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Autore: Kurtofsky    13/02/2011    6 recensioni
Per Kurt Hummel però la neve non era sinonimo di giochi infantili ma di stupidi scherzi dei quali era sempre vittima. Sin dalle medie lui era sempre stato perseguitato dai ragazzi più grandi che avevano sempre preso di mira i più deboli, come lui. Si ricordava che una volta gli avevano infilato nei pantaloni della gelida neve sporca e di essersi rifugiato per ore a casa di Mercedes: non tanto per il freddo che partiva da quella che era la sua parte più intima, ma per i suoi pantaloni nuovi che si erano irrimediabilmente rovinati.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Snow Kiss
Fandom: Glee
Personaggi: Kurt Hummel, Dave Karofsky
Genere: Introspettivo, Fluff
Rating: Verde
Avvertimenti: Slash, What if? (E se...)
Conteggio Parole: 826 (FiumiDiParole)
Note: 1. Dedicata a Francis perché sa che se scrivo è merito suo<3
2. Fluffosiamo un po’ XD Non so il tempo che fa solitamente a Lima ma mi prendo questa piccola licenza poeticaXD
3. La fic è una "What if", in quanto Kurt non è alla Dalton a cantare con gli uccellacci ma ancora al McKinley ù_ù quindi eliminiamo le minacce di Dave e amiamo la coppia<3
4. Scritta per l’iniziativa del COW-T: The Clash Of The Writing Titans con il prompt Neve. Vogliamo il secondo piano del municipio magico ù_ù
5. Decisamente non betata!

{ Lascia che nevichi ~
- 1. Snow Kiss -



Non era raro che a Lima nevicasse, ma c’erano degli anni in cui spesso l’inverno passava e gli abitanti neanche se ne rendevano conto. Nonostante questo, quando quei teneri fiocchi di neve coprivano ogni cosa, tutti si sentivano un po’ più bambini. Ed esempio, non era insolito vedere alcuni padri buttarsi da delle collinette con lo slittino – forse fatto a mano – con i figli a seguito.
Per Kurt Hummel però la neve non era sinonimo di giochi infantili ma di stupidi scherzi dei quali era sempre vittima. Sin dalle medie lui era sempre stato perseguitato dai ragazzi più grandi che avevano sempre preso di mira i più deboli, come lui. Si ricordava che una volta gli avevano infilato nei pantaloni della gelida neve sporca e di essersi rifugiato per ore a casa di Mercedes: non tanto per il freddo che partiva da quella che era la sua parte più intima, ma per i suoi pantaloni nuovi che si erano irrimediabilmente rovinati.
Crescendo però quelle angherie l’avevano fortificato fino a forgiare il suo carattere cinico e forte che, in aggiunta alla sua lingua tagliente, lo rendevano un temibile nemico: non si sarebbe più lasciato mettere i piedi in testa dagli altri.
Soprattutto in quei giorni di neve: non voleva rimpiangere altri pantaloni!
Quindi, quando attraversò il parcheggio dell’istituto McKinley e avvistò Dave Karofsky nascosto da un SUV che, sghignazzando, preparava una palla di neve, non poté fare a meno di avvicinarsi con passo deciso ed un’espressione risoluta.
Poteva andare avanti ed infilarsi nell’istituto visto che l’altro pareva non averlo neanche visto, ma doveva mettere subito le cose in chiaro.
“ Ehi tu!”, attirò la sua attenzione, e lo sguardo che Karofsky gli rivolse fu anche alquanto stupito – era la prima volta che gli rivolgeva la parola senza che ci fossero stati spintoni contro gli armadietti.
“ Che vuoi, femminuccia?”, sbottò subito l’altro, riprendendosi dallo stupore.
“ Mettere le cose in chiaro!”
“ Mettere le cose in chiaro?”, ripeté Karofsky, senza capire, anche se per qualche istante pensò che Hummel si riferisse al bacio… cosa che gli fece lanciare un’occhiata colpevole oltre il SUV che li nascondeva. Nessuno li vedeva, nessuno vedeva che stavano parlando… quello lo rassicurò un po’.
“ Esattamente! Guai a te e ai tuoi amici se oggi osate farmi qualche scherzo! Vi sto solo avvertendo: voi non volete vedermi davvero arrabbiato!”, dichiarò puntellando il petto di Karofsky con il dito che, sollevato dalla piega che aveva preso il discorso, ghignò ed afferrò il polso del più piccolo, allontanandolo.
“ Sarei proprio curioso.”, distrattamente pensò che Hummel sarebbe stato bello anche arrabbiato.
Kurt si divincolò, liberandosi dalla presa dell’altro.
“ Ti sto solo avvertendo, Karofsky. Tu e quei gorilloni senza cervello dovete girarmi alla larga. Non voglio che i miei vestiti vengano ancora rovinati da dei trogloditi della vostra razza.”
“ Ah… è solo questo?”, sogghignò il più grande, facendo saltare nella mano la palla di neve che stava preparando – era per Azimio in realtà, si conoscevano dalle elementari e la “prima palla di neve” era un vero e proprio rito.
“ Niente granite, niente spintoni e niente neve. Siamo intesi, Karofsky? O devo ripetere?”
“ Tutto qui, Hummel?”, chiese iniziando a raccogliere tutto il coraggio che possedeva e sopprimendo la vocina timida che gli diceva di non fare stupidate – era quasi semplice metterla a tacere se si metteva a confronto il desiderio che aveva verso il più piccolo.
“ Sì. Tutto qui.”, assentì Kurt, però il senso di soddisfazione per essere riuscito a farsi valere contro l’altro scomparve fin troppo velocemente, quando la palla di neve finì sulla sua testa – non era stata lanciata, era stata semplicemente ‘sbriciolata’.
Emise un gemito per il freddo che si propagò per tutto il suo corpo partendo dal capo e, prima che potesse anche solo iniziare ad insultare il più grande, le labbra di questo gli rubarono il suo secondo bacio.
Era caldo in confronto al gelo che stava provando e, stupidamente, pensò che si sarebbe anche potuto sciogliere contro quella bocca.
Karofsky però si staccò poco dopo – dentro di sé sentiva il suo cuore fare le capriole per l’emozione e per la felicità -, e osservando l’espressione inebetita di Kurt – assicurandosi al tempo stesso che nessuno li avesse visti –, si ritrovò a ringraziare il SUV che aveva scelto come nascondiglio.
Scompigliò i capelli del più piccolo, levandogli la neve in eccesso, e gli concesse un sorrisetto quasi gentile.
“ Affare fatto Hummel. Niente scherzi da me e dai miei amici, la prossima volta però sta attento quando elenchi le cose che non devo fare.”, dichiarò prima di darsi alla fuga.
Certo, era felice per aver baciato ancora Kurt – e non era neanche stato violento come la prima volta! – ma non se la sentiva ancora di dare delle risposte all’altro che, rimasto solo, si carezzò le labbra come aveva fatto negli spogliatoi in una situazione analoga.
Non era terrorizzato, stava anzi sorridendo – aveva dell’incredibile – e si ritrovò a pensare che spesso un’inaspettata gentilezza era più importante di mille dispetti.
   
 
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