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Autore: Inessa    14/02/2011    10 recensioni
Merlin ha una cotta per il suo coinquilino e il suo coinquilino ha una sorellastra che si rifiuta di passare San Valentino, nonché il proprio compleanno, con lui.
Arthur/Merlin, Leon/Morgana
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Disclaimer: Arthur e Merlin non sono miei e io non sono qui a scrivere fic *fischietta*

 

Crazy Valentine's Day

 

13 Febbraio.
 
Ispirazione. Ispirazione e concentrazione erano tutto ciò di cui avesse bisogno. E caffé. Tanto, tanto caffé. Oltre che solitudine e silenzio.
 
Con l’ispirazione c’era, era tutta la mattina che pensava al momento in cui avrebbe finalmente inaugurato il suo nuovo puzzle. Una scena fantasy medievale da millecinquecento pezzi che gli aveva regalato sua madre per Natale e che aveva appena avuto il tempo di scartare, fino a quel momento.
 
Concentrazione. La concentrazione era una meretrice. Ed era molto legata alla solitudine e al silenzio. Fortunatamente, in quel momento poteva godere di entrambi, quindi aveva buone speranze di poter ottenere anche l’ambitissima, sfuggente, concentrazione.
 
E il caffé. Il caffé non era affatto un problema, nemmeno se il suo coinquilino era un dannato inglese teina-dipendente che storceva il naso ogni volta che ne sentiva l’odore. Per ogni evenienza, si era preparato due caffettiere di caffé forte. Con tanto zucchero, perché la vita era già amara così.
 
Ispirazione, concentrazione, solitudine, silenzio. E caffé. Aveva tutto.
 
Si sedette sul tappeto davanti al divano, in abbigliamento casalingo, si strofinò le mani l’una contro l’altra, intrecciò le dita e le fece scrocchiare.
 
Non esisteva maledetto Pendragon che avrebbe potuto fermarlo in quel momento, pensò, iniziando a guardare con meticolosità i pezzi a disposizione. Quando in giro c’era Arthur non poteva permettersi di compiere operazioni tanto delicate o si sarebbe ritrovato quadratini di cartone in mezzo al cibo.
 
Si sentiva soddisfatto e molto, molto potente mentre sentiva attorno a sé solo il ticchettare dell’orologio e il lieve fruscio dei pezzi che venivano rimescolati. Aveva già iniziato ad individuare quelli dai bordi retti che indicavano la parte esteriore, quando il rumore della porta che veniva prepotentemente spalancata lo fece sobbalzare, facendogli versare un po’ di caffé sulla scatola.
 
«Cazzocazzocazzo…» sibilò tra i denti, tentando di riparare al danno fatto.
 
«Merliiin,» lo raggiunse una voce fin troppo conosciuta e dal tono fin troppo lamentevole, il cui proprietario si era non troppo delicatamente stravaccato sul divano dietro di lui.
 
«No, Arthur,» disse esasperato constatando che fortunatamente i cartoncini ormai macchiati erano pochissimi e tentando di recuperare la concentrazione.
 
«Ma se non ti ho chiesto nulla!» gli rispose l’altro, come se il cretino fosse lui.
 
Concentrazione, sì.
 
«Qualunque cosa tu debba comunicarmi, chiedermi, costringermi a fare, la risposta è no,» annunciò seccato, guardando fisso la figura davanti a sé e muovendo le dita sul mucchietto di pezzi come per indovinare magicamente quale potesse servirgli.
 
«Morgana non vuole passare il San Valentino con me, quest’anno.»
 
Cosa diceva a proposito dei Pendragon? Nessuno avrebbe mai potuto fermarlo? Cazzate, i Pendragon potevano friggerti il cervello e servirtelo pronto su un piatto d’argento senza che tu te ne accorgessi.
 
«Non. Mi. Interessa,» ribadì dandogli le spalle.
 
«Ma Merliiin, io e Morgana passiamo tutti i San Valentino assieme, perché è anche il suo compleanno!» continuò Arthur imperterrito, come se lui lo avesse amabilmente invitato a conversare anziché dirgli che non gliene fregava un accidente.
 
«Sì, e tu ogni anno ne fai una tragedia perché tua sorella è una strega e…»
 
«Sorellastra,» lo interruppe l’altro.
 
«… una strega,» calcò bene Merlin, «E tu non vuoi essere coinvolto nel suo mondo ‘di pizzi, merletti e calderoni’,» gli ricordò, ben consapevole che quella dei pizzi e dei merletti era tutta una montatura di Arthur, perché Morgana era più tipo da tacco dodici e borsette che valevano più del suo intero guardaroba.
 
«Sì, ma è una tradizione, come i regali di Natale e le uova di Pasqua e le sbronze quando vinciamo una partita e…»
 
«Sì, sì, ho afferrato,» lo interruppe voltandosi per un attimo verso di lui.
 
«Quindi cosa suggerisci?» gli chiese Arthur speranzoso, guardandolo dalla spalliera del divano su cui era accasciato, con gli occhioni blu spalancati come il ritratto della disperazione. Avrebbe dovuto cambiare hobby e studiare recitazione, anziché giocare a calcio. La sua vista non sarebbe più stata tanto deliziata dal vederlo correre sudato in pantaloncini (e frustrata dal non poterlo avere, pensò con un sospiro), ma la sua sanità mentale ci avrebbe guadagnato davvero molto.
 
«Suggerisco,» disse impassibile riprendendo la sua delicata operazione, «Che tu smetta di fare la drama queen, mi lasci dedicare al mio puzzle in pace e ti togli dalle scatole.»
 
«Sono sconvolto dalla tua dimostrazione di amicizia,» disse Arthur portandosi molto melodrammaticamente una mano al petto.
 
Merlin roteò gli occhi al cielo. Era inutile, completamente inutile, pensò chiudendo la scatola col coperchio (non scherzava quando diceva che la sola presenza di Arthur faceva sparire i pezzi) e voltandosi verso l’altro. Avere una cotta stratosferica per il proprio coinquilino deficiente era proprio una situazione disastrosa in cui solo uno come lui si sarebbe potuto cacciare. Non aveva speranze.
 
«Cosa vuoi che ti dica, Arthur? È San Valentino, non solo il suo compleanno, fattene una ragione. Magari ha qualcuno con cui passarlo.»
 
Si pentì non appena ebbe finito di pronunciare quella frase. Arthur si lanciò a sedere accanto a lui e lo guardò come se avesse appena dichiarato che la fine del mondo era ormai prossima e loro non avrebbero fatto in tempo a finire di mangiare la torta al cioccolato che avevano comprato quella domenica.
 
«Cosa stai insinuando?»
 
«Niente, dimentica quello che ho detto,» disse velocemente e fece per riaprire il puzzle, ma una mano di Arthur lo fermò.
 
«Merlin? Sai qualcosa che io non so, per caso
 
Eccolo, era passato da drama queen a fratello geloso in un battito di ciglia.
 
«No, era solo per dire,» disse esasperato.
 
«Morgana non ha mai passato il suo compleanno con nessuno al di fuori di me, dice di non essere il tipo. Se davvero quest’anno lo vuole passare con qualcun altro… devo assolutamente sapere di chi si tratta,» sibilò tra i denti guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure e stringendo la morsa sul suo polso, «Capisci cosa intendo?»
 
«A dire il vero no, è la tua sorellastra, Arth…»
 
«Sorella!» lo corresse l’altro immediatamente.
 
Merlin alzò di nuovo gli occhi al cielo.
 
«Ho trovato!» esclamò d’un tratto tronfio Arthur, «Le dirò che per me va bene, che è una donna adulta e può scegliere con chi trascorrere San Valentino, nonché il suo compleanno. E che se quel qualcuno non sono io, pazienza…»
 
Lo guardò stranito. Era un discorso troppo maturo per essere farina del suo sacco.
 
«Ma, in realtà, quando si sentirà sicura, noi la seguiremo e vedremo chi è che osa rubarmi mia sorella – sorella, Merlin, taci! – il giorno del suo compleanno.»
 
Per l’appunto. I livelli di… asininità di Arthur riuscivano sempre, sempre a stupirlo.
 
«Noi chi, scusa?» gli chiese temendo già la risposta.
 
«Io e te, ovviamente,» disse facendo un gesto con la mano tra di loro come se, ancora una volta, quello cretino dei due fosse Merlin.
 
«Scordatelo! Come ti ho detto prima, qualsiasi cosa tu debba comunicarmi, chiedermi, costringermi a fare, la risposta è no,» rispose deciso e stavolta riuscì a togliere la scatola dalle grinfie di Arthur.
 
«Ti prego,» mormorò quello imbronciato, «Merlin, sei il mio migliore amico, non puoi abbandonarmi nel momento del bisogno,» continuò a piagnucolare guardandolo con quell’espressione beota. Un premio Oscar.
 
Merlin sospirò. Avere una cotta gigantesca per il coinquilino asino era davvero, davvero una delle dieci cose più terribili del mondo.
 
«Perché so già che me ne pentirò da matti?» disse portandosi una mano agli occhi.
 
«Grazie,» disse Arthur dandogli una poderosa pacca sulla spalla che per poco non lo fece finire di peso su quel poco che era riuscito a montare, «Sapevo di poter contare su di te!»
 
Suo malgrado, Merlin sorrise di fronte a tanta babbeità.
 
«Ora levati dalle scatole, devo finire qui. Aria,» concluse scrollandosi a malincuore la mano dell’altro di dosso.
 
«Okay, okay, piccolo nerd, io esco a cercare un regalo per Morgana,» disse allontanandosi e infilandosi la giacca.
 
«Non glielo hai ancora comprato? Dopo tutte queste storie?» chiese Merlin fintamente turbato. Avrebbe dovuto immaginarlo.
 
L’altro gli rispose con un vago disinvolto movimento della mano e uscì, lasciandolo di nuovo solo.
 
Niente ispirazione, niente concentrazione.
 
Merlin sospirò, lasciandosi andare indietro verso il divano. Arthur riusciva sempre a stravolgere il suo piccolo mondo e a fargli fare cose immensamente idiote. Almeno gli era rimasto il caffé. E il silenzio e la solitudine, per quanto a lungo potessero durare, pensò riprendendo la sua operazione di montaggio ed osservando quel poco che era riuscito a fare.
 
Non era riuscito a montare che qualche pezzo quando squillò il cellulare e lui si lasciò scappare un’imprecazione. Si poteva piangere di frustrazione?
 
Per un attimo pensò di non rispondere, ma il telefono continuava irritantemente a squillare e si arrese. Magari era sua madre, o magari era successo qualcosa, pensò andando verso la sua stanza. O magari era la maledetta Morgana, constatò guardando il nome che lampeggiava sul display.
 
«Che vuoi?» chiese scortese aprendo la chiamata.
 
«Quanta gentilezza, Merlin, ti hanno rubato le caramelle?» sentì la voce di Morgana più ironica che effettivamente irritata.
 
«Scusa, scusa… che vuoi, Morgana?»
 
«Dimmi cosa sta complottando Arthur,» rispose lei andando dritta al sodo.
 
Dannati, dannati Pendragon. Doveva esserci un gene malefico nel loro DNA, che li rendeva particolarmente inclini a rompere le palle e far uscire la gente di senno. O forse era solo Merlin che ne era succube. Magari aveva lui un gene che lo faceva sottomettere ai Pendra… no, no, non doveva pensarci. Si passò una mano sul volto arrossendo.
 
«Non so di cosa tu stia parlando,» rispose con un tono molto, molto frustrato.
 
«Sì che lo sai,» continuò Morgana con nonchalance, «Mi ha detto che sono una donna adulta e posso fare quello che voglio, è logico che stia complottando qualcosa. E tu me lo dirai.»
 
Merlin poteva quasi vederla, mentre si guardava le unghie come la strega malefica che Arthur la accusava di essere.
 
«Ti ho detto che non so niente, Morgana, finiscila,» disse sedendosi sul letto, consapevole che non sarebbe uscito presto da quella conversazione, «Magari è cresciuto d’un colpo.»
 
La risata spontanea di Morgana lo fece sorridere.
 
«Come sei divertente... Avanti, sputa il rospo!»
 
Evidentemente anche la capacità di passare immediatamente da un personaggio all’altro era di famiglia. Un attimo prima rideva affabile e quello dopo pretendeva, con una voce tagliente che gli fece portare automaticamente le mani verso il basso, come se temesse che Morgana potesse castrarlo per telefono.
 
«Facciamo così,» tentò di patteggiare ragionevolmente, «Se so che sta cercando di combinare qualcosa, glielo impedirò, ti sta bene?»
 
«Mhm, potrebbe andare, anche se preferirei sapere personalmente, conosco mio fratello,» fece una pausa, «Ma so anche che tu, se solo ti impegnassi, riusciresti a distoglierlo da qualunque fine. Potresti finalmente infilargli le mani nelle mutande, ad esempio,» concluse con il tono più innocente che Merlin avesse mai sentito.
 
«MORGANA!» urlò sconvolto togliendosi il cellulare dall’orecchio e portandoselo davanti al viso per guardarlo come se fosse stato lui a dire una cosa tanto oscena.
 
«Suvvia, come se non sapessi che vi piacerebbe,» rispose lei ridacchiando, «Mi fido di te, su. Fai qualsiasi cosa, ma tienilo lontano da me! Per ora ti lascio in pace.»
 
Grazie a Dio, pensò Merlin schiaffandosi una mano sul viso.
 
«Buon divertimento, qualsiasi cosa tu stessi facendo,» disse e riagganciò.
 
Maledetti, maledetti Pendragon!
 
 
 
14 Febbraio.
 
A dispetto della promessa fatta a Morgana, Merlin non era riuscito a far desistere Arthur dai suoi asinini propositi. Si stavano dirigendo verso una delle entrate laterali di Hyde Park, sotto il sole stranamente, soprattutto per una giornata di febbraio, brillante di Londra.
 
Come avesse fatto l’altro a sapere l’ora e il luogo in cui si sarebbe diretta Morgana sarebbe rimasto per lui per sempre un mistero. Forse Arthur quando aveva qualcosa in mente riusciva ad essere meno stupido del solito.
 
«Sai almeno dove dobbiamo andare di preciso?» chiese cercando di tenere il passo.
 
Lo vide aprire la bocca per rispondere, poi qualcosa catturò la sua attenzione, «Guarda, c’è Leon! Dove va tutto elegante? Ha anche un mazzo di fiori in mano, guardalo! Non sapevo avesse una ragazza!» disse ad alta voce, come se trovasse particolarmente divertente che un suo amico stesse andando ad un appuntam… ops!

Forse era solo una coincidenza, pensò Merlin, ma non voleva davvero rischiare.
 
«Vieni via, deficiente,» sibilò tirando Arthur per un braccio un attimo prima che quello urlasse attirando l’attenzione dell’amico.
 
«Si può sapere che ti prende?» chiese l’asino irritato, dopo che lo ebbe trascinato dietro una fila di cespugli. Gli toccava fare l’agente 007, pensò con un sospiro.
 
«Stiamo già spiando il San Valentino di Morgana, non vogliamo spiare anche quello di Leon,» improvvisò acquattandosi ancora di più.
 
«Ti crei troppi problemi, amico,» rispose Arthur con un’alzata di spalle, «Leon è un mio compagno di squadra, sono sicuro che non se la prenderebbe. E poi potrei sfotterlo a vita, guarda com’è nervoso con quei fiori in mano,» disse continuando a sghignazzare come un deficiente.
 
Poi diventò improvvisamente serio e sgranò gli occhi.
 
«C’è anche Morga…» Merlin dovette tappargli la bocca con una mano per evitare che urlasse, si facesse scoprire e desse a Morgana un buon motivo per castrarlo. E non ci teneva nemmeno a far incazzare Leon. Per quanto fosse buono, non era proprio uno con cui avrebbe voluto litigare.
 
Continuarono a guardare i due in silenzio, Leon di spalle e Morgana che si avvicinava sempre di più, finché anche lui si voltò e la vide. Si sorrisero e Merlin giurò di aver sentito la mascella di Arthur che cadeva sotto la sua mano.
 
Lui gliela strattonò tirandolo per un polso.
 
«Come osa?» sibilò visibilmente arrabbiato. Merlin poteva sentire le sue vibrazioni d’ira che gli si infrangevano addosso.
 
«Dài, Arthur, Leon è un bravo ragazzo e poi magari è un equivoco e Morgana è adulta e…» e lui non sapeva che altro inventarsi.
 
«Come osa?» ripeté Arthur senza staccare gli occhi dai due ragazzi che si sorridevano ignari, facendosi gli occhi dolci, «Lui è un mio compagno di squadra e lei è mia sorella!», era in loop.
 
«Sorellastra!» lo corresse Merlin, e poi fece un gesto di resa davanti allo sguardo assassino di Arthur.
 
«Mi ha rubato mia sorella il giorno del suo compleanno senza nemmeno chiedermelo
 
Quanto riusciva ad essere un principino viziato, quando voleva!
 
«Ma ora gli faccio vedere io!» disse l’altro convinto e fece per uscire dal loro nascondiglio.
 
«NO!» tentò di fermarlo di nuovo senza urlare.
 
Merlin iniziava a farsi prendere dal panico, quando Arthur faceva in quel modo non prometteva nulla di buono. Arthur lo guardò con un sopracciglio sollevato, quasi pronto ad urlargli contro.
 
«NO? Guardali…» disse facendo un gesto in direzione di Leon e Morgana che adesso erano molto… abbracciati e sembrava molto che stessero per…
 
Era il momento di prendere in mano la situazione. Se Arthur avesse visto uno dei suoi compagni di squadra nonché migliore amico baciare sua sorella il giorno del suo compleanno sarebbe successa una tragedia.
 
Cosa aveva suggerito Morgana? Arrossì al pensiero.
 
Ma la bocca di Arthur si spalancava sempre di più e lui diventava sempre più rosso di rabbia e i maledetti piccioncini si avvicinavano sempre di più e…
 
E lui doveva essere improvvisamente uscito di senno, perché l’unica cosa che gli venne in mente di fare fu afferrare il viso di Arthur, farlo girare verso di sé e schioccargli un bacio sulle labbra.
 
Ecco, adesso era davvero morto, pensò staccandosi quasi immediatamente da lui col fiato corto. Arthur aveva una faccia più sconvolta di quando aveva realizzato che sua sorella avesse una tresca con un suo amico.
 
«Cosa. Stai. Cercando. Di. Fare?» gli chiese con uno sguardo molto, molto pericoloso e lui iniziò davvero a sudare freddo. Cosa gli era saltato in mente?
 
«Io… uhm… stavo… cioè… ti stavo distraendo?» disse con un filo di voce molto isterico ed appena riconoscibile, con le mani ancora attorno al viso di Arthur. Appena se ne accorse, le ritiro immediatamente e cominciò a stropicciarsele imbarazzato.
 
Arthur sorrise in un modo che non prometteva nulla di buono. Lo sapeva che sarebbe stato la sua morte, quel ragazzo.
 
«E quello lo chiami distrarre?» gli chiese avvicinandosi di nuovo.
 
Riuscì appena ad accorgersi che Arthur lo aveva afferrato per il colletto della camicia e gli si era avventato sulla bocca, baciandolo con molta più decisione di quanta ce ne avesse messa lui. Quando vide che non sembrava intenzionato a lasciarlo andare, gli portò le braccia attorno alla vita e ricambiò il bacio famelico che Arthur gli stava dando.
 
Si sentiva molto confuso e molto accaldato.
 
«Questo è distrarre,» disse Arthur con un’espressione incredibilmente soddisfatta ed un sorriso aperto.
 
Si avvicinò di nuovo, stavolta per un semplice sfiorarsi di labbra.
 
«E Morgana?» chiese Merlin intontito, sentendo il suo respiro sul viso.
 
Arthur finse di pensarci un attimo.
 
«Morgana è una donna adulta, può decidere con chi passare San Valentino, il suo compleanno e il resto dell’anno,» rispose con quel sorriso un po’ storto e consapevole che ogni volta lo faceva sciogliere.
 
Merlin rise brevemente e poi gli si strinse addosso, con tutte le intenzioni di continuare a distrarlo, sebbene ormai non ce ne fosse ulteriormente bisogno.

Fin.

 

Ho avuto il tempo di scrivere solo questa, per San Valentino che, per quanto sia un giorno che odio cordialmente, è secondo me sfruttabile per qualche fic alternativa. Che poi io sono russista e i russisti il 14 febbraio festeggiano i Santi Cirillo e Metodio, mica San Valentino, oh!

Mi è venuto in mente l'hint Leon/Morgana parlandone l'altro giorno con elyxyz, perché è una ship che tira molto sul fandom inglese e magari un giorno mi verrà voglia di darle più spazio. Qui è proprio un accenno.

Grazie a chi ha letto :) alle recensioni risponderò appena finito con esami e tesi, perdonatemi.

   
 
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