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Autore: RedMarauder    14/02/2011    4 recensioni
come resistere alla tentazione di scrivere una shot romantica il giorno di San Valentino?
Un giorno in cui tutti, bene o male, pensano all'amore:) Buon San Valentino a tutti e buona lettura:)
Giada
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RED LOVE
 
“Ama ragazza, ama perdutamente e, se ti dicono l'amore è peccato, ama il peccato e sarai innocente”
Jim Morrison
 
 
Teresa: ore 8.00
 
San Valentino. Incredibile, ma questa festa esiste ancora.
Certo che esiste: la festeggiano tutti..tranne te!
Sospiro rilassando la schiena sul divano del mio ufficio. Per l’ennesimo anno passerò questa giornata come sempre: casa, lavoro, di nuovo casa, pizza, gelato e film. Non d’amore.
No, penso che guarderò un horror..o qualcosa di simile!
Teresa Lisbon rispetta sempre la sua tradizione personale: orrore a San Valentino. Perché poi dovrei festeggiare? Io non ho niente da festeggiare, perché sono sola.
Questa è la giornata dell’amore!
Amore.. già quella cosa che tutti vogliono, ma pochi si rendono conto di viverla davvero.
Quando sono arrivata in ufficio ho visto che, non so chi, e soprattutto con quale coraggio, ha appeso tanti cuori rossi ovunque. Chi è questa maledetta persona che vuole ricordare a tutti i single che oggi si festeggia l’amore?
Sono volata nel mio ufficio evitando di guardare gli sgargianti cuori rossi. Scommetto che, se li avessi guardati, mi avrebbero preso in giro persino loro.
Ok, ora sto diventando paranoica, ma questo è l’effetto che mi fa il giorno di San Valentino. Che senso ha festeggiare l’amore? Se ti amo, ti amo oggi, ti amerò domani e ti amavo anche ieri. Punto!
Dici così, solo perché sei da sola..
La mia coscienza parla sempre per ultima. Però ha ragione: e se fossi stata innamorata? Probabilmente avrei voglia di festeggiare. Forse..
Fisso il pavimento perdendomi in un lontano ricordo:
nel ricordo ci sono io, ma ho i capelli molto più lunghi, sono molto più giovane e soprattutto sono ancora al liceo. Ricordo che il giorno di San Valentino dell’ultimo anno ricevetti una lettera anonima. Visto il mio bassissimo spirito dell’ottimismo, avevo pensato subito a uno stupido scherzo.
Poche ore dopo, però, sul mio armadietto trovai appeso un mazzo di rose. Con un po’ di furbizia e di spirito investigativo, che già all’epoca prevaleva in me, scoprii chi le mandava: era uno del mio stesso anno, che frequentava il mio stesso corso di biologia.
Era carino. Molto carino. Ed era un giocatore di baseball. Durante la lezione di biologia mi sedetti apposta di fianco a lui.
Cominciammo a parlare, senza menzionare ne le rose ne la lettera anonima. Andavamo d’accordo e lui mi piaceva molto.
Era intelligente, simpatico e brillante. Era anche molto carino: aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi, insomma il prototipo del principe azzurro.
Mi chiese di uscire quella sera, con lui. E io, emozionata e gongolante, gli risposi di si.
Il primo San Valentino, il primo ragazzo che riusciva ad avvicinarsi a me senza essere sbranato e il primo giorno in cui mi dimenticavo chi ero, e soprattutto in che vita vivevo.
Quando tornai a casa, però, la mia memoria fu rinfrescata. Mio padre aveva bevuto..quel giorno aveva bevuto davvero tanto.
Picchiò mio fratello, peggio delle altre volte. Era davvero conciato male. Uscii di casa in fretta, con mio fratello avvolto in una benda grondante di rosso sangue e salii in macchina, seguita dagli altri due spaventati fratelli.
Corsi all’ospedale e rimasi con mio fratello mentre gli medicavano le ferite. Chiamai subito quel ragazzo.
Gli dissi che ero in ospedale, mio fratello si era fatto male cadendo dalle scale, la scusa più palese dell’universo, e che non potevo uscire.
Lui cosa fece? Venne in ospedale! Me lo ritrovai li, nella saletta del pronto soccorso.
Parlammo per un po’ e lui non era dispiaciuto per il nostro appuntamento andato male. Voleva fare un altro tentativo, voleva ancora uscire con me.
Ma io gli risposi di no... quel giorno compresi che la mia vita era un inferno troppo doloroso per potermi permettere di trascinarci dentro qualcun altro.
Non parlai più con quel ragazzo, e lui lasciò perdere ogni tentativo quasi subito. Presi una decisione dolorosa e contro ogni mia volontà, ma non avevo scelta.
Questa era la mia vita, e io dovevo continuare a resistere.
Un anno dopo, nemmeno a farlo apposta, proprio intorno alla data del 14 febbraio, mio padre morì.
Credo sia stato il funerale peggiore della mia esistenza. Io, circondata dai miei fratelli e dai miei parenti, a guardare in silenzio la bara. Non ho versato una lacrima.
Per quanto mi sforzassi di pensare che infondo era stato un buon padre, che prima della morte della mamma lo era stato davvero, non riuscii a provare dolore per la sua scomparsa.
Ecco perché, inconsciamente e contro ogni mia volontà, odio il giorno di San Valentino. Perché se ami una persona lo devi dimostrare sempre, e perché vorrei tanto avere avuto lo stesso passato di ogni mia coetanea. Vorrei potermi essere innamorata di quel ragazzo biondo del liceo.
Ma la vita è andata diversamente.
Sorrido fra me scuotendo la testa: chissà, magari, da qualche parte, esiste ancora, per me, un ragazzo biondo, che un giorno mi farà cambiare idea sull’amore..
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Se l'amore non ti ha fatto commettere mai neanche la più piccola follia, vuol dire che non hai mai amato”
W. Shakespeare

 
Patrick: ore 8.00
 
 
 
Fisso il soffitto, steso sul materasso, nella soffitta del CBI. Mi sono addormentato con il libro di Blake in mano. Ripensavo ancora a quella dannata poesia.
Oggi è San Valentino.
Il giorno degli innamorati. Una giornata come tutte le altre, per me. Non sento il bisogno di essere felice, ne di saltellare allegro, brindando alla gioia e all’amore.
Infondo perché dovrei? Angela è morta. Detesto questo giorno perché ricordo che lo passavo con lei. Era il nostro giorno. Il giorno degli innamorati, il giorno delle coppie.
Sospiro mettendomi a sedere.
Proprio ieri notte l’ho sognata. Mi ha fatto un discorso strano, sul fatto che sono un idiota perché ho smesso di vivere e che secondo lei dovrei alzare la testa e riaprire il cuore. Dovrei innamorarmi di nuovo, perché una vita senza amore è terribile.
Sorrido fra me: non me la ricordavo così romantica e sdolcinata!
Ma infondo era un sogno, no? Non significa niente.
Angela, se esiste il Paradiso, non può essere scesa nella mia testa solo per dirmi: “Ama ancora!”
È una cosa ridicola, e sono ridicolo io che sto ancora qui a pensarci! Poi non ho capito perché, ma nel sogno mi ha detto che ero cieco, e che dovevo aprire gli occhi se volevo capire ogni cosa.
Se avessi aperto gli occhi, avrei visto la luce.
Ecco, appunto, non ha senso.
Ti amo Angela, e ho sempre creduto in te, ma questa volta ti sbagli..io non posso amare ancora..credo di non esserne più nemmeno capace.
Non so se mi sente, ma glielo dico lo stesso. Lei crede che io possa amare di nuovo, ma lei forse non ha capito che non so nemmeno come si fa ad amare.
Ho perso io stesso il significato dell’amore. Ho perso la bussola e non trovo più la strada. Non so cosa sia l’amore. Una volta lo sapevo, ma ora non più. So solo che amore, è quando non ti fai nessuna domanda, perché tanto conosci tutte le risposte.
Amore è quando vedi lo stesso luccichio dei tuoi occhi, riflesso negli occhi di un’altra persona.
Ha senso? No, non ha alcun senso. O meglio, ce l’ha, ma per chi ama qualcuno. Io sono solo, quindi per me non ha senso.
Eppure, una parte di me, non so quanto grande e nemmeno quanto io sia in grado di ascoltarla, vorrebbe aprire gli occhi e rivedere la luce.
Vorrei vedere quel luccichio negli occhi di un’altra persona.
Vorrei poter amare di nuovo..forse è questo quello che voglio, e forse l’anima di Angela ha ragione.
Ma non c’è pericolo.. quando aprirò gli occhi non vedrò niente..niente di diverso dal solito, perché la vita è andata così, e io non posso cambiare.
 
 
 
Grace: ore 8.00
 
 
Rigiro fra le dita, sorridendo, il ciondolo che Craig mi ha appena regalato.
Oggi è San Valentino! Credo di essere l’unica, in ufficio, con il sorriso stampato in faccia. Ho visto Lisbon di sfuggita, ma non mi sembrava molto allegra.
Cho è quello di sempre, non si nota nessuna differenza.
E Wayne..una fitta al cuore fra traballare il mio sorriso.
Allegra? Felice? Entusiasta? Innamorata?
No, sono solo una bugiarda. Non è vero che sono contenta che oggi sia San Valentino. Non è vero che sono contenta di festeggiarlo e non è vero che sono innamorata.
In realtà mi odio. Odio me stessa e questo maledetto giorno!
E perché? Perché lo scorso San Valentino ero davvero felice! Lo stavo festeggiando con la persona giusta, con la persona che amavo davvero. E soprattutto ero davvero innamorata. Non mentivo come oggi. Oggi per me è solo l’ennesimo giorno coperto di menzogne e falsi sentimenti.
La festa dell’ipocrisia. Dovrebbe essere ribattezzata così, per me.
Sbuffo, togliendomi il sorriso falso dalla faccia: oggi non mi va di fingere. Farò semplicemente la parte della Grace indifferente, e nasconderò per l’ennesima volta la Grace stanca e ferita, che vorrebbe chiudere gli occhi e tornare al San Valentino di un anno fa..
 
 
Cho: ore 8.00
 
 
San Valentino. E l’ufficio è coperto di cuori rossi.
Vorrei sapere chi diavolo ha avuto la brillante idea di coprire l’ufficio con dei maledetti cuori rossi?
Chi se ne importa se oggi è San Valentino! Qualcuno è innamorato? Perfetto, che si goda la giornata in santa pace senza disturbare le quiete dei single.
Sbuffo infastidito e cerco di tornare al lavoro. Oggi dovrò nascondere la mia totale irritazione per questa giornata.
Spero solo che in ufficio non ci sia gente innamorata, con il sorriso stampato in faccia!
Che poi non ha senso! Sembra quasi che le persone siano innamorata solo a San Valentino!
Se ami, ami tutti i giorni, indipendentemente da che giorno o festa sia. Invece oggi, tutti vogliono fare vedere al mondo quanto amano.
Peccato che non è al resto del mondo che bisogna dimostrarlo, ma alla persona che si ama.
La gente questo non lo capirà mai..
 
Wayne: ore 8.00
 
 
Mi siedo sconsolato alla mia scrivania. Oggi è la festa di San Valentino.
Con chi la passerò? Con me stesso. Io, da solo, insieme ai miei pensieri. Che gran bella giornata!
È tanto chiedere di innamorarsi di nuovo? Non credo. Eppure non succede.
Penso ancora a Grace. Lei si che oggi sarà felice! È innamorata, felice e oggi potrà vivere il suo momento di gioia con il suo amato compagno!
Potrà festeggiare il giorno degli innamorati!
Anche io sono innamorato..di lei! E infatti festeggerò San Valentino con i ricordi: i ricordi dell’unico San Valentino che abbiamo passato insieme.
Io e lei, un giorno tutto per noi, persi a dirci “ti amo” ogni cinque minuti. Una cena romantica, una candela, il mio letto scaldato dal suo corpo..
Sembra tutto così lontano..ed è passato solo un anno.
Mi manca ancora, talmente tanto che ci sono notti in cui mi risveglio convinto che lei sia lì, accanto a me. Invece non c’è.
Non c’è perché ama un altro. Mentre il mio cuore è ancora suo..e lo resterà ancora per molto.
Non è facile togliersi dalla testa la donna che ami.
E con mille cuori sparsi ovunque e con l’atmosfera di un giorno dedicato all’amore, è ancora più difficile smettere di pensare a lei.
Perché, comunque vadano le cose, oggi è il giorno dell’amore, e , in un modo o nell’altro, lo passerò con lei..anche se significherà solo ricordarla e immaginarla di nuovo mia..
 
 
 
ROSSO COME L’AMORE
 
“La ricchezza del mio cuore è infinita come il mare, 
così profondo il mio amore: più te ne do, più ne ho, 
perché entrambi sono infiniti.”
 William Shakespeare

 
 
Patrick: ore 17
 
 
Scendo le scale di malavoglia. Sono stato rinchiuso in soffitta tutto il giorno: sarà meglio farsi vedere in giro dai colleghi, o qualcuno penserà che non sono venuto al lavoro.
Ovviamente, la prima cosa che faccio e girare nel bullpen e quello che vedo mi incuriosisce.
Mi aspettavo almeno un viso sorridente, e invece, più che il giorno di San Valentino, sembra la festa dei musi lunghi.
Rigsby giocherella distratto con dei fogli, e ha l’aria di uno che vorrebbe sparire sotto il pavimento e nascondere tutti i sentimenti contorti che ha nel cuore. Soprattutto ai miei occhi.
Cho batte il piede a ritmo e a intervalli di due o tre minuti. È nervoso e più silenzioso del solito.
Grace ha l’aria di una appena uscita da un funerale. Guarda il computer con occhi tristi e non ha mai accennato un sorriso, neppure finto.
Sorrido e risveglio tutti “Ragazzi un po’ di allegria, è San Valentino!” scherzo, cercando di tirare su il morale generale.
“E allora?” chiede Rigsby retoricamente, senza alzare gli occhi dalle sue mani e parlando con una voce quasi lugubre.
“Ok, vado ad infastidire qualcun altro!” sorrido, girando alla larga dalla brutta aria che tira nel bullpen.
Ovviamente, il mio obiettivo è  Lisbon! Perché privarla della mia irritante presenza, anche in un giorno così speciale? Soprattutto in un giorno così speciale!
Apro la porta del suo ufficio, senza ovviamente bussare, ed entro.
Sto per salutarla, ma mi blocco. Resto li in piedi come un cretino a guardarla. Tutto in me si spegne e per un attimo smetto di respirare, incantato da ciò che sto vedendo.
Lei è in piedi, davanti alla sua scrivania, che armeggia con una pila di fogli. Dalla finestra dietro di lei i raggi del sole rosso che sta tramontando la illuminano, come una visione paradisiaca. I suoi capelli scuri sembrano quasi rossi e i suoi occhi luccicano per via della luce intenta.
Sbatto le palpebre, credendo che sia la mia immaginazione, ma non è così: ho aperto gli occhi e ho visto la luce..
Forse sono completamente pazzo, ma credo di aver appena capito cosa significhi veramente.
È la luce che aspettavo..lei è la luce di cui ho bisogno!
Sentendo la mia presenza nel suo ufficio si volta a guardarmi, e la sua espressione diventa perplessa: devo avere una faccia parecchio sconvolta, e forse sono anche ridicolo.
“Jane?” mi chiama. Ma io non rispondo, ho perso ogni capacità.
“Jane?” mi richiama lei, stavolta più preoccupata. Si avvicina lentamente verso di me e i raggi che la illuminavano spariscono, quando entra nella fetta ancora in ombra della stanza.
“Stai bene?” mi chiede, alzando le sopracciglia.
Scuoto la testa, tornando alla realtà, e sfodero il miglior sorriso sincero che riesco a trovare nel mio repertorio.
“Mai stato meglio!” rispondo allegro.
Lei mi guarda per qualche secondo, come se fossi pazzo. Poi la sua espressione diventa strana, e per un momento fatico ad interpretarla. Mi guarda, ma forse non sta guardando proprio me.
Un sorriso le spunta sul viso, mentre ritorna alla realtà.
“Tutto bene?” chiedo.
“Mi sono appena ricordata una cosa!” mi risponde, sorridendo.
Questa volta sorride proprio a me, e per un momento mi sembra di vedere una scintilla nei suoi occhi, diversa dal solito.
 
 
 
“Amore è desiderio divenuto saggezza;
l'amore non vuole possedere nulla, vuole solo amare”

Hermann Hesse
 
 
 
Teresa: ore 17
 
 
Cerco disperata i fogli che ho perso. Eppure erano davanti a me fino a cinque minuti fa.
Sbuffo infastidita guardando il disordine sulla scrivania. In realtà so che è stata la distrazione a farmeli perdere.
Stavo pensando ancora al ragazzo del liceo. Mi stavo chiedendo se e quanto l’ho fatto soffrire. Lui ci teneva a me, almeno così mi sembrava. Era disposto a uscire con me, nonostante avesse capito benissimo la mia situazione famigliare.
Ora che ci penso, non ricordo nemmeno il suo nome. Ricordo a mala pena il suo viso.
Una parte di me rimpiange di avergli detto di no. Perché non potevo essere un’adolescente come tutte le altre? Perché non potevo vivere la mia storiella d’amore da liceo? Perché ho dovuto dire no a un ragazzo che mi piaceva?
Sospiro lasciandomi andare di nuovo nei ricordi. Rivedo me stessa, seduta al vecchio tavolo del laboratorio di biologia, e lui vicino a me, che mi sorride. Chiacchieriamo tranquilli, era facile parlare con lui.
Mi sforzo per ricordare il suo nome, ma niente, non mi viene in mente.
Continuo a cercare distrattamente i fogli, ma la mia mente è altrove. Sto cercando di ricordare di più, come se i ricordi potessero colmare il senso di vuoto che sento in questo momento.
Lascio andare la mente a briglia sciolta. Dicono che sia il modo migliore per ricordare le cose, o per vederle meglio.
Il flusso nella mia testa diventa più intenso: immagini, parole e ricordi mi sfiorano la memoria, poi scompaiono e lasciano il posto a quelli successivi.
Involontariamente, seguendo il flusso, la mia mente mi porta a pensare a Jane. Sempre involontariamente, penso ai suoi occhi e al suo sorriso, che illumina sempre le mie giornate. Penso al suo sguardo, che mi irrita e mi affascina allo stesso tempo.
Alzo la testa dalla scrivania e rimango immobile con dei fogli in mano.
Cosa c’entra Jane ora? Non so nemmeno perché stavo pensando a lui! Scuoto la testa, cercando di buttare via gli ultimi pensieri.
Il sole sta tramontando e i raggi rossi spuntano da dietro un palazzo, illuminando la scrivania. Fisso il riverbero del sole sulla mia pelle. Ho sempre adorato la luce del sole al tramonto.
Una piccola parte della mia mente mi riporta, senza che io l’abbia richiesto, un’immagine di Jane. Chiudo gli occhi sospirando: perché la mia testa continua a dirmi di pensare a lui?
Nemmeno a farlo apposta, in quel preciso istante, Jane apre la porta del mio ufficio, senza bussare, come sempre.
Faccio finta di niente e aspetto che dica qualcosa. Se è entrato nel mio ufficio in quel modo significa che deve dirmi qualcosa, giusto?
Invece c’è silenzio. Mi giro verso di lui, pronta a incenerirlo con lo sguardo, ma appena lo vedo, la mia testa va in cortocircuito. È bello da togliere il fiato, ma faccio in modo di cancellare questo pensiero, prima che possa leggermelo negli occhi. Però, ho come l’impressione che sia distratto e che non possa capirlo.
Mi guarda in un modo strano.
“Jane?” lo chiamo, mentre cerco di capire perché continua a guardarmi così. Ma lui non risponde.
“Jane?” lo richiamo preoccupata. Ma cosa gli prende?
“Stai bene?” gli chiedo. I miei occhi, stavolta non troppo involontariamente, percorrono le linee del suo viso, mentre mi avvicino a lui.
La sua espressione cambia e lui sembra ritornare alla realtà.
“Mai stato meglio!” mi risponde e il suo sorriso, per un attimo, mi paralizza. Rimango incantata a guardarlo, il cuore aumenta il suo battito, in risposta a qualcosa che nemmeno io riesco a comprendere.
Nello stesso istante, come se il pensiero aspettasse nella mia testa il momento giusto per saltare fuori, ricordo tutto..ricordo finalmente il suo nome.
Patrick..
Sorrido, tornando alla realtà, e punto i miei occhi in quelli azzurri e profondi di Jane.
“Tutto bene?” mi chiede, stavolta è lui quello preoccupato.
“Mi sono appena ricordata una cosa!” rispondo continuando a sorridergli.
“Che cosa?” mi chiede con la sua solita aria invadente. Ma in questo momento non mi infastidisce. Sono troppo distratta per preoccuparmene.
“Il nome di una persona che cercavo di ricordare” rispondo sincera alzando le spalle.
Il mio sguardo si sposta sul pavimento. Rifletto per qualche secondo e poi lo rialzo. I miei occhi incontrano di nuovo i suoi e un sorriso involontario spunta sul viso di entrambi.
“Non ho mai creduto nel destino” confesso, senza nemmeno sapere perché. Invece di guardarmi come se fossi pazza, Jane mi sorride tranquillo.
“Nemmeno io” io mi risponde.
Sorrido e i miei occhi si spostano verso i raggi del sole.
“Credo che da oggi comincerò a crederci” confesso di nuovo, tornando a guardarlo.
“Perché?” mi chiede sinceramente curioso.
“Perché ho appena capito una cosa, che solo grazie al destino potevo capire!”
Non so se ha capito cosa intendo, ma credo di si. Perché quando mi avvicino a lui, nei suoi occhi, vedo solo una scintilla che li fa brillare ancora di più. Il suo sorriso è più bello, libero da ogni traccia del dolore che lo accompagna ogni giorno.
“Shakespeare disse una cosa verissima” mi dice con un sorriso tenero, mentre mi prende la mano e con l’altra mi cinge il fianco.
“Che cosa?” chiedo.
 “Se l'amore non ti ha fatto commettere mai neanche la più piccola follia, vuol dire che non hai mai amato” risponde.
Sorrido, condividendo ogni singola parola di quella frase bellissima.
Chiudo gli occhi e sento le sue labbra morbide sfiorare le mie.
Si uniscono perfettamente, come se fossero nate per unirsi, per combaciare alla perfezione.
Come se il destino avesse sempre saputo, che un giorno si sarebbero incontrate.
 
 
 
 
“Che il vostro cuore sia sempre colmo d'amore.
Una vita senza amore è come un giardino senza sole
e coi fiori appassiti. La coscienza di amare ed essere amati regalano tale calore e ricchezza alla vita che nient'altro può portare”
 Oscar Wilde

 
 
 
Cho: ore 20
 
 
Passeggio per strada. Non avevo voglia di tornare subito a casa, così mi sono concesso una passeggiata per schiarirmi le idee.
Mi giro intorno e vedo insegne luminose dei ristoranti e decorazioni di San Valentino ovunque.
Forse non è poi così salutare questa passeggiata..
Cammino guardando l’insegna di uno strano negozio. A un certo punto mi scontro con qualcuno. L’impatto non è violento, ma la povera persona che ho investito è finita per terra.
Mi chino subito per aiutarla e mi accorgo che è una ragazza, anche piuttosto carina.
“Scusa mi dispiace, guardavo da un’altra parte!” mi scuso porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei mi guarda in silenzio per un attimo, poi mi sorride “No, tranquillo, è anche colpa mia, ero distratta. Stavo mentalmente insultando tutte queste sdolcinate decorazioni che ricoprono la strada” mi confessa con un sorrido radioso.
Rimaniamo in piedi a guardarci per un attimo, sorridendoci. È molto più bella di quanto avessi notato prima, e il suo sorriso è affascinante e invitante.
“Mi chiamo Kimball” mi presento allungando la mano destra.
“Emily” si presenta lei stringendomi la mano.
“Sono proprio orribili quelle decorazioni” commento con un sorriso.
Lei ride, abbassando la testa imbarazzata “Anche tu odi San Valentino?” mi chiede.
La guardo sorridendo.
“No, non è poi così male come pensavo” confesso.
Lei mi guarda incuriosita, e senza nemmeno accorgercene cominciamo a passeggiare insieme, chiacchierando allegramente.
Già, forse non odierò più così tanto il giorno di San Valentino..
 
 
Grace: ore 20
 
Salgo in ascensore, e, quando le porte si chiudono, sospiro, rilassando ogni muscolo per la prima volta in quella giornata.
Raggiungo svogliatamente la macchina, non ho nemmeno voglia di tornare a casa, ma non avevo più scuse per rimanere al lavoro.
Quando arrivo alla mia auto un tuffo al cuore mi rapisce dai miei pensieri.
Wayne mi aspetta appoggiato alla portiera.
“Ehi” mi saluta sorridendomi.
“Ciao” lo saluto.
Mi avvicino a lui, che ora fissa l’asfalto in silenzio.
“Grace io..” comincia, esitando imbarazzato.
“Si?” lo incito a continuare.
Non ottengo una vera e propria risposta. Mi ritrovo semplicemente a baciarlo. Le sue labbra scatenano una miriade di ricordi e il vortice dei miei sentimenti nascosti mi rapisce.
Mi lascio scivolare senza preoccuparmi di niente, perché non ho altra scelta. Non posso resistere, ne ribellarmi. Questo è ciò che provo per lui e forse non smetterò mai di provarlo.
Infondo non odio San Valentino, perché solo in un giorno come questo poteva succedere. Solo in un giorno come questo potevo cedere di nuovo al mio cuore.
Per un giorno ho smesso di mentire, a me stessa e a lui.
 
 
Wayne
 
 
Sono in macchina e sto tornando a casa.
Mentre guido ripenso al bacio. Forse è stata pura follia, ma non mi importa. Le ho confessato che provo ancora qualcosa per lei, e non sono servite le parole.
È stato bello riaverla. È stato bello, per un momento, rivivere la vita come l’abbiamo amata e vissuta.
È stato bello essere insieme ancora per un istante.
Forse non succederà di nuovo, o forse questo era il segnale che è arrivato il momento in cui siamo pronti e maturi per amarci di nuovo. O forse lei continuerà a stare con Mr. FBI.
Comunque vadano le cose, è successo, e questo non potrà mai essere cancellato dai nostri cuori.
Sorrido fra me. Infondo non odio questo giorno: è San Valentino, tutti credono nell’amore oggi, in un modo o nell’altro.
C’è chi magari si è incontrato proprio oggi, perché in un giorno del genere, anche se non lo ammettono, persino i più cinici credono nell’amore.
C’è chi magari solo oggi si è accorto di amare la persona che ha sempre avuto al suo fianco.
E c’è chi magari ha voluto rivivere qualcosa che ora non gli appartiene.
Ma qualunque cosa sia successa, si tratta sempre e soltanto d’amore.
 
 
 
 
“Per il mio cuore basta il tuo petto, per la tua libertà bastano le mie ali. 
Dalla mia bocca arriverà fino al cielo, 
ciò ch'era addormentato sulla tua anima” 

Pablo Neruda
 
 
Teresa: ore 20
 
 
Esco dal CBI mano nella mano con lui.
È successo tutto talmente velocemente che quasi non sembra reale. Sembra solo un sogno, un meraviglioso e bellissimo sogno.
Mi basta stringere la sua mano, incontrare i suoi occhi e il suo sorriso, e capisco che non è un sogno: è realtà!
“A proposito” mi dice fermandosi davanti alla sua auto “Buon San Valentino!”
Mi lascio stringere la sue braccia sorridendo “Buon San Valentino anche a te!”
Di nuovo le nostre labbra si incontrano, nonostante non si siano mai separate per più di qualche minuto.
Sento il suo sapore dolce che mi inebria la mente, e fa scalpitare il cuore. Non esiste niente come il suo bacio, niente di così meraviglioso.
Ci separiamo lentamente, rimanendo vicini.
“Guido io?” mi chiede con il suo sorriso impertinente.
Gli sorrido “No” rispondo.
“Ma voglio portarti a cena in un posto che non conosci, quindi guido io!” commenta rubandomi velocemente le chiavi dalla tasca e andando verso la mia macchina.
Alzo gli occhi al cielo ridendo e lo seguo.
Salgo in macchina e pariamo verso la nostra cena romantica, improvvisata.
Sorrido mentre osservo il suo profilo, illuminato dai fari dell’auto.
Infondo, questo giorno, non è andato poi così male!
 
 
Patrick
 
 
Sto guidando, ma ogni tanto sposto lo sguardo dalla strada per guardare lei.
È successo tutto talmente rapidamente, che per un secondo pensavo di dovermi svegliare da un momento all’altro e rendermi conto che era solo un sogno.
Invece è realtà! Mi basta guardare il suo sorriso, per capirlo.
Torno a guardare la strada con il sorriso perenne stampato in faccia.
“Visto? Avevo ragione!”
Per poco non prendo un infarto.
“Come?” chiedo girandomi verso Teresa.
Lei mi guarda come se fossi uscito di testa “Cosa?” chiede a sua volta.
“Non ho capito cos’hai detto” mi spiego.
Lei alza le sopracciglia “Non ho detto niente” risponde.
“Davvero?” chiedo preoccupato.
“Davvero. Ero qui in silenzio” mi guarda preoccupata a sua volta “Patrick stai bene?” mi chiede.
Annuisco tornando a sorridere “Certo, devo averlo immaginato”
Continuo a fissare la strada, cercando di convincermi che non sono pazzo.
Eppure l’ho sentita..ha parlato ne sono sicuro! Era la sua voce, nella mia testa, così chiara e limpida da sembrare reale.
Sorrido fra me, felice, per una volta, di ricordarla senza dolore. Mi sento in dovere di risponderle, anche se solo con il pensiero, e anche se forse starò parlando da solo.
Si Angela, avevi ragione!
 
 
 
LA COSA PIU’ GRANDE CHE TU POSSA IMPARARE È AMARE E LASCIARTI AMARE
 
 
 
Patrick e Teresa uscirono insieme, mano nella mano, dal ristorante. Per quanto le cose fossero cambiare fra loro, nessuno dei due sentiva realmente la differenza.
Erano sempre Jane e Lisbon: il consulente combina guai e il poliziotto che gli faceva da baby-sitter.
Solo che ora si amavano! E questo, in un modo straordinario, li rendeva ancora più speciali. Perché Teresa ora non ha più paura di amare: sa che lui sarà sempre al suo fianco, e questo la rende più forte.
E Patrick non ha più paura di amare ancora: sa che sua moglie resterà sempre nel suo cuore, che la ricorderà sempre, ma sa anche che il cuore umano è più grande di quanto la gente pensi e che può contenere molto più amore di quanto sembri. Ora ama Teresa, in un modo in cui forse non ha mai amato.
Si amano e questo è tutto ciò che conta. E non importa a nessuno dei due che oggi sia San Valentino, perché sanno perfettamente che si ameranno per sempre. Forse credono entrambi al destino o forse no, ma sanno che per loro la vita vera è appena iniziata.
Perché la vita inizia quando la condividi con qualcuno, che a sua volta la dividerà con te. È quello che la gente, oggi e nel resto dell’anno, chiama amore!
“Ti amo” sussurrò Patrick sulle sue labbra.
“Ti amo anche io” sussurrò lei sorridendo.
Le loro labbra si incontrarono di nuovo, scatenando i loro cuori che battevano all’unisono. Entrambi sanno che non smetteranno mai di dirsi “ti amo”.
Infondo, diceva bene quell’autore francese:
 
 
“Le parole d’amore, che son sempre le stesse,
prendono il sapore delle labbra da cui escono”


Guy de Maupassant  
 
 
 
 
 
 
Dice l’autrice:
non ho molto da dire, solamente: Buon San Valentino a tutte voi!!!
Forse questa storia è un po’ diversa dal mio solito stile, e sicuramente è molto più romantica di come l’avevo pensata, ma anche io oggi mi sento più romantica del solito : )
Spero solo che vi sia piaciuta!
Il titolo della terza parte è una frase bellissima tratta dal film “Moulin Rouge”! ve la ripeto, e tenetela a mente, perché è verissima!
 
“La cosa più grande che tu possa imparare, è amare e lasciarti amare”
 
Buon San Valentino :)
Un bacione enorme : )
Giada!
  
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