« Buon San Valentino, Gokudera! » esclamò un felicissimo
Yamamoto, raggiungendo di corsa l’amico che camminava per strada.
« Ah? Ma che vuoi? » rispose l’altro, indifferente,
girandosi appena.
« Oggi è il giorno degli innamorati e-- »
« Sì, lo so, esiste anche in Italia. Dunque? »
« No, niente, volevo giusto farti gli auguri! »
« Ah, bene... »
Gokudera non aveva accennato a fermarsi, anzi, pareva che il
suo passo accelerasse, come per sfuggire all’inopportuna presenza di Yamamoto.
« Sai, qui in Giappone, nel giorno di San Valentino, le
ragazze sono solite regalare della cioccolata a chi amano... » continuò
imperterrito il moro, aumentando l’andatura per stargli dietro.
Gokudera schioccò la lingua.
Sapeva benissimo che cosa accadeva quel giorno e sapeva bene
anche cosa si aspettasse Yamamoto da lui. Ecco il motivo per cui teneva una
barretta di cioccolato nella cartella scolastica.
L’aveva comprata appositamente per regalargliela, ma, non
appena aveva visto l’espressione contenta del moro, all’improvviso gli era
venuto a mancare tutto il coraggio.
Si sentì scontato e cominciò a chiedersi per quale ragione
proprio lui avrebbe dovuto abbassarsi al ruolo di ragazza. Odiava sentirsi
sminuito in quel modo.
Fortunatamente, Yamamoto interruppe i suoi pensieri prima che
degenerassero ulteriormente.
« Gokudera, vorrei darti qualcosa... »
Il ragazzo dai capelli argentei si fermò di scatto e lo guardò
con un’espressione indescrivibile.
Yamamoto parve sorpreso.
« Perché mi guardi così? Te l’ho detto che nel giorn-- »
« Ho capito, ho capito! » lo zittì Gokudera, ancora stranito
da quanto aveva appena detto l’altro.
Il moro estrasse dalla cartella un pacchetto bianco con
sopra un fiocco rosso.
« Eheh, non l’ho fatto io, ma spero vada bene lo stesso...!
»
Gokudera prese il regalo tra le mani, non riuscendo quasi a
capacitarsi di una cosa del genere, pentendosi di tutti gli infantili pensieri
avuti fino a quel momento.
Si rese conto che il suo orgoglio non aveva veramente alcun
senso e, paragonandosi alla spontaneità di Yamamoto, arrivò quasi a
vergognandosene.
Estrasse la barretta di cioccolato che pensava sarebbe
rimasta nella borsa per tutta la vita e la porse, un po’ impacciato, al ragazzo
di fronte a lui.
« Non farti strane idee... è solo una forma di
ringraziamento, ecco. » formulò, evitando di guardarlo negli occhi.
« Ahah, certo! » lo assecondò raggiante Yamamoto, prendendo,
oltre al regalo, anche la mano del ragazzo.
« Sbrigati, dobbiamo passare a prendere il decimo! Non mi
sembra il caso che arrivi in ritardo a causa nostr-- anzi, a causa tua! » si
lamentò Gokudera, per nascondere la vampata di calore che gli aveva preso,
all’improvviso, tutto il volto.
« Possiamo fare la strada così, presi per mano? »
« Fa quel che ti pare, ma voglio che ti scolli non appena
raggiungiamo la casa del decimo! »
« Non assicuro niente... » rispose il moro con un tono vago.
« Ehi!! »
Finirono, così, per percorrere il tragitto insieme,
nascondendo la stretta tra le pieghe dei vestiti ogni qual volta, in quella
fredda mattinata, si scorgeva l’ombra di un passante, sperando che la strada
per raggiungere casa di Tsuna fosse più lunga del solito, che si allungasse
come per magia.