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Autore: Angels Island    05/01/2006    4 recensioni
-| Era davvero lui | Non era morto | Era solo riuscito a mentirgli per più di un anno |-.
Ma ora aveva bisogno di aiuto. E solo lui sarebbe riuscito ad offrirgliene…
+|Non yaoi – Yaoi|+
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’auto della Hoshi è quasi a secco

 

 

 

L’auto della Hoshi è quasi a secco.  Fantastico!

A soli quattro minuti dalla mia fuga le sirene della polizia si fanno già sentire.

Accendo la radio, mi scarto una caramella trovata sul cruscotto e mi infilo in fretta nel traffico.

Peccato che mi ritrovi in colonna dopo solo un centinaio di metri!

 

SI PUÒ SAPERE CHE CAZZO CI FA IN GIRO A QUEST’ORA TUTTA ‘STA GENTE?!?!??!!!?? 

MA NON PUÒ STARSENE A CASA A RONFARE BEATAMENTE SU UNO STRASACROSANTO FUTÒÒÒÒNNN?!?!?!?!?!?!?????

Ma non è ppposiiiiiibileeee..

 

 

Sono intento a tamburellare  nervoso le dita sul volante fissando i semafori,   ansioso di ripartire,  quando un tizio su una moto mi supera sulla destra bruciando come una scheggia il semaforo rosso.

Quanto vorrei poter fare come lui…. Ehi! Aspetta un attimo….. Sono o non sono su un’auto della polizia…?!?

-Sccchhgreanzààààdòòò!!! Come osi, ville marrano!?!-, impreco tra me gettandomi all’inseguimento.

 

 

Mi serve assolutamente la sua moto.  

 

                   È l’unico mezzo con cui potrei  seminare quegli agenti del cavolo..

 

 

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La distanza che mi separa dal motociclista, però, rimane sempre la stessa.

Gli tengo testa ma sperare di raggiungerlo è una cosa impensabile.

Questa carretta da quattro soldi non reggerà ancora a lungo. Sarò costretto a fermarmi, maledizione!

Come se non bastasse, gli sbirri non demordono e se rimarrò a secco dovrò per forza accostare. E loro potrebbero fare altrettanto.

Cazzo.

 

 

 

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Ovviamente mi tocca anche rallentare vistosamente a causa della corsia ridotta per  rifacimento del manto stradale…!

CI SI METTONO ANCHE I LAVORI STRADALI, ADESSO??!? PORCA PUTTANA, MA PROPRIO ALLE DUE E UN QUARTO DEL POMERIGGIO DEVONO RIFARE L’ASFALTO?!?!?!???!??

Kami, che nerrrvi!

Prendo a pugni il volante,  rabbioso,  ulteriormente irritato dai clacson suonati a manetta e dal brulicare della gente che,  scesa dalle auto,  si mette ad imprecare contro la fila e a mettersi le mani nei capelli.

Quando un uomo mi sbatte le sue manacce sul cofano lamentandosi per il mega ingorgo che si è venuto a formare mi girano del tutto le balle.

Al diavolo il proposito di fare il buon poliziotto!

 

Gli regalo il migliore dei saluti internazionali che riesco a sfornare, poi sterzo a destra ed esco dalla fila ritrovandomi sul pietrisco della banchina. Avanzo a folle velocità distruggendo tutti i paletti segnaletici che mi trovo davanti e una volta superato il punto critico torno in corsia.

L’uomo imbufalito di prima non ha apprezzato il mio saluto e mi sento profondamente offeso: mi domando perché non gli sia piaciuto… Il mio dito medio è bellllissimo..!

 

 

 

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Oh, non so se è l’auto che porta sfiga o se sono io che attiro tutti gli automobilisti più rincoglioniti del mondo, fatto sta che uno di questi si sposta improvvisamente contro mano sulla mia stessa corsia avvicinandosi pericolosamente al motociclista che stavo inseguendo.
Lampeggio coi fari abbaglianti per rinsavirlo ma niente, non se ne accorge.

 

Mi rimetto a lampeggiare e suono il clacson. Nada.   Quello continua sulla nostra corsia avvicinandosi rapidamente.  Per il ragazzo sulla moto la vedo davvero brutta:  gli sta arrivando dritto contro.

Cazzo, sta succedendo tutto nel giro di pochi secondi e mi sembrano istanti senza fine!

 

In preda al panico, il ragazzo frena cercando di sterzare. La moto, però, si blocca di colpo  e si impunta, sbalzandolo dalla sella.   Lo vedo volare in avanti per alcuni metri e cadere pesantemente a terra sul fianco sinistro    picchiando il casco sul suolo dopo aver mancato l’auto contromano  per un soffio.   Cristo santo, l’ha scampata per un pelo! Inchiodo di fianco a lui e abbandono la macchina.

 

La sua moto è leggera e mi lascio eccitare dal ruggito del suo motore mentre vedo il ragazzo muoversi piano, più o meno ancora tutto intero. Poi mi riprendo, balzo in sella e schizzo via.

Alle mie spalle un’auto della polizia si è fermata sul luogo dell’incidente, altre due avanzano nella mia direzione.  Porcaccia…

 

 

 

Lascio subito la strada principale e imbocco una via laterale dal fondo pietroso. 

Essendo abituato alla guida sull’asfalto con la moto di Mitsui e lo scooter di Yohei, ci metto un po’ ad adeguarmi al nuovo veicolo. Sono un po’ scomodo a stare in piedi sulle pedane, in più ho braccia e polsi indolenziti.    Ma almeno riesco ad avanzare sicuro tra solchi e pietre, aumentando così il distacco dai poliziotti, che sono costretti a rallentare.

 

Devio a destra e, con il sole negli occhi, mi dirigo ad Ovest per un breve tratto, verso il centro di un piccolo borgo.

 

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Sto costeggiando un marciapiede lungo il quale si ammassano diverse botteghe d’artigiani, quando all’improvviso un idiota mi taglia la strada. D’istinto metto il piede sul freno ed inchiodo. Sbando verso sinistra e riesco ad evitarlo. Per un attimo mi domando se il mio oroscopo avesse previsto tutto questo…

 

 

Contro le mie aspettative, anche in questa frazione il traffico è spaventoso:  auto, furgoncini, gente a piedi,  ma specialmente biciclette che brulicano ovunque.

Imbocco una via che però è senza uscita.  Merda.   Anziché rallentare, però,  accelero. 

Salgo sul bordo di un muretto,  la moto che ruggisce in modo tremendo,  dopodichè balzo nel vuoto e finisco con un clangore metallico sui cofani di un pick-up e di un’automobile, parcheggiati l’uno a fianco dell’altra. 

Prima che la  moto si distrugga contro un palo, riesco a saltare e ad afferrare quest’ultimo a mo’ di Tarzan,  atterrando al suolo come un felino.   Sì, beh.  Più o meno.

 

 

In questo  istante mi sento da Dio, come prima di una partita.

Sento il silenzio,  sento la canzone del vento sul mio viso e tra i capelli.

Sento la concentrazione,  l’adrenalina che risale lungo la schiena e serpeggia sulle spalle, lungo le braccia e nel torace.   Sento l’ossigeno bruciare nei polmoni e i muscoli pronti a scattare.

Apro gli occhi e vedo una stradina dissestata.   I poliziotti sono alle mie spalle.   La moto è distrutta, ancora gorgogliante.

 

                     Basta esitare!

 

                                         Scatto di lato e sparisco nel vicolo.

 

 

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La strada è davvero strettissima, tanto che mi sto scorticando le braccia. In più mi sto facendo un pranzo a base di muffa e ragnatele. Scommetto che di qui non ci passano nemmeno gli scarafaggi!

Ad un tratto sento dei passi confusi alle mie spalle.

-L’hai beccato?-

-No! È qui dietro l’angolo!-  Toh, è il tappo bastardo!

-…Non riesco a raggiungerlo!-  Eccecredo

-Lascia, ci penso io.-  I passi diventano distinti:  da due, i poliziotti sono diventati uno solo.  E  questo è molto più veloce.

-Polizia!-,  Ma va?

-Ti ordino di fermarti!-,  Col cazzo!   Anzi no, neanche con quello.  D’accordo che sono un genio superdotato, ma non ce l’ho così lungo!

-Ho detto fermati!-  Ma cheppalle!!!

-Fermati o sparo!-   , questo no!

Il vicolo sbuca su un vialetto alberato e mi sposto dalla strada, proseguendo parallelo a fianco ad essa, nascosto dalle piante.

                       La fatica della salita si fa sentire…

 

 

 

 

 

Il viale dà su una piazzola deserta, popolata da qualche veicolo sgangherato, parcheggiato lungo inesistenti marciapiedi.  

Continuo a correre basso, la milza che va in fiamme, protetto dai veicoli;  alla fine mi rialzo, sicuro di averlo distanziato,  e attraverso la piazza dirigendomi verso un altro vicolo.

 

 

Poi un dolore lancinante.

 

 

 

 

 

 

 

 

Così improvviso che non riesco nemmeno ad urlare.

 

Le pupille mi si dilatano, le orecchie mi ronzano e la mia corsa si blocca, facendomi ruzzolare per diversi metri sull’asfalto ruvido, sbucciandomi la pelle e lacerandomi i vestiti. 

 

 

 

Provo a muovermi ma sento un dolore atroce alla gamba e a un fianco. Mi fa male una mano. Non la guardo.

Non posso restare qui.

Cerco di rialzarmi ma il cuore mi si contrae in uno spasmo e mi si blocca il respiro.

Non posso restare qui!

Riesco a girarmi e ad appoggiare la schiena a terra, cercando di riprendere fiato. Il cielo è così azzurro… 

 

Dei passi!  Dei passi, merd…Devo arrivare…   Devo arr… Là…

 

 

Non poss.. mollare…  Non ora…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                  Ma la vista mi si annebbia e tutto si scurisce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci devo..riusc 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                           Io…  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

       Però  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                È  tutt.. ..sì buio…    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                          No, io…     

                                                    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                        Io dev

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-L’hai trovato?-

-No, sembra svanito nel nulla…-

-Ho le braccia piene di graffi, maledizione!-

-…Eppure,  cavoli, era davanti a me fino ad un attimo fa...-

-Mi sono tagliato anche io, Sakiko.-

-Era davanti a me…-

-Nulla di grave?-

-Com’è possibile che sia sparito..?!-

-No.-

-L’ho anche colpito…Ne sono certo…-

--

--

-Non…Deve pur essere da qualche parte…-, ripetendo quella frase sommessamente, come una litania infinita, l’agente si sporge sul ponte.

Shunsuke lo imita. Nessuno.   Eppure… se era ferito non può essere andato lontano. 

 

-Non può essersi buttato. Si sarebbe sfracellato di sotto.-

-Io. L’ho. Beccato. …-

-E non c’è nemmeno lungo la strada…-,  sbuffa.  Corre il ragazzo…

-…Ne sono sicuro. Non posso aver sciupato tre munizioni così!-

-Va bene. Facciamo così: tu, tu e tu .. di là,-,  Sakiko accenna con il capo ad un vialetto su un angolo della piazza,  -mentre tu cercherai lassù,-   una strada in salita,   -siamo intesi?-

Tre degli agenti obbediscono. Uno lo trattiene ancora un attimo.

 

-Shun’ ,-

-Sì?-

-…Tutto okay?-

La fissa.

 

-Si. Non è niente, sto bene-.

-Shun’-

 

Allora abbassa lo sguardo sulle esili dita che circondano il suo polso.

Un brivido gli saetta lungo la schiena.

 

-È tutto a posto, dico davvero.- 

-D’accordo. Sai cosa devi fare.-

-…Portarli lontano da qui?-

 

-Lontano da qui…- Sakiko sorride.   E Shunsuke corre via, lasciandola sola.

 

 

 

 

 

 

-Saku’!-, la Hoshi ripone la pistola nella fondina e si guarda intorno con circospezione.

-Sakuragi, dove diavolo sei!?-, ma niente. 

Le rispondono soltanto il silenzio e una folata di vento  che le scompiglia i capelli.

Avanza lungo il ponte muovendosi di lato, lentamente,  rimane in ascolto, attenta ad ogni rumore.

Poi inciampa e impreca contro il sasso, preoccupata. E poi lo vede.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sangue.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sangue ovunque, che si rifugia tra steli d’erba sul bordo della strada.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È fresco, lucido. D’un rosso vivo. Arterie.

 

Poi nota macchie più larghe, più scure. Sono tante.  Merda.

-Sakuragi!-

 

 

Distingue l’impronta rossa di una scarpa da ginnastica.

Delle nuvole oscurano il sole e in lei comincia a farsi strada la paura.

-Sakuragi!-

 

 

Segue la scia per alcuni metri, poi si arresta: al bordo del ponte, la traccia sparisce.

-CAZZO, RISPONDIMI!!!-

 

 

 

 

E finalmente la sente.

-Sak…-  la sua voce è debole, ma è già qualcosa.

-Sak, qui…-,  dove? Dove, maledizione?!?

-‘akiko…-, un gemito più potente le permette di localizzarlo.

 

 

Ma ciò che vede non fa altro che preoccuparla ulteriormente: una mano coperta di sangue  aggrappata al bordo esterno del ponte che sta per mollare la presa.

-Hanamichi!!-, cerca di afferrarla al volo, invano.

-Hanamichi, no!!!-, non è possibile, non può…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Più giù…Sono… solo più giù…-

 

Sakiko si sporge dal ponte e le si riempiono gli occhi di lacrime.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sakuragi si sta sorreggendo con le sole dita delle mani, le dita infilate nei solchi formati dalle file di pietre  che compongono l’antico ponte del borgo.

Le sue unghie sono rotte  e una mano presenta un leggero squarcio di carne viva.  Il suo collega deve avergli sparato a bruciapelo.

-Hana…-

 

 

Poi scorge dell’altro. Una macchia scura e umida gli imbratta un fianco della maglia, e il sangue gli scorre lungo la pelle e i pantaloni.

-Hana, dammi la mano…-, dice a mezza voce sporgendosi in avanti.

 

 

Ma il ragazzo non si muove. Rimane aggrappato alle pietre, in uno stato di semi-trance, dando segni di cedimento.

-Hanamichi, muoviti!-

 

 

 

Lui allora obbedisce meccanicamente, allungando un braccio. Le sue dita raggiungono quelle fresche di Sakiko, sfiorandole più e più volte, lasciando leggere scie rossastre sulle punte dei suoi polpastrelli e sulle sue unghie laccate di smalto lucido.

 

 

 

-Non ce la faccio.. Non ci arrivo!-

-Riprovaci, Hana, riprovaci!-

La ragazza si sporge ulteriormente, spalancando la mano, pronta a prenderlo.

Ma Hanamichi non riesce a raggiungerla e,  agitandosi per riuscirci,  perde la presa e scivola ancora più in basso,  tagliandosi le dita.

-Hana!-

Sakuragi le sorride a denti  stretti, serrando violentemente le labbra violacee per trattenere una fitta di dolore.

 

 

La Hoshi non riesce ad accettare quel sorriso amaro che ha preso forma sulla sua bocca. Non vuole. Non deve.

Si sporge più che può mentre le lacrime le scivolano lungo le ciglia.

 

-Avanti sbrigati! Afferra la mia mano! Afferra la mia mano!-

 

Lo guarda annaspare boccheggiando, cercando ossigeno.

 

Il sangue gli scorre lungo le gambe e  sgocciola ritmicamente dai piedi, frammentandosi in mille gocce di vita che muoiono schizzando sul terreno pietroso diversi metri più in basso.

Perché non la ascolta? Perché?

 

 

I suoi capelli le ondeggiano davanti al viso scompigliati dal vento, sfiorandole le braccia esili e pallide e nascondendo fino all’ultimo le lacrime che le bagnano le guance. Non deve piangere… È così bella…

Sembra…

 

Un’altra fitta improvvisa gli fa perdere la presa e scivolare più in basso. Comincia ad essere stanco. Lei se ne accorge, eppure non si arrende  e continua a dirgli di afferrare la sua mano, ad allungarsi verso di lui più che può.

Hanamichi le sorride triste, ma pieno di riconoscenza.

 

 

-Datti una mossa!  Puoi farcela, lo sai!  Avanti!-

Ma lui scuote piano la testa. Si sente troppo debole. Non ce la farebbe mai…

Gli manca l’ossigeno e respira affannosamente cercando di ottenerne il più possibile.

-Maledizione, muoviti!-

 

 

Ma Sakuragi non ce la fa, ormai sente male dappertutto e le dita non riescono più a reggerlo…

-Allora vuoi morire?  È questo che vuoi?-

 

 

Allora lui solleva lo sguardo, ma non riesce a vedere altro che una macchia indistinta. Ha la vista offuscata. E si chiede se non siano lacrime anche le sue…

No che non vuole morire… Anzi…forse sì… Niente più fughe continue, niente più pericoli… Niente sofferenze…

 

Guarda in basso oltre i suoi piedi che scalciano l’aria ormai senza troppa determinazione, e non vede altro che tenebre.

La morte è lì che lo attende a braccia aperte,  sogghignando,   avvolta nel suo saio nero fumo che si confonde nella nebbia che aleggia pigra sotto di lui. A che serve lottare per sfuggirle, quando già sa che sarebbe tutto inutile?

 

 

-Hanamichi, cazzo, molla quelle pietre e afferra la mia mano!-

E lui ci prova, ma non appena allenta una presa si sente scivolare  ed è costretto a desistere.

-Hana, ti prego…-

 

 

 

Ma Hanamichi non vuole sentirla parlargli così… Lui ormai sta cedendo e sa che questo l’ha capito anche lei…

 

              È  stufo,   stufo,   stufo…   Non  ce  la  fa  più….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È  troppo stanco…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stanco di continuare a combattere…

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                      E poi…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che importa se un insignificante puntino nell’intero universo scompare?  Che differenza fa…? 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nessuna.

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

    

                                            

 

                                                                                                                     Nessuna…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le palpebre gli diventano pesanti e la voce di Sakiko si fa sempre più lontana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                Sente una lacrima scivolargli pigra su una guancia,  e  morire  lentamente  lungo il collo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

               Le dita ormai non le sente più.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                        Basta…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                   Basta…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chiude gli occhi e molla la presa,  precipitando nel vuoto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E il suo ultimo pensiero è uno solo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Papà…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗‗

 

 

 

Mi scuso tantissimo per il mostruoso ritardo con cui ho aggiornato la fic,  ma purtroppo il tempo che riesco ad avere a disposizione è ormai diventato scarsissimo…! ^__^’   Inoltre mi ci è voluto un po’ per riprendermi dallo shock avuto quando mi si è bruciato l’Hard Disk del computer  ed ho perso completamente tutti i dati, quindi cerate di capirmi…! Ho finalmente riscritto il nono capitolo di questa ficcy, anche se purtroppo non è come quello che avevo fatto originariamente… Eh, pasiensa..

Ringrazio di cuore asami, Shak4, Uriko, foglia, satin, sakura, kiba91, NohaIjiachi, NaughtyDia e Yumi per aver lasciato qualche commento! Recensite ancora  e fatemi sapere come vi è sembrato questo capitolo!

                                                           Baci8i,

                                                                      =Angels’ Isl@nd=

 

 

 

 

 

 

 

  
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