliori.
- La signorina Manerella! - annunciò il paggio di prima, con quello che parve un sospiro esasperato.
- Te l'avevamo detto di andare piano! - esclamò Anzauna, volando fino ad esserle accanto, subito imitata da Shizulora.
- I freni sono rotti! - gemette Manerella, mostrando un indefinito ammasso di saggina e legno.
- Impossibile. - la contraddì la fata più grande, tranquillamente.
- No, no, sono proprio rotti! - insistette la fata azzurra: - Quando ho provato a fermarmi, non sono neppure riuscita a trovarli, i freni! -.
- Non li hai trovati perché non ci sono. - sorrise timidamente Shizulora, con un sorriso imbarazzato.
Manerella rimase con la bocca e gli occhi spalancati, incapace di commentare.
- Ehm... -
La voce della regina Kisahrah fece ricordare alle tre fate di essere appena giunte nella sala del trono e che una di loro ne aveva appena fatto crollare un pezzo di muro.
Ma quest'ultima era un'informazione di cui solo Manerella era a conoscenza.
- Maestà! - salutarono prontamente le tre fate, due di loro scendendo dalle scope, ponendosi d'innanzi ai due sovrani e facendo loro un profondo inchino.
- E' un piacere vedervi qui, fate. - sorrise Kisahrah.
- E' un piacere per noi essere qui! - trillò Manerella, allegra.
- Siamo liete dell'invito! - ringraziò Shizulora, con un sorriso dolce.
- Per ringraziarvi dell'invito e per onorare la Famiglia Reale, concederemo al principe i più bei doni che si possano desiderare. - disse Anzauna, sorridendo: - Ma ognuna di noi potrà fargli un solo dono, uno soltanto. - spiegò.
Le tre fate fecero sparire le scope - o ciò che ne rimaneva - per poi far spuntare sulle proprie schiene delle piccole ali da farfalla e volare vicino la culla del principino.
- Com'è dolce! - esclamò Shizulora, giungendo le mani, gli occhi color nocciola che le brillavano.
- Quant'è puccioso! - quasi urlò Manerella, vivace, svolazzando intorno la culla come per osservare il neonato da più angolazioni.
- E' adorabile! - sospirò Anzauna, intenerita.
- Guardate quant'è tenero! -
- E guardate che belle guance! -
- E guardate i piedini! -
- Le manine! Le manine! -
- Che nasino carino! -
- Che orecchie piccole! -
- Ehm... -
La voce del re Sehth riportò le tre fate alla realtà.
- Sì, dunque... - si riprese, pratica, Anzauna, materializzando nella propria mano una bacchetta da direttore d'orchestra: - Il mio dono è il dono della bellezza. - annunciò: - Come il bronzo più puro rilucerà la sua pelle, come pure ametiste splenderanno i suoi occhi e sembreranno di seta, al tocco, i suoi capelli. -.
Dalla culla del neonato si levò uno sbuffo di fumo bianco, preceduto da un "PUFF!".
Kisahrah e Sehth lanciarono ad Anzauna delle occhiate allarmate.
- Non temete! - li rassicurò la fata rossa, con un sorriso tranquillo: - E' normale! - disse, tirandosi giù una manica per nascondere la formula che si era scritta sul polso dopo averla trovata sul suo grimorio cercando un incantesimo che suonasse carino.
Il dizionario delle similitudini ad effetto e l'inversione soggetto-complemento da vero linguaggio fantasy arcaico avevano fatto il resto.
Fu il turno di Shizulora.
La fata verde si avvicinò al neonato, sorrise in tutta la sua dolcezza e fece apparire una bacchetta simile allo stelo di un fiore: - Io gli donerò una voce meravigliosa. - annunciò: - Nessuno avrà mai una voce più bella e affascinante, una voce che sarà in grado di dargli un animo nobile ed un carattere estrove... e... e... etciù! -.
Shizulora starnutì e l'incantesimo si attivò inavvertitamente.
Dalla culla del neonato si levò uno sbuffo di fumo nero, preceduto da un "PUFF!".
Silenzio.
- Anche questo è normale? - si azzardò a chiedere Kisahrah, gli occhi sgranati.
Silenzio.
- Certo. - rispose Shizulora, decisissima, nonostante l'improvviso pallore.
Silenzio.
- Anche se, forse, il principino non avrà esattamente un carattere estroverso... - precisò la fata verde, lo sguardo fisso sul bambino.
Silenzio.
- Però avrà una bellissima voce! - esclamò, con un sorriso sereno.
- Ah, allora va bene. - disse Kisahrah, con un sospiro di sollievo, mentre l'intera sala si rilassava dopo quel momento di assoluta tensione.
- E' questa la cosa importante. - concordò Sehth, le braccia conserte.
Era giunto il turno di Manerella.
Anzauna e Shizulora pregarono tutti i pantheon esistenti per la buona riuscita dell'incantesimo; Sehth e Kisahrah erano leggermente preoccupati.
Manerella fece apparire il suo nodoso bastone azzurro e si avvicinò al piccolo Aurathem.
- Mio piccolo principe. - sorrise, cominciando ad agitare il bastone: - Il mio dono è... -.
Si fermò, indecisa.
Si portò l'indice alle labbra, facendosi pensierosa: - Mmm... vediamo... cosa potrei donarti, mio piccolo principe? -.
- Ma non ti sei preparata un dono da fargli? - le sussurrò Anzauna, sconvolta.
- Ho avuto poco tempo per pensarci! - ribatté Manerella, a bassa voce, continuando a riflettere.
- Hai avuto nove mesi! - le fece notare Shizulora, in un pigolio.
- Beh, i doni più fighi ve li siete presi voi due! - sospirò la fata azzurra, senza ancora aver trovato un dono da fare al principe.
- Problemi? - domandò Kisahrah, perplessa, notando le tre fate parlottare tra di loro.
- No, no! - risposero le tre fanciulle, con ampi sorrisi di assoluta colpevolezza.
- Ah! - esclamò Manerella, d'un tratto: - Ho trovato! -.
Si sistemò di fronte alla culla ed alzò il bastone, pronta a fare il suo incantesimo.
Si sistemò il cappello sulla testa.
Si lisciò i lunghi capelli castani.
Controllò se avesse unghie spezzate.
Controllò che il bastone fosse perfettamente verniciato.
- Manerella! -.
- Un attimo, un attimo! Quanta fretta! - sbuffò, contrariata dal fatto che non potesse prendersi quelle sei-sette ore per prepararsi.
Sorrise al bambino: - Mio piccolo principe, il mio dono è- -.
Tutte le vetrate s'infrasero nello stesso istante, in una pioggia di schegge di vetro.
I presenti urlarono, spaventati; la regina Kisahrah corse a fare scudo al bambino, il re Sehth si precipitò a fare scudo a sua moglie.
- Non ho ancora fatto niente! - protestò Manerella, scioccata.
Il grande portone d'ingresso si aprì con una violenta folata di vento, un gigantesco essere mostruoso entrò nella sala, quasi riempiendola del tutto con la sua mole.
Un essere oscuro, con occhi di fuoco, un volto minaccioso, il corpo per metà umano e per metà serpente.
- Cos'è questo essere? - chiese Sehth, in un sibilo, gli occhi ridotti a fessure.
Kisahrah non parlò; dalla sua gola uscì, però, un ringhio che ben poco aveva di umano.
L'essere oscuro non rispose, né azzardò alcuna mossa.
Nella sala cadde di nuovo il silenzio.
Silenzio.
C'era molto silenzio.
Nella sala c'era davvero tanto silenzio.
I presenti scrutavano gli occhi di fuoco del mostro.
Gli occhi di fuoco del mostro scrutavano i presenti.
Scrutavano i presenti gli occhi di fuoco del mostro.
Scrutavano gli occhi di fuoco del mostro i presenti.
I presenti gli occhi del mostro di fuoco scrutavano.
Del mostro gli occhi scrutavano i presenti di fuoco.
Tutto ciò nell'assoluto silenzio.
- ... beh? - fece Manerella, alzando un sopracciglio.
- Se hai qualcosa da dire, parla, mostro! - intimò il re, senza farsi intimidire dall'aspetto spaventoso della creatura che aveva d'innanzi.
- Se il sommo re volesse spostare lo sguardo una decina di metri più in basso, potrebbe magicamente capire molte cose. -.
Istintivamente, tutti guardarono diversi metri più in basso dagli occhi di fuoco del mostro; a circa altezza d'uomo, individuarono una strana figura.
Una lunga giacca nera a coprire il fisico dalla pelle scura, un gonnellino ugualmente nero come unico vestiario, una cicatrice a deturpargli metà del viso e capelli bianchi in contrasto con tutto il resto, un uomo aveva fatto il suo fin troppo appariscente ingresso nella sala del trono.
Spaventando i presenti.
Rompendo tutte le vetrate.
Demolendo parte del soffitto a causa dell'altezza del mostro alle sue spalle.
- Ma lui è... - lo riconobbe Anzauna, trattenendo il fiato.
- Ma lui è... - le fece eco Shizulora, coprendosi la bocca, gli occhi sgranati per lo shock.
- Ma lui è...? - chiese Manerella, perplessa.
- Non sarà mica... - sussurrò Kisahrah, indietreggiando, spaventata.
- Non sarà mica... - mormorò Sehth, gli occhi spalancati per l'incredulità.
- Non sarà mica...? - domandò Manerella, guardandosi intorno nella speranza che qualcuno si degnasse di completare almeno una frase.
- Bastava lo dicessero solo un paio di persone, eh... - disse l'uomo, mettendo le braccia conserte, con un certo disappunto.
- Lui è la strega Malikura! - rivelò Pehgahsus, abbracciando una spaventata Cyndyah.
Malikura si voltò verso il duca, alquanto contrariato: - Ma ti sembro una strega? -.
- In effetti, caro, quell'uomo ha molto poco di femminile... - mormorò Cyndyah, gli occhi fissi sul fisico scultoreo che si riusciva ad intravedere dalla giacca aperta.
- Cara! - si scandalizzò il duca, scioccato.
- A cosa dobbiamo questa entrata in scena così devastante? - sibilò il re Sehth, una fin troppo evidente nota di rabbia nella voce malnascosta da un volto glaciale.
- Oh, chiedo perdono per i danni. - si scusò Malikura, minimamente dispiaciuto, alzando le spalle: - Ma ormai è successo. -.
Puntò i suoi occhi chiari sulla culla del principino, con uno strano sorriso che, su una persona normale, sarebbe stato decisamente inquietante; su di lui, sembrò una condanna a morte pronunciata da un essere estremamente sadico: - Come è successo il fatto di non essere stato invitato alla festa in onore del sommo principino. -.
- Cosa? - balbettarono le tre fate, confuse.
Kisahrah guardò suo marito, spaventata: - Avevi detto di aver invitato tutti coloro che sono dotati di poteri magici... - ricordò, in un sussurro.
Sehth annuì, deciso: - E' così, infatti. -.
Si fece avanti, minimamente spaventato dalla strega/stregone/essere indefinito/coso/gnocco che aveva di fronte: - Sono stato io personalmente ad invitare tutte le persone dotate di poteri magici presenti nell'intero regno e nei regni confinanti. Sono stato io a scendere dalla mia reggia, con il freddo mattutino, con la vestaglia con sopra disegnati i draghi bianchi dagli occhi blu venerati nel regno e le pantofole in coordinato, ad andare fino alla cassetta della posta e ad imbucare tutti gli inviti! -.
- Altri particolari, caro? - fece Kisahrah, con un certo imbarazzo.
- Sì! - esclamò il re: - Quella mattina pioveva e avevo con me anche l'ombrello con sopra i draghi bianchi dagli occhi blu! -.
- Ma andarci di pomeriggio o non appena avesse smesso di piovere? -.
Le parole di Malikura sconvolsero Sehth come non mai: - Di pomeriggio? Appena avesse smesso di piovere? - ripeté, quasi balbettando: - Solo un folle rimanderebbe un simile compito solo per un paio di gocce di pioggia scrosciante ed un freddo polare! - esclamò, scandalizzato da ciò che quell'uomo aveva osato dire.
- Sta di fatto che io non ho ricevuto nessun invito! - puntualizzò Malikura, riportando l'attenzione sul problema principale.
- Deve essersi perso... - ipotizzò Kisahrah, pensierosa.
- Non abbiamo colpa del malfunzionamento delle poste! - affermò Sehth, il volto impassibile: - Se l'invito non vi è giunto, andate a distruggere l'ufficio postale. -.
- Si vede che non tenevate veramente a questo invito. - s'intromise una voce maschile, tranquilla.
Spuntato fuori da chissà dove e da chissà quanto lì presente, un ragazzo si avvicinò a Malikura, le numerose piume nere che indossava ondeggiarono ad ogni suo passo.
Un ragazzo dalla pelle di bronzo, dai lunghi capelli d'oro, gli occhi del colore e della bellezza delle ametiste, che al suo passaggio attirò l'attenzione di tutti i presenti, gli sguardi fissi non tanto sui pochi e succinti vestiti neri impiumati che indossava quanto più su quasi tutto il suo corpo lasciato scoperto.
- Manerella... - sussurrò Anzauna, scuotendo lievemente la fata azzurra per una spalla, gli occhi spalancati fissi su quella bellezza irreale: - Hai di nuovo evocato degli spiriti di gnocconi senza sapere come mandarli via? -.
- Non c'entro niente... - rispose Manerella, assente, guardando quei due splendori in nero apparsi nella sala del trono.
- Il loro abbigliarsi di nero in contrasto con i colori sgargianti della festa, il loro opporsi al nostro sovrano, i loro modi e i loro sguardi poco pacifici fanno chiaramente capire che non sono buoni e misericordiosi. - sussurrò Shizulora, portandosi una mano al cuore: - Però sono così belli... -.
- Cosa stai insinuando? - chiese Sehth al ragazzo piumato, riportando tutti alla realtà.
- Che, se veramente aveste voluto che l'invito arrivasse, vi sareste premurati di controllare che il mio signore avesse ricevuto la lettera. - rispose il ragazzo dai capelli dorati, con una tranquillità disarmante.
Parlava piano, pacatamente, ma ogni sua singola parola era detta con una strana malizia.
- Oh... - sussurrò Kisahrah, non sapendo come rispondere.
Si sentiva in colpa: forse quel ragazzo aveva ragione, forse avrebbero dovuto controllare e accertarsi che-
- Non farti incantare, moglie mia! -.
La voce di Sehth la scosse, facendole portare lo sguardo su di lui.
- Non lasciare che quell'essere manovri la tua mente! - le disse, serio, tornando a guardare i due figuri di fronte a sé.
- Manovrare, re Sehth? - ridacchiò il ragazzo piumato: - Sto solo dicendo le cose come stanno. Volete forse negarlo? -.
Il re rimase un istante in silenzio.
Non si sarebbe fatto sconfiggere in uno scontro verbale da quella bizzarra e stupenda creatura piumosa.
- Forse le cose stanno così... - ammise: - Ma mi sembra molto strano il fatto che tutti gli inviti siano arrivati eccetto il vostro. Non è che, forse, voi ne sapete qualcosa? -.
- Forse, l'invito è giunto presso il nostro castello, ma non è arrivato al mio signore. - ammise il ragazzo piumato, tranquillamente: - Forse è andato distrutto, forse è andato bruciato, chi lo sa? -.
Era ormai ovvio.
Quella specie di corvo aveva bruciato l'invito prima che Malikura potesse vederlo.
- Era vostra intenzione attaccarci e avete trovato un pretesto per farlo! - intuì Sehth, con un sibilo.
- In realtà no. - riprese la parola Malikura, dopo essersi limitato ad osservare il dialogo tra i due: - E, vi assicuro... non sono affatto offeso da questa vostra dimenticanza. -.
Tutti i presenti lo guardarono con occhi perplessi, non aspettandosi una simile frase da un uomo che aveva fatto irruzione nella sala del trono quasi distruggendola, per poi accusare i sovrani di non essere stato invitato.
Il ragazzo piumato lo fissò, alzando le sopracciglia dorate: - Ah, no? - fece, stupito.
- No. - rispose Malikura, tranquillamente, con tono rassicurante.
Se non fosse stato per quel suo ghigno sanguinario.
- E, per dimostrarvelo, farò anch'io un dono al principino! - annunciò.
Non faticando a percepire il pericolo, Anzauna, Shizulora e Manerella si frapposero tra Malikura e la culla, pronte a fare da scudo al piccolo Aurathem.
- Tu non toccherai questo bambino! - sibilò Anzauna, decisa.
- Dovrai prima passare sui nostri cadaveri! - lo sfidò Manerella, stringendo il suo bastone azzurro.
- Non mi sembra una gran frase da dire ad un tipo del genere... - notò Shizulora, in un sussurro agitato.
- Come se voi foste un problema... - sorrise il ragazzo piumato, con un sorriso fin troppo sinistro.
- Non ascoltate quel corvaccio! - esclamò Anzauna, cercando di celare alla vista le due fate più piccole, come per proteggerle.
- Malic. - specificò il ragazzo piumato, riducendo gli occhi a fessure.
- Non ascoltate Malik! - ripeté Anzauna.
- Malic, con la C! - precisò Malic, a denti stretti: - E' la forma abbreviata di "Malicorvo"! -.
- ... wow... - fece la fata rossa, ironica, gli occhi a mezz'asta: - Bel nome... -.
- Sarà bello "Anzauna"! - ribatté Malic, stizzito.
Le tre fate sgranarono gli occhi, sorprese: - Come fai a conoscere quel nome? - chiesero, in un simpatico coretto.
- Tutti conoscono Anzauna, Shizulora e Manerella, le tre pucciose fatine d'Egitto. - sospirò il ragazzo piumato, con noncuranza.
- Tutto ciò è molto interessante, Malic, ma mi sembra molto scortese far aspettare colui che sarà il nostro sommo re. - s'intromise Malikura, facendosi avanti: - E noi non vogliamo certo essere scortesi. -.
Le tre fate e la regina cercarono di proteggere la culla, il re fece per fermare Malikura, quando il gigantesco mostro alle spalle dello stregone frappose tra Sehth e il suo padrone la sua coda serpentina, impedendogli di avanzare.
- Il principe crescerà forte e sano, amato e stimato da tutti. - annunciò Malikura, mortalmente calmo, avvolto dal terrorizzato silenzio dei presenti.
Quando parlò di nuovo, le sue parole portarono il gelo nella sala: - Ma, fra sedici anni, egli indosserà una tiara alata, passerà sotto un arco risalente al quarto secolo, salirà le scale di legno di una torre, si fermerà al ristorante a metà strada, mangerà una bistecca, riprenderà il suo cammino, giungerà in cima alla torre, aprirà la prima porta a destra, entrerà in quella stanza, farà cadere un vaso Ming, darà una testata ad uno scaffale, guarderà fuori dalla terza finestra da sinistra presente nella stanza, vedrà una processione di gente vestita da bruco, si pungerà l'indice destro con un cactus infilzato sul fuso di un arcolaio e morrà! -.
- Oh, no! - gemette Kisahrah, abbracciando il suo bambino, spaventata, come per proteggerlo dalla ormai inflitta maledizione.
- E' crudele! - sussurrò Sehth, la voce soffocata, sconvolto.
- Quando si compiranno tutte queste azioni, il vostro prezioso pargolo morirà. - spiegò Malikura, tranquillamente.
- "Quando si compiranno tutte queste azioni"? - ripeté Malic, perplesso: - Vuoi dire che basta non se ne compia una sola per mandare a quel paese la tua maledizione? -.
Silenzio.
- ... grazie per averlo fatto notare, Malic. - sibilò Malikura, lanciandogli un'occhiataccia che avrebbe istantaneamente incenerito chiunque: - Dimmi perché ti tengo ancora con me... -.
Il successivo sguardo eloquente di Malic valse più di mille parole.
- Il principino è stato maledetto! - quasi urlò Cyndyah, scioccata.
- E' stata un'azione veramente crudele... - mormorò Pehgahsus, stringendo la donna a sé.
- Solo perché non gli è arrivato l'invito? - fece Sugorokuh, incredulo: - Che esagerato! -.
- A proposito... - la voce di Malikura distolse i presenti dai loro pensieri: - Già che ci siamo, approfitto dell'offerta della regina Kisahrah e addebito al marchese Aknahdinh tutti i danni causati dalla mia piccola creatura. -.
La voce di un anziano giunse, disperata, da chissà dove: - Ma ha distrutto mezzo regno! -.
- E allora? - fece lo stregone, tranquillo: - In quanto dotato di capelli bianchi, posso addebitarti tutto ciò che voglio. Quindi, paga. -.
- Nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo! -.
Malikura e Malic ignorarono l'urlo di Aknahdinh, subito coperto dalla voce del re Sehth: - Arrestate quello stregone e la sua prostituta ossigenata! - ordinò, fuori di sé dalla rabbia.
- Non permetto che si facciano simili insinuazioni su di me! - urlò Malic, irato: - Io sono biondo naturale! -.
Malikura lo afferrò per un braccio, facendogli segno di calmarsi: - Possiamo anche andarcene, ora. - gli disse, come se non avesse appena condannato a morte un bambino innocente.
L'uomo diede un ultimo sguardo ai sovrani: - Arrivederci, sommo re. - ridacchiò: - Mi auguro di essere invitato almeno al funerale del piccolo principe! -.
Prima che qualcuno potesse dire o fare qualsiasi cosa, Malikura, Malic e la creatura dagli occhi di fuoco scomparvero sotto gli occhi dei presenti.
Il fatto che, pochi istanti dopo, su una parete della sala si materializzò un enorme foro a forma di sagoma del mostro, fece intuire a tutti che i tre erano semplicemente diventati invisibili, per poi andarsene.
Nella sala era tornato il silenzio assoluto.
Un silenzio teso, disperato.
Il piccolo principe Aurathem era stato condannato a morte.
Una vita destinata ad essere così breve...
- Non permetterò che quella maledizione si compia! - tuonò Sehth, deciso: - Basta che una sola di quelle azioni non avvenga e l'intera maledizione non avrà effetto! - ricordò.
Kisahrah, il viso pallido per lo shock, annuì, aggrappandosi a quella flebile speranza: - Sì... non possiamo fare altro... -.
Il re le fece un cenno con la testa, per poi rivolgersi al popolo e ai nobili lì radunati: - E' così, dunque. Per impedire che nostro figlio, l'erede al trono, rimanga vittima di questa maledizione, faremo sì che anche solo una di quelle azioni non si compia. Ci concentreremo su quella più semplice da eliminare: per questo motivo, saranno bandite tutte le carni dal regno! - annunciò: - Noi abitanti del regno d'Egitto diverremo vegetariani e ci nutriremo di muschi e licheni! -.
- Non c'è altra soluzione... - ammise Kisahrah, abbassando lo sguardo sul fagotto che aveva tra le braccia, un fagotto ignaro del terribile destino che lo attendeva.
- Aspettate! -.
La voce di Anzauna riportò l'attenzione dei presenti sulle tre fate: - Manerella non ha ancora dato il suo dono al principe Aurathem! - fece notare.
Il volto di Kisahrah s'illuminò, il cuore colmo di speranza: - Allora... allora voi potete... potete annullare il maleficio di quel crudele stregone? - chiese, con un filo di voce.
Manerella arrossì, a disagio, mordendosi un labbro: - Ecco... - balbettò, esitante: - Io... io non sono abbastanza potente da contrastare la forza di quello stregone e sciogliere la sua maledizione... - confessò, facendo sprofondare nuovamente la regina nella tristezza.
- Ma... - riprese, ridando a Kisahrah uno sguardo speranzoso: - ... posso cambiarla. -.
Si avvicinò al bambino fra le braccia della regina e preparò il suo bastone azzurro.
Concentrò tutta la sua magia e pronunciò, solenne: - Non abbastanza forte sono per annullare il crudele dono. Ma con il mio potere posso mutare tal triste dovere. Quando il principe si pungerà a seguito di tali coincidenze che mai nessuno per intero ricorderà, egli non morirà, ma in un profondo sonno cadrà. -.
Silenzio.
- Questo è molto d'aiuto. - ironizzò Sehth, tagliente.
Manerella strinse le labbra, indecisa, per poi riprendere il suo incantesimo: - Da tal sonno risvegliarsi potrà se... se... -.
Si bloccò, non sapendo cosa inventarsi per far risvegliare il principe dal suo sonno.
- Inventati qualcosa! - le sussurrò Anzauna, agitata.
- Va bene qualsiasi cosa! - le disse Shizulora, pregando affinché l'incantesimo avesse successo.
Improvvisamente, Manerella ebbe l'idea: - ... se sulle labbra baciato sarà! -.
Dal fagotto tra le braccia della regina si levò uno sbuffo di fumo bianco, preceduto da un "PUFF!".
Nella sala tornò il silenzio.
Manerella osservò il principino, incredula: - L'incantesimo... l'incantesimo è... -.
Si voltò verso le altre due fate, gli occhi verdi che le brillavano: - Sono riuscita a fare un incantesimo! - gioì, quasi saltellando per la felicità.
- Che incantesimo romantico... - sorrise Shizulora, intenerita, le guance leggermente imporporate.
- Forse non avremmo dovuto comprarle il libro di Biancaneve... - si disse Anzauna, perplessa.
- Se... se... "se sulle labbra baciato sarà"? - ripeté Kisahrah, arrossendo violentemente: - Qualcuno bacerà il mio bambino... s'innamorerà del mio bambino... salverà il mio bambino... sposerà il mio bambino... - disse, come persa nel suo mondo e quasi totalmente dimentica della maledizione.
Il re Sehth si limitò ad alzare un sopracciglio: - In ogni caso... - puntualizzò: - La mia precedente disposizione rimane. -.
Fu così che la nascita del principe Aurathem comportò il cambiamento della dieta degli abitanti del regno d'Egitto.

Note:
"Prologo": dal greco pro (prima, precedente) e logos (parola, discorso), è la prima parte della struttura della tragedia greca, in cui viene introdotto l'argomento della vicenda.
Nel cartone animato, "Fauna" è la fata verde, mentre "Flora" è la fata rossa; tuttavia, dato che il nome "Flora", per ovvi motivi, mi ispira molto di più il verde, ho deciso di scambiarle. U.U

Salve! ^^
Nonostante possa sembrare il contrario, sono ancora in circolazione. ù.ù
Questa storia avrebbe dovuto partecipare al "Parody Contest" ma... si sono ritirate TUTTE le partecipanti. °°
Sono rimasta solo io. ç___ç *ergo, il contest è stato annullato*
Mi è stato dato il permesso di pubblicare (anche se è stata scritta a Novembre °°), dunque eccovi il Bronzeo Addormentato nel Bosco. XD
Tra l'altro, essendo una storia già scritta fino all'ultimo capitolo, dovrebbe essere aggiornata abbastanza velocemente e regolarmente. ^^"
A proposito di aggiornamenti... *ne approfitta*
Riguardo "Triumphi", l'Eremita è finito, dovrei riuscire a pubblicarlo la settimana prossima; "Ma-ry-oh!" mi auguro di pubblicarlo la settimana successiva. @.@
A proposito, vi ringrazio già da ora per le recensioni che avete lasciato a MRO... ç///ç *fugge*

Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto. ^^ Se avete consigli o critiche, dite pure, potrebbero tornare utili per il futuro. °°
  
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