Film > Inception
Ricorda la storia  |      
Autore: labrador    16/02/2011    4 recensioni
Arthur e Ariadne sembrano non andare proprio d'accordo, trovandosi a litigare su tutto. Questo cambierà quando Eames deciderà di fare loro uno scherzo...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Non capirò mai come siete fatte voi donne. E' possibile che tu non riesca a metterti in testa che è colpa tua?"
"Gli appunti di Jonas non li hai messi sulla mia scrivania. Li avrei notati. E' la millesima volta che te lo dico, sei diventato sordo?"
"Considerando come tieni quella scrivania dubito anche che troveresti un elefante lì sopra se ce lo mettessi. E comunque non ti ho detto che li ho messi IO ma che tu li abbia presi dalla mia scrivania senza il mio permesso!"
"Per quale motivo avrei dovuto prendere i tuoi appunti?!?"
 
Probabilmente entrambi in quel momento avrebbero voluto sbattere la testa dell'altro al muro. Era la millesima volta che discutevano su quegli appunti, in ufficio nessuno li poteva sopportare più. Eames aveva iniziato addirittura a tenere un diario dove ogni settimana appuntava i motivi dei loro litigi. Perchè ogni settimana era così. Due settimane fa avevano litigato perchè Arthur sosteneva che Ariadne avesse dimenticato di cambiare il filtro del caffè, la settimana seguente era quest'ultima che lo accusava di essersi dimenticato di riferirle che la riunione era stata spostata di un'ora. Questa settimana toccava agli appunti sul loro ultimo caso, Jonas, appunti che Arthur sostiene siano stati persi da Ariadne. Eames li guardava litigare da lontano seduto alla sua scrivania. Lui e Yusuf si scambiarono un'occhiata, non ne potevano più.
 
"Forse perchè sono i miei appunti dove c'è scritto tutto ciò che ci serve sapere su Jonas. Forse per questo?" Arthur urlava mentre lei cercava in ogni modo di spostarsi nella stanza nella vana speranza che lui non la seguisse "Noto le tue occhiaie stamattina, fatto tardi ieri sera? Esci ancora con quel damerino che ci hai presentato la scorsa settimana? O nemmeno lui è durato un mese?"
Lo guardò sbalordita ed iniziò ad urlare puntandogli un dito contro "A te con chi esco io non te ne deve fregare niente. Io dei tuoi appunti non me ne faccio niente, lo vuoi capire o no?"
"Ma io ti dico che li ho visti lì sopra!"
"Oltre ad un otorino ti serve anche un'oculista?"
 
Ok Eames era arrivato al limite. Era giunto il momento di agire. "Per quanto io e Yusuf rimarremmo ore a sentirvi discutere così amabilmente, devo comunicarvi che Cobb mi ha appena mandato un sms. Mi ha detto di dirvi di raggiungerlo sulla sesantesima. Vi manderà per sms il numero civico."
"Gli è successo qualcosa?" chiese Ariadne impanicata.
"Non credo darling. Però è meglio se andate subito"
"Ha richiesto la presenza di entrambi?"
"Sì Arthur. Dai andate o vi devo portare in braccio?"
 
Arthur e Ariadne si scambiarono un'occhiataccia ed entrambi andarono a raccogliere le loro cose alle rispettive scrivanie. Quando si incontrarono di fronte all'ascensore che li avrebbe portati al pieno terra, Arthur non potè fare a meno di parlare "Ora mi chiederà i miei appunti, e io cosa gli dirò? Che l'architetto stupido che ha assunto li ha persi?"
"Sei uno stronzo Arthur. E' per quello che nessuno ti sopporta in ufficio."
Entrati in ascensore lei premette per prima il tasto del piano terra bruciandolo sul tempo, gli sorrise beffamente.
"Io non sono quà per farmi piacere da tutti. Sono quà per fare il mio lavoro"
"Come tutti d'altronde. Sei solo tu che mi accusi di non saper fare il mio lavoro, Cobb mi apprezza. Idem gli altri"
"Se per altri intendi Eames, beh stai sicura che il motivo per cui ti apprezza non è per il tuo lavoro."
 
Ariadne stava per rispondergli quando furono interrotti da un rumore sordo seguito subito dall'improvviso fermarsi dell'ascensore. Quest'ultimo fece qualche sobbalzo prima di fermarsi del tutto. I due si guardarono un attimo senza capire nulla.
 
"Ci mancava solo questa!" Arthur premette il tasto di emergenza ma non funzionava. Tirò fuori il cellulare dalla tasca. Non prendeva.
 
"Mio amatissimo point-man hai perfettamente ragione quando sostieni che apprezzo Ariadne per motivi che vanno oltre il lavoro. Ma posso dire per certo che è un ottimo architetto."
Si guardarono sconvolti. Da dove proveniva quella voce? Era Eames? 
"Eames sei tu?"
"Sì mio dolce amico. Benvenuti al parco giochi di Eames. Avete vinto un giro gratuito in ascensore."
"Smettila" Ariadne si stava impanicando "Cosa ti salta per la testa?"
"Darling nessuno in ufficio vi sopporta più. Quindi è il caso che voi risolviate i vostri problemi, qualsiasi siano. E quale posto migliore di un ascensore?"
"Tu sei matto! Lo dirò a Cobb appena troverò un modo di uscire di quà"
"Arthur mi dispiace deluderti ma Cobb è a conoscenza di questo piano. Non uscirete di lì fino a quando non farete pace. Divertitevi!"
"Eames" iniziò a battere i pugni alla porta dell'ascensore "Eames!!!!"
"Io lo ammazzerò con le mie mani" Arthur si guardava intorno "Spero tu mi senta maledetto bastardo. Ti ucciderò uscito di quà"
 
Non ricevette nessuna risposta da Eames. Li aveva lasciati al loro destino.
 
"E ora cosa facciamo?" chiese Ariadne preoccupata "Facciamo finta di fare pace così ci lascia andare?"
"Credo tenga delle telecamere nascoste con cui ci spii" indicò una lucina rossa sul soffitto "E' un maniaco. Dubito che Cobb sia d'accordo con lui."
"Dobbiamo trovare un modo di uscire di quà" guardò il soffitto "C'è una specie di porticina, la vedi? Puoi prendermi in braccio e magari riusciamo ad uscire di quà"
"Sicuramente avrà manomesso la maniglia" borbottò lui.
"Vale la pena tentare no? O vuoi rimanere bloccato per delle ore con me in ascensore?"
 
Due minuti dopo Ariadne era sopra le spalle di Arthur che cercava di aprire la porta. Lui si era tolto la giacca brontolando che quel vestito costava più di duemila dollari e faceva bene a non rovinarlo. 
 
"Non si apre, la maniglia è bloccata."
"Te l'avevo detto. Ma non mi hai dato retta, come sempre."
"Santo cielo Arthur. Puoi tacere un attimo?"
Tre secondi dopo lei era finita a terra "Scusami ha ceduto il ginocchio." lui sorrise voltandole le spalle, lei rispose con un dito medio.
 
Quaranta minuti dopo erano seduti a terra, uno di fronte all'altro sconsolati. Arthur si era tolto anche la cravatta rimanendo con la camicia aperta all'altezza del collo. Era la prima volta che Ariadne lo vedeva senza cravatta, anche lei indossava una camicietta, a righe però. Le stava contando in preda alla disperazione.
"Forse ho trovato un modo per farci uscire di quà." esordì lui guardandola.
"E sarebbe?"
"Tu mi dici dove sono i miei appunti, io ti perdono e Eames ci fa uscire di quà."
"Io non lo so dove sono i tuoi appunti" era scocciata, perchè non lo capiva?
"Puoi anche ammettere di averli persi, ti perdonerò. uguale. Voglio solo uscire di quà"
"Io non li ho persi perchè non li ho mai avuti!"
 
Era tornata ad urlare. Arthur la guardava sempre più perplesso. "Non usciamo di quà se non facciamo pace. L'hai capito?"
"Io sì. Forse tu non hai capito che più fai lo stronzo e più non faremo mai pace."
"Se solo tu ammettessi i tuoi errori."
"Senti chi parla!" lei si alzò in piedi "Parli proprio te... quello che non è in grado di dire 'Scusami Ariadne se mi sono dimenticato di dirti che la riunione è stata spostata di un'ora'. No invece tu l'unica cosa che sai fare è urlarmi contro"
"Io ti urlo contro perchè tu mi fai innervosire!" si alzò anche lui in piedi "Sei sempre distratta, sempre a parlare al cellulare. L'unica cosa che sai fare è dire 'Sì Darren stasera ci vediamo. Sì mi manchi anche tu' " lui le faceva il verso imitandola.
"Sei solo un frustato. Sai Arthur se ammettessi di essere gay forse vivresti meglio"
Lui la guardò senza capire "Che cosa?"
"Come non lo sai che tutti in ufficio credono che tu sia gay? Sai quando Eames all'inizio me lo disse, non ci credetti molto. Poi sono passati diversi mesi, mai una donna al tuo fianco. Dovevi per forza essere gay"
 
Arthur scoppiò a riderle in faccia "Io non sono gay. Ti ho anche baciato in sogno, te lo ricordi?"
"Se quello si può chiamare bacio" lei lo provocò.
"Vuoi un bacio vero? Bene ti dimostrerò quanto io non sia gay!"
 
Lui la prese per le braccia e la sbattè al muro. Ariadne cercò di staccarlo da dosso "Non ti ho dato il permesso di baciarmi!"
"Non ne ho bisogno!" fu l'ultima cosa che le disse prima di baciarla con tutta la passione che aveva in corpo. Le mani di lei scivolarono lungo i suoi capelli mentre quelle di lui le tenevano il viso formando dei solchi sulle sue guance. Le loro lingue si intrecciarono e per un attimo si sentivano uniti, uniti come non lo erano mai stati in quella settimana. E nelle settimane prima. Arthur si staccò da lei e i due ripresero fiato. Si guardarono, continuavano a guardarsi, non potevano smettere di guardarsi, perché negli occhi dell'altro c'era l'essenza della vita stessa.
 
"Pensi ancora che io sia gay?" le chiese cercando di ricomporsi.
Ariadne non l'aveva mai pensato in realtà, si limitò a fare spallucce "Mi avrai anche baciato ma io non capisco perchè tu ce l'abbia così tanto con me. Che ti ho fatto per odiarmi così?"
"Io non ti odio." si limitò a risponderle.
"E allora qual'è il tuo problema? Perchè ogni piccola cosa che succede, in ufficio, deve per forza essere colpa mia?"
Arthur la guardava, tanti pensieri gli passavano per la mente. Tante cose non dette. Forse era l'occasione per parlare ma l'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu un misero "Non lo so"
"Non mi basta."
Ariadne tornò a sedersi. Arthur si sentiva uno stupido.
 
Un'ora e mezza dopo Ariadne trovò una bottiglietta d'acqua nella sua borsa. Ne bevve un sorso. Arthur stava leggendo un fascicolo su Jonas che teneva nella ventiquattrore.
 
"Vuoi dell'acqua?" gli lanciò la bottiglia che lui prese al volo "Sono i tuoi appunti?" lo provocò lei.
"Spiritosa! Sono ricevute di pagamenti. Lo sapevi che Jonas due giorni fa ha cenato al ristorante del padre?"
"Non è lui che ci ha commissionato questo lavoro?"
"Sì esatto. Sembrano essere molto amici."
 Ariadne si alzò per avvicinarsi ad Arthur, si sedette vicino a lui che le passò delle foto. "Ci puoi credere che il nostro cliente, lo stesso che lo sta abbracciando, in realtà lo voglia rovinare?"
"Spesso sono le persone vicino a noi le prime che ci pugnalano alle spalle." lo guardò, vide un alone di tristezza nei suoi occhi "
Devo confidarti che non credevo che ti importasse del lato umano di questo lavoro. Sembri sempre così distaccato da tutto."
"In realtà cerco di non farmi coinvolgere emotivamente. Sarebbe la fine se succedesse, non si sopravviverebbe un giorno a questo lavoro. Solo che con questo caso è diverso."
"Perchè?"
"E' per via del rapporto con mio padre. Ma non mi va di parlarne. E' una storia troppo lunga."
"Il tempo non è quello che ci manca al momento."
 
Lui sorrise e iniziò a raccontarle. Le raccontò del rapporto difficile con il padre, di quando a sedici anni se ne andò di casa e delle cattive compagne che aveva frequentato prima di imbattersi in Cobb. Suo padre voleva che lui seguisse la sua stessa professione, era un commercialista, ma Arthur sentiva che quel lavoro non faceva per lui. Ariadne quasi non credeva che Arthur, lo stesso che lei conosceva, così posato, così perfetto in tutto, fosse stato un adolescente ribelle. 
 
"Hai incendiato una casa? Non ci posso credere" lei era sbalordita.
"Sì ma non ne vado fiero. Se non fosse stato per Cobb, probabilmente a quest'ora sarei finito morto da qualche parte."
"Beh è anche vero che rischiamo la vita ogni giorno con questo lavoro." 
"Per questo penso che tu sia troppo giovane per rovinarti la vita. Dovresti tornare a Parigi, a vivere la tua vita. Lo dico per il tuo bene" 
Lei lo guardò, sembrava sincero. "Così non litigheresti più con nessuno. Di sicuro non ti mancherei."
"Mi mancheresti, più di ogni altra cosa al mondo."
I due rimasero a fissarsi per qualche istante, Ariadne si sentiva in imbarazzo. "Come potrei mancarti?" 
 
Arthur come risposta la baciò, con meno passione di prima ma con una dolcezza che Ariadne non credeva che Arthur possedesse. Lei rispose al bacio ma si tirò quasi subito indietro "Cosa stiamo facendo?" lei si alzò in piedi, lui la seguì.
"Ariadne devo dirti una cosa." esordì lui ma prima che potesse parlare, lei lo fermò.
"Io non voglio sentire quello che stai per dirmi. Perchè se è quello che penso, non avrebbe senso il tuo modo di trattarmi."
"Guarda che io ti tratto male perchè sei tu a trattare male me. Non farmi passare per un orco"
 
Dopo cinque minuti stavano di nuovo urlando uno contro l'altro. "Io sono un mostro e tu una povera bambina francese che deve subire il mio bullismo nei tuoi confronti. Fammi causa Ariadne"
"Lo farò appena usciremo da questo ascensore. Farò rapporto a Cobb e ti farò licenziare!"
Lui iniziò a ridere a crepa pelle, più rideva e più lei si innervosiva "Fottiti Arthur. Tu non mi odi eh? Beh io sì. Ti odio. Vai al diavolo!"
"Prenditi un calmante che ti verrà un infarto Ariadne"
 
Lei gli tirò una sberla con quanta forza aveva in corpo e con la stessa forza subito dopo lo baciò. Fu lei a sbatterlo al muro questa volta. Lui non si oppose e si fece trascinare da Ariadne contro il muro e poi per terra. Salì sopra di lui, gli strappò la camicia facendo saltare i bottoni in aria. La aiutò a togliere la camicietta, quando rimase con solo il reggiseno, lui non resistette e salì sopra di lei. Sentiva il bisogno di dominarla, la voleva sua. Facendo sesso con lei voleva comunicarle quelle cose che trovava così difficile dirle a voce. Quanto sarebbe stato più semplice se le avesse detto che l'amava? Che non usciva con altre donne perchè loro non sarebbero mai state lei? Voleva dirglielo, ma non ci riusciva. Cosa c'era di sbagliato in lui?
 
"Non sono l'uomo perfetto. Sono l'ultimo uomo nella terra che dovrebbe starti affianco."
"Questo lascia giudicarlo a me" lui la penetrò e lei urlò "E' una mia scelta."
Arthur tornò a baciarla mentre dettava i tempi, Ariadne poteva sentire quanto quel bacio nascondesse più cose di un semplice bacio.
"Io non ti odio." si limitò a dirgli.
"Io ti amo" rispose lui senza pensarci. La sua mente l'aveva abbandonato, era il suo cuore a parlare.
 
Per il resto del tempo rimasero in silenzio, fecero l'amore senza pensare a nulla. Lasciarono alle spalle i loro dissapori, i loro litigi, i loro sentimenti tenuti a tacere per mesi e si concentrarono semplicemente a quello che erano appena diventati. Un tutt'uno. Arthur la baciava dappertutto, sulle labbra, lungo il collo, sul seno. Si stava nutrendo di lei e più sentiva lei gemere più il desiderio in lui aumentava. Quando Ariadne venne sotto di lui, lui non potè fare a meno di amarla ancora di più. La amava. Da sempre. Lui era perfetto in tutto, perchè non lo era con l'unica cosa che gli importava davvero? Perchè era così difficile gestire i propri sentimenti? Che senso avevano avuto quei mesi di litigi se non aumentare la frustazione in entrambi? Quando fu lui a venire, si sentì così libero come mai lo era stato in vita sua. Le si coricò addosso, lei poteva sentire il suo fiato affannosso sul suo collo. "Ti amo Ariadne. Ma non potremmo mai funzionare."
"Possiamo provarci no?" suggerì lei prima di girarsi verso Arthur preoccupata "Cazzo! Eames ci avrà visti?"
"No darling, vi ho sentiti però!" Eames interruppe i due come aveva fatto ore prima "Ma vi giuro che ho smesso di sentire circa mezz'ora fa. Ve lo giuro sulla mia collezione di francobolli inglesi!"
"Da quando Eames colleziona francobolli?" chiese sottovoce ad Arthur che si limitò ad alzare le spalle.
"Vi do cinque minuti per rivestirvi e poi vi lascio andare! Vedo che avete fatto pace, ringraziate zio Eames per questo" lì lasciò con una risata.
 
"Cosa ne sarà di noi ora?" chiese lei appena finì di rivestirsi. 
"Non penso funzioneremmo come coppia."
"Vuoi scommettere?"
Lui rise "Cosa vuoi dire?"
"Se tra sei mesi saremo ancora insieme mi dovrai cento dollari. Che ne dici? E ogni sei mesi rinnoviamo la scommessa. Appena ci lasciamo, sarò io a doverti pagare."
"Questo è un gioco per te?" fu lei a ridere questa volta. "Non c'è niente da ridere"
"Arthur sei proprio uno stupido."
La guardava senza capire, lei si avvicinò e gli diede un bacio stampo. "Ti amo anche io"
 
Dopo sei mesi Arthur le pagò i cento dollari che le doveva, così andò avanti per i seguenti due anni. E probabilmente così sarebbe andato avanti per il resto della loro vita. 
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Inception / Vai alla pagina dell'autore: labrador