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Autore: the Petulant Pippons    16/02/2011    3 recensioni
Variegata e leggera reinterpretazione a sfondo comico del diciassettesimo capitolo del capolavoro di Manzoni. Enjoy! :)
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi presenti in questa storia non ci appartengono e non scriviamo a scopo di lucro (tra l'altro, cosa vuoi guadagnare per questa roba? Un soldo bucato? u.u)

I PROLESSI SPOSI

CAPITOLO 17

 Quel pover'uomo di Renzo si sentiva diviso in due, proprio come un pazzo. E proprio come un pazzo, poveraccio, vedeva sedute sulle sue spalle due caricature di sé, che gli ricordavano il Dottor Jekyll e Mr Hyde.

«Renzo, ma che fai? Perché non ti fermi? Non vedi che bella locanda? E’ calda, accogliente... E poi si sta facendo tardi, è buio! Non vorresti un bel letto caldo? Io so che lo vuoiii. Non preferiresti dei deliziosi cereali Cheerios?», disse Mr Hyde, con sguardo provocante.

«NO!», urlò Jekyll, «non ascoltarlo! È un barbatrucco!»

Ma Hyde lo interruppe:«Ma che barbatrucco e barbatrucco, idiota! È Barbra Streisand! Uh uh uh uh uh uh uh uh».

Renzo guardò Mr Hyde, dicendo con aria serissima:«Devo ammettere che le tue ragioni sono valide. Potrei prenderle in considerazione...».

Jekyll continuò imperterrito: «Guarda là, ci sono i Rotoloni Regina! Seguili: ti porteranno a Bergamo!»

Renzo lo guardò confuso:«E perché dovrebbero passare per Bergamo, scusa?».

Jekyll sventolò la mano con fare leggermente sprezzante: «Massì, quelli non finiscono mai...!».

Alla fine il Dottor Jekyll riuscì a convincere Renzo, e le due caricature svanirono dalle spalle del giovanotto con un puff! e una nuvoletta di fumo blu glitterato.

 

Nel mezzo del cammin di nostra vita, Renzo si ritrovò per una selva oscura, che la diritta via era smarrita... Oops, abbiamo sbagliato opera! Ricomponiamoci, gente. Ce la possiamo fare.

Dunque: 

Il promesso sposo stava attraversando un bosco scuro e tenebroso, tentando di raggiungere il fiume Adda. Le sue stesse paure lo atterrivano più di qualsiasi altra cosa. Era sul punto di cedere alla stanchezza e allo sconforto, quando udì uno scroscio... uno scroscio d'acqua! Era arrivato, il fiume che scorreva fuori dalla selva oscura era proprio l'Adda!  

Corse a perdifiato, dimentico della fiacca, e quando vide davanti a sé l'Adda si sentì potente; avanzò a rallenting, come in ogni film drammatico che si rispetti: era giunto il momento in cui l'eroe trova ciò che stava cercando. 

Sapeva che fino alla mattina dopo non avrebbe attraversato il fiume, quindi cercò un posto dove passare la notte. 

Stava guardandosi in torno, alla ricerca di un giaciglio, quando sentì una voce: 

«Renzo! Acquaaa!». 

Il nostro eroe rimase totalmente spiazzato. Ci pensò un po' su, scartò l'ipotesi della pazzia e decise di chiedere informazioni: 

«Ehm... chi sei?», domandò timidamente Renzo, con voce flebile. 

«Il mio nome è Provvidenza, La Provvidenza!», rispose la voce in tono sensuale, «per gli amici, Provvy», aggiunse, con più confidenza. 

Renzo, rincuorato, decise di ascoltare la voce e andò un pezzetto avanti, seguendo l'eco. Dopo pochi secondi sentì ancora: 

«Renzo! Acquaaa!». 

Esasperato, Renzo urlò di rimando: «Ma, signora Provvidenza, per la miseriaccia, io non ho sete!». 

Così dicendo, avanzò ancora un centinaio di metri, quando La Provvidenza interruppe nuovamente il suo cammino: 

«Renzooo! Fuochinooo!». 

Ancora qualche passo... 

«Renzooo! Fuocooo!». 

Si stava avvicinando...! 

«Renzooo! Incendiooo!» 

«Ahhhh! Dove, dove, DOVE

«Ma no, rimbambito...», lo rimproverò La Provvidenza, sconsolata, «là troverai una comoda ma modesta sistemazione per riposarti...».

Davanti a Renzo, infatti, si presentò una graziosa casupola, dove il nostro eroe passò tranquillamente la notte.

 

Il giorno successivo, di buon’ora, il giovane si incamminò verso la riva dell'Adda, dove troneggiava un enorme yacht: non uno yacht qualsiasi, ma nientepopodimenoché lo yacht di Briatore! Aww.

Un gentile maggiordomo accompagnò un sempre più stupito Renzo sull'imbarcazione.

Dopo una piacevolissima attraversata, allietata da champagne e caviale di prima qualità, Renzo giunse alla riva opposta. Quando lo yacht fu ripartito, il giovanotto si lanciò in un ballo scatenato.

«“MACHO, MACHO MAN...!”» 

A quel punto La Provvidenza lo aveva abbandonato, borbottando qualcosa riguardo a certi “impegni per causa di forza maggiore”: Renzo era solo e quasi senza denaro.

Girovagò per un paio d'ore alla ricerca del cugino Bortolo. Nel bel mezzo dei suoi vagabondaggi, s'imbatté in quattro persone, curiosamente vestite, che cantavano e ballavano. Renzo rimase a bocca aperta:

«Ma voi... voi... voi siete gli ABBA

«“Money money money, must be funny, in a rich men's world...”»

Renzo, esaltatissimo, si mise a saltellare sul posto, battendo le mani a tempo, tutto convinto.

Dopo qualche canzone, però, Renzo si rese conto che era arrivato il momento di trovare Bortolo, ma prima di andarsene lasciò alla famiglia/ABBA una piccola mancia... che si rivelò essere tutto quello che gli era rimasto. “Porca miseria crucca, e ora?”, pensò Renzo.

 

Camminò ancora, finché finalmente non giunse a Bergamo. Lì incontrò il famoso Bortolo, accompagnato da un fido cagnolino.

«Ciao Renzooo, come vaaa? Com’è andato il viaggiooo?», lo salutò il cugino, con pesante accento bergamasco.

Renzo stava per rispondere e iniziare a raccontare tutte le sue peripezie, quando una voce, più o meno all'altezza del suo ginocchio, lo fermò:

«Wuf, bau, Renzo, wuf, ciao! Bao, wuf...»

«Ma quello è un cane che parla!», urlò Renzo, spaventato e affascinato al tempo stesso.

«Oh sì, tranquillooo, non ti fa nullaaa... Ma dimmi del viaggiooo e di Don Rodrigooo...», lo calmò il cugino.

Così Bortolo e Renzo si avviarono sulla strada di casa, con al seguito il mitico cagnolino parlante.

Arrivati a casa – ormai Renzo aveva terminato il suo racconto -, Bortolo gli mostrò la dimora e alla fine del giretto si accomodarono in cucina.

«Ti vaaa un bicchiereee di San Crispinooo?», domandò Bortolo al promesso sposo.

«Grazie, sì... ah, ma è Ronco!», accettò Renzo estasiato. Poi chiese al cugino, un po' timoroso della risposta: «Quindi, mi aiuterai?».

Bortolo lo guardò dritto negli occhi e gli rispose con una domanda, con voce calda e piena d'amore: «Ti fidi di me?».

Renzo, un po' stupito: «Ehm... sì, mi fido!».

 

E così Bortolo procurò al nostro eroe un impiego alla filanda in cui lavorava lui stesso, dove vissero felici e contenti...

…Ma, ehi!, la storia non finisce qui!

 

NdA: Creata con la collaborazione di Ile, Fra e Sab.

  
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