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Autore: aoimotion    16/02/2011    6 recensioni
Foto.
Sui muri, sugli album, nei cuori di tutti voi.
Flash della vostra adolescenza, della vostra ingenuità.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayato Gokudera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ONESHOTTO Foto.
Sui muri, sugli album, nei cuori di tutti voi.
Flash della vostra adolescenza, della vostra ingenuità.
Quando ancora le battaglie facevano tanta paura, ma poi era sempre una festa.
Quando ti allenavi, ti uccidevi con le tue stesse mani per essere più forte, ti spremevi come un limone pur di tirare fuori qualcosa che potesse portarti una spanna sopra gli altri, per proteggerlo e - ma questo non l'avresti ammesso mai - per proteggerli, tutti.
Anche la stupida mucca.
Anche il fanatico del baseball.
Anche la testa a prato.
Quando litigare con Yamamoto ti lasciava la voglia di mollargli un cazzotto in faccia, e in fondo, una punta di allegria.
Una punta, agrodolce, che spesso ingoiavi senza neanche assaporare, perché non capivi cosa fosse e pensavi che fosse solo scorza d'arancia.
Quando gridare contro Lambo ti faceva venire la gola secca, e avresti voluto farne un cuscino, e poi eri sempre lì che lo tiravi via se si avvicinava a un pericolo di cui non sapeva niente.
Per poi sgridarlo di nuovo.
Quando tu e Ryohei vi davate dell'imbecille, sempre con i pugni pronti a far fuoco, sempre a volere l'ultima parola, e poi lui e quel suo estremo ti irritavano così tanto che lo lasciavi perdere, sbuffando, e un minuto dopo lo trovavi a ridere fragorosamente alle tue spalle.

Foto.
Sui muri, sugli album, nei cuori di tutti voi.
Instantanee di una vita, di un momento, di un respiro.
Quando sentivate sulle vostre spalle il peso di chi eravate e di ciò che stavate facendo, e nonostante ciò ridevate, ridevate, e trovavate sempre il modo per divertirvi, per non piangere mai.
Quando il vostro ottimismo era così infrangibile, e la vostra volontà così acerba e integerrima, e i vostri desideri così puri e semplici.
Quando tutti facevano a gara per toglierti quella sigaretta dalla bocca, quando scappavi dai biscotti di tua sorella, quando litigavi con quella donna - lei e il suo «Hahi!» del cavolo - e l'avresti uccisa non una, non due, non cento volte.
Ma non lo facevi mai, neanche quando Tsuna non era nei paraggi.
"Il Decimo ne soffrirebbe troppo" dicevi, e non sapevi fino a che punto fosse vero.
Quando Shamal ti dava del ragazzino, perché non sapevi niente sulle donne e niente avresti mai voluto sapere, e minacciavi di farlo saltare in aria, e puntualmente lui fuggiva con una risata, e tu non lo raggiungevi mai.
Neanche ci provavi, a raggiungerlo.
"Perché dovrei sudare per quell'idiota?" sbottavi, ma il sudore era l'ultimo dei tuoi pensieri.




Foto.
Sui muri silenziosi, sugli album vuoti, nei cuori disincantati di tutti voi.
Istanti preziosi, svaniti per sempre.
Ora le battaglie sanno solo di fango e sangue, e quando finiscono puoi solo ringraziare di essere ancora vivo.
Quando ti alleni, con la rabbia, e non ottieni niente se non un pugno di mosche, e allora ti ammazzeresti di schiaffi.
Quando non vuoi proteggere più nessuno, neanche te stesso, e non hai problemi a dirlo in faccia a nessuno, e neppure i loro occhi colmi di strazio riescono a penetrare la tua armatura fatta di dolore.
Quando litigare con Yamamoto ti lascia solo l'amaro in bocca, alzi un pugno per colpirlo ma non ne hai neanche la voglia, e allora abbassi il braccio, e con lui la faccia, e con loro la tua fiamma lentamente si estingue lasciandoti solo e freddo.
Quando gridare contro Lambo ti sembra così inutile, e ti chiedi se sia cresciuto in questi dieci anni, se abbia imparato qualcosa, e non hai più voglia di spiegargli che con il fuoco ti scotti, e se si brucia scuoti il capo con stizza, mormorando un «peggio per te» a fior di labbra, e te ne vai, mentre lui ti guarda, e non ti riconosce.
Quando tu e solo tu dai dell'imbecille a Ryohei, con rabbia, e lui sospira e blocca i tuoi pugni a vuoto, tentando di leggere nei tuoi occhi il tuo dolore, e tu li chiudi, gridi, non vuoi essere guardato, non vuoi essere capito, vuoi essere solo lasciato in pace, e scuoti malamente il braccio per sottrarti alla tua presa, e scompari nell'oscurità, trascinando la tua armatura fatta a pezzi, per forgiarne una nuova, più dura, più resistente, più impenetrabile della precedente.

Foto.
Sui muri silenziosi, sugli album vuoti, nei cuori disincantati di tutti voi.
Quando sentite su di voi il peso di quello che siete e di quello che fate, e vi sentite oppressi, schiacciati, soffocati, e la voglia di ridere non c'è mai, non c'è più.
Ora il vostro ottimismo è morto, la vostra volontà è diventata polvere che vaga per i corridoi, che si disperde in mille frammenti e non si può più ricomporre, e il vostro unico desiderio è che finisca, tutto, subito, per sempre, nel nulla.
Quando porti alla bocca una sigaretta, due, tre, e finisci l'intero pacco, e sembri una ciminiera, e nessuno osa dirti nulla, e un moto di rabbia te ne fa estrarre un altro, e così per ore, e la stanza si riempie di fumo, finché non rimani solo, i muri coperti di nero, la nicotina che ti scorre nel sangue e ti va alla testa, la voglia di gridare ma quando aprì la bocca ti esce solo un violento colpo di tosse, due, tre, e ti pieghi in due, ti viene da piangere, ma ti trattieni, e ingoi il rospo, il fumo, il tabacco, tutto quanto, finché nelle tue mani non rimane nulla.
Ora tua sorella non te li prepara più, i biscotti, e quando ti vede ti colpisce, d'istinto, e ti fa sanguinare il naso, e tu neanche la degni di uno sguardo, e tiri dritto, e lei che ti grida dietro, e tu che stringi i denti, trattieni la rabbia, svolti l'angolo e ti prendi la testa fra le mani, finché non ti sbiancano le nocche, e ti accasci per terra, rantolando, senza sapere più chi sei.
Ora quella donna ha smesso di chiamarti, ha smesso di provocarti, ha smesso di guardarti, e quando vi incontrate non c'è una sola parola, un solo gesto, e tutto annega nel silenzio, e tutto annega nel suo pianto muto, e tutto annega nel tuo urlo sordo.
Quando Shamal viene da te, ti presenta una donna, bella, o forse no? Non sei in grado di dirlo, non la guardi nemmeno, e mugoli due parole, e Shamal ride, e vi lascia soli, e va a bersi una bottiglia di birra, tutta, e segretamente spera che quando tornerà vi vedrà abbracciati e potrà dire "Ah, maledetto, me l'hai rubata eh?" ma invece vi trova esattamente come vi ha lasciati, e qualche volta lei piange, e qualche volta scappa via, e qualche volta Shamal prova a dire due parole, ma tu sei sordo a ogni supplica, e ti volti dall'altra parte.
Quando arriva la notte, e tu tremi, perché sai che non dormirai, perché non hai bisogno del sonno per avere gli incubi, perché Tsuna ti appare davanti agli occhi anche quando sei sveglio, e non puoi fare altro che tendere una mano verso la sua figura evanescente, con le lacrime agli occhi, e sussurrare un «Decimo» al suo fantasma, e specchiarti nel suo sguardo colmo di rimprovero, e piangere, piangere, piangere, così forte da star male, così forte da voler morire anche tu.



Vero, Hayato?
Quanto ti manca quel tempo perduto? Quanto daresti per averlo indietro?
Quanto saresti disposto a pagare, per rivedere il tuo Decimo ancora una volta?
Tutto, ma non basta. Perché quel tempo non tornerà mai più, e tu lo sai, ma di quel tempo ti rimane un infantile speranza, che consumi ogni giorno, della quale ti nutri, della quale non puoi fare più a meno.
E mentre cerchi di convincere te stesso a vivere in un sogno, quelle foto si tingono di bianco, volteggiando nell'aria, si posano sulla tua spalla, pronte a ridipingere una nuova storia.
E quella bara nella foresta si apre, e il tuo desiderio si avvera.




Note dell'autrice: non ho idea di come mi sia venuto in mente di scrivere una cosa del genere. E' stato un fulmine a ciel sereno, infatti l'ho scritta praticamente di getto, e non ho idea di come sia venuta.
Un parere è sempre gradito :)
 
   
 
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