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Autore: _Ayame_    16/02/2011    2 recensioni
Altra Prungary, che ieri purtroppo non ho fatto a tempo a pubblicare ...
Allora, mh, la fanfiction è come se fosse vissuta ieri, come troverete scritto all'interno.
La trama in breve è questa:
Eliza è in lacrime, disperata, a causa di un certo austriaco, e chissà che non incontri un bel prussiano? Beh, il titolo dice un po' tutto, non proprio, però.
[Parole: 1324] [Malinconica, ma comunque un po' comica, come sempre]
Citazione:
Elizaveta piange disperata, le mani sugli occhi arrossati, seduta su una panchina a ridosso dalla villa di Germania.
Spero vi piaccia ^^
Good luck~ *saluta con una padella*
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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prungary festa dei single
[Parole 1324, compresa citazione e titolo]
Questa storia doveva essere pubblicata ieri, ma non ne ho avuto tempo, mh, quindi sì, sappiate che è ‘ambientata’ durante l’ormai passato 15 febbraio, la festa dei Single~!


Because Mr. Cupid hurts me, but Mr. Awesome heals my wounds~

Tanto più t’amo quanto più mi fuggi, o bella.
Charles Baudelaire.



Elizaveta piange disperata, le mani sugli occhi arrossati, seduta su una panchina a ridosso dalla villa di Germania.
In quel momento, proprio in quel maledetto momento, passa Gilbert, che come al solito era troppo preso dalla sua persona per accorgersi di lei.
Fino a cinque secondi fa parlava con il suo pastore tedesco di quanto fosse fantastico, ed ora la guarda ad occhi sgranati.
«Ehi, che ci fai qui?», chiede lui sedendosi istantaneamente.
«Che t’importa?», domanda in risposta lei per poi aggiungere un acido «E nessuno ti ha dato il permesso di sederti!!»
«Kesekese, che dici? Sono a casa mia, non devo chiedere il permesso per nulla a nessuno»
«Hai ragione», risponde la ragazza abbassando la padella e si volta davanti, con sguardo sconsolato a guardare il bosco fitto.
«L’Ore-sama ha sempre ragione!» proclama lui orgoglioso.
Momenti di silenzio passano indisturbati, lei che guarda dritto avanti a sé, cercando di trattenere le lacrime, lui con la schiena curva, mezzo accovacciato su se stesso, il cane che cammina su e giù con il guinzaglio rosso al collo.
«Vuoi dirmi cosa è successo o no?»
«No», risponde secca lei
«Capisco … Anzi, a dire il vero no! Perché non dovresti parlarne con il tuo amico d’infanzia?»
«Perché noi non siamo amici, Gil»
«Oh~ Insinui qualcosa!! So che avere già a che fare con un tipo awesome come me è il top del top, ma .. ehi, non esageriamo!», dice lui gesticolando.
Lei sbuffa, lo sguardo contrariato, incrocia le braccia e le padelle ed accavalla le gambe mentre la bocca si tende in un sorriso.
«Vedi? La mia Magnificenza assurda ti ha fatto sorridere!» esclama lui improvvisamente rizzando la schiena.
«Certo!», Ungheria rotea gli occhi come a dire “sì, sì, come no”.
«Lo dicevo ieri a Feli che la mia prode essenza prussiana è mistica, kesekese!», scuote la testa, come se fosse un genio incompreso.
Altro silenzio.
«Allora, vuoi dirmi cos’hai fatto?», chiede Prussia prendendola alla sprovvista.
I muscoli della ragazza si irrigidiscono, pare di pietra.
«Roderich…», inizia lei
«Ah, me lo sentivo c’entrava quello lì!»
«Hai chiesto, sto parlando, fammi finire!», esplode lei in un attacco d’ira – che, lo sa bene, non è causato dal suo pseudo-amico.
«Vai avanti, allora»
«No, non parlo più!», gli annuncia Eliza, voltando la testa. Inizia a battere il piede a mezz’aria, sempre più velocemente.
«Ora mi fai un uragano davanti casa, Eliza! Fermati!» dice lui appoggiando una mano sulla spalla di lei, con una certa prudenza: non si sa mai cosa poteva combinare Ungheria con una padella in mano … anzi, sì sa e anche troppo bene.
Lei infatti si gira, gli occhi semi-iniettati di sangue, o forse semplicemente rossi per il troppo pianto per un finocchio inutile e borioso, un lampo d’ira e la padella si alza diretta verso le regioni vitali del prussiano.
«Eliza…! Per favore, calmati!», implora – ma anche no, direbbe lui – il ragazzo alzando istantaneamente le mani come in una rapina.
Anche se si aspetta lo stesso una padellata, questa non arriva; Prussia riapre gli occhi e si trova davanti un’Ungheria ancora più afflitta, la testa abbassata mentre si odono appena i suoi singulti.
«U-Ungheria, sicura di non volerne parlare?», si preoccupa lui: non è normale che lei non lo padelli, in qualsiasi contesto, con una causa  o no e di qualsiasi stato d’animo sia.
«No» risponde.
«Fai come vuoi: se vuoi parlarne …» sospira lui, lasciando intendere il seguito.
«R-Roderich è tornato da Vash» dice tutto d’un fiato finendo la frase con un singhiozzo più forte.
Gilbert rimane congelato sul posto: quel … deficiente! Ungheria l’adora e lui? E lui la ricompensa con il primo pazzo d’armi neutrale e irascibile che passa! E per giunta dopo aver passato un San Valentino da provar invidia, per poi lasciarla il giorno dei single!
Okay, riflettendo, riconosce che anche Elizaveta non è questa donna così calma e pacata che potrebbe sembrare a prima vista, anzi: è una matta padellara che di solito – appunto – non esitava a picchiarlo appena accennasse qualsiasi cosa offensiva o altro sull’amato Austria.
A quel punto, bisognosa di conforto, che era venuta a cercare sperando di trovare Feliciano, abbraccia Gilbert, che è ancora interdetto.
«G-Gil?», lei alza timorosa lo sguardo.
Prussia cerca di rimettersi ma è più bianco del solito – e ce ne vuole – e gli occhi non sono allegri come quelli soliti, sono preoccupati.
«Sì?» risponde lui, sicuro che la sua voce non crollerà o inizierà a gridare.
«I-io penso che in fondo in fondo avevi ragione!» confessa, gli occhi ed il naso rossi, mentre le lacrime scivolano veloci e copiose su quel piccolo ovale che è la sua faccia.
«Kesekese, ma è normale!», dice lui prendendo le mani di lei – freddissime.
Silenzio, la miglior forma di consolazione, forse, mentre si scaldano a vicenda, poi lui, che era stato cinque minuti a rimuginare, chiede: «Su cosa, però?».
Dopo poco lei alza di nuovo la testa e lo guarda interrogativo: «Beh, su tutto immagino», riflette ancora il prussiano; in fondo è il Magnifico Sé!
«Ne dovevo parlare», risponde lei alla sua prima domanda.
«A cosa pensi che io serva? Oltre ad apprezzare la mia Magnifica Figura, ovviamente!», dice con rinnovata aria da sbruffone.
«N-non fai ridere!», lo riprende lei con un mezzo sorriso, cercando di allentare la presa della mani dell’albino sulle sue, cosa che lui non sembra disposto a fare.
«Ungheria»
«Sì?»
«Sai che penso di essermi innamorato di te?», chiede lui
«Mh … in effetti no, ma pensavo la stessa cosa»
«Non poteva essere in altro modo: non avevo dubbi che qualcuno potesse amarmi!».
Lei gli da una testata al petto, causando al ragazzo un dolore acuto, da farlo sussultare.
«Ti conveniva lasciarmi stare, e farmi riprendere le mie mani»
«Mh, no, meglio questo che una padellata! E poi avevi le mani così fredde!», esclama lui, bloccandola in modo che non possa fargli del male: altruista sì, ma fesso, quello no.
«Hai ragione, non ti credevo cos’ intelligente e capace di fare discorsi tanto sensati!»
«Ma io sono il Magnifico Me! Ovvio!»
«Non ne parliamo, va’, che è meglio!».
Lui ride, lei sorride, abbracciati.
«Mi sono anche vestito awesome! Guarda!» ammicca alle sue converse nere alzando “soavemente” un ‘piedino’, «poi, blu jeans e una felpa grigia, che fa risaltare i miei bellissimi occhi!», conclude felice, mentre espira soddisfatto ad occhi chiusi.
«Sì, e qui sopra c’è scritto “Sbruffone in tutte le lingue del mondo”!», dice lei indicando con l’indice la scritta rosso scuro sulla maglia.
«No, “I’m the Awesome One”!».
Altro silenzio, poi lei alza la testa verso quella di Gilbert: «Buon San Valentino in ritardo, Gil».
E lo bacia, non le importa più nulla di Austria ora, ora che ha qualcuno che più probabilmente la mollerà per una pinta di birra ad un appuntamento, ma almeno avrebbe riso e pianto in piena consapevolezza: quello che sta vivendo, per quanto lunga possa essere la sua vita, sarà unico e non lo rivivrà.
E il ragazzo risponde, perché concorda, perché in quel bacio si scambiano la promessa di rimanere loro stessi comunque vadano le cose, con chiunque stiano e di vivere il loro  momento al meglio.
Nemmeno si accorgono che Null rincorre un gatto, ma alla fine ce la fanno.
Dopo alcuni minuti d’ibernazione dal mondo, ce la fanno: «Null è scappato, Mr Awesome»
«Mi piace questo nome: “sono Awesome, Mr Awesome”!», dice lui soddisfatto per risposta.
Ridono entrambi: «Idiota!», lo rimbecca lei con una padellata in testa.
«Lo so, ma ti piaccio così», dice Gil baciando gli zigomi di lei che ancora sanno di acqua salata
«Esatto, e io  ti piaccio così», conclude lei guardandolo profondamente con i suoi occhi verdi
«Con le tue padelle» precisa lui, scompigliandole i capelli.
Lei sbuffa, poggiandosi contro la spalla del ragazzo, che ora pare sollevato e rilassato, appoggiato contro il muro della sua “casetta”.




NOTE:
Null è il nome che ho dato al cane nell’altra fic, “Un San Valentino un po’ differente”, e ormai mi ero affezionata al cane e al nome, perciò l’ho lasciato così.
Mh, che dire, se volete, potete anche considerarlo un continuo dell’altra fic suddetta, ma mi spiacerebbe per Lili, poi, quindi, a vostra interpretazione.
Ngh, ehm, [… *continua*] e chi più ne ha più ne metta! Aspetto vostre recensioni/commenti o altro.
Prussia: Sono Awesome, Mr Awesome!
_A_: Non ti credere James Blond!
Prussia: Ma non era James Bond?
_A_: Boh, Blond, Bond, Bone, non so affari miei, e poi io voto per Mr Awesome!
Prussia: Yee!
_A_: Che mi ricorda Mr Bean :D
Prussia: No comment!

Vi saluto! Passo e chiudo! (?)

_Ayame_
   
 
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