Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: MadamaButterfly    10/02/2011    1 recensioni
I sogni non sempre si avverano, anzi, la maggior parte delle volte rimangono tali. L'importante è sognarli, e crederci. Anche nella situazione più disastrosa, sognare è di vitale importanza. Anche quando si ha la pelle scura e si è costretti a stare tutto il giorno piegati a raccogliere fiori di cotone...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Si chiamava Catherine.
Era bella come il sole, leggera come l’aria, misteriosa come la notte, elegante come una farfalla. I suoi occhi risplendevano come le stelle che illuminavano le notti estive della mia foresta. Dentro di essi potevo scorgere le praterie sconfinate che amavo cavalcare e i cieli azzurri in cui amavo perdermi. La sua pelle era lattea, bianca come la luna, bianca come il cotone che raccoglievo nei campi, la faceva apparire delicata e infinitamente bisognosa di protezione. Ma i suoi capelli erano rossi, rossi come il sangue, rossi come il fuoco che illuminava le feste della mia tribù, un rosso ardente di passione e di forza d’animo.
Si chiamava Catherine, e io l’amavo.
Amava passeggiare per il bosco la mia Catherine. Era agile, giovane e felice, si arrampicava con agilità sugli alberi e lì stava tutto il giorno, ammirando il mondo che, incurante della sua bellezza, attorno a lei continuava a muoversi nel suo solito corso.
C’era solo un problema: quel bosco, o quel giardino, come lo chiamavano, apparteneva a loro. E, assieme a lui, in loro possesso c’era anche Catherine.
Ma la natura, come pure Catherine, non poteva essere posseduta da nessuno. Entrambi erano spiriti liberi, vivevano la loro vita incuranti di coloro che dicevano di essere i loro padroni, liberi nella freschezza della loro giovinezza.
E così, ogni tanto la mia Catherine sfuggiva alle rigide regole che la sua condizione di ragazza alto borghese le imponeva, scappava allo sguardo vigile di quella società falsa e ipocrita, per venire a rifugiarsi qui, nell’unico posto che, proprio come lei, sarebbe rimasto sempre libero e selvaggio.

Quel giorno pareva addirittura più bella del solito: il vestito bianco ne esaltava l’innocenza, facendo risplendere i grandi occhi azzurri. Era anche più pallida del solito, ma ciò non bastava a spegnere il fuoco che ardeva dentro e fuori di lei.
Perciò in quel momento ero sereno, e addirittura pensavo che la chiarezza della sua pelle la rendesse un essere quasi divino.
Sereno, sì, ma non del tutto. Non lo ero mai durante le visite al mio angelo custode. Perché le mie visite erano clandestine: a noi selvaggi dalla pelle scura era severamente vietato allontanarsi dai campi in cui lavoravamo. A controllare erano delle guardie a cavallo, rigorosamente di pelle bianca, con un frustino in mano: a un minimo segno di stanchezza o al tentativo di qualche lavoratore di fermarsi un secondo a riposare, a loro era lecito usarlo come meglio volevano.
Eravamo trattati in modo disumano. Lì nei campi, lontano dalla casa che avevamo lasciato oltreoceano, ogni dignità era svanita, ogni orgoglio brutalmente spezzato, i legami affettivi ormai ridotti a zero, cancellati da quella maledetta, continua, straziante fame, mista alla stanchezza prodotta dall’incessante lavoro nei campi. Ormai eravamo poco più che bestie.
Unica cosa che ci distingueva dagli animali era quella profonda speranza, ormai radicata in ognuno di noi, che un giorno tutto ciò sarebbe cambiato. Qualcuno o qualcosa ci avrebbe salvati, ci avrebbe resi finalmente liberi, e avrebbe convinto gli uomini dalla pelle bianca che gli uomini dalla pelle nera hanno diritto a tanta dignità quanto loro, permettendo a entrambi di vivere assieme pacificamente.
Ma più che una speranza era un sogno. Un sogno irraggiungibile, irrealizzabile, lontano anni luce da quella che era la realtà. Ero arrivato a odiarli quei fiorellini bianchi che passavamo la giornata a strappare dal suolo. Erano esseri ingannevoli: parevano delicati, gentili, eppure erano tanto malvagi da tenerci con la schiena piegata per ore e ore d’inferno.
Io comunque una via d’uscita a tutto ciò ero riuscita a trovarla, e il suo nome era Catherine.
Mi costava fatica raggiungere il luogo immerso nel verde in cui solitamente passava i suoi pomeriggi il raggio di sole che illuminava il mio cuore, ma ne valeva la pena. Molti uomini dalla pelle nera erano impazziti a causa di quella vita. Catherine era l’ancora che mi teneva saldamente attaccato alla terra ferma, a quella realtà dolorosa e sfuggente che avevo rischiato di perdere.
Probabilmente io non avrei mai conosciuto lei e lei non avrebbe mai conosciuto me. Probabilmente le cose sarebbero rimaste così come stavano per tutta la durata della mia vita, almeno finché io non sarei morto come tanti prima di me, in un giorno qualunque, stramazzando improvvisamente al suolo, distrutto dalla fame, dal freddo, dalle botte.
Ma il suo avvenire... il suo avvenire sarebbe stato diverso. Lei era destinata a cambiare questo mondo infame.
Prima di conoscere il suo vero nome amavo chiamarla dentro di me “la signorina Speranza”. La speranza di un futuro migliore che persone come lei avrebbero potuto costruire, un mondo fatto di uomini tutti ugualmente felici, senza distinzioni di sesso, età o colore della pelle. Perché il cuore, almeno quello, palpita allo stesso modo in tutti gli uomini del mondo.






ANGOLINO SCRITTRICE: Se siete arrivati a leggere queste righe vuol dire che avete letto tutta la storia (o almeno spero...). Vi prego di inserire un commento, positivo o negativo che sia.
Inoltre, vorrei da voi un consiglio :-)
Devo continuare questa storia? Aggiungere un altro capitolo? Oppure terminarla qui? Sono molto indecisa, temo di rovinare questo mio piccolo racconto, che a mio parere è uno dei miei meglio riusciti...
Sta a voi. Accetterò qualsiasi consiglio o segnalazione.
Au revoir mes amis!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: MadamaButterfly