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Autore: ElderClaud    14/02/2011    4 recensioni
In modo composto la donna indicò al dottore un cartoccio di carta con su sopra un oggetto oblungo e rivestito di caramello e granella di cioccolata.
Nell'osservarlo attentamente per un paio di secondi, ebbe un momento di assoluto sconcerto misto a sgradevole disgusto quando capì cosa quell'idiota di Pesche avesse realmente cercato di mangiare.
Prendendo con una certa discriminazione l'oggetto tutt'altro che commestibile in mano, volle mostrarlo attentamente ad una Espada che ora lo guardava dubbiosa in volto.
“Mia cara... Credo che il tuo amico non abbia affatto addentato un biscotto...”
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arrancar, Neliel Tu Oderschvank, Szayel Aporro Grantz
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Catastrophe! Saint Valentine's Day (again)
Fandom: Bleach.
Personaggi: Pesche Gauitche, Neliel Tu Oderschvank, Szayel Aporro Grantz.
Parte di: 1/1
Rating: verde.
Conteggio parole: 1971
Generi: introspettivo, comico, generale
Avvertimenti: missing moments, oneshot, what if?
Note Autore:
Altra mia piccola oneshot scritta per la ricorrenza di San Valentino (che non mi è mai piaciuta tra le altre cose. Il consumismo rovina le feste). Una ispirazione improvvisa e forse un po' cattiva lo ammetto. Ma è il pensiero che conta no? Per il resto, piccolo accenno di Szayel/Neliel. Vi auguro buona lettura!


Nell'Hueco Mundo non vi erano molti svaghi degni di nota. Se non si cercava di sopravvivere e si aveva le mente abbastanza lucida e non corrotta dal troppo stress, allora le menti più “brillanti” riuscivano sempre a trovarsi qualcosa da fare.
Ma a Pesche Gauitche – fracctiòn piuttosto singolare della Tercea Espada Neliel Tu Oderschvank – piaceva fare svariate cose nel proprio tempo libero.
Non aveva hobby fissi come la stragrande maggioranza degli arrancar presenti nel palazzo di Las Noches... E a differenza dei suoi “colleghi” durante i brevi periodi di riposo non si fermava a chiacchierare con loro. Ne a leggere libri o a giocare a scacchi.
Già le altre fracctiòn lo trovavano strano con i suoi discorsi che si smarrivano per strada, aggiungendoci strane allusioni e il portare la spada dentro i pantaloni anziché alla cintola, per cui perchè scomodarsi a stare con gente che non lo comprendeva?
No, la sua passione la condivideva con il collega Dondochakka Birstanne e la sua stessa signora Neliel Tu, gli unici con cui andasse davvero d'accordo, alla costante ricerca di feste del mondo umano che prevedessero una consistente scorpacciata di dolci. O comunque di cibo sostanzialmente buono.
Le sue fughe nel mondo umano non erano rare, e cadevano spesso durante periodi ben precisi in cui c'era spesso un ingente quantità di cibo che gli umani sfruttavano per cose a dir poco assurde.
Quindi accadde che in quei giorni di febbraio mezzo mondo si preparasse a festeggiare una strana festività – portava il nome di un certo San Valentino – dove si dovevano regalare dolci a forme di cuore e altre cianfrusaglie da far venire il diabete solo a guardarle.
Se si parlavano di “dolci” o di “roba da mangiare” era già quella una scusa bella e buona per scendere nel regno mortale, anche senza star li ad informarsi sulla festa ricorrente. E a rigor di logica, ne Pesche e neppure Dondochakka stettero ad informarsi troppo nel mentre che saccheggiavano un po' ovunque delizie che ispiravano entrambi.

Oh cielo, Pesche! Ma come è successo?”
Era quello che voleva sapere pure lui. Ma dalla bocca non riusciva che a mormorare qualche frase sconnessa che si perdeva dentro la sua maschera da hollow, sentendo solo fitte di dolore estremo.
Accanto a lui la sua signora, la Tercea Espada, se ne rimaneva pietrificata dalla preoccupazione nel guardare il proprio servo steso su quell'anonima barella consapevole di essere impotente.
Era una sensazione a dir poco frustrante per Neliel non poter aiutare i propri amici, ma era sapere di esserne in qualche modo la causa dei loro dolori per colpa della sua golosità che non se lo perdonava affatto.
Intuendo tale sconforto nella bella guerriera, Pesche si sentì in dovere – quantomeno di provarci – di sollevarle quel peso fastidioso.
Nov è covpa shuah... io...”
“Tu vedi di stare zitto. I denti non ti si rimetteranno a posto da soli se continui a muoverti”
le mortificate scuse della fracctiòn, vennero seccamente bloccate dalla fredda – quanto lievemente melliflua – voce di Szayel Aporro Grantz, altro arrancar del castello dedito soprattutto a cose che il povero Pesche non capiva.
Quell'uomo dallo sguardo perfido racchiuso in una maschera a forma di occhiali, si definiva uomo di scienza che amava osservare e sperimentare su qualunque cosa lo stuzzicasse.
Per tale terrore viscerale – lo stesso che nutriva il servo – in molti evitavano di passare da lui nel caso ci si sbucciava un ginocchio e si aveva bisogno di curarlo.
Purtroppo però, Neliel Tu Oderschvank non condivideva il parere di molti che quel maschio fosse decisamente pericoloso. Confidando in lui affinchè curasse la povera fracctiòn infortunata nel suo stesso laboratorio. Magari lo sottovalutava troppo... Chissà.
“Ora, mia cara... Potresti nuovamente spiegarmi come ha fatto il tuo schiavetto a – cercò le parole esatte senza mostrare troppo disgusto nella voce – rompersi buona parte degli incisivi? Perchè lo trovo poco fattibile...”
Si, era una cosa decisamente poco fattibile che un dolce caramellato facesse un disastro simile. Un innocente dolcetto prelevato da Pesche e socio durante quel quattordici febbraio e spaesatamente addentato in compagnia dei suoi amici, che allegri quanto lui si erano spesi il pomeriggio a mangiare schifezze.
Ma Neliel parve un po' stizzita alle parole del Grantz, che volle replicare in modo autorevole la sua visione dei fatti.
“Pesche non è il mio schiavetto, Szayel. Ma un fidato amico – ignorò la sottile risata di Aporro che distrattamente guardava altrove verso il tavolo dei propri attrezzi e continuò nelle spiegazioni – e poi è stato quando ha addentato quel biscotto che è stato subito male”
in modo composto la donna indicò un cartoccio di carta con su sopra un oggetto oblungo e rivestito di caramello e granella di cioccolata. Una parte di suddetta glassa, quella addentata, era sparita del tutto per lasciare in bella vista una superficie perfettamente bianca e liscia. Culminante con una punta arrotondata simile alla fine ad una specie di pillola gigante.
Osservandolo poi con più attenzione – sistemandosi addirittura gli occhiali con fare pensoso – lo scienziato dette finalmente uno sguardo a tale oggetto che ancora mostrava il sangue versato dal servo di Neliel.
Nell'osservarlo attentamente per un paio di secondi, ebbe un momento di assoluto sconcerto misto a sgradevole disgusto quando capì cosa quell'idiota di Pesche avesse realmente cercato di mangiare.
Prendendo con una certa discriminazione l'oggetto tutt'altro che commestibile in mano, volle mostrarlo attentamente ad una Espada che ora lo guardava dubbiosa in volto.
“Mia cara... Credo che il tuo amico non abbia affatto addentato un biscotto...”
con una mano inguantata di candido tessuto volle scrostare via il rivestimento delizioso per mostrarle meglio l'oggetto in questione.
L'anima interna del suddetto biscotto era di un candore assoluto e dall'aspetto di plastica totale, anziché di qualcosa di commestibile come lo zucchero.
“Ma che... Cosa è esattamente?!”
se Neliel guardava senza capire che cosa fosse quell'oggetto simile ad un proiettile – o a una banana, o anche ad un cetriolo per quanto ne sapesse – Pesche si irrigidì sulla barella come preda di un improvviso sconcerto. Tu guarda cosa era andato a masticare...!
Reazioni entrambe ben studiate da un folle scienziato prossimo ad una scalata di potere sorprendente, che ben pensò di portare a suo favore e diletto quella penosa situazione.
“Questo qui che vedi – alzò lievemente l'oggetto cilindrico con fare leggermente plateale – sulla terra viene comunemente chiamato vibratore. E benchè trovo piuttosto insolito che qualcuno lo condisca con del caramello, trovo affascinante che sia stato proprio il nostro Pesche a trovarlo...”
condì la frase finale con una nota decisamente melliflua che all'interpellato non piacque neanche un po', trovandosi addirittura a confrontare in silenzio uno sguardo d'ambra beffardo e arrogante.
Stranamente, il giovane Gauitche si ritrovò a sudare freddo scosso da lievi brividi a quell'accennarsi di un sorriso agli angoli della bocca dello scienziato.
“Allora Pesche... dove sei stato a raccogliere questo delizioso dolcetto, hm?!”
la voce di Aporro suonava lievemente derisoria e maliziosa per la simpatica umiliazione fatta ai danni di quel coglione buono a nulla, come se già sapesse quale risposta avrebbe dato.
Io nov vicovdo...”
e in effetti era vero, Pesche non si ricordava dove aveva preso quel dolce tanto letale ai suoi denti.
Insomma, lui e Dondochakka erano stati in giro per posti diversi a prendere innocentemente dolci più o meno belli da vedere.
Sapeva solo che lo aveva visto e che lo aveva preso. Punto
dove poi avesse colto quella schifezza da pervertiti – oh si, era da pervertiti dai – lui proprio non se lo ricordava.
Ma questo non toglieva lo sguardo cattivo di Szayel di dosso, osservandolo addirittura mormorare compiaciuto un “capisco” prima di sentire la voce di Neliel Tu venirgli in soccorso.
“Pesche ha preso questo oggetto il quattordici febbraio scambiandolo per un dolce. E dato che in quel giorno ci sono parecchi dolci che vengono sfornati, ci siamo detti che era il caso di provarli. Ma comunque – tagliò corto l'Espada volendoci vedere chiaro – che cosa sarebbe un vibratore? Si tratta forse di una trappola?!”
la deliziosa ingenuità di Neliel portò una strana luce farsi strada negli occhi del Grantz, con grande dispiacere di un Pesche immobilizzato dai parecchi antidolorifici somministrati prima da quel folle dottore.
Sul serio, non riusciva a muovere neppure un dito per tutti gli intrugli strani che gli aveva iniettato. Proprio ora che fremeva di panico per l'incolumità della sua signora.
“No, cara Neliel – mormorò finalmente un Aporro che non staccava il suo sguardo dalla fracctiòn immobile – non si tratta di una trappola, quanto di un giochetto organizzato in un giorno in cui i dolci sono una scusa per fare ben altro...”
un sussulto fuoriuscì in modo contorto dal dolore dalla maschera di Pesche – per sommo compiacimento dello scienziato che stava architettando qualcosa di poco piacevole – scambiato però dalla Tercea Espada come un rantolo causato dall'agonia che da una avvisaglia di pericolo imminente.
Lo sguardo della donna tuttavia, rimase serio quando gli occhi d'ambra del dottore si posarono su di lei. In un silenzio così teso, che chiunque avrebbe detto che la donna non fosse ben disposta a sopportare ancora a lungo quel sorriso impertinente e sibillino.
“Allora Neliel, vuoi vedere di che gioco si tratta?”
lo sguardo esplicito ma allo stesso tempo elegante di Aporro, corroso da un tono mellifluo da far venire i brividi ad un Pesche che si dimenò preda dell'istinto a quella domanda pericolosa e lasciva – rumore ben accolto dalle orecchie del perfido arrancar – venne accolta in modo inaspettato da una donna apparentemente sconcertata dall'offerta fatta.

Tutte le preghiere dettate mentalmente e poi quasi biascicate in modo confuso da una fracctiòn che chiedeva a più non posso alla sua signora di andarsene da li, per il terribile pericolo che correva, andarono tutte a morire in un freddo incredibile quando la risposta di Neliel arrivò squillante come una presa in giro.
“Un gioco? È davvero un gioco?! Dai mostramelo!!”
all'infantile gioia mostrata da Neliel Tu Oderschvank a quell'indecente proposta – che forse non aveva ancora realizzato cosa Aporro intendesse per “gioco” – dette la mazzata finale ad un Pesche incredulo per come la situazione fosse letteralmente sfuggita di mano.
Come se un macigno gli fosse caduto sulla pancia, dovette assistere allo spettacolo assurdo di una Espada che sorrideva entusiasta ad un uomo con una espressione soddisfatta e malignamente eloquente, che solo quello avrebbe fatto desistere chiunque ad accettare una simile offerta.
Maledetto Szayel Aporro” pensò con acidità. Non riuscendo comunque a muoversi correttamente se non a rantolare come un febbricitante in terapia intensiva.
Ma nulla poteva fare. E il povero Pesche si ritrovò così a lanciare una sola occhiata aggressiva ad un Aporro che lo fissava sogghignante nell'atto di tirare del tutto la candida tenda – collegata ad anellini argentati su di un'asta che percorreva tutto il perimetro della barella, proprio come in un ospedale vero – per separarlo in modo quasi metaforico da quello che avrebbero fatto da li a poco.
“Oh si mia cara... uno dei tanti giochi divertenti che si fanno a San Valentino”

Se solo Pesche avesse avuto la forza sufficiente di scostare via quel tendone e affrontare a faccia aperta quel dannato sbruffone, invece che essere mezzo rimbambito dalle sue sostanze, sicuramente si sarebbe fatto capire meglio da una Neliel che spesso appariva ingenua come in quell'esatto momento.
Ma invece no, alla povera fracctiòn toccò restare li cercando di mantenere la calma il più possibile e mandare giù un gran nervoso, trovandosi istintivamente a mandare a quel paese una festività decisamente ingannevole.
Maledizione... E in quelle condizioni non poteva neanche sbirciare un pochettino! Ma giusto per farsi una idea della situazione, non per altro si intende...

   
 
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