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Autore: giulina    11/02/2011    7 recensioni
-Cecia, Dalila è una bravissima ragazza e Matteo la ama. Cosa c’è di male?- Ti chiede infilandosi un paio di boxer celesti con la torre di Pisa sul davanti che gli hai regalato al vostro secondo anniversario.
-Di certo mio fratello non la ama per la sua generosità o per il grandissimo muscolo sotto il silicone della tetta sinistra.-
Gli rispondi indicandoti al di sotto dell’ombellico.
-Pessimista, stronza e volgare. Ti amo- Ti si avvicina e ti schiocca un bacio sulla bocca.
-Anche io ma se mi ridici che sono volgare ti eviro-
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono le 8.

Sono le 8 e sei ancora a casa.

Sono le 8.03 quando cerchi di infilarti un paio di collant color carne ma che, con la tua grandissima fortuna e agilità, si smagliano proprio sulla coscia.

Niente gonna. E quindi direttamente nel cesso la tua possibilità di non sembrare una mongolfiera, visto che sei costretta a metterti i pantaloni blu del tailleur che hai comprato la settimana scorsa, costretta da tua madre. E tua madre in fatto di moda non ci capisce un emerita acca.

La sveglia a forma di hamburger sul tuo comodino, sembra beffarsi di te quando per metterti una scarpa, inciampi sul copriletto e caschi a sedere, grazie a Dio, sul letto dalle lenzuola sfatte.

-Porca zozza!-

Sono le 8.10 quando riesci finalmente a trovare l’altra scarpa che, indovinate un po’, era finita dentro la tua borsa.

Ci sono delle presenze strane in questa casa, ora ne sei certa.

Corri, per quanto la tua forma fisica te lo possa permettere, fino in cucina dove versi il caffè nero, che hai magnificamente nascosto dentro il pacchetto dei cereali integrali certa che nessuno riuscirà mai a trovarlo e ,dopo averlo trangugiato tutto d’un sorso tanto che ti sono uscite le orbite fuori dagli occhi da quando che era bollente, butti la tazza nel lavello.

Ficchi in borsa due o tre merendine al cioccolato e miele che mangerai nella pausa, tanto per mantenerti leggera, e stacchi il cellulare dal carica batteria dove l’hai attaccato la sera prima certa così che non si scarichi durante la giornata.

Naturalmente, il tuo vecchio Samsung sgangherato, con lo sportellino staccato per metà e con ben 3 tasti che non funzionano, questa mattina è deceduto. Non si accende, nessun messaggio di benvenuto (come se ti rallegrasse la giornata), niente canzoncina urtante o loghi sconosciuti. Nero, schermo completamente nero.

Lanci il cellulare sul divano beige e corri in cucina a controllare il calendario.

No, non è venerdì 17 per fortuna, sennò quest’ora saresti stata schiacciata da un elefante volante.

Probabilmente è una giornata no, la tipica giornata di questi tre mesi.

Guardi l’orologio che porti al polso e per poco le gambe non ti cedono quando vedi che sono le 8.20.

-Le 8.20, merda!- Borbotti, avanzando in lunghi passi fino alla camera inoltrandoti nell’ armadio sperando di non trovarci niente di sgradevole o terrificante.

Sei rimasta traumatizzata da quando a sei anni hai trovato la tua tartaruga Camilla, che credevi scomparsa, nell’armadio a muro, dentro ad una scarpa,ormai deceduta. Non sai ancora se per il puzzo oppure per mancanza di ossigeno. Sei più propensa per la prima opzione.

Naturalmente hai corso come una capra Tibetana, e per questo sei sudata come tuo zio Mario quando fa la vendemmia.

Vai verso il comodino e cerchi nel piccolo cassetto una qualche cosa che riesca a confondere il tanfo di bottino delle tue ascelle.

Trovi solo una scatola di Moment, un tagliaunghie, una lampadina bruciata ed un leccalecca alla fragola mezzo mangiucchiato. Quello però profuma.

Fortunatamente il tuo occhio cade sull’altro comodino. Il Signore sia lodato.

Rotoli sul letto (perché fare il giro è un inutile perdita di tempo), sperando di non aver rovinato qualcosa al tuo interno, e prendi il profumo da uomo che ti spruzzi per tutto il corpo. Profumo virile, ma poco ti importa. D’altronde, le donne di oggi non sono donne con le palle?

-Quello è il mio profumo!- Brontola colui che ci mette esattamente due ore, 24 minuti e 36 secondi per una dannata doccia.

Ti giri e lo vedi. Appoggiato allo stipite della porta, bello perché devi ammettere che è bello anche se non è di certo Brad Pitt o David Gandy con petto e gambe depilate, con i capelli umidi, il sorriso sul volto e il tuo accappatoio rosa chicco.

-E quello è il mio accappatoio!- Dici puntandogli un dito contro mentre lui se lo stringe addosso come per paura che glielo strappi di dosso. Paura lecita, ma non di certo perché vuoi l’accappatoio.

-è morbido- Si giustifica alzandosi sopra la testa anche il cappuccio su cui vi è disegnato un pulcino.

-Se ci trovo anche un solo pelo te lo faccio ingoiare, sono stata chiara?- Lo minacci mentre cerchi di infilarti un orecchino.

-Chiaro, capitano. Ma perché sei ancora a casa?- Ti chiede tranquillo come se non notasse la tua giugulare palpitare per il nervoso ed i tuoi occhi iniettati di sangue.

-Quella cazzo di sveglia non ha suonato- Dici molto finemente cercando disperatamente una cintura.

-Cecilia sei volgarissima. Lo sai che mi eccita quando facciamo l’amore ma per favore contieniti in classe. Sei una maestra d’asilo!- Ancora per poco, gli vorresti rispondere mentre ti infili il cappotto nero che era sulla poltrona.

-Io non sono volgare!- Ribatti fermandoti al centro della stanza. Odi le persone volgari e maleducate e di certo non vuoi diventare come loro.

Tuo marito, eh si, perché quella bestia vestita di rosa è il tuo dolce coniuge con cui dividi il letto da cinque anni, ti guarda sorridendo e ti si avvicina per strizzarti le guance. Cosa che ti fa imbestialire come i peli sulla saponetta della doccia. Ti fa andare fuori di testa.

-Ed io sono tua madre, biscotto!- Ti dice ridacchiando e lasciandoti un profumoso bacio sulla guancia.

-Ha lo stesso identico accappatoio che stai indossando ed il bagnoschiuma al cocco con cui ti sei lavato me l’ha regalato lei- Gli rispondi piccata. Non andranno mai d’accordo quei due.

Francesco fa una smorfia con la bocca ed entra nell’armadio per cercare qualcosa da mettersi.

-A proposito. Tua mamma ha chiamato ieri sera ma tu eri già in coma profondo. Mi ha detto di chiederti se domani sera vogliamo andare a cena da loro. C’è anche tuo fratello con Dalila- Ti dice spogliandosi davanti a te.

-Quella strafiga di Dalila? Quella che ha una quarta di tette ma è secca come un chiodo? Quella che fa l’hostess e che vuole cambiare il mondo ed aiutare i bambini nel Sahara? Quella che lo prende anche nel c..-

-Cecia, Dalila è una bravissima ragazza e Matteo la ama. Cosa c’è di male?- Ti chiede infilandosi un paio di boxer celesti con la torre di Pisa sul davanti che gli hai regalato al vostro secondo anniversario.

-Si, e io profumo come un gelsomino. Di certo mio fratello non la ama per la sua generosità o per il grandissimo muscolo sotto il silicone della tetta sinistra. Piuttosto per qualcos’altro..-

Gli rispondi indicandoti al di sotto dell’ombellico.

-Pessimista, stronza e volgare. Ti amo- Ti si avvicina e ti schiocca un bacio sulla bocca.

-Anche io, ma se mi ridici che sono volgare, ti eviro-

-Cosa? E vuoi lasciare Petunia da sola? Senza un fratellino?- Inutile. Ormai pensa che l’esserino che sta crescendo dentro di te sarà una femminuccia ed è convinto che la chiamerete Petunia. Illuso.

-Sicuro. Suo fratello come lo vuoi chiamare? Tulipano?- Chiedi bloccando la voglia di assalirlo se dirà di si.

-No io pensavo a un nome tipo…Matteo- Ti risponde dopo essersi messo i pantaloni della tuta.

-Petunia e Matteo?- Gli chiedi entrando in cucina con lui -Questa è discriminazione femminile, cocco. Non te lo permetterò- Mentre finisci di parlare, il telegiornale parte e l’ora scritta in basso sullo schermo per poco non ti ci fa rimanere secca.

Le 8.45.

-Ora vado a scuola, se non mi hanno già licenziata. Quando torno a casa riprendiamo il discorso- Lo informi prendendo la borsa dalla sedia e ficcandoti in bocca una fetta biscottata.

Lo senti parlare mentre sei già sulla soglia della porta che stai per uscire.

-Ah Buon San Valentino, gelsomino!-

-Buof Fan Falenpino ance a fe!- Gli rispondi masticando la fetta biscottata e correndo giù per le scale.

Ordinaria quotidianità.

   
 
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