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Autore: senonoraquando    18/02/2011    7 recensioni
One-shot su un immaginario avvenimento successivo all'episodio "la tragedia" della terza serie di Sailor Moon. Mi scuso per gli errori di sintassi e/o grammatica che so di aver fatto..è che mi scoccio a rivederli. Non è granché come storia ma m'è venuta così..mi piaceva l'idea di raccontare un avvenimento dolce e un po' hot che poteva tranquillamente avere luogo dopo la scoperta dei talismani. Mi scuso ancora per gli errori ma è stata roba abbastanza di getto. Forse un giorno rimedierò..forse...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
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Al ritorno a casa da “la tragedia”.

Haruka X Michiru

Entrarono nel loro appartamento. Haruka per prima e poi Michiru, che chiuse dietro di sé la porta.

Quella giornata era stata per loro, senza dubbio, una delle più intense in assoluto. Hanno vissuto un dolore inspiegabile a parole. La sensazione che si prova quando si ha il timore di perdere qualcuno da un momento all’altro. Quando si guarda coi propri occhi la fine di una persona a cui si tiene infinitamente.

Seppur la loro relazione sia spacciata per semplice ma profonda amicizia, tutti conoscono la verità. C’è qualcosa di più forte che le lega. Un sentimento sconosciuto ai più: l’amore.

Tirava un’aria strana nella stanza. Come strana era la sensazione che entrambe provavano. Haruka si sedette sul letto e, ad occhi sbarrati, iniziò a piangere. Incredula essa stessa per quelle lacrime, viaggiò col pensiero e ritornò indietro nel tempo a quella giornata tremenda da poco passata. Accusava ogni tanto dei dolori, ma non si preoccupava, erano solo innocue fitte al cuore che nascevano nel rivedere quegli attimi di tragedia. Successo quello che è successo vi è stato comunque un lieto fine. Son tutti tornati a casa sani e salvi. Persino loro due che, inconsapevolmente, custodivano i talismani nei propri cuori. Cosa che era parsa la più ingiusta di questo mondo. Perché combattere nella estenuante ricerca di qualcosa che è già a loro disposizione? Perché esser convinti di dover prima o poi fare del male a qualcuno e perché sopportare tal peso per così tanto tempo? Sentendosi poi oltremodo sollevate quando puntualmente il cristallo del cuore di ogni vittima non conteneva il talismano. Dura è stata scoprire chi custodiva in realtà quei talismani. Durissima. Ma tutto è bene quel che finisce bene. Ora sono a casa. Entrambe. Sane e salve. Emotivamente a pezzi, ma comunque, inevitabilmente, interiormente felici per com’è andata a finire.

Haruka era lì, ferma, seduta sul letto a fissare il vuoto e a rivedere quelle tremende scene, continuando a versar lacrime. Stava forse comprendendo qual è il sentimento che la lega alla sua compagna, Michiru.

Michiru si era soffermata dinanzi all’entrata, anche lei assorta nei suoi pensieri, anche lei ad occhi perlopiù aperti e sbarrati. Dopo un po’ decide di avvicinarsi ad Haruka, cosa impossibile da evitare ogniqualvolta la scorge da sola, immersa nei suoi pensieri. Solo lei sa quanto ci tiene a quella persona. Quanto apprezza tutto di lei, a partire dai suoi pregi comportamentali, dal suo coraggio, per arrivare al suo corpo, alle sue mani. Le si avvicinò e le si inginocchiò davanti. Haruka smise di fissare il vuoto e la guardò negli occhi. Disse: “Michiru..” con la voce un po’ tremolante e con quello sguardo denotante incredulità, tristezza miste a felicità.

Michiru le sorrise con un lieve movimento laterale delle labbra, cercando con gli occhi di comunicare quel profondo affetto che distingue la loro relazione.

Haruka allora scivolò lentamente giù dal letto per sedersi accanto a lei. Le prese una mano e cominciò a fare quel giochino che fecero sulla finestra alla vigilia della tragedia, prima che tutto accadesse. Prima che i sentimenti che provavano l’una per l’altra si rendessero così evidenti anche dentro ai loro stessi cuori. Improvvisamente anche dagli occhi di Michiru cominciarono a sgorgare lacrime. Ricordò, anche lei, di nuovo quei momenti di immonda tristezza per la prossima perdita di una persona che sapeva essere la persona più amata. Haruka, per consolarla, le baciò lentamente la guancia per portar via con le sue labbra un filo di lacrime e provando ad assaporarne la salinità. Fece lo stesso con l’altra guancia. Michiru rimase immobile, ad occhi sbarrati per un secondo. Poi non ce la fece a trattenersi, forse per la gioia stavolta, e cominciò a piangere ancora più forte corrugando le palpebre, chiudendo serratamente gli occhi. In quel momento percepì qualcosa sul suo viso. Qualcosa di caldo stava sfiorando le sue labbra. Aprì gli occhi curiosa e vide il bellissimo volto di Haruka poggiato al suo. Il suo cuore le si fermò per un istante. Poi riprese a battere quando Haruka riaprì i suoi bellissimi occhi e si distanziò di 10cm dalle sue labbra, dai suoi occhi. Lo spazio necessario perché potessero scambiarsi uno sguardo. Quello sguardo che si scambiarono rappresentava né più né meno che una dichiarazione d’amore reciproco.

Mentre questo accadeva, in entrambe stava nascendo il desiderio di possedere il corpo dell’altra. Seppur questo già avveniva di consueto nel loro immaginario, ma mai come si preparava ad accadere.

Haruka riavvicinò il suo viso a quello di Michiru sino a sfiorarle nuovamente le labbra. Stavolta con un po’ più di aggressività, seppur mantenendo quella tenerezza tipica di chi non vuol rovinare assolutamente il fragilissimo oggetto che ha tra le mani. Si scambiarono dunque un bacio intriso di significato e di sentimento, di passione. Le lingue lottavano l’una con l’altra simulando i loro “deep submerge” e “world shaking”.

Continuando quella dolce lotta entrambe cominciarono a spogliarsi reciprocamente. Si ritrovarono così, leggermente distanti, distese sul pavimento, nude, a fissarsi negli occhi (nonostante il ben di dio che c’era da guardare :P). Si avvicinarono pian piano e si abbracciarono, rimanendo sdraiate, con un sorriso di gioia e, un po’, d’insicurezza stampato in faccia. Avvicinarono nuovamente i loro volti alla distanza di 2 o 3 cm continuando a fissarsi ininterrottamente negli occhi. Restarono così, mute, per un paio di minuti, pensando a quanto fosse piacevole ritrovarsi in quella situazione di massima unione e complicità.

Michiru è abituata ad essere sincera e ad esprimere, anche se celatamente, i suoi sentimenti. Al contrario di Haruka, che invece preferiva rimanessero un segreto, essendo più orgogliosa e riservata.

In questo caso però Haruka volle palesare i suoi sentimenti e i suoi desideri. Lasciò lei per prima scivolare le mani sul corpo liscio e nudo di Michiru, sulla sua silhouette. Michiru reagì con un piccolo sussulto ed una tenera espressione di piacere incomparabile. Nel vedere tale espressione Haruka fece un ghigno, una risatina di gusto, che benissimo ci si poteva aspettare dalla sua persona e dalla sua profonda e sensuale voce. Michiru riaprì gli occhi e, sorridendo, le disse, quasi sussurrandolo: "ti amo..". Haruka si piegò su se stessa, in posizione fetale, e avvicinò la sua faccia al ventre di Michiru. Qui cominciò a lacrimare. Con un sorriso di immensa gioia, con occhi chiusi e sopracciglia falsamente imploranti pietà. Quello che Michiru le aveva appena dichiarato non era un segreto per lei. Ma quelle parole si insinuarono comunque dolorosamente nel suo cuore, cosa per lei nuova. Lei sapeva che prima o poi sarebbe successo. Così con voce decisa, seppur ovattata dal vicino ventre di Michiru, le rispose: "anch’io" non smettendo però di piangere, e con la voce rotta ormai dai singhiozzi del pianto.

Michiru si abbassò alla sua altezza, all’altezza dei suoi occhi, e ivi fissandola le sorrise con dolcezza. Le si avvicinò fintanto che i loro corpi non si toccarono completamente. E cominciò con l’indice destro a tracciare delle figure immaginarie sulla sua schiena, con l’estrema delicatezza della Sailor che ha come cavallo di battaglia la sua eleganza, la sua grazia. Dopo un po’ di ghirigori, Haruka, che nel frattempo aveva smesso di piangere, si ritrovò con occhi, naso e bocca completamente ricoperti dai capelli di Michiru. Prima di farli uscire allo scoperto tirò un forte sospiro, annusando e respirando quanto più poteva l’odore e le figurate particelle d’amore puro che quella chioma verdeggiante era in grado di emanare. Così uscì da quel piccolo paradiso d’aria magica e, con la faccia ormai completamente scoperta, disse, sorridendo, a bassa voce: "eheh mi fai il solletico". A quelle parole Michiru smise di giocare con la sua schiena. Disse: "e dimmi ora cosa senti.". Scese in basso con la mano, percorrendo la pelle calda di Haruka, per avvicinarsi al suo pube, il suo punto più caldo. Suscitando in Haruka, momentaneamente, solo puro piacere spirituale. Ora la toccò. Dapprima con leggerezza e poi in maniera più forte. Adesso il piacere spirituale si univa a quello fisico in un attimo d’estasi estrema. L’estasi si estese, o, più che estendere, si trasformò. Si trasformò in passione. Quei piacevoli momenti divennero passione pura. E da quest’ultima le due ragazze si lasciarono trascinare totalmente, per ritrovarsi a viaggiare insieme in un buio cielo notturno illuminato soltanto da una piccola luna, da pianeti e da milioni di stelle.

  
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