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Autore: Kary91    10/02/2011    16 recensioni
“Caroline, non c’è nulla che non vada in te.”
Solo Stefan riusciva a cancellare senza troppa difficoltà, le cicatrici e i lampi abbaglianti del dolore: la paura di non essere abbastanza forte. Abbastanza in gamba.
Abbastanza meritevole di sconfiggere i suoi demoni e recuperare quei raggi di sole che l’egoismo di Katherine le aveva strappato di mano senza battere ciglio.
“ Nulla.”
“Bugiardo Stefan.”
La voce limpida e cristallina della ragazza era incrinata da più cocci di dolore intrappolati in quelle due parole.
“Tu sei un bugiardo.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Forbes, Caroline Forbes, Liz Forbes, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'How far we've come.'
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You are Fucking Perfect to me.

 

Mistreated this place
                        Misunderstood
Miss knowing it's all good
                         It didnt slow me down.

 

La bimba dai capelli color biondi si arrampicò sul palco, avvertendo lo sguardo dei presenti puntato su di lei.

La piccola sorrise, preparandosi ad intonare la canzoncina che aveva ripetuto più volte da sola nella sua cameretta, per impararla alla perfezione: lo spettacolo di fine anno della scuola elementare era l’avvenimento più eccitante di Mystic Falls per una ragazzina di sette anni, e la bambina era riuscita ad ottenere con orgoglio la parte della protagonista.

Questa volta non ci sarebbe stata Elena sul palco: o Lydia, o Camilla. O una qualsiasi altra bambina.

Ma Caroline.

E lei, la sua mamma, l’avrebbe osservata dagli spalti, sorridendo e battendo le mani entusiasta.

Sì, gliel’aveva promesso.

Con le manine dietro la schiena, la piccola Caroline si preparò a recitare la sua parte, mentre in punta di piedi, si sforzava di individuare in quel mare di volti senza entità, il caschetto biondo di una donna.

C’erano tante signore che la fissavano con aria sorridente: mamme, tantissime.

Ma la sua dov’era?

Caroline spalancò la bocca per intonare la canzone, ma si accorse che le parole non uscivano.

La melodia che per giorni aveva ridondato di continuo nella sua cameretta era scomparsa, e la bambina venne catturata da un improvviso moto di agitazione.

“Caroline…”

La maestra fece cenno verso di lei concedendole un sorriso incoraggiante.

“..Canta. Dai Caroline!”

Ma la bimba era troppo occupata a cercare fra i volti dei presenti quello della madre per dare ascolto all’insegnante.

La sua mamma però non c’era.

Come sempre.

Mel’aveva promesso…

“Sempre la sciocchina fa la mucca Carolina!”

Uno dei bambini sibilò dando di gomito al compagno di classe.

E mentre i ragazzini ridevano, una piccola lacrima sgorgò da uno dei due occhi della bimba che fuggì dal parco singhiozzando.

 

Mel’aveva promesso.

Mistaking
 Always second guessing
Underestimating
  Look I'm still around

“ Ehy, Matt!”

Tyler Lockwood diede di gomito al compagno di classe tredicenne e indicò due ragazze poco distanti, lo sguardo luccicante di malizia.

“Chi sceglieresti? Sue o Amber?”

Matt sorrise con aria rassegnata prima di scuotere il capo e tornare al suo compito.

“ Non mi piace questo gioco, Ty. Lo sai.”

Tyler sghignazzò circondando con un braccio le spalle dell’amico.

“Vuoi che scelga io per te?”

Poco distante, Caroline ascoltava la conversazione con aria distratta.

“Vada per una domanda facile allora.”

Tyler individuò lo sguardo di Caroline puntato verso di loro e sorrise sghembo, mentre la ragazza volgeva lo sguardo sul suo compito arrossendo violentemente.

“Caroline… O Elena?”.

La ragazzina si sforzò di ignorare la conversazione dei due compagni focalizzando la sua attenzione sulla schiera di complicati simboli algebrici appuntati al bordo della pagina.

Ma non poté evitare di avvertire il suo cuore stringersi in una morsa soffocante quando il nome di “Elena” scaturì timido e innocente dalle labbra di Matt.

Matt così gentile e premuroso, dal cuore d’oro: il ragazzo perfetto.

Ma anche Elena era una ragazza perfetta.

E Caroline?

 

Caroline era l’eterna seconda.

It's enough

I've done all I can think of

Chased down all my demons

I've seen you do the same

 

“Papà!”

Caroline lanciò un’occhiata distratta al suo riflesso scarmigliato da quindicenne e volse  le spalle allo specchio, abbandonando il bagno.

“Papà è tardi. Devi accompagnarmi a scuola!”

La ragazza si affrettò a trangugiare il suo cappuccino e abbandonò la tazza sul tavolo,aspettandosi di individuare il volto benevolo del padre far capolino dalle pagine sgualcite di un quotidiano.

“Papà, hai sentito?”

Caroline raccolse lo zaino dalla sedia avvertendo finalmente un passo familiare raggiungere la cucina dal soggiorno.

“Caroline.”

La ragazza si meravigliò nel riconoscere la figura di sua madre sulla soglia.

Elizabeth Forbes indossava ancora la vestaglia e il suo volto era ricamato da filamenti di stanchezza e preoccupazione.

“Beh? Perché non sei al lavoro?”

Caroline tamburellò impaziente con le dita sul tavolo, ma quando la mano ruvida della madre si depositò con gentilezza sulla sua spalla, comprese che c’era qualcosa che non andava quella mattina.

“Papà non ti accompagnerà a scuola questa mattina, tesoro.”

Il tono di voce era docile, ma a Caroline parve che quelle parole la stessero graffiando con violenza.

 “Se ne è andato.”

 

 

 

 

Made a wrong turn
                                             Once or twice
                                                                                      Dug my way out

Blood and fire

Bad decisions
                                                        That's alright
                                                Welcome to my silly life

Sangue.

Nel buio di quella stanza di ospedale, Caroline riusciva a percepire solo quello.

Pensava al sangue e all’odore penetrante che inebriava i pori secchi della sua pelle.

E poi il dolore: il bruciore lancinante alle gengive, simile a un fuoco ardente sotto le sue labbra.

Caroline si rannicchiò su se stessa, come se così facendo potesse essere in grado di contenere tutta quell’angoscia in un minuscolo angolo del petto.

Ma il dolore e la paura si stavano ramificando in lei come veleno.

“Cosa mi sta succedendo?”

Caroline singhiozzò portandosi le mani al viso, sfiorando con orrore la superficie increspata della sua pelle.

Un raggio di sole s’intrufolò con impertinenza oltre la cortina di tende ammucchiate con forza dalla ragazza.

Caroline avvertì immediatamente il desiderio di rendere suo quello spiraglio luminoso, ma il bruciore insopportabile che scaturì quando la sua mano fu attraversata dal fiotto di luce, aumentò la sensazione di tenebra generata nel cuore della ragazza.

Era sola ed era al buio.

Questa era Caroline Forbes.

 

You're so mean

When you talk

About yourself.

You were wrong

Change the voices in your head

Make them like you instead

“E questo è quanto.”

Caroline si abbandonò sul letto con aria appena marcata da una leggera ombra di stanchezza.

Stefan aggrottò le sopracciglia con aria pensierosa osservando in silenzio le fotografie abbandonate sulla mensola in un angolo.

“Volevi che ti raccontassi ciò che rattrista questa mia nuova identità da vampira e così… Ho scelto quelli che sono i momenti di cui farei volentieri un fagotto da mollare in mare con un calcio. Le mie piccole “spine nel fianco”.

Sorrise,incrociando le gambe sul copriletto. Fissò il ragazzo che sedeva di fronte a lei e ne rimirò il profilo alla luce di un tiepido sole primaverile.

Non aveva paura ad affidare i suoi ricordi a Stefan, anche se non ricordava con esattezza il momento in cui aveva deciso che di lui si fidava più di chiunque altro.

Stefan, d’altro canto, rimirava in silenzio quel sorriso candido e infantile, domandandosi con sdegno come avesse fatto a non notarne la particolare bellezza fino a quel momento.

“Caroline, io non sapevo nulla di tutto questo.”

Mormorò accentuando la serietà nel suo sguardo.

Caroline fece una smorfia giocherellando con l’anello che portava al dito.

“Stai per dire che ti dispiace? Non ti ho raccontato queste cose perché tu ti dispiacessi...”

“… Non c’entra niente il fatto di sentirsi dispiaciuti Caroline, non mi va che che tu ti senta così.”

Stefan si avvicinò alla vampira e le sfilò con delicatezza un ciuffo color paglia dal viso, incastonandolo dietro il suo orecchio.

“Così come?”

Caroline chinò lo sguardo verso il copriletto, avvertendo con una punta di paura la maschera di solarità e schiettezza scivolare a terra: abbandonandola con il volto scoperto.

“ Così… In ombra rispetto agli altri. Superficiale. So che è questo che pensi.”

Stefan scosse il capo desideroso di trovare le parole adatte per convincere Caroline.

“Caroline, non c’è nulla che non vada in te.”

Mormorò sforando con delicatezza una guancia della ragazza..

Concesse alla giovane un sorriso aperto e sincero, rivolgendole uno sguardo incoraggiante.

Solo gli occhi di Stefan avevano il potere di scomporre e ricomporre gli stati d’animi di Caroline in maniera tale da originare il più tenue e rilassato degli umori.

Solo Stefan riusciva a cancellare senza troppa difficoltà, le cicatrici e i lampi abbaglianti del dolore: la paura di non essere abbastanza forte. Abbastanza in gamba.

Abbastanza meritevole di sconfiggere i suoi demoni e recuperare quei raggi di sole che l’egoismo di Katherine le aveva strappato di mano senza battere ciglio.

“ Nulla.”

Caroline scosse il capo con violenza.

“Bugiardo Stefan.”

La voce limpida e cristallina della ragazza era incrinata da più cocci di dolore intrappolati in quelle due parole.

“Tu sei un bugiardo.”

Un singhiozzo sfuggì alla presa della ragazza che si sfiorò la gola sorpresa, realizzando solo in quel momento che le lacrime scivolavano ormai copiose sul suo volto.

Non ebbe neanche il tempo di accogliere il pianto, che l’abbraccio saldo di Stefan le fu attorno, inebriandola di un profumo che sapeva di conforto.

Fiducia e conforto.

“è il mondo a essere bugiardo Caroline.”

La benevolenza di Stefan la marcava stretta, facendo a pugni con la punta di dolore acuto che si era insinuata nel suo animo, graffiando la tipica aria sbarazzina tratteggiata fra i suoi occhi.

“Non ho motivo di mentirti, perciò non lo farò.”

Stefan catturò il mento della ragazza fra le sue mani e lo sfiorò con delicatezza con il dorso del pollice.

“Tu sei perfetta, Caroline. Nelle tue contraddizioni, nel tuo coraggio. Nei momenti di parlantina ininterrotta e in quelli di fragilità. Caroline, guardami.”

La giovane volse timidamente lo sguardo verso quello del vampiro.

Quello sguardo serio, limpido, emanava una tale dolcezza e comprensione che Caroline si sorprese d’un tratto a corto di lacrime.

Avvertiva solo un vuoto enorme dentro di lei: e la mano di Stefan a sfilare via con delicatezza le lacrime dal suo viso.

“Non pensare mai più nemmeno per un istante che tu possa valere meno rispetto a qualcun altro, hai capito?”

Caroline annuì debolmente ingurgitando a fatica il risentimento di tutti quegli anni appena vissuti grazie al suo racconto.

“Va tutto bene.”

Stefan la strinse a sé, ascoltando il battere accelerato del suo cuore diminuire la sua violenza, rendendo lo sferzare dei suoi colpi solo un ricordo lontano.

“Va tutto bene…”

“Caroline!”

Si voltò, realizzando solo in quel momento di quanto piccole fossero le sue mani.

“Caroline!”

Caroline osservò con un sorriso l’espressione allegra di sua madre che sventolava la mano in cenno di saluto.

“Vieni qui principessa!”

Il tono di voce un po’ roco, ma gentile di suo padre la raggiunse da poco distante.

“Papà!”

Caroline, una Caroline bambina, si gettò fra le braccia dell’uomo, che la sollevò con facilità e la fece volteggiare ridendo.

“ Sei tornato papà!”

La bambina gli cinse il collo con le braccia e si lasciò stringere, mentre la madre li raggiungeva.

“ Resterai per sempre?”

Il padre le sfiorò la fronte con un bacio serbando uno sguardo colmo di affetto alla bimba che teneva fra le braccia.

“Per sempre Caroline.”

“E potrai giocare con me tutte le volte che vorrò?”

“Proprio così. E la mamma giocherà con noi.”

Il padre sorrise alla donna bionda che scompigliò con tenerezza la cascata di capelli d’orati della bambina.

“Che bellezza!”

La piccola dichiarò sollevando le minuscole braccia verso l’alto.

“E sai perché faremo così?”

La madre rubò la piccola dalle braccia dell’uomo e la strinse dolcemente a sé.

Caroline scosse il capo incuriosita: gli occhioni color cielo straripavano di candore e purezza.

“Perché sei perfetta Caroline.”

La donna adagiò la propria fronte contro quella della bambina e sorrise.

“Dannatamente perfetta.”

 

Stefan accarezzò con lo sguardo il volto rilassato e sorridente della giovane addormentata fra le sue braccia.

“Adesso dormi Caroline.”

Con delicatezza adagiò la ragazza sul letto e le rimboccò le coperte con cura.

Un piccolo bacio sfiorò la fronte di una Caroline non più in lacrime:  una Caroline finalmente in pace con se stessa.

“ Adesso sorridi.”

 

Pretty, pretty please

If you ever, ever feel

Like you're nothing

You're fucking perfect to me

 

 

 

Postilla: La parte in corsivo è il sogno che Stefan ha scelto di far vivere a Caroline mentre dorme, per farla tornare serena.

 

Nota dell’autrice.

Ebbene sì, eccomi di nuovo qui. Questa volta vorrei riuscire ad essere breve xD

La canzone citata è la meravigliosa “Fucking Perfect” di P!nk. Devo ringraziare la mia KimyKu per avermela fatta conoscere.E dopo averla ascoltata (e aver pianto ininterrottamente per tutto il video), come non poter scrivere qualcosa su queste meravigliose parole? Dopo un paio di riflessioni, ho realizzato che Caroline era perfetta, perciò l’ho presa in prestito per dare voce al testo di questa canzone. E già che c’ero ho preso in prestito anche Stefan, perché loro due assieme sono la cosa più dolce mai generata da questo fandom (eh che esagerata!).

Ultima postilla: non so con esattezza quando se ne sia andato il padre di Caroline: probabilmente quando lei era piccola. Ma dato che non mi pare sia mai stato dichiarato apertamente, mi sono presa qualche “licenza poetica”.

Un grazie di cuore e un abbraccio a tutti.

 

Laura

 

 

   
 
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