Micheal era morto.
Se me l'avessero detto avrei pensato ad uno dei suoi soliti scherzi bastardi e
coglioni, avrei riso in faccia a qualcuno e poi avrei preso mio fratello e
saremmo andati nel "nostro posto" di Manhattan a riempirci
di pancake fino a vomitare, fino a non volerne più per un anno intero.
Ed invece io l'avevo visto, rapito dalla morte con quel cappio al collo, nel
bell'appartamento che nostro padre gli aveva comprato. Quanto poteva valere?
Cinquecentomila dollari? Cos'erano in confronto a quello che lui gli aveva
preso.
Charles, non era degno di essere chiamato padre, lo aveva derubato ai suoi anni
migliori, gli aveva tolto il sorriso, la sua musica, la sua vita. In giacca e
cravatta lo aveva preso e portato con sé a lavorare, in giacca e cravatta
l'aveva interrato per l'eternità.
Quei giorni di cui l'ha privato non torneranno, lui e la sua vita non
torneranno mai indietro.
Micheal è stato ucciso.
Quanto è passato da allora? Un'ora, un giorno, un mese? Non me lo ricordo più
... non bastano le puttanate filosofiche che mi hai lasciato fratello, non
bastano i fiumi di alcool che invadono il mio corpo a farmi sentire bene.
Perché hai voluto che fossi io a trovare quel che restava di te, e non
quell'infame...assassino di tuo padre.
So che non lo vorresti, tu in fondo eri quello buono ed io la pecora nera, la
testa calda, il ribelle, ma io non ci riesco a non odiarlo per quello che ti ha
fatto. Ma non avrà la mia vita e così vivrai con me, in me, a partire da questa
sera.
Assaporo l'ennesimo sorso di tequila, sperando che il suo effetto sia lo stesso
che nei caffè di Parigi ha reso illegale l'assenzio, escludendomi da un mondo
che è fatto di merda, e che per la nostra stupidità meritiamo fino all'ultimo
granello di polvere, e attendo che l'ago del tatuatore ti iscriva per sempre
sul mio cuore.
Vi invito come sempre a raggiungermi nella mia pagina FB e su Twitter.
à bientot