Lo spettacolo stava per iniziare. Tremavo dal panico, anche se sapevo che sul palco avrei dato il meglio. Diedi una rapida occhiata al pubblico da dietro il tendone rosso. Cielo, quanta gente. Anche troppa per i miei gusti. Chissà che avrebbero capito che era una donna a recitare la parte di un uomo. Io non ero stata scelta per questa parte dall'inizio, ma  Jack si era rotto una gamba e ora non poteva muoversi. Sinceramente non sapevo se odiarlo o ringraziarlo per questo. In una settimana avevo dovuto imparare due atti. Per carità, "Aspettando Godot" era tra le mie opere teatrali preferite ma imparare tutto  quel popo' di roba in fretta e furia non è stato esattamente una passeggiata. Fortuna che Estragon parla poco per la maggior parte del tempo.
« Estragon! Vladimir! In scena, veloci! »
Io e John ci sorridemmo nervosamente, ci aggiustammo i costumi davanti allo specchio ed entrammo in scena dopo un sostanzioso respiro.
Mi sedetti sul finto pietrone sul palco, in attesa. Il tendone si alzò ed io iniziai a cercare di tirare fuori il mio stivale. Tutto stava filando liscio come l'olio.

Poco dopo, arrivò il momento di levare lo stivale. Diamine! Non voleva togliersi! Ma come diavololo me l'avevano allacciato? Trovai presto la soluzione: feci la faccia più strana che potevo per distogliere l'attenzione dal mio piede e con un veloce movimento di polso lo stivale si sfilò. Il pubblico rise. Per fortuna.
Sospirai silenziosamente mentre facevo finta di cercare qualcosa dentro quello scarpone maledetto, che poi abbandonai sulle mie ginocchia. Iniziai a guardare nel vuoto davanti a me, come da copione.
Mentre dicevo le mie battute, diedi una rapida occhiata al pubblico.
Forse qualcuno era venuto a vedermi.
No, nessuna faccia conosciuta. Un momento... ma io quello l'avevo già visto da qualche parte, ma dove?
Sentii troppo silenzio. Dovevo dire la mia battuta! Ma dove eravamo arrivati? E dove diavolo era andato il suggeritore?
Fortunatamente il mio compagno mi venne in soccorso. Si mise ginocchioni accanto a me e iniziò a dire la mia battuta, come se fosse la sua.
« Ricordi le mappe della Terra Santa? »
Piena di gratitudine continuai la battuta.
« Oh sì. Erano colorate. Molto carine. Il Mar Morto era azzurro pallido. Il solo guardarlo mi faceva venire sete. Lì andremo, dicevo sempre, è lì che andremo per la nostra luna di miele. Nuoteremo. Saremo felici...»
Continuammo a recitare senza intoppi per fortuna. La gente sembrava non essersi accorta del mio momento di vuoto mentale. Bene.
Entrai nel mio camerino col cuore in gola. Lo spettacolo era andato bene, sì, ma io ero sicura di essere stata a dir poco penosa. Mi sedetti davanti allo specchio e mi tolsi cappello, parrucca e retina per tenere i capelli a posto.
Sciolsi i capelli e guardai lo schermo del mio telefono. Nessun messaggio.
Osservai lo schermo. Avevo messo una foto del mio attore preferito come sfondo. Aveva qualcosa di strano. No. Ero io che ricordavo qualcosa di strano.
Quel viso che mi sembrava familiare, era simile a quello dell'uomo sullo schermo del mio cellulare.
Ma... no, non può essere. E' troppo improbabile. Praticamente impossibile. Eppure...
In quel momento bussarono alla porta ed io caddi dalle nuvole. Senza nemmeno guardarmi nello specchio dissi « Avanti, è aperto »
Pensavo fosse John.
Decisamente, pensavo sbagliato.