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Autore: Ezrebet    10/02/2011    0 recensioni
Nella notte, Alice si lascia andare, lascia che il suo bisogno sia soddisfatto dal peggior incubo.. Ma non c'è proprio nessuno che voglia aiutarla..? Ecco la prima storia di una raccolta..
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Niente di più ovvio. Una cantina abbandonata.
 

Roman fissò per qualche secondo il portone devastato dal tempo e dall’incuria, poi lo abbatté con un calcio. Non aveva alcun senso rimanere in silenzio o aspettare l’alba.
I vampiri sentono l’odore della vita, del sangue che scorre nelle vene dei viventi..
Sapeva già che lui era lì, lo aveva sentito avvicinarsi.. Inutile anche aspettare l’alba..per Roman era più soddisfacente prenderli nel loro elemento, ad armi pari, ed ucciderli guardandoli.
Adesso, voleva quel mostro, l’orribile mostro che spingeva inesorabile Alice nel pozzo della sua ossessione.
Fece qualche passo nel buio della stanza, si fermò al centro, in attesa.. Lo sapeva, sapeva che sarebbe uscito dal suo nascondiglio. Sapeva che l’avrebbe voluto, come voleva la ragazza, perché era il sangue che lo attirava come una calamita, rendendolo cieco davanti al pericolo.
E così fu.
Emerse dal nero che l’avvolgeva come un’ombra, senza rumore, senza muovere l’aria stagnante della cantina. Lo fissò con occhi di belva pronta ad attaccare, quelli che aveva imparato a conoscere, che sempre si trovava davanti.
Sai chi sono, pensò Roman rimanendo immobile, lo sai.
Quando il vampiro si mosse, l’unica cosa che egli avvertì fu un lieve spostamento d’aria; sentì gli artigli sulle braccia, bucare la stoffa e graffiare la pelle, sentì la presa ferrea e lo vide sguainare le zanne, ancora macchiate del sangue di Alice. Roman strinse gli occhi, fissandoli sul nemico di sempre, sul nemico che aveva eletto quale unica ragione di vita. Attese che tentasse di artigliargli la gola, e in quel preciso istante si liberò della stretta, estraendo la mano dalla tasca ed appoggiando la croce dell’Ordine sull’orrenda fronte, che subito prese a fumare.
Il grido del vampiro si sollevò improvviso e fu lungo, un latrato terribile e impuro, che lo scagliò lontano da lui, gli artigli conficcati nella ferita bruciante, il corpo scosso e piegato..
Fu allora che Roman lo colpì alle spalle, lasciando che il paletto penetrasse la schiena e bucasse il cuore del mostro, che cadde a terra, il grido strozzato infine nella gola.
                                                                   
                                                                                                        ********************************
 
Attese l’alba nascosto, poco lontano dalla cantina. Li aveva visti rientrare uno per uno, scivolare prima dell’alba dentro la fetida cantina, lenti, sazi, orrendamente sazi.
Quando la luce rischiarò le prime ore del mattino, Roman uscì dal suo riparo e si avviò al portone dimesso, che giaceva dove qualche ora prima l’aveva lui stesso abbandonato. Entrò nel locale, adesso in penombra, diede un’ultima occhiata alla carta e ai trucioli legnosi che aveva raccolto durante la notte.
Non gli interessava sapere dove fossero i vampiri, dove dormissero, dove consumassero il loro sonno di morte. Non ora. Non ne aveva bisogno.
Sospirando, si accese una sigaretta, ne aspirò alcune boccate, poi la lasciò cadere sull’ammasso di carta e legno, si voltò ed uscì, assicurando il portone sui cardini e bloccandolo dall’esterno.
Le fiamme divamparono in pochi secondi, illuminando la vecchia cantina e spargendo nel vicolo fumo e odore di zolfo.
Roman non si voltò. Riprese a camminare per la strada da cui era giunto. 

   
 
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