.:Convivenza col Vampiro:.
Il
treno viaggiava sui 90 km/h e i membri della compagnia chiamata ‘DV-00’ che lo
avevano interamente prenotato erano a bordo esattamente da 37 ore, quasi un
giorno e mezzo.
L’aria
sapeva chiaramente di chiuso anche se i finestrini venivano aperti ogni 20
minuti dal più basso di statura del gruppo, nonché claustrofobico.
In
tutto erano dieci persone, otto minorenni e due adulti: erano diretti ad
Aomori, molto più a nord rispetto a Tokyo e i paesaggi urbani cui erano
abituati vennero pian piano sostituiti dalle foreste e dalle zone innevate del
nord Giappone.
Si
stava facendo sera e i finestrini cominciavano ad offrire uno spettacolo
impedibile, ricco di stelle luccicanti nel cielo limpido.
Tra
i passeggeri c’era un lieve nervosismo dovuto alle troppe ore passate in quel
vagone con il bagno come unico diversivo alla noia. Tra gli impazienti, come
quel ragazzo dai capelli azzurri, e gli spazientati, come il ragazzino cinese seduto
nel sedile dietro, vi erano i più calmi e gli annoiati.
Seduti
uno di fronte all’altro, una giovane coppia già promessa da molti anni non
apriva bocca da molte ore: lui ascoltava la musica mentre sfogliava un libro di
narrativa, troppo pigro per leggerlo; lei fissava il brillio del bicchiere che teneva in mano riflesso nel
finestrino alla sua destra con i pensieri persi nel vuoto della notte che era
calata sempre più in fretta.
Fu
la voce gentile e squillante dell’accompagnatrice a destare il gruppo dalle
proprie occupazioni.
-Sono
quasi le 20.00, siete pregati di tirar fuori e tavolini e di prepararsi alla
cena!- disse accompagnandosi col suo stesso battito di mani che sottolineava la
rapidità con cui andava eseguito l’ordine impartito.
Si
levò un mormorio generale di contentezza, non tanto per l’idea della cena ma
per quella di un cambiamento nella monotonia del viaggio.
-Ad
averlo saputo prima, - commentò Manta, la “mascotte”- non sarei venuto: sul
depliant dovevano dirlo che il viaggio durava così tanto!
-Si,
lo hai già detto mezz’ora fa. –rispose stancamente il ragazzino coi capelli
azzurri seduto dall’altra parte del corridoio- Come anche un’ora fa, due ore
fa, due ore e mezzo fa, quando hai vomitato il pranzo, tre ore fa…-aggiunse,
contando sulle dite.
Due
file più avanti, Yoh, il ragazzo che ascoltava la musica, smise di scatto di
far finta di leggere “Lo spirito bianco” e, tutto entusiasta all’idea di
mangiare, alzò rapidamente il posacenere che stava sotto al finestrino ed
estrasse il tavolinetto adibito ai pasti riportando definitivamente sulla Terra
la fidanzata.
-Anna,
mi passeresti il libretto del viaggio per favore? Vorrei vedere il menù di
stasera…-chiese indicandole il librettino che spuntava dalla sua borsa.
Ma
la ragazza in quei giorni era più scorbutica e nervosa del solito e gli
scaraventò praticamente in faccia l’oggetto richiesto tornando poi ad osservare
fuori dal treno ancora più annoiata di prima.
La
luna era molto bella, ma il suo animo era così inspiegabilmente infuocato che
non le interessava affatto. Questa volta i suoi pensieri non erano foglie in
balia del vento, ma ricordi ambientati in quell’ormai maledetto giorno in cui
lei e Yoh decisero di fare un assaggio della loro futura luna di miele.
Le
era arrivata via e-mail una proposta di soggiorno per una settimana nei
“bellissimi paesaggi del nord”, come diceva l’annuncio pubblicitario. “Gratis
per le coppie”, aggiungeva, anche se a legger bene il contratto, di gratuito
c’era solo il vitto.
Pensava
che le sarebbe piaciuto staccare per un po’ quella vita monotona che stavano
facendo in convivenza ormai da tre anni ininterrotti e, spinta dall’idea di
poter soddisfare le richieste alimentari del futuro marito senza accollarsi il
conto in rosso, accettò di partire…prima di pentirsene, fatto avvenuto
esattamente al primo acchito con i compagni di viaggio.
Se
ci faceva bene attenzione, non le sembrava di aver già passato un giorno ed una
notte in quel treno, anzi: per lei erano passati solo cinque minuti dalla
partenza, non 37…anzi, 38 ore.
Quella
sera mangiarono una tiepida pastasciutta al pomodoro di qualità poco discreta e
un paio di patate molto insipide, a sentir Horo Horo, il “capelli a punta”
della banda, come lo chiamava Ren, il cinese. Oltre ad Anna, anche le altre due
ragazze della compagnia, Tamao e Pirica, come venivano chiamate dai loro
accompagnatori Manta ed Horo Horo, non mangiarono molto: stranamente, anche
loro erano decisamente nervose.
Alle
21.37 e 48 secondi, come testimoniato dall’orologio super-accessoriato del piccoletto,
l’accompagnatrice tornò nel vagone passeggeri e, in quattro e quattr’otto,
sparecchiò tutti i tavolini e predispose esattamente come la sera prima i letti
delle varie cuccette nel vagone per la notte, quindi fece spostare tutti i
passeggeri da un vagone all’altro.
Ad
uno ad uno chiese loro i nomi segnandoli poi su un blocchetto dicendo che
voleva solamente controllare che fossero tutti i regola e, infine, augurò
buonanotte a tutti.
“Puoi
non crederci…ma le tue più grandi paure non sono infondate, c’è sempre qualcosa
che non va…”
-Chi
ha parlato?- chiese il ragazzo,cercando di camuffare la sua sorpresa in
coraggio- Chi sei!
“Sono
solo…la verità…”
-
Fatti vedere!-
Ma la voce non si fece
vedere, nel buio del luogo in cui si trovava, il ragazzo potè solamente vedere
una persona avvolta da un lungo mantello nero accucciata non molto lontana da
lui. Si avvicinò, non pensò nemmeno per un istante che quella persona poteva
essere la voce che poco prima gli stava parlando: scoprì che la persona era una
ragazza coi capelli abbastanza corti, ma dal colore non ben identificabile per
via del buio, e i lineamenti dolci ma non troppo. In quella posizione, pensò
che stesse piangendo, ma non sentì singhiozzi ne vide lacrime, quindi escluse
quell’ipotesi.
-
Stai bene?- chiese, scostando alcune ciocche di capelli dal suo volto.
La
ragazza rispose alzando semplicemente il viso e digrignando i denti mostrando
dei temibili canini da vampiro. Il ragazzo per lo spavento fece un salto
indietro e cercò di allontanarsi il più in fretta possibile ma lei lo raggiunse
in un batter d’occhio grazie ad un paio di ali da pipistrello che spiegò da
sotto il mantello.
Tempo
un attimo e tutto finì.
Yoh
si svegliò nel suo letto tutto sudato e col battito del cuore a mille, ma anche
più. Nel letto accanto, Anna aveva appena acceso una luce per vedere cosa
avesse il futuro consorte da agitarsi tanto, ma lui non le disse niente in
particolare.
-Solo
un brutto sogno, Anna, solo un …un incubo. Torniamo a dormire. – le disse,
cercando di rassicurarla, invano.
Lei
si rigirò su un lato mormorando quasi impercettibilmente la buona notte ma Yoh
non tornò a dormire tanto presto. Era ancora shockato da quell’equivoca
somiglianza con un membro del suo gruppo di viaggio…
Buon
anno a tutti!
Sono
tornata con una ff nuova di zecca che spero possa ristabilire la mia “fama” di
scrittrice nel campo Shaman King, dopo le cavolate che scrivo ne “i promessi
sposi”, una storia seria è il minimo…beh, che ve ne pare? Commentate!
Bye!!!