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Autore: crispyrainbow    13/02/2011    4 recensioni
Fu piuttosto semplice arrivare a casa del francese, Antonio sapeva dove andare e Francis aveva riacquistato un po’ di sobrietà a contatto con il freddo delle notti di fine Gennaio, almeno abbastanza da riuscire a camminare da solo.
[FrUK-FraGna]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note in fondo al capito. Buona lettura~

Mercì, mon amì.

 
La sua voce gli rimbombava tra le pareti della testa e il suo schiaffo sembrava bruciare ancora sulla sua guancia. Doveva esserci abituato, no?
Nonostante fossero passati anni -secoli- era diventato quasi prevedibile, eppure ogni volta sentiva la piccola spaccatura nel suo cuore incrinarsi sempre di più. Sapeva del pessimo carattere di quell’irascibile inglese, eppure non mancava che non usasse dolcezza, cura, nel dargli attenzioni, ma lui nulla. Arthur era sempre così scorbutico con lui. Non si lamentava però quando si trovavano sdraiati a letto –non a parlare, ovviamente-.
Si portò una mano sotto al mento, a contatto con la leggera barbetta appena sotto la bocca, con l’altra mano fece un gesto disinvolto al barista; un altro bicchiere. Subito gli venne versato nel calice l’ennesimo Kir Royal, pronto a fare la fine dei primi quattro, o cinque? Beh, poco gli importava, infondo.
Socchiuse stancamente gli occhi mentre il liquido cremisi si faceva largo nel suo corpo, dandogli quel calore che forse da troppo cercava in qualcuno di sua conoscenza. Poggiò con grazia il calice sul tavolino, chinando la testa in avanti. Iniziò a sentire l’effetto dello champagne e sperò di riuscire a cancellare con quello le ostili paroline del suo bruco preferito; probabilmente aveva bevuto troppo poco, oppure a forza di sommarsi, le sue offese erano diventate indelebili, difficili da cancellare.
Quella sera era stato più violento del solito Arthur: oltre all’ennesimo rifiuto a passare la serata con se, gli aveva fatto provare l’ebbrezza di avere le sue cinque dita stampate sulla propria guancia. Al solo ricordo si poggiò una mano sulla zona colpita sorridendo amaro; e dire che non gli aveva fatto nessuna proposta indecente o almeno non aveva fatto in tempo nemmeno a pensarla.
Quando sentì le prime fitte alla tempia, si accasciò letteralmente sul bancone del pub, stanco, non solo fisicamente ma anche psicologicamente; era un continuo tira e molla tra loro, non ce la faceva più. Un giorno lo prendeva a schiaffi e quello dopo se lo ritrovava davanti casa, sotto la pioggia, ad aspettarlo. Che fosse strano ne era certo.
 «Si sente bene, Sir?». Non aveva la forza e nemmeno la voglia di rispondergli. «Non si preoccupi, ci penso io a lui». Una voce calda, suadente, gli scivolò nell’orecchio. La riconobbe e trovò le forze per rivolgere un’occhiata alla fonte della voce. «Antonio, mon amì. Qual buon vento ti porta?», disse allegramente. L’ispanico prese posto al suo fianco libero e ordinò a mezza bocca qualcosa da bere, poi riportò l’attenzione sull’amico. «Coincidenze, credo.» ,lo osservò per bene. «Ti vedo piuttosto giù, amigo, altro due di picche dal tuo amato? ». La risata calda e allegra dello spagnolo risuonò nel triste pub all’udire un flebile ma chiaro: “Non girare il coltello nella piaga, maledetto.”, accompagnato dall’espressione contrariata e ferita di Francis.
Sorrideva dolce Antonio mentre cingeva le spalle larghe di Francis e avvicinava lo sgabello al suo.
«Non dartene pena Francis, sai che Arthur torna sempre da te, non lo ammetterà mai ma gli si legge negli occhi che ti ama. Deve solo capirlo da se». La faceva facile lui.
Aggrottò le sopracciglia e lo fissò bieco con un leggero rossore che gli imporporava le guance dovuto dall’alchool. «Preferirei lo facesse senza picchiarmi.»
Un’altra risata sfuggì dalle carnose labbra spagnole, incapace di fermarla; cosa che urtò il già poco stabile umore del francese. «Ma se sei il primo ad allungare le mani! » ,disse infastidendo con la punta delle dita i morbidi riccioli biondi francesi.
«Si, in effetti è vero. Ma io lo faccio con amore». «Credo che Arthur abbia un’altra opinione in merito.», sorrise.
Come faceva Antonio ad essere così pieno di allegria non se ne capacitava. Francis sentiva la testa scoppiare, le tempie doloranti e la gola in fiamme. Tornò ad assumere una posizione eretta e cercò di alzarsi dallo sgabello, una cosa alla volta ovviamente. «Mi spiace guastare il tuo divertimento nel deridere le mie disgrazie, ma credo che andrò a casa. L’alchool inizia a farsi sentire». Poggiò delicatamente le labbra sulla sua fronte morbida in segno di saluto, intento ad andarsene -sognando un fantastico bagno caldo-, ma venne trattenuto dalla mano di Antonio sul suo polso. «Oui?», lo guardò confuso. «Ti accompagno a casa, non mi sembri molto stabile». Senza sentir ragioni cinse il corpo del francese e lo strinse a se, poi sotto il suo sguardo grato, portò un suo braccio attorno alle sue spalle, sorreggendolo.
 


Fu piuttosto semplice arrivare a casa del francese, Antonio sapeva dove andare e Francis aveva riacquistato un po’ di sobrietà a contatto con il freddo delle notti di fine Gennaio, almeno abbastanza da riuscire a camminare da solo.
Non appena si trovò davanti agli occhi la porta di casa Bonnefoy, ad Antonio tornarono alla mente tutte le vicende che li aveva visti insieme, come amici, come compagni. Le feste in cui non mancava mai la Sangria, le ubriacature e le tenere incoscienze sotto le coperte. E’ vero, lui e Francis erano così amici da fungere come valvola di sfogo o semplicemente da supporto, l’uno per l’altro, ma senza chiedere nulla in più, nulla di serio almeno. Succedeva spesso quando si ritrovava tra le braccia un Francis stanco dei rifiuti di un inglese troppo orgoglioso, gli faceva male. Francis era una di quelle persone che accumulano tutto al loro interno, senza darlo a vedere, per poi scoppiare prima o poi, come comprensibile, e lasciarsi andare a qualunque cosa pur di non pensare.
Si chiuse la porta dietro e la chiuse a chiave, lasciandole attaccate. Con non poca fatica aiutò Francis a liberarsi del cappotto pesante poggiandolo poi su uno dei pomelli dell’attaccapanni seguito dal suo. Si sentì come una madre con il proprio figlio mentre trascinava per mano Francis nella sua stanza subito dopo il salone, esattamente come ricordava.
Accese la luce e sentì lo sbuffo pesante delle coperte non appena Francis vi si lasciò cadere sopra a occhi chiusi. «Ho la testa che mi scoppia. Adesso potrei essere qui a fare altro con Arthur e invece? Sdraiato a letto con un mal di testa». In conferma alle parole si portò le mani alle tempie, pregando che smettessero di dolergli. Francis non vide la scintilla che si accese negli occhi di Antonio.
«Beh, potremmo fare qualcosa di interessante…». Il tono in cui lo disse catturò l’attenzione del francese. «Tipo? ». Non si mosse di un millimetro Francis mentre vedeva il corpo atletico dell’ispanico prendere posizione sopra di se, gattonandogli incontro. Non si lamentò minimamente quando la sua bocca esperta prese a dare flebili morsi alla pelle del suo collo. «Oh sì, potrebbe rivelarsi piuttosto interessante.» Francis portò la mano a stringere i morbidi riccioli scuri di Antonio accompagnando i suoi movimenti e donandogli leggere carezze con la punta delle falangi sulla nuca scoperta. Guidò le labbra alle sue in un bacio. Non fu dolce, fu intenso e carico di passione. Dopotutto si parlava delle due nazioni dell’amore.
Era una continua battaglia su chi avesse la supremazia: Antonio combatteva per avere la meglio, Francis non era da meno. Con movimenti veloci la Francia riuscì a ribaltare la posizione, prendendo il comando e vittorioso riprese a baciare quella piccola opera d’arte che erano le sue labbra. Magnifici alleati gli spagnoli.
Sentì le gambe di Antonio allargarsi e vi ci posizionò nel mezzo mentre Antonio se la vedevano con un’asola delle tante della sua camicia. Sentì il tessuto scendergli lungo le spalle e incontrare il blocco sui polsi prima di gioire delle carezze ardenti delle sue mani.
Qualcosa non andava però, sentiva come un freno, si sentiva in colpa. Si avvicinò al suo orecchio. «Non posso.»
Dopo un breve momento di stallo, Francis si lasciò stringere nell’abbraccio di Antonio e chiuse gli occhi affondando il volto nel suo collo, beandosi dei profumi della Spagna.
Non aveva bisogno di parole Antonio per capire che la fonte della sua incertezza fosse dovuta dalla costante presenza di una scheggia dolcemente fastidiosa chiamata “amore” al centro del suo cuore. Rimase in silenzio quindi, solo a sentire il suo respiro scivolargli sul collo, provocandogli dei brividi, e a districare nodi inesistenti tra i fluidi capelli biondi.
Poi lo disse.
«Fa come se fossi lui.»
Non ricevette alcuna risposta ma dal modo in cui Francis si irrigidì capì che aveva perfettamente udito le sue parole. Quando poi incontrò i suoi occhi oltremare con un’espressione malinconica, non riuscì a resistere a posargli una mano su una guancia, sorridendogli di rimando.
«Non sono così disperato da volere questo.» Posò un bacio leggero sulle sue labbra. «Sarebbe una crudeltà nei tuoi confronti.» , glielo sussurrò a pochi centimetri dalle labbra prima di scendere nuovamente a baciarle.
Lascivamente Antonio condusse le proprie mani ai suoi pantaloni, trovandoli fastidiosi; per quanto potesse essere suo amico, Francis gli piaceva. Aveva un corpo fantastico, era passionale e lui non rimaneva mai insoddisfatto in quei generi di incontri. Con un ghigno pensò che dopotutto Arthur era davvero un idiota.
«Che ne dici di divertirci un po’ Francis?» Ancora, non ottenne alcuna risposta dalle sue labbra, erano un attimo occupate a succhiare e a lasciare ardenti segni rossi sul suo petto. In cambio ricevette uno sguardo profondo d’intesa.
Si leccò le labbra screpolate ricambiando con uno altrettanto intenso.
Via libera.
 
 
 
 
Fu l’insistente bussare alla porta che lo destò dal sonno.
Aprì leggermente gli occhi per cercare di mettere a fuoco la sveglia sul comodino, che diavolo di ore erano? Non riuscì a capirlo ma era sicuramente presto, troppo presto, la luce aveva appena iniziato a filtrare tra le imposte della finestra.
Si alzò lentamente a sedere scostandosi i voluminosi capelli biondi dal viso mentre il bussare diventava davvero insopportabile. «Arrivo, arrivo…», biascicò.
Con lo sguardo cercava i suoi vestiti, anche quelli di Antonio andavano bene. Aveva questa piccola mania di lanciare le cose alla rinfusa per la stanza Antonio, simile al suo Arthur.
Non appena trovò un paio di boxer se li infilò, poi mise un paio di jeans velocemente senza nemmeno abbottonarli. «Chi cavolo è che bussa così?»,chiese Antonio con voce arrochita dal sonno. Si era svegliato anche lui e si stava stiracchiando mettendo in bella vista la sua pelle scurita dal sole, compresi tutti i segni della nottata trascorsa. «Sto andando a vedere.» Si incamminò. «Ah! Bonjour.», gli sorrise.
Si infilò una camicia senza abbottonare nemmeno quella e a piedi nudi arrivò alla porta di ingresso. «Eccomi, quanta fretta!» Girò la chiave, abbassò la maniglia e la porta si aprì.
«Finalmente.»
Gli si gelò il sangue nelle vene.
Davanti a se aveva la bellissima quanto inquietante figura di Arthur a braccia incrociate e l’umore nero come la pece. Brutto, bruttissimo segno.
«Bonjour mon petit Art-.».«Buongiorno un cavolo stupid Frog. E’ un’ora che sto bussando, si può sapere cosa cav-», inarcò un folto sopracciglio osservandolo. «E’ un’abitudine francese aprire la porta mezzi nudi?» 
Sfruttando lo stupore dell’altro, entrò senza nulla da dire nella dimora del francese. Gli passò di fianco e notò sul suo collo una serie di piccoli segni rossi. Afferrò il colletto della camicia e se lo avvicinò al volto per studiarlo. La sua espressione cambiò più di una volta in un lasso di tempo brevissimo e Francis non riuscì a decretare la più agghiacciante. La prima che riconobbe fu sicuramente la sorpresa, poi sostituita da rabbia feroce per arrivare ad un ampio velo di odio. Peggiore fu lo sguardo che gli trapasso l’anima: freddo e appuntito come uno spillo.
Vide il suo sguardo puntarsi direttamente sulla camera da letto, pronto a raggiungerla in poche falcate. Francis acquistò lucidità realizzando che nel suo letto c’era un Antonio nudo, probabilmente ancora sporco del suo seme e pieno di succhiotti; Arthur lo avrebbe senza ombra di dubbio ucciso.
Mordendosi un labbro a sangue tirò Arthur per un polso stringendo un braccio attorno alla sua vita, cercando di bloccarlo. «Dove vuoi andare Arthur? Mi svegli e nemmeno il bacio del buongiorno?»
Non che ci tenesse particolarmente in quel momento, arrabbiato com’era sarebbe stato capace anche di staccargli la lingua, però doveva guadagnare tempo nella speranza che Antonio si svegliasse e intuita la situazione, scappasse a gambe levate. Almeno lui.
Arthur poggiò saldamente le mani sul suo petto osservandolo gelido. «Lasciami.», rispose imperativo prima di fare da se e spingere con forza sul petto, liberandosi della sua presa.
Marciò deciso verso la camera seguito immediatamente dal francese, Francis intanto cercava di ricordare più nomi di santi possibili.
Afferrò con decisione la maniglia e con un movimento ferreo aprì la porta.
Avanzò qualche passo nella camera. Francis serrò gli occhi recitando mentalmente poche delle preghiere che conosceva, quella sarebbe stata la fine della grande Francia.
«Fuck.» Non appena sentì l’inglese imprecare aprì gli occhi. La stanza era vuota e la finestra aperta.
Cercò con lo sguardo Antonio ma non lo trovò. Non riuscì a fermare un sorriso formatosi sulle labbra, Antonio era riuscito a scappare adesso toccava a lui reggere il gioco. Così si avvicinò all’inglese e lo cinse per la vita, la schiena a contatto con il suo petto. Avvicinò lentamente le labbra all’orecchio rosso dalla rabbia di Arthur mordendolo giocosamente. «Sei così impaziente di venire a letto con me, Angleterre? Potevi dirmelo subito.» Arthur si voltò giusto il necessario per scoccargli un’occhiata furiosa. «Taci rana.» Senza dargli minimamente ascolto lo girò verso di se accarezzandogli le guance imporporate di imbarazzo dalla pessima figura fatta.
Fu proprio nel momento in cui calò dolcemente sulle sue labbra che notò sorridendo Antonio salutarlo dalla strada.






Note:
Non so da quanto tempo mi ero ripromessa di scriverla. Davvero moltissimo direi.
Volevo molto scrivere una shot sulla mia threesome preferita ossia la FrUkSp. Diciamo che è molto leggera XD
La prima idea era quella di scrivere un qualcosa di pOrn su questi tre, cosa della quale mi picchierete di non aver fatto, però
poi sarebbe uscita una long fiction e non mi andava.
Come al solito dedico questa oneshot al mio Angleterre che mi staccherebbe la lingua volentieri  e
alla Spain che mi sprona a scrivere~
Detto questo, ci vediamo alla prossima.
Au revoir~

  
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