You are Fucking Perfect to me.
Mistreated
this place
Misunderstood
Miss knowing it's all good
It didnt slow me down.
La bimba dai
capelli color biondi si arrampicò sul palco, avvertendo lo sguardo dei presenti
puntato su di lei.
La piccola
sorrise, preparandosi ad intonare la canzoncina che aveva ripetuto più volte da
sola nella sua cameretta, per impararla alla perfezione: lo spettacolo di fine
anno della scuola elementare era l’avvenimento più eccitante di Mystic Falls
per una ragazzina di sette anni, e la bambina era riuscita ad ottenere con
orgoglio la parte della protagonista.
Questa volta
non ci sarebbe stata Elena sul palco: o Lydia, o Camilla. O una qualsiasi altra
bambina.
Ma Caroline.
E lei, la
sua mamma, l’avrebbe osservata dagli spalti, sorridendo e battendo le mani
entusiasta.
Sì,
gliel’aveva promesso.
Con le
manine dietro la schiena, la piccola Caroline si preparò a recitare la sua
parte, mentre in punta di piedi, si sforzava di individuare in quel mare di
volti senza entità, il caschetto biondo di una donna.
C’erano
tante signore che la fissavano con aria sorridente: mamme, tantissime.
Ma la sua
dov’era?
Caroline
spalancò la bocca per intonare la canzone, ma si accorse che le parole non uscivano.
La melodia
che per giorni aveva ridondato di continuo nella sua cameretta era scomparsa, e
la bambina venne catturata da un improvviso moto di agitazione.
“Caroline…”
La maestra
fece cenno verso di lei concedendole un sorriso incoraggiante.
“..Canta.
Dai Caroline!”
Ma la bimba
era troppo occupata a cercare fra i volti dei presenti quello della madre per
dare ascolto all’insegnante.
La sua mamma
però non c’era.
Come sempre.
Mel’aveva
promesso…
“Sempre la
sciocchina fa la mucca Carolina!”
Uno dei
bambini sibilò dando di gomito al compagno di classe.
E mentre i
ragazzini ridevano, una piccola lacrima sgorgò da uno dei due occhi della bimba
che fuggì dal parco singhiozzando.
Mel’aveva promesso.
Mistaking
Always second guessing
Underestimating
Look I'm still around
“ Ehy,
Matt!”
Tyler
Lockwood diede di gomito al compagno di classe tredicenne e indicò due ragazze
poco distanti, lo sguardo luccicante di malizia.
“Chi
sceglieresti? Sue o Amber?”
Matt sorrise
con aria rassegnata prima di scuotere il capo e tornare al suo compito.
“ Non mi
piace questo gioco, Ty. Lo sai.”
Tyler
sghignazzò circondando con un braccio le spalle dell’amico.
“Vuoi che
scelga io per te?”
Poco
distante, Caroline ascoltava la conversazione con aria distratta.
“Vada per
una domanda facile allora.”
Tyler
individuò lo sguardo di Caroline puntato verso di loro e sorrise sghembo,
mentre la ragazza volgeva lo sguardo sul suo compito arrossendo violentemente.
“Caroline… O
Elena?”.
La ragazzina
si sforzò di ignorare la conversazione dei due compagni focalizzando la sua
attenzione sulla schiera di complicati simboli algebrici appuntati al bordo
della pagina.
Ma non poté
evitare di avvertire il suo cuore stringersi in una morsa soffocante quando il
nome di “Elena” scaturì timido e innocente dalle labbra di Matt.
Matt così
gentile e premuroso, dal cuore d’oro: il ragazzo perfetto.
Ma anche
Elena era una ragazza perfetta.
E Caroline?
Caroline era
l’eterna seconda.
It's enough
I've done
all I can think of
Chased down
all my demons
I've seen
you do the same
“Papà!”
Caroline
lanciò un’occhiata distratta al suo riflesso scarmigliato da quindicenne e
volse le spalle allo specchio, abbandonando il bagno.
“Papà è
tardi. Devi accompagnarmi a scuola!”
La ragazza
si affrettò a trangugiare il suo cappuccino e abbandonò la tazza sul
tavolo,aspettandosi di individuare il volto benevolo del padre far capolino
dalle pagine sgualcite di un quotidiano.
“Papà, hai
sentito?”
Caroline
raccolse lo zaino dalla sedia avvertendo finalmente un passo familiare raggiungere
la cucina dal soggiorno.
“Caroline.”
La ragazza
si meravigliò nel riconoscere la figura di sua madre sulla soglia.
Elizabeth
Forbes indossava ancora la vestaglia e il suo volto era ricamato da filamenti
di stanchezza e preoccupazione.
“Beh? Perché
non sei al lavoro?”
Caroline
tamburellò impaziente con le dita sul tavolo, ma quando la mano ruvida della
madre si depositò con gentilezza sulla sua spalla, comprese che c’era qualcosa
che non andava quella mattina.
“Papà non ti
accompagnerà a scuola questa mattina, tesoro.”
Il tono di
voce era docile, ma a Caroline parve che quelle parole la stessero graffiando
con violenza.
“Se ne è andato.”
Made a wrong
turn
Once or twice
Dug
my way out
Blood and
fire
Bad
decisions
That's alright
Welcome to my silly life
Sangue.
Nel buio di
quella stanza di ospedale, Caroline riusciva a percepire solo quello.
Pensava al
sangue e all’odore penetrante che inebriava i pori secchi della sua pelle.
E poi il
dolore: il bruciore lancinante alle gengive, simile a un fuoco ardente sotto le
sue labbra.
Caroline si
rannicchiò su se stessa, come se così facendo potesse essere in grado di
contenere tutta quell’angoscia in un minuscolo angolo del petto.
Ma il dolore
e la paura si stavano ramificando in lei come veleno.
“Cosa mi sta
succedendo?”
Caroline
singhiozzò portandosi le mani al viso, sfiorando con orrore la superficie
increspata della sua pelle.
Un raggio di
sole s’intrufolò con impertinenza oltre la cortina di tende ammucchiate con
forza dalla ragazza.
Caroline avvertì
immediatamente il desiderio di rendere suo quello spiraglio luminoso, ma il
bruciore insopportabile che scaturì quando la sua mano fu attraversata dal
fiotto di luce, aumentò la sensazione di tenebra generata nel cuore della
ragazza.
Era sola ed
era al buio.
Questa era
Caroline Forbes.
You're so mean
When you talk
About yourself.
You were wrong
Change the voices in your head
Make them like you instead
“E questo è
quanto.”
Caroline si
abbandonò sul letto con aria appena marcata da una leggera ombra di stanchezza.
Stefan
aggrottò le sopracciglia con aria pensierosa osservando in silenzio le
fotografie abbandonate sulla mensola in un angolo.
“Volevi che
ti raccontassi ciò che rattrista questa mia nuova identità da vampira e così…
Ho scelto quelli che sono i momenti di cui farei volentieri un fagotto da
mollare in mare con un calcio. Le mie piccole “spine nel fianco”.
Sorrise,incrociando
le gambe sul copriletto. Fissò il ragazzo che sedeva di fronte a lei e ne rimirò
il profilo alla luce di un tiepido sole primaverile.
Non aveva
paura ad affidare i suoi ricordi a Stefan, anche se non ricordava con esattezza
il momento in cui aveva deciso che di lui si fidava più di chiunque altro.
Stefan,
d’altro canto, rimirava in silenzio quel sorriso candido e infantile,
domandandosi con sdegno come avesse fatto a non notarne la particolare bellezza
fino a quel momento.
“Caroline,
io non sapevo nulla di tutto questo.”
Mormorò
accentuando la serietà nel suo sguardo.
Caroline
fece una smorfia giocherellando con l’anello che portava al dito.
“Stai per
dire che ti dispiace? Non ti ho raccontato queste cose perché tu ti
dispiacessi...”
“… Non c’entra
niente il fatto di sentirsi dispiaciuti Caroline, non mi va che che tu ti senta
così.”
Stefan si
avvicinò alla vampira e le sfilò con delicatezza un ciuffo color paglia dal
viso, incastonandolo dietro il suo orecchio.
“Così come?”
Caroline
chinò lo sguardo verso il copriletto, avvertendo con una punta di paura la
maschera di solarità e schiettezza scivolare a terra: abbandonandola con il
volto scoperto.
“ Così… In
ombra rispetto agli altri. Superficiale. So che è questo che pensi.”
Stefan
scosse il capo desideroso di trovare le parole adatte per convincere Caroline.
“Caroline,
non c’è nulla che non vada in te.”
Mormorò
sforando con delicatezza una guancia della ragazza..
Concesse
alla giovane un sorriso aperto e sincero, rivolgendole uno sguardo
incoraggiante.
Solo gli
occhi di Stefan avevano il potere di scomporre e ricomporre gli stati d’animi
di Caroline in maniera tale da originare il più tenue e rilassato degli umori.
Solo Stefan
riusciva a cancellare senza troppa difficoltà, le cicatrici e i lampi
abbaglianti del dolore: la paura di non essere abbastanza forte. Abbastanza in
gamba.
Abbastanza
meritevole di sconfiggere i suoi demoni e recuperare quei raggi di sole che
l’egoismo di Katherine le aveva strappato di mano senza battere ciglio.
“ Nulla.”
Caroline
scosse il capo con violenza.
“Bugiardo
Stefan.”
La voce
limpida e cristallina della ragazza era incrinata da più cocci di dolore
intrappolati in quelle due parole.
“Tu sei un
bugiardo.”
Un
singhiozzo sfuggì alla presa della ragazza che si sfiorò la gola sorpresa,
realizzando solo in quel momento che le lacrime scivolavano ormai copiose sul
suo volto.
Non ebbe
neanche il tempo di accogliere il pianto, che l’abbraccio saldo di Stefan le fu
attorno, inebriandola di un profumo che sapeva di conforto.
Fiducia e
conforto.
“è il mondo
a essere bugiardo Caroline.”
La
benevolenza di Stefan la marcava stretta, facendo a pugni con la punta di
dolore acuto che si era insinuata nel suo animo, graffiando la tipica aria
sbarazzina tratteggiata fra i suoi occhi.
“Non ho
motivo di mentirti, perciò non lo farò.”
Stefan
catturò il mento della ragazza fra le sue mani e lo sfiorò con delicatezza con
il dorso del pollice.
“Tu sei
perfetta, Caroline. Nelle tue contraddizioni, nel tuo coraggio. Nei momenti di
parlantina ininterrotta e in quelli di fragilità. Caroline, guardami.”
La giovane
volse timidamente lo sguardo verso quello del vampiro.
Quello
sguardo serio, limpido, emanava una tale dolcezza e comprensione che Caroline
si sorprese d’un tratto a corto di lacrime.
Avvertiva
solo un vuoto enorme dentro di lei: e la mano di Stefan a sfilare via con
delicatezza le lacrime dal suo viso.
“Non pensare
mai più nemmeno per un istante che tu possa valere meno rispetto a qualcun
altro, hai capito?”
Caroline
annuì debolmente ingurgitando a fatica il risentimento di tutti quegli anni
appena vissuti grazie al suo racconto.
“Va tutto
bene.”
Stefan la
strinse a sé, ascoltando il battere accelerato del suo cuore diminuire la sua
violenza, rendendo lo sferzare dei suoi colpi solo un ricordo lontano.
“Va tutto
bene…”
“Caroline!”
Si voltò,
realizzando solo in quel momento di quanto piccole fossero le sue mani.
“Caroline!”
Caroline
osservò con un sorriso l’espressione allegra di sua madre che sventolava la
mano in cenno di saluto.
“Vieni qui
principessa!”
Il tono di
voce un po’ roco, ma gentile di suo padre la raggiunse da poco distante.
“Papà!”
Caroline,
una Caroline bambina, si gettò fra le braccia dell’uomo, che la sollevò con
facilità e la fece volteggiare ridendo.
“ Sei
tornato papà!”
La bambina
gli cinse il collo con le braccia e si lasciò stringere, mentre la madre li
raggiungeva.
“ Resterai
per sempre?”
Il padre le
sfiorò la fronte con un bacio serbando uno sguardo colmo di affetto alla bimba
che teneva fra le braccia.
“Per sempre
Caroline.”
“E potrai
giocare con me tutte le volte che vorrò?”
“Proprio
così. E la mamma giocherà con noi.”
Il padre
sorrise alla donna bionda che scompigliò con tenerezza la cascata di capelli
d’orati della bambina.
“Che
bellezza!”
La piccola
dichiarò sollevando le minuscole braccia verso l’alto.
“E sai
perché faremo così?”
La madre
rubò la piccola dalle braccia dell’uomo e la strinse dolcemente a sé.
Caroline
scosse il capo incuriosita: gli occhioni color cielo straripavano di candore e
purezza.
“Perché sei
perfetta Caroline.”
La donna
adagiò la propria fronte contro quella della bambina e sorrise.
“Dannatamente
perfetta.”
Stefan
accarezzò con lo sguardo il volto rilassato e sorridente della giovane
addormentata fra le sue braccia.
“Adesso
dormi Caroline.”
Con
delicatezza adagiò la ragazza sul letto e le rimboccò le coperte con cura.
Un piccolo
bacio sfiorò la fronte di una Caroline non più in lacrime: una Caroline
finalmente in pace con se stessa.
“ Adesso sorridi.”
Pretty,
pretty please
If you ever,
ever feel
Like you're
nothing
You're fucking
perfect to me
Postilla: La
parte in corsivo è il sogno che Stefan ha scelto di far vivere a Caroline
mentre dorme, per farla tornare serena.
Nota dell’autrice.
Ebbene sì, eccomi di nuovo qui. Questa volta vorrei
riuscire ad essere breve xD
La canzone citata è la meravigliosa “Fucking
Perfect” di P!nk. Devo ringraziare la mia KimyKu per avermela
fatta conoscere.E dopo averla ascoltata (e aver pianto ininterrottamente per
tutto il video), come non poter scrivere qualcosa su queste meravigliose
parole? Dopo un paio di riflessioni, ho realizzato che Caroline era perfetta,
perciò l’ho presa in prestito per dare voce al testo di questa canzone. E già
che c’ero ho preso in prestito anche Stefan, perché loro due assieme sono la
cosa più dolce mai generata da questo fandom (eh che esagerata!).
Ultima postilla: non so con esattezza quando se ne sia
andato il padre di Caroline: probabilmente quando lei era piccola. Ma dato che
non mi pare sia mai stato dichiarato apertamente, mi sono presa qualche
“licenza poetica”.
Un grazie di cuore e un abbraccio a tutti.
Laura