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Autore: Martyx1988    10/02/2011    3 recensioni
La giovane Hanon è tormentata da un ricordo della sua infanzia da ormai molte notti: un bambino con la schiena squarciata, ricoperto di sangue, la guarda con occhi imploranti. Anche Murtagh rivede nei sogni lo stesso episodio, solo dal punto di vista del bambino insanguinato riverso a terra. Il destino li farà incontrare più volte e li metterà di fronte ad un segreto che Selena aveva meticolosamente tenuto nascosto a entrambi...
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Twins

CAPITOLO 21

Hanon si sentì improvvisamente nuda e senza protezioni. Aveva osato troppo, si era esposta più del dovuto e non ne capiva nemmeno il motivo. L’aveva fatto e basta. Ma in quel momento tutti gli occhi erano piantati su di lei: quelli accusatori di Murtagh, quelli nervosi e in preda all’ansia di Sem, quelli sbalorditi del pubblico nella grande sala, ma soprattutto quelli bramosi del re. Era come se un raggio solare la stesse colpendo in pieno volto, caldo e fastidioso allo stesso tempo. Desiderò con tutta se stessa che qualcosa lo distraesse da lei, concentrata sulle iridi di Murtagh, che nonostante tutto riuscivano a darle sicurezza. Calma, doveva mantenere la calma e tutto si sarebbe risolto per il meglio. 
Il silenzio caduto nella sala venne rotto dopo istanti che sembrarono ore da un posato battito di mani. Galbatorix stava rendendo così omaggio ai due combattenti di fronte a lui, non senza tenere sott’occhio Hanon. Lentamente tutta la sala si unì all’applauso, finché non ci fu abbastanza rumore da convincere Hanon che era tutto finito. La ragazza abbassò la spada. 
Che accidenti ti è saltato in mente, si può sapere? le urlò Murtagh in testa Se eri così smaniosa di entrare nelle mire del re, si poteva evitare tutta questa messinscena! la rimproverò poi furibondo, mentre entrambi si voltavano verso il trono del sovrano, ancora intento ad applaudire. 
Almeno rispondimi! sbottò infine, vedendo che Hanon non accennava a dargli retta. 
“Un eccellente prova, mi congratulo!” iniziò il re, ponendo fine alla conversazione telepatica, una volta che gli applausi si furono spenti “Non potevo aspettarmi di meglio per celebrare l’anniversario della mia ascesa al trono. Che il Cavaliere Murtagh fosse dotato lo si sapeva per chiara fama, ma la vera sorpresa sei tu, cara Hanon” 
La ragazza sostenne come sempre lo sguardo penetrante che Galbatorix le rivolse. Questi sorrise compiaciuto e continuò. 
“Le tue paure di ieri sono risultate del tutto infondate, come hai avuto modo di dimostrarci poco fa. Battersi ad armi pari con un Cavaliere dei Draghi non è cosa da poco e denota una tua grande predisposizione per il mestiere delle armi. Sarebbe un peccato sprecare un talento così, non trovi? Ti propongo di entrare a far parte della mia guardia personale” fu l’immediata offerta di Galbatorix, che non lasciò ad Hanon il tempo di ribattere “Decisamente un lavoro molto più pericoloso del tuo attuale ma anche più redditizio e, posso azzardare, più consono alle tue capacità. Sono sicuro che lo adempiresti al meglio” 
“Vi ringrazio della gentile offerta, sire” si prostrò Hanon con un lieve inchino “Ma devo rifiutare la vostra offerta” disse poi con tono deciso. Ai suoi occhi cerulei non sfuggì la sorpresa che si dipinse sul volto del re, né mancò di notare lo sguardo altrettanto meravigliato che le rivolse Murtagh. 
“C’è un motivo più che valido per cui non accetto, mio re” si affrettò ad aggiungere “Non è mio desiderio fare del mestiere delle armi la mia vita. Personalmente mi vedo più al mio posto nel ruolo di guaritrice, qui al castello come in qualsiasi posto ci sia bisogno. La mia esperienza con la battaglia può considerarsi conclusa con questo combattimento, da oggi la mia vita sarà dedicata alla guarigione” 
Sull’uditorio calò il più totale silenzio. La decisione con cui Hanon aveva pronunciato il suo verdetto aveva lasciato di stucco tutti, dal re all’ultimo dei garzoni. Pochi avevano osato contraddire Galbatorix e nessuno era rimasto per raccontarlo, fossero questioni più o meno importanti quelle in cui erano stati coinvolti. Il volto del re era contratto e concentrato le sue pupille non si staccarono per un secondo da quelle chiare della giovane serva ai suoi piedi. Lentamente, le sue sottili labbra si piegarono in un bieco sorriso. 
“Argomentazione notevole” disse a bassa voce, quindi si voltò e tornò a sedersi sul suo scranno “E sia, giovane Hanon. Dedica la tua esistenza alla vita e lascia la morte agli uomini. Dopotutto non è un caso se nessuna donna è mai stata Cavaliere dei Draghi” 
A quell’affermazione Hanon si sentì punta nell’orgoglio, ma un pensiero ammonitore di Murtagh la rimise in riga. 
Non rispondere! o rovinerai tutto… 
“Ad ogni modo ho sinceramente apprezzato lo spettacolo di stasera e resto convinto della mia supposizione. Con questo voglio dire che la mia offerta resta valida, a meno che non si presenti qualcuno più valido di te, s’intende” 
Hanon chinò nuovamente il capo in segno di ringraziamento. 
“I festeggiamenti possono continuare!” annunciò a tutta la sala, che subito tornò ad animarsi di chiacchiere e canzoni stonate “Murtagh, se hai piacere di unirti ai festeggiamenti, sei il benvenuto. Quanto a te, Hanon, puoi ritirarti nelle tue stanze” 
“Vi ringrazio per l’invito, altezza” rispose Murtagh “Ma credo che mi ritirerò nei miei alloggi, se permettete” 
Un ampio cenno d’assenso di Galbatorix lo sollevò da ogni incarico per quella sera e finalmente Murtagh fu libero di dirigersi verso l’uscita di quella grande sala con Hanon appresso. Dovettero farsi largo tra l’andirivieni di garzoni e camerieri carichi di vassoi, ma alla fine furono fuori dalla sala del trono, da essa divisi dai pesanti battenti del portone. 
Hanon non ebbe il tempo di tirare un sospiro di sollievo che Murtagh l’afferrò prepotentemente per un braccio e la trascinò in malo modo verso una zona del corridoio più appartata. 
“Ti rendi conto che hai rischiato di rovinare tutto?” la rimproverò ad un centimetrò dalla sua faccia, mantenendo il tono più basso che la sua arrabbiatura gli consentiva. 
“Lo so, hai ragione, ma lascia che ti spieghi…” 
“Spiegare cosa, Hanon? Come si spiega il fatto che un comune essere umano riesce a combattere alla pari con un Cavaliere esperto? Galbatorix le colleziona le persone speciali come me e te e se c’era una cosa che non dovevi fare prima era escludermi del tutto dalla tua mente!” 
“Non l’ho fatto apposta, non so nemmeno io perché mi sono comportata così. È successo, ho seguito l’istinto” 
“Così non mi tranquillizzi, Hanon, anzi” Murtagh sembrava aver sbollito la rabbia per lasciare spazio alla preoccupazione “A quanto pare c’è molto di più in te che una semplice dote di guarigione. Per quanto il Ramingo sia un ottimo maestro, non si diventa così abili con le armi in pochi mesi, a meno che non si abbiano delle potenzialità speciali” 
“E secondo te io che potenzialità speciali avrei?” chiese incerta e altrettanto nervosa Hanon. 
“Non lo so, non lo so, ma Galbatorix potrebbe averle riconosciute” 
“Anche se fosse, gli ho garantito che non metterò più mano ad un’arma per il resto dei miei giorni. Che rischi potrei correre?” 
“Non immagini neanche…” 
Il pesante cigolio della porta della sala attirò la loro attenzione. Per un attimo furono nuovamente investiti dal baccano prodotto dai commensali, che però venne subito attutito dal battente nuovamente chiuso. Una voce conosciuta domando ad una guardia appostata fuori dove fossero andati Murtagh e Hanon. 
“Siamo qui, Sem” anticipò la risposta il Cavaliere, mostrandosi al principe con Hanon dietro. 
L’espressione sul volto di Sem era di poco dissimile da quella di Murtagh. Corse loro incontro in modo da essere meno a portata d’orecchio delle guardie. 
“Avete rischiato grosso, ragazzi. Lo sapete, no?” domandò a tutti e due, guardando principalmente Hanon, che distolse subito lo sguardo. 
“Sì, ma alla fine siamo riusciti a cavarcela” rispose Murtagh per lei, dopo averle lanciato uno sguardo di rimprovero. 
“State comunque all’erta. Mio padre non è tipo da arrendersi così facilmente, tu più di tutti lo sai, Murtagh” 
“Staremo attenti, grazie. Ora però è meglio che ci ritiriamo tutti quanti, è stata una giornata pesante per ognuno di noi” 
“Certo, andate pure” assentì Sem, lasciando ai due amici il passo. Cercò di incrociare lo sguardo di Hanon quando gli passò accanto, ma la ragazza fu attenta a guardare il pavimento e non mollarlo mai. La pazienza di Sem, però, aveva raggiunto il limite. Bloccò la ragazza prendendola saldamente per un polso. Hanon si fermò ma non accennò a voltarsi. 
“Dobbiamo parlare” le disse piano. 
“Non ho niente da dirti” fu la velenosa risposta della ragazza. 
“Ma io sì. Per favore” la implorò con voce tremante, mollando la presa sul polso e afferrandole delicatamente la mano. Un brivido le percorse il braccio e poi tutto il corpo. 
Andiamo, Hanon! la incitò Murtagh, probabilmente nascosto da qualche parte dietro la svolta del corridoio Sono passate più di due settimane, non vedo il motivo per continuare con questo atteggiamento infantile 
Fatti gli affari tuoi! Non dovevi andare a dormire? 
Hanon lo sentì sghignazzare e allontanarsi dalla sua postazione nascosta. Sospirò e cercò di assumere un tono di voce il più freddo e distaccato possibile. 
“Dove e quando?” 
La presa di Sem sulla sua mano ebbe un sussulto. “Puoi voltarti, per favore?” 
Hanon eseguì lentamente, ma appena vide gli occhi blu del ragazzo, tornò a mirarsi i piedi coperti dagli stivali. 
“Sai arrivare al Cortile delle Cortigiane?” le domandò. Hanon annuì col capo. 
“Allora ci vediamo lì dopo che è suonata l’ora del coprifuoco. Ti prego, vieni” la scongiurò nuovamente con un tono talmente sofferente che la ragazza non potè non alzare lo sguardo. Come avrebbe potuto deludere quegli occhi così in pena per lei? 

Sem non avrebbe potuto scegliere posto migliore per tentare una riappacificazione. Il Cortile delle Cortigiane era un piccolo angolo di paradiso, decorato coi fiori e gli alberi più belli di Alagaesia in alternanza con semplici siepi verdi fantasiosamente potate. I sentieri di fine ghiaia erano accompagnati da ambo i lati da colorate aiuole e inframezzate ogni tanto da piccoli archi a tutto sesto in ferro battuto coperto da rampicanti. Sotto gli alberi piccole panchine in pietra permettevano un confortevole riposo all’ombra durante le calde giornate estive. Era in quel luogo che i nobili si intrattenevano con mogli e, soprattutto cortigiane, e Sem non doveva essere stato da meno, in passato. 
Quel pensiero ricordò ad Hanon il motivo per cui non aveva più voluto vederlo e la tentazione di voltarsi e tornare nella sua stanza era grande. Ma, nonostante il buio, era già riuscita a scorgere gli occhi blu e imploranti di Sem che la scrutavano da sotto un arco e l’attraevano come una calamita. Rassegnata, gli andò incontro lungo il sentiero di ghiaia. Ad ogni suo passo l’espressione di Sem da preoccupata divenne sempre più serena e felice e costrinse anche Hanon ad abbozzare, seppur per un attimo, un sorriso. Si fermò a un metro scarso da lui. 
“Sei venuta” constatò radioso Sem, che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. 
“Già, eccomi qui” ribatté lei, mantenendo un tono più distaccato possibile. 
Tra i due cadde un silenzio teso e Hanon, per distrarsi, prese a giocherellare con una ciocca di capelli. 
“Hanon…” la chiamò Sem in un sussurro. Lei alzò lo sguardo e si sorprese quando vide il volto del principe rigato da due piccole lacrime. Lasciò perdere la ciocca e mosse un mezzo passo incerto verso Sem. 
“Hanon, perdonami” disse infine il ragazzo in un singhiozzo, andandola ad abbracciare con trasporto senza darle il tempo di ritrarsi. 
Non erano mai stati così vicini, almeno non con lei cosciente, e quel contatto la fece fremere. Il cuore le martellava nel petto violentemente e sentiva caldo sulle guance. Ma passò tutto in secondo piano quando Sem iniziò a singhiozzare sonoramente sulla sua spalla. La stretta attorno a lei si strinse e Hanon dovette cedere al suo buon cuore e ricambiare. 
“È tutto a posto, Sem” lo consolò, quindi lo spinse gentilmente perché si staccasse da lei, nonostante non si fosse ancora calmato. Il principe tentò di riprendere il controllo di sé con dei respiri profondi e asciugò le ultime lacrime con un fazzoletto che Hanon gli stava porgendo. 
“Avrei dovuto dirti tutto dall’inizio” riprese Sem, iniziando a camminare lungo il sentiero in direzione di una panchina. Hanon lo seguì a poca distanza. 
“Sì, avresti dovuto” concordò la ragazza senza essere ostile. 
“Non puoi immaginare quanto mi vergogno ad essere quello che sono” 
Avevano raggiunto la panchina e Sem si sedette poggiando i gomiti alle ginocchia e congiungendo le mani. Il principe continuò. 
“Ma ti giuro su quanto mi è più caro al mondo che non ho mai pensato di metterti in pericolo. All’inizio andare in città di nascosto era solo un modo per riempirmi le giornate, non facevo troppo caso alle precauzioni. Poi ho scoperto che aiutare la gente mi piaceva, mi faceva sentire diverso da mio padre, migliore. Da allora ho sempre cercato di stare attento a non farmi scoprire, anche se sapevo di essere coperto in ogni caso. Poi sei arrivata tu, ed è stato il massimo” 
Hanon sorrise per quello che aveva reputato un complimento. 
“Non avevo mai visto nessuna donna combattere come fai tu, ma soprattutto nessuna donna mi aveva mai fatto l’effetto che mi fai tu. Se prima ero attento, da quel giorno lo divenni ancora di più, perché se mai ti avessero fatto del male non me lo sarei mai perdonato. Appena ti ho vista ho capito che non volevo perderti in nessun modo, per questo motivo non ti ho detto di mio padre” 
“Invece hai ottenuto l’effetto contrario” constatò Hanon amaramente, andandosi a sedere accanto a Sem. 
“Sono stato malissimo in queste due settimane. Non vederti era uno strazio, vederti totalmente indifferente lo era ancora di più” 
Sem le prese la mano tra le sue e fu felicemente sorpreso di sentire Hanon ricambiare la stretta. 
“Torna da me, ti prego” fu l’accorata richiesta del principe. 
Hanon non seppe cosa rispondere. Quella di Sem poteva considerarsi una dichiarazione in piena regola, ma cedere alla prima lacrima non sarebbe stato saggio e andava contro i suoi principi. Non poteva cancellare ciò che era successo, ma non era nemmeno giusto troncare ogni rapporto con lui. Sarebbe stato comunque difficile mantenere quella linea di comportamento vivendo nello stesso posto. 
“Sem, quello che è successo ha fatto molto male anche a me” iniziò Hanon con calma “Non so se potrà tornare tutto come prima” 
L’espressione sofferente che si dipinse sul volto di Sem la fece sentire in colpa, ma andò avanti. 
“Però non posso dimenticarmi di tutto quello che hai fatto per me. Mi hai dato una casa e un lavoro sicuro, mi hai fatto ritrovare Olga e Murtagh. Sei arrivato nel momento esatto in cui avevo più bisogno d’aiuto, quasi come un angelo custode” 
Sem le strinse ancora di più la mano e il suo volto si illuminò a quelle parole. 
“Ti perdono, Sem, e tornerò ad aiutarti nelle tue missioni in città, se mi vorrai ancora” 
“Certo che ti voglio!” 
Il principe le posò una mano sulla guancia e avvicinò il viso a quello di Hanon, che però lo respinse delicatamente poggiandogli una mano sul petto. 
“Non…mi sembra una buona idea, Sem. Sono pur sempre una semplice serva e tu sei il principe e mi sono messa abbastanza in mostra a palazzo” 
Il ragazzo non nascose la sua delusione, ma annuì comprensivo. Aveva già ottenuto molto per quella sera e non gli sembrò il caso di rovinare tutto. 
“Posso almeno abbracciarti?” azzardò poi, suscitando in Hanon il primo sorriso spontaneo dopo giorni e giorni. 
“Va bene” concesse lei, che da quel contatto non avrebbe voluto staccarsi per il resto della sua vita. Se Murtagh aveva la capacità di tranquillizzarla, Sem la faceva sentire al sicuro. Nei giorni in cui non si erano parlati le era mancato immensamente, ma il ricordo di quanto era successo nella sua stanza, di quel bacio prepotente, era ancora ardente in lei e l’aveva sempre convinta a continuare ad ignorarlo. Se non si fosse fatto avanti lui quella sera, probabilmente l’avrebbe fatto lei poco tempo dopo. Sia Murtagh che Sem erano diventati, in quelle settimane al castello, parte della sua vita in modi totalmente diversi. Con Sem c’era stata una speciale alchimia sin dal loro primo incontro alla bettola, mentre con Murtagh era nata una complicità simile solo a quella tra fratelli e migliori amici. Quello che provava per Sem era amore, in quel momento ne era del tutto sicura, mentre il sentimento nei confronti di Murtagh era più puro, incondizionato. 
Erano due persone totalmente diverse a cui mai avrebbe rinunciato.


Eccomi, non sono morta, sono tornata!
Scusate ma ho avuto un periodo di studio matto e disperato che solo ora mi ha dato il tempo di aggiornare la storia...
Ringrazio comunque chi ha continuato a leggere e ha atteso pazientemente il nuovo capitolo, che spero piaccia :)
Buona lettura e a presto!
   
 
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