UN FUTURO
D’AMORE
Franco stava lavando i capelli di un
ragazzo sui
trentacinque anni.
-Cosa vuole che facciamo? Gli do una bella tagliata? Sono piuttosto
lunghi-
-Mio dio nooo! Cosa le salta in mente… non voglio tagliare i
capelli corti, mi
basta solo che mi dia una spuntatina-
Franco sospirò rassegnato, ormai sarebbe stato il momento di
andarsene
definitivamente in pensione. I tempi da che era giovane lui erano
cambiati in
modo enorme. Lui ai suoi tempi non si sarebbe di certo mai permesso di
lasciarsi crescere i capelli in un modo tale… solo le donne
potevano portare i
capelli lunghi, gli uomini no.
Finì di fare lo shampoo al cliente e si apprestò
a spuntare la folta chioma del
ragazzo e a ridefinirgli la barba.
Aveva appena finito il lavoro quando il campanello del suo negozio da
barbiere
tintinnò.
Un uomo alto e allampanato, vestito impeccabilmente, lo
salutò cordialmente e
poi sicuro di sé si diresse verso il ragazzo dai lunghi
capelli:
-Allora sei pronto?- chiese.
-Si certo ho appena terminato, allora come ti sembro? Sto bene?-
-Si… ma tu sei sempre splendido- mormorò di
rimando posandogli un bacio sulle
labbra.
Il sig. Franco sessantasettenne dal
fisico asciutto e con lo
sguardo ancora vivo e brillante, guardò i due uomini
scambiarsi effusioni e li
fissò con occhi strani, poi soprappensiero
mormorò tra sé:
- Eh si i tempi sono proprio cambiati – e scosse la testa
sconsolato.
I due uomini si voltarono alquanto alterati dal commento del vecchio. Poi il suo
cliente lo apostrofò con
astio:
-Cosa c’è vecchio, ti diamo fastidio? -
Franco sorpreso dalla domanda alzò lo sguardo su quello del
ragazzo. Non si era
neppure accorto di aver formulato il suo pensiero ad alta voce.
Negli occhi dei due uomini, nei loro gesti, nel loro amore, rivide dopo
tanti
anni le schegge di un passato così lontano da apparire come
non suo.
Luigi se ne
stava
appoggiato allo stipite della porta del bar. Fumava indolentemente una
sigaretta senza filtro, i capelli impomatati tirati
all’indietro, la camicia
leggermente slacciata sul davanti.
I suoi occhi scandagliavano la grande sala, osservando gli avventori bere, giocare a carte o a
morra cinese. Aveva
le iridi color grigio scuro che combinate al taglio degli occhi
particolare,
gli davano un’aria di mistero e di pericolo. Era il bello e
dannato del paese,
ogni ragazza in età da marito, o già sposata,
sospirava d’amore al suo
passaggio. Al bar del paese comunque si vociferava che fosse un
invertito, ma
era ovvio che le accuse fossero mosse dagli uomini gelosi del suo
innegabile
fascino.
Franco entrò correndo trafelato ed entusiasta. Nella fretta
non si accorse di
Luigi, che era lì appoggiato alla porta e inciampando nei
pedi di quest’ultimo
perse l’equilibro cadendo malamente sul pavimento sporco del
bar e suscitando
l’ilarità generale.
Fu così che lui e Luigi si conobbero.
-Allora il mio compagno ti ha fatto
una domanda, non
rispondi?- l’uomo alto e ben vestito fece due passi avanti in
direzione del
vecchio barbiere con i pugni stretti per la rabbia e
l’indignazione.
Franco lo guardò stranito, riscuotendosi
dal fiume di ricordi che lo aveva sommerso.
- Mi scusi, ma non capisco a cosa si riferisca… -
mormorò leggermente
spaventato guardando
il volto teso e furibondo
dell’uomo davanti a sé.
- Non capisce? Cos’è noi gay le diamo fastidio?-
Franco guardò allibito il suo interlocutore e freneticamente
tentò di fare
mente locale, per cercare di capire cosa avesse fatto per offendere i
due,
finalmente si ricordò della frase che aveva detto senza
riflettere e scuotendo
le mani si affrettò a scusarsi e a giustificarsi:
- No no, mi avete frainteso, non mi riferivo a voi due… ma
hai capelli del suo
amico. Ai miei tempi nessuno li portava così lunghi, eccetto
le donne-
I due a quella frase che sapeva di giustificazione forzata si
adirarono, se
possibile, maggiormente.
Franco era certo che la faccenda si sarebbe conclusa male…
almeno per lui.
Chiuse gli occhi, il cuore a mille che batteva forte. Si sorprese a
sperare con
la mente che Luigi arrivasse a salvarlo come faceva sempre un tempo.
-Ehi che ti
è successo
al labbro?- Luigi nel pronunciare quelle parole allungò una
mano e la portò
sotto il mento di Franco, per osservare meglio la ferita sulla bocca.
Franco mugugnò un po’per il dolore e poi
biascicò:
- Nulla, sono inciampato-
Luigi sollevò un sopracciglio con fare scettico
–Inciampato? E dove… contro un
pugno?- disse ironico.
Franco abbassò lo sguardo mortificato e sussurrò:
-E’ stato mio padre… dice che passo troppo tempo
in tua compagnia-
Il viso di Luigi si tirò in una smorfia dura, poi senza
pensarci afferrò il
polso di Franco e se lo trascinò dietro, dirigendosi alla volta del bar.
Entrò come una furia, sempre con Franco al seguito che
caracollava ad ogni
passo. Arrivato di fronte al Gigi, padre di Franco, lo
squadrò con occhi pieni
di rabbia, poi allungò le mani e sollevò di peso
dalla sedia Gigi. Il silenzio
nel bar era tombale, nessuno prima ad ora si era mai permesso di
sfidare quella
montagna del macellaio Gigi. Si vociferava nel paese che fosse in grado
di
uccidere un toro con un pugno. Ecco perché tutti gli
avventori fissavano la
scena sconvolti e in trepidante attesa.
-Devi smetterla di ubriacarti e prendere a botte tuo figlio-
ringhiò alterato
Luigi.
Il Gigi lo fissò un poco sorpreso, ma subito si riprese e
scoppiò in una
fragorosa e sguaiata risata.
-A botte? Non essere ridicolo moscerino… gli ho solo tirato
un ceffone. E ho
anche fatto bene, quello stupido mi ha
fatto cadere della carne pregiatissima per terra, ora non la posso
più vendere-
Franco abbassò lo sguardo mortificato, era vero… aveva fatto cadere la
carne, ma non lo aveva
fatto certo apposta. Odiava maneggiare carne morta e sanguinante, ogni
volta si
trovava sempre sul punto di vomitare. Fare il macellaio non gli
piaceva,
avrebbe sempre voluto fare il barbiere, ma suo padre era stato
irremovibile.
-Ora lasciami andare il bavero della giacca se non vuoi fare una brutta
fine, o
ti do una ripassata che neppure quella bagascia di tua madre ti
riconoscerebbe-
Luigi per risposta gli sputò in faccia. A quel punto lo
scontro era
inevitabile.
I due si studiarono per qualche istante poi Gigi attaccò con
violenza cercando
di tare un pugno in pieno viso a Luigi. Continuarono così
per alcuni minuti,
con il macellaio che tentava di colpire il ragazzo, ma questo ogni
volta, più
veloce di lui, lo schivava e derideva.
Alla fine Luigi si stancò del gioco e presa una sedia la
ruppe sulla schiena
dell’avversario. Gigi cadde a terra tramortito ed intontito.
- Bene ed ora che abbiamo chiarito la faccenda, lascia stare Franco-
poi
voltandosi verso Franco, che se ne stava in disparte disse:
-Se non sbaglio tu hai qualcosa da dire a tuo padre giusto?-
Franco lo fissò sorpreso, non capendo a cosa
l’altro si riferisse. Luigi sbuffò
esasperato e parlò per lui:
- A Franco non piace lavorare con te… da oggi in poi
andrà a bottega per
imparare il mestiere di barbiere-
Così dicendo si accese la sigaretta ed uscì dal
bar.
-Non pensare di convincerci con una
storia tanto campata per
aria. E’ per via di persone come te, che a tutto oggi noi
dobbiamo lottare per
i nostri diritti- l’uomo con i capelli lunghi
rincarò la dose, fissandolo con
astio.
-Davvero mi dispiace, non vi volevo in alcun modo offendere
credetemi…- Franco
non sapeva più cosa fare o dire. Ogni sua iniziativa per
appianare l’equivoco
pareva offendere maggiormente i due uomini.
Ad un tratto il rombo assordante di un motore squarciò il
silenzio teso che si
respirava nella piccola bottega da parrucchiere.
Tutti e tre si voltarono verso la vetrata che dava sulla strada e
videro una
vecchia Harley, tenuta benissimo, parcheggiare sul ciglio della strada
proprio
di fronte al negozio.
L’uomo che la guidava scese e con passi certi e decisi si
avvicinò alla porta
del barbiere.
La campanella suonò quando il motociclista la
spalancò entrando senza
esitazione. Una volta dentro si levò il caso e si
abbassò la bandana che gli
copriva il volto.
Franco smise di respirare e per
lo shock
dovette appoggiarsi al
bancone della
cassa… sentiva il cuore battere a mille quasi fosse sul
punto di esplodere,
cosa che data la sua veneranda età non era del tutto da
escludere. Il biker
sorrise sornione, gli occhi segnati dalle rughe del tempo si piegarono
dolcemente, mentre con una mano si sistemava i capelli canuti. Franco
parve
riacquistare un po’ di lucidità, infatti
mormorò:
-L…Luigi…-
-Ciao Franco- la bocca si piegò in un sorriso impaciato e
teso –Sorpreso di
vedermi? Eppure ti avevo detto che un giorno sarei tornato…-
-Luigi,
Luigi- Franco
stava correndo euforico per il paese verso la casa
dell’amico. Oramai erano
passati due anni dal loro primo incontro, e quasi un anno e mezzo da
che Luigi
aveva affrontato con coraggio suo padre e lo aveva liberato dalla sua
tirannia.
Luigi aprì la porta di casa sua affacciandosi curioso
nell’aia, per capire chi
avesse tanto da urlare. Vice che Franco stava correndo nella sua
direzione e
decise di andargli incontro.
-Luigi ho una novità fantastica-
-Davvero? Allora entriamo in casa così stiamo più
comodi- disse sorridendo
Luigi alla vista del volto felice di Franco.
Appena la porta fu chiusa dietro le loro spalle Franco disse tutto
d’un colpo:
-Mi sposo con la figlia del barbiere-
Il volto di luigi si scurì di colpo e guardò
l’altro con astio e con dolore.
Poi ringhiò con tono basso:
-Cosa hai detto ?-
Franco lo fisso stupito e leggermente intimorito, aveva creduto che a
quella
notizia Luigi si sarebbe congratulato e avrebbero festeggiato stappando
una
bottiglia di buon vino… ma la reazione di Luigi lo aveva
spiazzato.
-Ho ho detto che mi sposo con SaraMaria… la figlia di
Camillo, il barbiere-
-Allora avevo capito bene…- il tono amaro sconvolse Franco.
-Perché fai così? Sembri arrabbiato…-
poi come colto da un’illuminazione
riprese – Oh Cielo… mi dispiace io-io non avevo
capito che tu fossi innamorato…
mi dispiace davvero tanto, se le cose stanno così io non la
sposerò-
Luigi lo fissò in un misto di sorpresa e di gioia.
-Davvero ? Non ti da fastidio questa cosa… insomma io e te-
Franco scosse forte il capo con decisione:
-No assolutamente. Io voglio molto bene a SaraMaria, ma non la amo.
L’idea è
nata dal fatto che suo padre un giorno vorrebbe cedermi la sua bottega
e
facendo così tutto rimarrebbe in famiglia…
Perciò vedi non ci sono problemi.
Però scusa… potevi dirmelo prima che eri
innamorato di lei…-
Luigi all’ultima frase tornò ad incupirsi e
mormorò caustico:
-Sei solo un idiota… io non sono innamorato di quella
ragazzina-
Franco lo fissò senza capire –Ma
allora… io non capisco la tua reazione…-
La rabbia di Luigi al sentire quell’ultima affermazione parve
esplodere
violenta, e senza che si rendesse conto di ciò che faceva,
Luigi afferrò Franco
per il bavero della giacca e lo batté con violenza conto al
muro.
Franco per la botta perse il respiro e si afflosciò a terra
tossendo sconvolto.
Luigi lo fissò spaventato, rendendosi conto di
ciò che aveva appena fatto. Si
inginocchiò vicino all’amico che ansimava per
terra e cercò di aiutarlo per
farlo rialzare ma Franco terrorizzato si ritrasse.
- Mi dispiace… io non ti volevo fare del male… ti
prego scusa- disse mesto
Luigi scuotendo il capo sconsolato- Io… - non trovando le
parole per esprimersi
decise di dimostrare cosa provava con i fatti.
Si spinse vicinissimo a Franco e poi afferratagli il volto tra le mani,
lo baciò.
Un bacio lieve, solo un brevissimo sfiorar di labbra e poi si
staccò
immediatamente.
- Io è di te che sono innamorato-
Franco si rialzò come se fosse stato percorso da una scossa,
lo guardò negli
occhi sconvolto, completamente rosso in viso e gli urlò
contro:
-Allora tutte quelle voci che giravano su di te in paese…
era tutto vero. Che
schifo, mi fai venire da vomitare- così dicendo si
pulì la bocca con la manica
della giacca e corse fuori.
Luigi rimase lì sulla soglia di casa, a fissarlo mentre si
allontanava con il
cuore a lutto e gli occhi grigi pieni di dolore.
-Luigi, Luigi- Franco ripresosi dallo
shock si lanciò
addosso al vecchio amico abbracciandolo forte, ormai completamente
dimentico
dei due clienti infuriati.
Luigi dopo il primo istante di sorpresa strinse forte il corpo di
Franco, come
se fosse la sua ancora di salvezza.
-E’ passato così tanto tempo… più di
quarant’anni… - poi staccandosi leggermente
dall’abbraccio fissò
quel vecchio che un tempo aveva amato
più della sua stessa vita, e prendendo un respiro profondo
chiese:
-Come promesso sono tornato da te… ora devi solo
decidere… io mi adeguerò-
Franco a quelle parole lo guardò con tristezza, ricordando
tutto in un colpo il
dolore provato quando il suo giovane cuore aveva dovuto rinunciare
all’amore di
Luigi.
Erano
passate due
settimane, dalla dichiarazione d’amore di Luigi, e Franco non
riusciva più a
dormire sereno. Quello che lo turbava maggiormente era il modo in cui
se ne era
andato dalla casa dell’amico. Lo aveva offeso ed umiliato, ma
lo sconvolgimento
quel giorno era talmente forte che non aveva potuto farne a meno. Aveva
sognato
spesso negli anni passati di avere Luigi tutto per
sé… loro due soli ed
innamorati. Ogni volta questi pensieri lo sconvolgevano e lo turbavano,
credeva
di essere malato… un mostro indegno. Poi la dichiarazione di
Luigi aveva come
per miracolo abbattuto tutte le barriere e rivelato a lui quanto vicino
fosse
alla realizzazione dei suoi sogni.
Però quelli erano tempi in cui gente come loro si doveva
nascondere. In un
piccolo paese della Brianza nessuno avrebbe mai accettato una storia
simile. E
la paura aveva avuto il sopravvento sul cuore, era scappato insultando
e
ferendo Luigi.
Franco immerso nei suoi dolorosi pensieri si ritrovò quasi
per miracolo di
fronte alla porta di casa dell’amico. Capì che non
poteva ne voleva più
scappare. Lo amava tutto il resto poteva andare al diavolo.
Bussò ma nessuno rispose, così si
azzardò a spingere la maniglia. La porta
cedette senza sforzo, aprendosi e dando la possibilità a
Franco di spiare
all’interno della stanza buia.
Quando il
suo sguardo
attraversò la stanza il cuore trasalì…
l’appartamento era vuoto. Sconvolto
Franco spalancò d’un colpo la porta e si mise ad
urlare il nome di Luigi ad
alta voce. Solo il silenzio in risposta, Luigi se ne era andato.
Tra gli occhi pieni di lacrime vide il bianco di un foglio, fare mostra
di sé
sul tavolo della cucina.
Lo aprì con mano tremante e lesse le poche righe vergate dal
pugno di Luigi:
Mi dispiace di averti
sconvolto con il mio amore. So che non è una cosa
“normale”, però è
ciò che
provo e non lo posso cambiare. E poi… sarò
arrogante, ma sono convinto che
anche tu provi gli stessi sentimenti che provo io per te.
Però non sono uno
stupido, mi rendo conto che stare insieme non è possibile.
Ecco perché ho
deciso di partire… me ne vado lontano da te,
perché se restassi so per certo
che rovinerei la vita ad entrambi.
Ma non rinuncerò mai a te… MAI
Vivi la tua vita felicemente ed intensamente, segui sempre i tuoi sogni
e non
ti risparmiare di niente, io farò lo stesso. Quando i tempi
saranno diversi e
le nostre vite libere da impedimenti… allora io
tornerò da te, e ti pregherò di
passare il resto dei tuoi giorni con me.
Senza paure e senza rimpianti, solo il nostro amore a farci compagnia.
Aspettami…
io tornerò da te.
Ti auguro ogni
felicità.
Con tutto l’amore che provo
Luigi
Franco
fissò il foglio incredulo pregando il Signore di ucciderlo
in quell’istante,
perché vivere senza Luigi era impossibile per il suo cuore.
Dopo molto tempo e molte lacrime, uscì finalmente dalla casa
del suo perduto
amore e come uno spettro si addentrò per le vie del paese.
- Ehi Franco- un ragazzotto della sua età lo
salutò picchiandogli una pacca
sulla schiena.
-Ciao- mormorò Franco senza entusiasmo.
-Oh che faccia tetra… ah ho capito, non hai ancora comprato
il regalo per la
tua fidanzata…-
-Regalo?- chiese Franco riscuotendosi leggermente dallo stato di apatia
nel
quale era piombato.
- Ma dai non dirmi che te lo eri scordato… oggi è
S. Valentino, la festa degli
innamorati. No ti puoi presentare senza un regalo a casa si SaraMaria-
Franco annuì e dopo altri insulsi convenevoli si
congedò dal conoscente.
Con il cuore a lutto si preparò a passare il resto del
giorno a cercare un
regalo di fidanzamento per la sua futura moglie. Vivere intensamente?
Ci
avrebbe provato così come Luigi gli aveva chiesto.
Franco
sollevò lo sguardo verso Luigi, non riuscendo più
a
trattenersi, si sciolse in lacrime piene di dolore, da troppo tempo
desiderose
di uscire.
-Si – mormorò solo tra i singhiozzi trattenuti.
Luigi lo strinse a se commosso e felice.
- Amore mio, quanto tempo – e senza attendere oltre
poggiò le sue labbra su
quelle di Franco sigillando la loro nuova vita d’amore con
quel gesto tenero e
intimo.
A pochi
passi di distanza i due giovani uomini fissavano quei due
ultra sessantenni baciarsi con una passione e un trasporto pari a
quello di
ragazzini adolescenti.
Il cliente con i capelli lunghi si avvicinò
all’orecchio del compagno e con la
voce un po’ imbarazzata gli mormorò:
- Senti Carlo, non so tu ma io ho l’impressione di essermi
sbagliato sul conto
del vecchio barbiere-
-Già anche io… e poi ripensandoci
bene… forse ha ragione lui Stefano, i tuoi
capelli così lunghi magari è arrivato il momento
di tagliarli… -
End
Piccolo spazio
privato:
Storia
scritta per il contest Happy V-day
vincitrice
perché unica partecipante .-. ( si
avete capito bene, sono stata l’unica a consegnare!)
Ci sono
alcun errori che provvederò in seguito a correggere
Bhè? che fate ancora qui? correte! Ci divertiremo un sacco
Original Character yaoi