Ero giunta alla conclusione che il nostro amore aveva una struttura bipartita asimmetrica: io amavo te, ma tu non amavi me. O almeno, non mi amavi pił. Avevo passato i giorni ad osservare la lenta metamorfosi dei tuoi sentimenti, pian piano ti allontanavi da me e da ogni nostra logica, da ogni possibile legame particellare che ci teneva uniti, e io ti lasciavo fare, non ero in grado di fermarti. Avrei dovuto farlo, ma l'unica cosa che mi riusciva era gridarti di non andare via silenziosamente, come se fossi diventata improvvisamente muta, come se la mia voce non avesse pił un suono. E avrei potuto tenderti le mani e fermarti, aggrapparmi ai tuoi maglioni perfettamente stirati e implorarti di non abbandonarmi nella solitudine delle mie ossessioni. Avrei dovuto farlo, ma non l'ho fatto. Ho lasciato che la mia immagine si dissolvesse pian piano e che nelle tue giornate io diventassi sempre meno fondamentale. Ho permesso che tu mi portassi via l'ultima convinzione che avevo; prima di conoscere te non sapevo di poter essere amata.