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Autore: Lesty    10/02/2011    3 recensioni
17 Marzo 2011. L'Italia festeggia 150 anni di unità, ma in questo secolo e mezzo sono state forti le differenze che hanno spinto Nord e Sud ancora più lontane l'una dall'altra. E negli ultimi anni, l'Italia è diventata lo zimbello del mondo intero. Riusciranno i fratelli Vargas a recuperare credibilità, ma soprattutto, riusciranno a rimanere uniti?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Feli, smetti di piangere. In questo modo non risolverai niente. –
Era da delle ore che Ludwig cercava di tirargli su il morale, di far cessare quella fontana straripante. Ma niente…stavolta le lacrime di Feliciano non accennavano a smettere. Antonio e Romano gli si erano stretti intorno, ma nemmeno le parole confortevoli del fratello erano riuscite a calmarlo. Alla fine, lo spagnolo si era portato via Romano, prima che attaccasse anche lui a piangere.
 
Tutto era cominciato quella mattina, ad un congresso internazionale. Feli era stato l’ultimo ad entrare, al seguito del suo Presidente del Consiglio. Al loro ingresso si era fatto il silenzio. Solo dei risolini trattenuti a stento si udivano dal fondo della sala.  La cancelliera tedesca si era voltata dall’altra parte, nascondendo le risa. Anche il presidente francese aveva distolto lo sguardo. Francis aveva evitato le occhiate di Feliciano, puntando gli occhi per terra. Arthur l’aveva guardato dall’alto in basso, con disgusto, e anche l’americano pareva guardarlo con rimprovero.
I nordici lo avevano evitato peggio della peste, neanche Tino gli si era avvicinato, nonostante gli si potesse leggere il dispiacere negli occhi.
Tutti sapevano degli ultimi scandali che avevano coinvolto la politica italiana, e nessuno riusciva a perdonargli la spirale di degrado morale nella quale l’Italia era stata trascinata.
Feliciano era rimasto mortificato dall’opinione condivisa dalle altre nazioni, e non gli era rimasto altro che deprimersi in silenzio. Ma era stata una battuta sarcastica udita dalla politica tedesca a ferirlo maggiormente. Ludwig aveva assistito alla scena, e dopo aver scoccato un’occhiata fulminante alla donna, era corso da Feliciano, che nel frattempo si era nascosto in bagno.
 
Ore di lacrime e accecante vergogna. L’Europa e  il mondo intero ridevano di lui, della sua Nazione, quello stesso Paese forgiato con il sangue e il dolore di migliaia di persone. A cosa erano servite le guerre di indipendenza e la Resistenza, se erano quelle le condizioni in cui versava l’Italia? Il sacrificio era valso a qualcosa?
La politica lo aveva messo contro suo fratello, dopo che per secoli erano stati dolorosamente separati, prima di riuscire finalmente a ritrovarsi.
Era strano trovarsi a parlare con Romano, con quella sua parlata particolare. Tendeva a strascicare le S, come Antonio. Feliciano invece tendeva a pronunciare le E aperte, trasformando le parole in una nenia. Oppure calcava sulle T, rendendole dure, un po’ alla tedesca. Si sentivano così diversi quando si scambiavano quelle parole nella stessa lingua, eppure così diversa.
Ma c’erano quelle volte in cui la voce si affievoliva sino a diventare un sussurro, e recuperavano quel loro linguaggio segreto, che avevano condiviso da bambini, quando ancora c’era Nonno Roma a proteggerli. E allora sottovoce si raccontavano segreti, scherzavano, tornavano a ridere insieme. Erano di nuovo uniti, una famiglia, anche senza il nonno.
Quanto avrebbero voluto, i fratelli Vargas, che quei momenti non fossero solo sporadici istanti di gioia, ma fossero di regola nelle loro eterne vite.
 
Ludwig gli aveva rimboccato le coperte, prima di spegnere la luce ed uscire dalla stanza. Gli si spezzava il cuore a vederlo in quelle condizioni, stremato dal pianto tanto da crollare tra le braccia del tedesco.
- Come sta? - Antonio era comparso come dal nulla, senza insultarlo come suo solito. Si vedeva che anche lui era preoccupato per i fratelli Vargas.
- A pezzi. E Romano? -
- Anche lui…solo che cerca di non darlo a vedere. Non vuole che suo fratello lo veda abbattuto. Weilschmidt, stavolta non so se ce la faranno.-Antonio si prese la testa fra le mani con disperazione.
- Non dire idiozie. Ce la faranno, come sempre. Sai meglio di me quanto a dispetto delle apparenze siano forti. Ne hanno viste di peggio. Devono farcela. - Ludwig con quelle parole cercava di convincere se stesso per primo.
Antonio gli posò la mano sulla spalla.
- Meglio andare a dormire, dobbiamo essere forti per i nostri compagni. -
- Sì, per una volta mi trovo d’accordo. Gutten nacht, Carriedo. -
-Buena noche, Ludwig. -
 
Il tedesco si infilò sotto le coperte con Feliciano, mentre Antonio faceva lo stesso con il maggiore dei Vargas.
I due ragazzi dormivano accoccolati contro il muro, col viso segnato dalle lacrime, e un lamento sulle labbra. Nonostante fossero lontani, la posizione era la stessa. Il dolore anche. 


Angolino dell'autrice:
Lo so, è una stupidata, in fondo lo sappiamo tutti quanta vergogna stia provando questo Paese. Ma con l'avvicinarsi dei 150 anni della nascita dell'Italia, mi sentivo di scrivere qualcosa sui Vargas. E  vorrei scrivere anche qualche altro capitolo su di loro, sperando di poter usare toni più ottimistici. Grazie per aver letto fino a qui ^__^
   
 
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