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Autore: Stregatta    10/02/2011    6 recensioni
Arthur chiuse gli occhi e represse un sospiro, quando Eames calò lentamente la benda rossa di fronte ai suoi occhi.
Dietro di lui, il falsario parlò con un sorriso perfettamente intuibile dal tono di voce.
- Cominciamo male, darling. -

{Una 'magnifica' idea di Cobb ed il peggiore incubo di Arthur.}
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dunque, mettiamo in chiaro un paio di cose XD:
a) Arthur e Eames sono bellissimi, appartengono a Christopher Motherfuckin' Nolan e Dio solo sa quanto avrei voluto far combinare loro qualcosa di concreto rispetto a quel che segue - e non mi riferisco strettamente a dei sexual intercourses
b) non so se questa rimarrà una shot o ne verrà fuori qualcos'altro (si spera migliore - l'idea mi piace e sono semi-soddisfatta del risultato). Chi vivrà vedrà. XD

Per il resto... Enjoy, if you can. ^_^

~L'intrepido soldatino di piombo



Oh, he's the best. But he has no imagination.


Arthur non ricordava di aver mai temuto una prova od una tecnica d'addestramento prima di allora – eppure le volte in cui aveva scampato di un misero soffio il pericolo di lasciarci la pelle, anche sotto l'attenta supervisione di sovrintendenti di provata affidabilità, non si potevano certo contare sulle dita di una mano.
Semplicemente, era consapevole del fatto che, aumentando la propria esperienza in spessore e varietà, i suoi sensi e riflessi avrebbero man mano acquisito una sensibilità maggiore ed una migliore prontezza. Il che spesso avrebbe fatto la differenza tra la vita e la morte.
Ergo, essendo ormai così abituato a contare sulle proprie risorse e su una previa documentazione certosina riguardo al caso da affrontare, privarsi di uno strumento valido come potevano essere i suoi occhi anche solo per mezz'ora di... “Allenamento”, come lo aveva definito Cobb con tanto di poco rassicuranti virgolette sottintese nel suo tono di voce, gli risultava piuttosto arduo.
Quando poi venne a scoprire che il suggerimento di “lavorare al potenziamento” della propria capacità immaginifica proveniva da Eames e che quest'ultimo si era preso la responsabilità dell'incarico, Arthur aveva seriamente accarezzato l'idea di rifiutare di sottoporsi al trattamento.
Non che fosse poco convinto delle indubbie capacità del falsario – il punto dolente della questione era un altro.
Per qualche strano motivo, la presenza del falsario gli risultava indigesta... Forse perché in linea di massima non era mai stato tipo da accettare frecciatine ed ignorare beatamente provocazioni varie ed eventuali, neanche da ragazzo, soprattutto se melliflue e vagamente allusive come quelle di Eames.
Arthur era noto per essere meticoloso, serio, affidabile, talvolta persino paranoico addirittura fra i suoi compagni di classe, dalle elementari fino all'università.
Un soldatino di piombo, così lo definivano... Determinato, pronto e lucido in maniera paramilitare.
Certe volte – specialmente di notte, disteso sul suo letto ad una piazza e mezza fra le lenzuola di cotone egiziano e la trapunta in vera piuma d'oca a fissare il soffitto della sua camera in silenzio - Arthur si domandava quanto di quella definizione corrispondesse alla realtà e quanto invece fosse frutto di un qualche condizionamento.
Brutto affare, le etichette. Tranne sui dossier dei soggetti da trattare per lavoro, o per le rubriche telefoniche od i cassetti degli schedari.
Un giorno, forse, gli sarebbe toccato scendere da qualche parte nel suo inconscio a districare qualche nodo nascosto.
O forse, era la sua insonnia cronica a farglielo credere.

***

Arthur chiuse gli occhi e represse un sospiro, quando Eames calò lentamente la benda rossa di fronte ai suoi occhi.
Dietro di lui, il falsario parlò con un sorriso perfettamente intuibile dal tono di voce.
- Cominciamo male, darling. -
- Quando mai ho espresso dell'entusiasmo, riguardo questa faccenda? - esclamò sarcasticamente l'altro, pur lasciando che il suo senso della vista venisse ingoiato dalla morbidezza lussuosa della benda in seta – intendeva astenersi fermamente dal chiedere in quali altre occasioni avesse utilizzato quell'affare, poiché probabilmente non avrebbe gradito granché la risposta ottenuta.
Fermandogli la benda strettamente sulla nuca, Eames ribattè tranquillamente: - Quando mai hai espresso dell'entusiasmo, Arthur? -
Infastidito, quest'ultimo strinse i braccioli della poltrona girevole, dondolandosi debolmente e serrando i denti.
Trascorsero alcuni secondi in perfetto silenzio – il quale in realtà tanto perfetto non era: il suo corpo aveva già iniziato a far fronte all'improvvisa cecità, percependo distintamente i tonfi leggeri dei passi di Eames sul pavimento e l'improvviso scricchiolio della sedia in pelle sotto il peso del suo corpo.
Nonostante ciò, Arthur mormorò sospettoso: - Quindi? -
- Come ti senti? - la voce del suo inusuale addestratore era facilmente rintracciabile, e riverberò leggermente per via dell'acustica della grande stanza che li circondava.
Arthur riflettè un istante, prima di ammettere in tutta onestà: - Indifeso. -
- E...? -
- Vulnerabile. -
Eames sbuffò, producendo altri deboli scricchiolii nel muoversi sulla sedia – e quell'altro lieve rumore... Stava mettendo i piedi sullo scrittoio? Con le scarpe e tutto il resto?
- Non sai dirmi di più? -
- Sono bendato, Eames. -
- Ma la benda è sugli occhi, non sulla bocca. -
Arthur scosse il capo, chiedendosi stizzito per quale motivo non se ne fosse già andato – o per quale motivo avesse acconsentito a quello che a tutti gli effetti sembrava uno stupido giochino senza senso.
- Ne ho già abbastanza. - borbottò, poggiando pesantemente il capo contro lo schienale della poltrona.
- Oh, lo so. - rispose Eames condiscendente, ed Arthur vide il suo mezzo ghigno librarsi contro il buio assoluto delle sue palpebre perfettamente chiuse come nella più nitida delle fotografie.
Un altro sbuffo, stavolta più lento e rilassato.
- Cosa vedi? -
- … mi prendi in giro? Nulla, sono bendato! - sbottò Arthur, allargando le braccia con aria impotente.
Sentì l'altro bofonchiare sottovoce qualcosa che somigliava molto ad un rassegnato “sarà dura”, prima di ricevere istruzioni più circostanziate da parte sua: - D'accordo, mettiamola in termini diversi: in quale immagine mentale riesci a tradurre le informazioni che i tuoi restanti sensi raccolgono dall'ambiente circostante? -
- Per adesso la tua faccia. -
- Lusingato, ma non basta. -
La sedia in pelle venne trascinata di qualche centimetro sul pavimento, in uno stridore di ferro contro linoleum. Poi gli stessi passi leggeri di poco prima, avvolti in uno strascico di ulteriori fruscii e suoni ai quali non riuscì ad attribuire un'origine precisa, si fecero vicini e lontani e di nuovo vicini.
- Arthur... - iniziò sommessamente Eames, senza smettere di passeggiare per la stanza.
- … sei al sicuro. Puoi ancora sentire i miei passi, la mia voce. Puoi seguire i miei spostamenti ed individuarmi e puoi anche difenderti, non sei immobilizzato in alcun modo. Pensa che non hai bisogno di restare allerta, ma solo di percepire... Ed immaginare, in base agli input che ti fornirò. -
Quando parlò ancora, Arthur distinse perfettamente il ghigno nascosto ai suoi occhi ma impossibile da ignorare per le sue orecchie e la sua mente.
-... questo è un modo per venirti incontro, dovresti ringraziarmi. Avrei potuto metterti in mano un foglio e dei pennarelli e chiederti di disegnare un paesaggio o roba del genere. -
- Almeno non sarei stato cieco. - replicò più abbattuto che ironico Arthur, tamburellando due dita sul bracciolo ruvido della poltrona.
Eames smise di camminare e si sedette di nuovo.
Di punto in bianco un rumore secco e ritmato, di un oggetto costantemente martellato su di un altro, mise momentaneamente in secondo piano tutti gli altri.
- Cosa vedi? -
Nulla. Arthur per il momento riusciva solo a concentrarsi sulla qualità familiare del suono, che infatti riuscì a materializzare poi in una figura ben nota.
- … una matita? -
- Di che colore è? -
- … gialla. - decise infine Arthur – perché era questo il punto... Stava a lui decidere.
Va bene. Va bene, Eames, ti darò quello che vuoi e mi spremerò le meningi per cercare di provarti che so effettivamente creare qualcosa di meno complesso e più triviale di una scala di Penrose.
- Descrivila più dettagliatamente. -
Era lì. Tridimensionale, dettagliata, a colori brillanti, nitida sullo sfondo nero della notte indotta dalla benda.
Arthr prese fiato, ed elencò: - Si tratta di una matita piuttosto lunga, come se non fosse stata ancora utilizzata... La mina è appuntita e color grigio scuro, lo stelo è di legno ed a forma di prisma a base ottagonale, con una gomma rosa ad un'estremità e... -
- Bene. - lo interruppe Eames, ridacchiando. - Un po' stereotipato, ma almeno abbiamo capito una volta di più che i particolari sono il tuo mestiere. -
Arthur non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso compiaciuto, a quelle parole.
Era la prima volta, dall'inizio del loro incontro.
- Ora, elabora un'altra immagine di matita. - gli ingiunse Eames, ed istintivamente il suo allievo elencò una serie di caratteristiche esattamente opposte alle precedenti: - Corta, spuntata, senza gomma... -
- Mhm. Magari blu, eh? - lo canzonò il falsario, smascherandolo senza esitare.
Doveva essere appagante per lui, trascinarlo al di fuori del proprio campo d'azione e demolire le sue difese ed il suo modus operandi con il minimo sforzo – era tremendamente sleale, immotivato ed ingiusto.

stava ragionando come un bambino mortalmente offeso da un compagno d'asilo, magnifico.
Arthur scosse il capo, risentito nei confronti di sé stesso ed Eames:
- È ridicolo... -
Attese una replica da parte dell'altro, preparandosi a rintuzzare l'ennesima frecciatina senza apparire troppo frustrato dalle circostanze – almeno quella soddisfazione non voleva concedergliela.
Contrariamente alle proprie aspettative, Eames ribatté serenamente: - Non sono tanto infantile da non riconoscere le tue capacità, Arthur, ma... Sei pressoché privo di fantasia, il che alla lunga potrebbe rivelarsi controproducente. Se imparassi a... A lasciar perdere per un attimo le regole, i labirinti, le leggi della fisica... Non dico che tu debba dimenticare tutto questo, ma... Improvvisare non è questione di schemi fissi. Si tratta di giocare, di usare la creatività... L'istinto spesso funziona più di qualsiasi ragionamento logico. -
Non aveva notato quanto si fosse avvicinato, in quel frangente: le sue mani sulle spalle e la sua voce accanto al padiglione auricolare furono decisamente una sorpresa, per lui.
- Le sensazioni, le intuizioni... Il corpo... Sono, per così dire, integrativi del raziocinio. Non puoi pensare di poter ingabbiare tutto questo. -
- Questo cosa c'entra con degli articoli di cancelleria, maestro? - lo interrogò ironico Arthur.
- Da qualche parte dovrò pur iniziare. Pensa che potremmo persino... -
La voce di Eames si spense gradualmente, senza che la frase trovasse una conclusione.
L'altro non poté fare a meno di chiedere: - … cosa? -
- Nulla, nulla. -
- Cosa, Eames? - lo incalzò Arthur, per nulla disposto a cedere.
- Be', persino costruire uno scenario specifico per le proprie fantasie erotiche è in qualche modo stimolante... Non solo per gli ormoni, intendo. - scherzò il falsario, abbattendo una pesante pacca sulla spalla del suo allievo prima di tornare accanto alla scrivania.
Ovviamente, il discorso prima o poi doveva andare a parare in quella direzione.
Arthur poteva anche mancare di immaginazione, ma di certo Eames peccava di prevedibilità.
Con un'intonazione scettica, quest'ultimo disse: - Tu hai delle fantasie erotiche, vero? -
- Cosa ti fa pensare che ti darò una risposta al riguardo? - Arthur tornò improvvisamente sulla difensiva, irrigidendosi.
- Il tuo innato senso del dovere. Dopotutto, questo è a tutti gli effetti un addestramento. -
Al gelido, ostile silenzio dell'allievo Eames oppose ancora una volta dell'ironia.
- Non ti sto chiedendo di aprirmi il tuo prezioso ed impenetrabile cuoricino, darling... Era solo una domanda. -
Non riuscì a cavargli di bocca alcun suono.
- Non mi dire che...? -
- Oh, cazzo! -
Arthur si ricompose, dopo aver sbottato con inusuale malagrazia, e borbottò seccamente: - Sì, ne ho. Ma non verrò di certo a... -
- Va bene, va bene. Non volevo farti arrabbiare. -
- Tu vuoi sempre farmi arrabbiare. -
- Forse perché... -
- Se stai davvero per uscirtene con qualcosa del tipo “perché sei carino quando ti arrabbi”... -
- No, non sei carino quando ti arrabbi. Fai paura alle persone. -
Arthur aprì bocca per replicare, convinto fermamente di non poter dargliela vinta ma allo stesso tempo consapevole di stare giocando ad un gioco che non gli piaceva e che lo faceva infuriare – non reagiva così bruscamente da molto tempo ad una provocazione aperta, e l'idea di poter essere di nuovo tanto manovrabile e debole lo destabilizzava e lo preoccupava fottutamente; Eames lo batté sul tempo.
- Mi dispiace. -
Stupito, l'altro dimenticò quel che aveva intenzione di dire.
- Per cosa? -
Quando parlò, il falsario utilizzò un tono di voce decisamente insolito... Sembrava sinceramente amareggiato, deluso.
- Perché non ti fidi di me... Sono fatto così, non ho un altro modo di approcciare le persone. -
Falso. Con Cobb, Ariadne, Yussuf non era neanche lontanamente irritante nella misura in cui lo era con lui.
Di cosa diavolo si lamentava? Non c'era rapporto, fra loro. Fine.
- Neanch'io, temo. -
- Quindi siamo incompatibili... Peccato. -
Di quella constatazione era prevedibile e scontato solo il contenuto, non la pausa troppo lunga di silenzio che ne conseguì o l'effetto che ebbe su Arthur.
L'uomo si prese il tempo necessario per scegliere con cura cosa fare, senza che Eames tentasse di sollecitarlo in alcun modo.
Il ticchettio ormai familiare di una matita contro la superficie della scrivania – sta' fermo, idiota, sta' fermo - scandiva i secondi.
Arrendersi e collaborare?
Seguire il proprio istinto e mandare tutto all'aria?
Chi ne avrebbe giovato?

***

- Verde acido. Gomma consumata color giallo fluorescente, un po' macchiata di grafite. Punta consumata. Media lunghezza. Cilindrica. Il rivestimento dello stelo è un po' scheggiato ai lati. -

Era pur sempre un addestramento, no?

   
 
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