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Autore: Duffy_Duck    16/02/2011    5 recensioni
“Avevamo 6 anni! E poi, anche se resto qui, non potrei mantenerla comunque quella stupida promessa, ok?”
“Sì, invece.”
“No Sora, non potrei.” lo contraddisse.
“Perché?” ormai Sora stava urlando.
“Perché non potrei esserti solo amico, lo capisci? Ti ho detto che ti amo, razza di deficiente! ... " Leggete e ditemi che ne pensate!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Vorrei essere qualcosa di più…

 

 

 

“Riku ?” chiese il moro voltandosi verso l’amico.

“Sì ?” rispose l’altro continuando a guardare il tramonto.

Erano sull’isoletta, e, come tutti i pomeriggi, stavano seduti sulla palma a guardare il cielo diventare arancione.

“Saremo migliori amici per sempre, vero?” domandò ancora Sora con tono triste.

“Certo!” rispose sicuro l’albino voltandosi verso di lui.

L’altro a quella risposta sorrise e si rilassò, poi all’improvviso il suo volto si oscurò e disse:

“Promesso?” come se la frase dell’amico non avesse alcun senso senza una promessa.

“Promesso.” Gli sorrise l’altro stringendogli la mano per dare ancora più forza a quello che diceva.

 

 

********************************************************************************

 

12 anni dopo…

 

 

Erano ancora seduti sulla palma, anche se ormai il sole era tramontato già da un pezzo. Una volta, appena faceva scuro, i due correvano subito a casa, poi crescendo il loro ritorno a casa si prolungava sempre di più, tanto che spesso restavano lì fino alle dieci. A Sora quel buio faceva paura, vedeva ombre e movimenti ovunque, ma accanto a Riku si sentiva sicuro, sapeva che se si fossero trovati in pericolo, lui l’avrebbe sicuramente difeso.

Riku era strano da qualche giorno, era diventato ancora più silenzioso del solito e cercava di evitare il moro. Il ragazzo aveva deciso di parlargli per chiedergli cosa c’era che non andava, ma quel mattino l’amico l’aveva stupito chiedendogli di andare con lui all’isoletta quel pomeriggio. Ovviamente Sora accettò, anche perché con Riku non avevi altra scelta se non fare ciò che diceva.

 

Sora cominciava ad agitarsi, erano rimasti in silenzio per tutto il tempo (se si escludono i tentativi di conversazione di Sora, che però aveva desistito a cercare di far parlare l’altro dopo mezzora che erano lì.) e lui cominciava ad avere freddo. Fece per dire qualcosa, quando un soffio di vento gelido gli congelò le parole in bocca e lo fece tremare.

‘Accidenti a me, proprio oggi dovevo dimenticare la felpa? E accidenti anche a Ri…’ Sora interruppe il suo sfogo mentale quando Riku finalmente disse qualcosa.

 

“Hai freddo?” chiese col tono indifferente, come se dicesse qualcosa solo per dare aria alla bocca.

“Sì.” rispose secco l’altro. Avrebbe voluto mostrarsi più forte e dire che no, non aveva freddo,che essendo ormai maggiorenne già da una settimana e quindi un adulto, non provava più freddo, ma sapeva che Riku avrebbe scoperto che mentiva, quindi…

“Mi dispiace.” disse l’altro con un tono dolce che stupì il moro. Non sembrava nemmeno essersi accorto del tono scazzato dell’amico.

Sora si calmò e, voltandosi a guardarlo, gli disse:

“Non è colpa tua, ho solo dimenticato la felpa.”

“Io non parlavo di questo.” Disse l’altro voltandosi a guardarlo con quel sorriso che dedicava solo a lui, al suo migliore amico.

Sora lo guardò confuso.

“Sora …” disse l’altro sospirando e abbassando lo sguardo. Non sembrava volesse continuare la frase lasciata in sospeso, così Sora disse:

“Che c’è?”

L’altro rialzò lo sguardo, ma guardava dritto davanti a sé.

“Domani parto.” Disse lentamente, come se dovesse ancora realizzare di dover partire veramente.

“Ah, e dove vai?” chiese l’altro un po’ mogio.

“A Crepuscopoli i primi giorni, poi si vedrà.”

“E quando torni?”

L’altro non rispose e Sora intuì la risposta, ma non voleva crederci, almeno non finché l’avesse sentita da lui.

“Riku, quando torni?” ripeté deciso.

“Non credo tornerò.” rispose l’altro in un sussurro.

Il moro ci mise qualche secondo a elaborare la risposta, poi sentì un dolore fortissimo all’altezza del cuore e il cervello gli andò in tilt. Sapeva che stava per scoppiare a piangere, ma non voleva farlo davanti a lui, lo avrebbe considerato un idiota, una femminuccia.

Riku stava fissando di sottecchi l’amico e si accorse degli occhi che stavano diventando lucidi.

“Vieni, andiamo da un’altra parte o morirai congelato.” disse cercando di buttarla sul ridire, ma le parole sembravano vuote anche a lui. Non poteva sopportare di vederlo così. Riku si alzò dal tronco e si diresse verso la barchetta che li avrebbe riportati a Destiny Island. L’altro lo guardò per qualche secondo, poi decise che era meglio seguirlo, se non voleva restare solo.

Quando arrivarono a terra, il moro seguì completamente assente l’amico. Si rese conto dov’erano solo quando la luce della luna illuminò il disegno che lui e Kairi avevano fatto all’età di 10 anni.

Stanco, crollò contro la parete di roccia del loro “nascondiglio segreto”. Riku gli si sedette accanto e, poco dopo, sussurrò:

“Devo dirti un’altra cosa.”

“Non so se sono pronto a sentirla.” disse con voce sofferente l’altro.

Piombarono di nuovo nel silenzio, fino a quando la curiosità di Sora ebbe il sopravvento e sbottò:

“Okay, va bene, ti ascolto.” 

Riku prese fiato, poi dolcemente sussurrò:

“Ti amo Sora.”

L’altro rimase in silenzio. Aveva ricevuto troppe notizie shockanti  per quel giorno, gli girava la testa.

Quando guardò l’amico, si accorse che grosse lacrime gli scendevano sulle guance. Riku che piangeva? Non lo aveva mai visto così! Bastò quella visione per farlo riprendere e subito abbracciò l’amico.

“Riku! Perché piangi?”

L’altro cercò di registrare ogni dettaglio di quell’abbraccio: gli piaceva il modo in cui Sora lo stringeva, gli piaceva come le sue mani gli accarezzassero la schiena per farlo smettere di singhiozzare, gli piaceva il suo odore, gli piaceva il calore che il piccolo corpo di Sora emanava, gli piaceva che per una volta era Sora quello che sembrava più forte, insomma, gli piaceva Sora.

“Lo so che sei innamorato di Kairi, lo vedo come la guardi, ma ti prego, almeno stasera, trovami irresistibile quanto lei!” disse Riku staccandosi dall’abbraccio per prendergli il volto fra le mani. Non passò molto tempo prima che le loro labbra si sfiorassero.

“Ti prego.” Implorò di nuovo Riku.

L’altro sentì il sospiro dolce dell’albino sulle sue labbra e bastò quello a fargli perdere il controllo. Lo baciò con passione, con desiderio, con amore. Pochi minuti dopo sentì le mani di Riku sul suo corpo, sotto la maglietta, ma quando si avvicinò ai pantaloni, Sora prese una decisione. Avrebbe voluto dargli più dei baci, ma sapeva che se fossero andati oltre, Riku non sarebbe più partito e, dal canto suo, lui non lo avrebbe lasciato andare via.

“R-Riku, no, non posso farlo…” disse piano staccandosi dall’amico. L’altro si calmò e, guardandolo dritto negli occhi, disse solo:

“Adesso devo andare.”  Ma quando fece per andarsene, il moro gli si parò davanti e disse:

“Lo avevi promesso! Avevi promesso che saremmo stati migliori amici per sempre!” disse arrabbiato e dandogli uno spintone.

A quel punto l’altro reagì e quasi urlando gli rispose:

 “Avevamo 6 anni! E poi, anche se resto qui, non potrei mantenerla comunque quella stupida promessa, ok?”

“Sì, invece.”

“No Sora, non potrei.” lo contraddisse.

“Perché?” ormai Sora stava urlando.

“Perché non potrei esserti solo amico, lo capisci? Ti ho detto che ti amo, razza di deficiente! Non potrei esserti solo amico perché vorrei essere qualcosa di più!” poi lo scansò di forza e corse fuori nella notte, lasciando solo Sora con il buio che lo avvolgeva dentro il cuore e fuori. Restò lì fermo paralizzato per diversi minuti, poi cominciò a tremare dal freddo e anche dalla paura, e quasi in trance cominciò ad avviarsi verso casa. Si ritrovò a insultare Riku per averlo lasciato lì da solo, sapendo bene quanto avesse il terrore delle tenebre, poi ricordò cosa era successo e capì che se doveva dare la colpa a qualcuno, non doveva fare altro che puntarsi il dito contro. Finalmente in lontananza vide la luce della terrazza di casa sua accesa e capì di essere al sicuro. Si fiondò in casa e andò a sbattere contro sua madre che usciva dalla cucina.

“Oddio mamma, scusa!” disse lui afferrandola prima che cadesse.

“Non fa niente, piuttosto dove sei stato fino a quest’ora?” parlò lei abbassandosi a raccogliere il giornale che le era caduto nello scontro.

“Ero con Riku.” sussurrò lui veloce.

“Ah,ma che c’è tesoro? Ti vedo un po’ strano.” disse lei dolcemente sfiorando la guancia del figlio.

“Non ne voglio parlare.” rispose lui con le lacrime agli occhi e correndo in camera sua.

La madre fece per andargli dietro, ma qualcosa le suggerì che era meglio lasciarlo solo, quindi tornò in cucina, non senza prima aver però lanciato un’occhiata apprensiva alla porta chiusa della camera di Sora.

 

La notte per il ragazzo non passò mai… continuava a girarsi e rigirarsi nel letto e nella testa i pensieri non gli davano un attimo di tregua.

Finalmente alle 5 del mattino crollò esausto e non si svegliò fino al pomeriggio, quando sua madre lo andò a svegliare.

“Sora … Sora! Svegliati!”

Il ragazzo aprì piano gli occhi e guardò sua madre.

“Buongiorno dormiglione!”

“Mmmh giorno” sussurrò lui sbadigliando con la voce ancora impastata dal sonno.

Si tirò su a sedere e si stiracchiò molto lentamente,alla fine, un po’ meno rincoglionito, si voltò verso sua madre.

“Ascolta amore, ho parlato con la mamma di Riku …”

Sora con un gesto molto infantile si coprì le orecchie con le mani e, cominciando a piangere, esclamò:

“Non ne voglio parlare!”

“Sora!” disse la madre cercando di levargli le mani dalle orecchie.

“Sora, ascoltami!”

“No mamma, ti prego, non ce la faccio…”

La donna lo abbracciò e lo cullò piano sussurrandogli di calmarsi.

Finalmente il ragazzo si tranquillizzò un po’ e smise di piangere.

“Avete litigato?” Sentì il figlio scuotere piano la testa contro il suo petto.

“Allora cosa è successo?”

Sora si staccò piano da lei e, guardando il pavimento, sussurrò:

“Ci siamo…baciati.” non alzò lo sguardo fino a che sua madre gli prese il volto fra le mani e lo costrinse a guardarla. Vide che gli occhi di lui erano pieni di tristezza, ma anche di un’altra cosa: amore.

“Perché non l’hai fermato allora?” chiese lei stupita.

“Non dici niente del bacio?” chiese lui.

“Che cosa dovrei dire? Che sono felice che finalmente sia successo?”

“Di che parli?”

“Non dirmi che non avevi mai capito che eravate pazzi l’uno dell’altro!”

Il giovane si limitò a scuotere la testa… com’era possibile che sua madre si fosse accorta prima di lui non solo dei sentimenti dell’amico, ma anche dei suoi?

“Ascolta Sora, lo so che probabilmente ti senti un po’ confuso, ma lui ti piace, vero?”

“Sì.”

“E glielo hai detto?”

“No.”

“Perché?”

“Perché se glielo avessi detto non se ne sarebbe andato.”

“E perché, se ti piace, non vuoi che resti?”

“Perché io lo farei solo soffrire… Io… credo di amare Riku, ma mi sembra di provare la stessa cosa anche per Kairi e se lui restasse io non sono sicuro di amarlo più di lei e se lei mi baciasse, io la bacerei e farei soffrire Riku e io non voglio che lui soffra… ”

“Ho capito.”

Restarono in silenzio per diversi minuti, poi Sora finalmente trovò il coraggio di chiedere:

“È già partito?”

“Sì. È partito col traghetto delle 10.00.”

“Ok, è meglio così.”

Poi ricominciò a piangere e la madre capì che in realtà non era meglio così…

 

 

Riku si guardò attorno: il traghetto era pieno di gente che non conosceva, alcuni parlavano anche lingue a lui sconosciute. Si sentiva solo… Per tutta la notte aveva pensato a Sora senza aver dormito neanche un’ora e adesso si sentiva stanco. Quando aveva salutato i genitori, aveva quasi sperato che loro lo convincessero a non andarsene, ma capì che per lui era meglio così.

‘Come dice quel detto? Ah, sì, “lontano dagli occhi,lontano dal cuore” .’ Quando era arrivato al porto però, aveva sperato per tutto il tempo di vedere sbucare la faccina del suo amore che gli chiedeva di non partire, ma non si stupì più di tanto quando non vide nessuno.

‘Ora basta pensare a lui, devo iniziare una nuova vita!’ cercò di convincersi per tutto il viaggio … senza successo.

 

 

Due minuti dopo aver finito di parlare con la madre, Sora aveva già preparato la valigia e si stava dirigendo verso il porto. Sperava di riuscire a prendere il traghetto delle 15.00, così l’altro avrebbe avuto solo 5 ore di vantaggio: non erano poi tante, avrebbe potuto trovarlo!

Ci mise ancora meno di 2 minuti per capire che la persona che amava non era quella smorfiosa di Kairi, ma invece il suo migliore amico Riku.

 

Quando salpò, si sentì stranamente agitato, voleva vedere Riku, voleva parlargli e chiarire tutto.

 

2 ore dopo finalmente arrivò a Crepuscopoli, ma fu solo a quel punto che si rese conto che non aveva la minima idea di dove potesse essere il suo amico. Provò in alcuni posti (la piazza della città, la via del mercato, la piazza della stazione,…) ma si accorse che quei luoghi erano troppo affollati per un ragazzo così riservato come Riku, così decise di fare un ultimo tentativo e si diresse verso il bosco accanto al circuito del tram. Se non era lì, non aveva proprio idea di dove potesse essere e decise che al massimo sarebbe andato a cercare una camera per passare la notte e avrebbe ripreso a cercarlo il giorno dopo. Non si sarebbe arreso. Con una certa fatica trascinò la valigia fino al bosco, poi la abbandonò dietro ad un  albero e si promise di recuperarla più tardi.

Dopo una mezz’oretta nel bosco, Sora venne assalito dal panico che magari Riku avesse cambiato idea e non era mai arrivato a Crepuscopoli.

Stava quasi per perdere le speranza, quando una figura seduta a terra in una radura catturò la sua attenzione. Si avvicinò cauto cercando di non fare rumore per non farsi scoprire, ma grazie alla sua solita goffaggine inciampò in una radice e ruzzolò proprio ai piedi dello sconosciuto. Sora non osò nemmeno alzare la testa per la vergogna che provava in quel momento, ma improvvisamente udì:

“Sora?” Il cuore del ragazzo fece le capriole quando udì la voce di Riku.

Alzò il viso e gli saltò al collo.

“Ti ho cercato dappertutto!”

“Davvero?” chiese stupito l’altro.

“Sì, davvero, perché io ti amo Riku, e non me ne importa niente di Kairi e quella sera ho dovuto mentirti perché…”

Riku interruppe il monologo dell’altro con un bacio che l’altro ricambiò con vero piacere.

“Forza, andiamo!”

“Dove?” chiese Sora.

“Dove vogliamo.” disse ridendo Riku e cominciando a correre mano nella mano con Sora.

Sora lo lasciò fare, in fondo avevano tutto il tempo che volevano per chiarire.

 

Adesso ne aveva la certezza: non sarebbero stati solo migliori amici per sempre, perché erano qualcosa di più.

E a questo pensiero Sora si lasciò trascinare via da Riku.

  
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