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Autore: Paolo Ciraolo    17/02/2011    6 recensioni
Una Colomba Bianca era la disperazione di un Imperatore.
I giganti erculei provarono a spostare la colomba bianca dal giardino, ma invano.
Fu la volta di quattro sultani con le loro lampade, ma nulla, nessuno di loro riuscì a cambiare la posizione nello spazio e nel tempo della colomba.
Solo Celeste riusci in modo semplice e candido a parlare alla colomba bianca e i due furono proiettati in altri meravigliosi mondi...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Favole della Colomba Bianca '
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La Colomba Bianca.

 

 

C'era una volta...in una lontana stella, bella e splendente, una colomba particolare. La colomba viveva nel giardino di un imperatore scontroso e piuttosto irascibile, il suo nome era Burbero, per l’appunto. Per puro caso un mattino si ritrovò questa colomba appollaiata nel viale del suo castello, e, sin da subito, infastidito, cercò di scacciarla via dalle sue terre come un ossesso per paura che imbrattasse il suo bel palazzo. La colomba inizialmente volava via, finché, col passare dei giorni, decise che era ora di intervenire su l’atteggiamento così irruento e meschino dell’imperatore, decidendo di trasformarsi in una statua di marmo che si piazzasse nell’unico ponte che collegava il reame dell’imperatore al resto delle terre (evento che presto avrebbe portato Re Burbero alla rovina).
L'Imperatore esaurì presto le sue ricchezze e capì che doveva fare da subito qualcosa per mandare via quell’inconsueto monumento che aveva occupato le sue rotte commerciali. In cuor suo sapeva che era successo qualcosa e che quella sfortuna non era stata affatto un caso, ma anziché rifletterci su e capire quale suo atteggiamento si fosse rivelato sbagliato, invece di agire in maniera più umile e ponderata, se ne fregò e scaraventò contro quel povero ingigantito animale, tutto quello che aveva in suo potere.
Per prima cosa, decise che la soluzione migliore fosse la più ovvia. Ci volevano i titani, anche perché quella statua sembrava crescere ogni giorno di più. Amava chiamarli: ‘giganti di compagnia’. Vivevano ad est nelle fredde terre del Sol Levante. La loro muscolatura era chiaramente possente, ma giunti sul posto dissero: -Grande Imperatore, ci ha fatto venire in quattro solo per spostare una semplice statua?-. E il Re disse –Amici, miei cari! Se riuscirete a sollevare questa colomba, riceverete subito in cambio quattro dei miei forzieri più grandi, stracolmi d’oro e d’argento-. I Titani, stupiti dalla generosa proposta, accettarono e si misero subito di buona lena. Ciascuno dalla sua parte, tentarono di sollevare la statua dal colore sempre più bianco. Afferrato il monumento ciascuno dalla propria parte, si accorsero che non c’era nulla da fare. Provarono e riprovarono fino a quando, esausti, si arresero all'evidenza dei fatti: quella colomba era troppo pesante.
Il Regnante non credeva ai suoi occhi, cosa ci poteva essere di più forte di quattro giganti? Decise di indirizzare il successivo tentativo a dei commercianti asiatici; essi disponevano delle migliori tecnologie in campo spaziale. Avrebbero spazzato via quella maestosa struttura. Giunti a destinazione, anch’essi non si capacitarono del motivo di avere viaggiato tanto a lungo per dovere spostare una statua, seppur ormai di notevoli dimensioni, si trattava sempre di un monumento fine a se stesso. L'Imperatore spiegò loro che si trattava di qualcosa di estremamente speciale e che anche loro avrebbero goduto di dieci forzieri pieni zeppi d'oro massiccio se fossero riusciti nell’impresa. Tutto inutile. I commercianti, eccitati dalla sfida si misero subito all’opera, allinearono le loro astronavi l’una dietro l'altra e fissarono un filo di Tassanix (la lega più dura conosciuta tra le sei stelle del nord) tra esse e la colomba; accesero i motori e diedero piena propulsione alle potenti navicelle. La colomba bianca e inanimata, nonostante la forza impressionante sviluppata dalle astronavi, rimase completamente impassibile. -Motori alla massima potenza!- Tuonò, curiosamente impavido, uno dei commercianti. Nulla, la colomba color avorio rimaneva al suo posto, anzi, a rompersi, fu proprio il filo d'acciaio che legava le navi spaziali.
Poiché anche questo tentativo era fallito, il Re sconvolto non seppe proprio che cosa pensare. Quale incantesimo c’era dietro a quell’evento così eccezionale? Decise che non era il momento di perdersi in chiacchiere, lui era l’imperatore e non aveva tempo per riflettere, bisognava agire. Chi altro avrebbe potuto consultare? Ma certo! I suoi cugini arabi, i sultani del regno del sud. Erano quattro in totale, ed essi erano famosi per una cosa in particolare, nel torneo delle 11 costellazioni, si aggiudicarono il primo premio per aver catturato più alieni intergalattici di tutti. Indovinate un po’ in cosa consisteva? In delle lampade dei desideri!
Essi ne avevano a disposizione una ciascuno, ed ogni lampada esaudiva loro tre desideri l’anno. Nei limiti del possibile essi avrebbero potuto sovvertire qualsiasi previsione. Anche i Sultani restarono profondamente colpiti quando il Re parlò loro della colomba. I Sultani, visibilmente stupiti, ed anche un po’ turbati, non si diedero alcuna spiegazione del perché la colomba era inamovibile. I geni risolvevano i problemi al posto loro e avevano smesso di sforzarsi più di tanto nello spiegare gli avvenimenti con cognizione di causa. Nel giro di pochi attimi, avrebbero scaraventato a mare quella così caparbia colomba, e ne avrebbero fatto una giostra per le balene. Detto questo, strofinarono subito una delle loro brillanti lampade, e ne uscì lo spirito Buono -Oh genio della lampada benevola! Muovi questa colomba e libera il passaggio nel ponte, cosicché potrà riprendere il commercio- disse uno dei Sultani. Lo spirito sembrò prestare molta attenzione a quelle parole, sembravano benevole, e subito materializzò una spaventosa gru dalle pale incredibilmente grandi. Niente da fare, qualcosa fece immediatamente inceppare il meccanismo della gru, facendola sgretolare in tanti piccoli pezzi. Intervenne allora un altro sultano, seccato di aver visto sprecare un desiderio (amava il suo di genio, con gli altri non c’era mai andato d’accordo), ed invocò lo spirito Cattivo –Genio, caro compagno di dispetti, appari a me! Aggredisci questa colomba e falla immediatamente spostare di lì-. Lo spirito non se lo fece ripetere due volte, trasformatosi subito in un grande drago infuocato cercò invano di scagliare i suoi micidiali getti contro l’infallibile creatura magica. Tutto inutile, il magma non fece altro che rendere la statua ancora più mastodontica. A questo punto il terzo Sultano, visibilmente tramortito da quanto stava accadendo, provò a fare il suo tentativo. Del resto era proprio grazie al cugino se potevano trovarsi in quelle condizioni. Strofinò la sua lampada ed uscì un genio molto anziano. Il Sultano disse –Sommo genio, impiega tutta la tua saggezza affinché questa colomba trovi una diversa collocazione- nonostante le aspettative, lo spirito sembrava molto arzillo e sulle sue (si vede che aveva ancora tanta voglia di dimostrare il fatto proprio) e, materializzatosi in un attimo, chiamò a se ogni forza naturale, acqua, fuoco e terra, indirizzando i suoi agenti sulla struttura del ponte, affinché, caduto quello, si sarebbero pure liberati di quella colomba che continuava ad accrescersi sempre di più. Tutto invulnerabile, tutto ciò su cui si fondava. Come ultimo tentativo il quarto dei Sultani prese la più vecchia delle lampade, la strofinò, e ne usci il più esuberante dei tre precedenti spiriti. -Genio, scaglia uno dei tuoi bizzarri poteri e libera mio cugino da questo problema. Vedi cosa riesci a fare, ma muovi questa colomba e libera il passaggio!- redarguì l'ultimo Sultano, disperato. Il genio si trasformò in un buco nero che tutto risucchiava al suo interno, ma neanche tutto ciò ebbe il potere di liberare quel benedetto ponte, per poco non ci rimettevano gli spettatori.
 A questo punto il Regnante, disperato, pensò che la sua ultima speranza fosse quella di rivolgersi al fratello, l’uomo più influente del pianeta. Appena giunto con quattro dei suoi migliori scienziati, disse lui di stare tranquillo, se ci fosse stato un problema, i suoi uomini lo avrebbero risolto. Tra tutti gli scienziati, il primo di tutti fu quello della ragione. Analizzati tutti i dati, peso, spessore, la sua esatta collocazione nello spazio e nel tempo, con leve idrauliche collegate per non meno di dieci chilometri, avviò una manovra a dir poco strabiliante senza  impensierire il singolare volatile. Poi venne il turno del fisico: bisognava trovare, alla colomba bianca, un suo equivalente opposto. E, per farlo, occorreva scoprire se essa fosse di materia o di antimateria. Accertatosi che la colomba era costituita da antimateria negativa, lo scienziato in qualche ora ebbe a disposizione l’esatta proporzione contraria di materia positiva e, avvicinate le due colombe, per ottenere il loro annichilirsi, non accadde assolutamente nulla. Il Re era sbigottito, neanche suo fratello sarebbe riuscito a porre rimedio a quella così grande sfortuna? Non credeva ai suoi occhi. Rimanevano ancora due altri scienziati, quello della verità e della saggezza. Il primo non appena intravide quello strano animale, stabilì che esso non apparteneva all'universo conosciuto, ma piuttosto ad un universo parallelo e lui non sarebbe riuscito a concludere proprio nulla; prima di congedarsi però, tirò in causa lo scienziato della saggezza, e suggerì lui di intervenire. Imbarazzato disse: -nessuno rimuoverà mai questa colomba miei cari, eccezion fatta di una ragazza pura d’animo e di cuore, il cui nome è Celeste-.
Il Regnante si sentì preso in giro, ma disperato, non poté far altro che assecondare quelle parole. Ricercò la fanciulla in ogni angolo del suo impero, ma nonostante le lunghe ore di viaggio, in lungo e in largo, non trovò alcuna traccia di lei.
Qualche tempo dopo però, Celeste apparve improvvisamente al cospetto dell'Imperatore, che ormai aveva perso ogni speranza di liberarsi dell’ultra pesante colomba; la ragazza gli disse -Sua Maestà, io sola sono in grado di risolvere finalmente il suo problema, ma voglio essere lasciata sola con la colomba bianca colore dell'avorio- e il Re rispose -Tutto quello che vuoi, ti sarà dato, purché riuscirai a liberarmi di lei!- fece l'Imperatore colmo di felicità.
Celeste rimasta sola con la colomba si rivolse a lei in maniera molto candida, dolce e semplice. Disse: -Oh, meravigliosa creatura. Saresti così gentile da spostarti gentilmente? La tua presenza qui crea disagio a molte persone, non solo all’imperatore che altro non seppe fare che cacciarti in malo modo. Io, prima di tutti, te ne sarei molto grata- La statua, destandosi improvvisamente, aprì lievemente gli occhi, in modo da non spaventare la deliziosa fanciulla. Restituì alla ragazzina un vellutato sorriso colmo di affetto, e la struttura, aprendo un varco per il passaggio di navi e di carri, divenne di sabbia. Da quel giorno, la colomba e la ragazzina scomparvero in altri meravigliosi mondi, restituendo all'Imperatore un Impero, un’Imperatrice e dei sudditi, e in quel ponte, restò per sempre il mistero della sabbia intagliata nel mare.
 
 Luce Sapiente: niente è più triste di liberarsi di ciò che è fastidioso con la forza e la prepotenza, ma il garbo e il candore della piccola Celeste è riuscita ad ottenere quello che voleva in… un attimo.
 
 

   
 
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