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Autore: Oducchan    18/02/2011    0 recensioni
[A mighty will, great glory]
-Tovarish Belorússija, ti serve qualcosa?-
Natalia abbassa lo sguardo, verso la vocina che ha cinguettato con timbro amabile quelle poche parole, e stringe un poco le labbra. Ol’ga sorride appena, in quel suo volto da bambola, le labbra che si stirano sulle guance paffute e bianche come la neve. Il suo visino circondato da una cascata di capelli biondo platino, tanto chiari da sembrar argentei, accentua ulteriormente quell’aura inquietante che la circonda come un dolce mantello. Natalia odia quella mocciosa. Le somiglia abbastanza da non riuscire a sopportarne la vista

(Ol'ga, Pavel, Natalia e Ivan)
Di là della Cortina, anche adesso che è svanita, c'è sempre stata una famiglia. Più o meno. Ivan. La Grande Madre Russia.
Poi ci sono loro. Forgiati dalla terra a riempire un grande vuoto. Boris, Svetlana, Dimitri, Yuriy, Sergey, Nikita, Ekaterina, Aleksandra, Nicolai....
Ventuno Repubbliche, due Città, una Nazione.
[OC! Repubbliche autonome della Federazione Russa, Oc! Città federali]
[Raccolta. Come la va la va]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Russia/Ivan Braginski
Note: OOC, Otherverse, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Under the Curtain [Moguchaya volya, velikaya slava]

  

Titolo: Under the curtain [Moguchaya volya, velikaya slava]

Titolo capitolo: Risteys - Seisoo vartija, sotilas

Genere: introspettivo, generale, slice of life

Rating: giallo

Personaggi: Finlandia (Tino Väinämöinen), OC!Repubblica di Carelia (Boris). Menzionati: Svezia: (Berwald Oxenstierna), OC! San Pietroburgo (Lednev), OC!Repubblica di Hakassia (Nikita)

Note:

a)      Gli OC che troverete nel corso dell’opera sono frutto della mia fantasia. Trattandosi di entità statali autonome ma non indipendenti, in teoria non dovrebbero esistere nell’universo di Hetalia. Probabilmente in realtà sono solo delle parti del corpo di Ivan, tipo Texas. Prendetela come volete.

b)     Per adesso, ho “creato” esclusivamente le 21 repubbliche e le due città federali. Pensare agli oblast sarebbe distruttivo.

c)      Questo capitolo fa riferimento alla Repubblica Socialista Sovietica Carelo-Finlandese e alla Repubblica Federale Finlandese.

d)     La Carelia è un territorio a cavallo tra Russia e Finlandia. La parte russa costituisce la repubblica, la parte finlandese è una regione dello stato.

e)     Ambientata dopo lo scioglimento dell’URSS. Anche se l’impostazione è rimasta in stile soviet. Inoltre, accenni di politica russa malmessi e poco accurati. Insomma, è tutto molto improvvisato.

f)       Il careliano viene parlato sia in Russia che in Finlandia, tuttavia non ho trovato un traduttore soddisfacente –e ho evitato di fare passaggio italo-russo-finnici-careliani. Indicazioni in merito sono ben accette.

g)     Le parole riportate in lingua russa sono traslitterate dal cirillico per renderle comprensibili. Il titolo è in finlandese (“Crocevia – Monta la guardia, soldato”)

 

Risteys - Seisoo vartija, sotilas

 

Inverno. Fa freddo. Metri di nevi che coprono il paesaggio. Carelia1 monta la guardia, fucile in spalla e binocolo alla mano.

Silenzio. Solo uno sbuffo di vento. S’intrufola sotto gli strati di pelliccia e vestiti, sotto la divisa di lana pesante, sfiora la pelle bianca. Ha un brivido, ma non fa un passo. Carelia monta la guardia, immobile nella tundra, gli occhi azzurri che scrutano l’orizzonte.

Si ode un verso di animale, in lontananza. Forse un lupo che cerca una preda, nel gelo del Nord, per non morire di fame, forse un bramito di renna moribonda che invoca pietà dalla Natura che la agguanta. C’è un che di meraviglioso, nella tragedia della vita di ogni giorno, nella lotta alla sopravvivenza. Sublime. Carelia annuisce a sé stesso, mentre monta la guardia, e si rammarica di non aver preso con sé il thermos del caffè. Sarà una lunga nottata.

Non è che ci sia propriamente bisogno che lui resti lì a guardare il confine tutta la sera. A dirla tutta, la necessità proprio non esiste, è solo una tradizione. Almeno uno di loro deve sempre montare la guardia, a turno, nella Federazione. Il suo inizia ora e terminerà tra quattro ore. Tovarish2 Ivan ci tiene, a questa cosa. Loro annuiscono e ubbidiscono, in silenzio.

Però resta una cosa inutile. Da quel confine non spunterà nessuno per le prossime quattro ore. Anzi, forse in Casa nemmeno c’è, il presunto invasore, probabilmente è andato a Ovest dai suoi fratelli. O da suo… come lo chiamano? Marito. Sarà andato da suo marito. In una sera così, è meglio andare da chi ti scalda, invece di stare fermi al freddo ad aspettare che arrivi sera. Quando smonta, andrà da Peterburg3, sperando che abbia finito di lavorare. Anzi, no, che se ne stia nel suo malefico museo, non ha la forza di sopportare tutta la notte sproloqui sull’arte di popolazione che non ha mai visto in vita sua. Gli occuperà casa a tradimento, sì.

Un rumore. S’è distratto, maledizione. Carelia s’impettisce, una mano che accarezza appena il fucile, l’altra che afferra il binocolo e lo sguardo che saetta verso la rada boscaglia. La Casa ha le luci spente. Se il presunto invasore non c’è, chi si sta avvicinando al confine?

Un rumore, di nuovo. Più intenso, più vicino. Con un movimento fluido e sicuro, Carelia afferra la canna, si sfila la bandoliera da armacollo e sistema l’arma sul braccio, l’indice destro che già indugia sul grilletto, la mano sinistra che innesta il colpo, il viso chinato in avanti con l’occhio che osserva il nulla dal mirino.

L’intruso non fa in tempo a comparire che Carelia ha già puntato l’ama al suo cuore, senza nemmeno guardarlo in viso, pronto a freddarlo lì dove si trova.

-Kto idet? Opredelenы4!-

L’intruso si ferma, sussultando. Indugia, sul limitare del bosco, la penombra delle piante che ancora gli oscura i tratti del viso e non lo rendono riconoscibile. Carelia aspetta, in silenzio, il respiro che lentamente si rarefa, il battito del cuore che rimbomba come il tuono dei cannoni, nel petto, nelle orecchie, nelle tempie, aspetta un solo passo falso, il dito che già accarezza il metallo contraendosi spasmodico, pronto a sparare…

L’intruso alza un braccio, portandolo alla nuca.

-Boris?-

Carelia spalanca gli occhi, stupefatto. Resta bloccato in quella posa per uno, due, tre, infiniti secondi di silenzio, i muscoli tesi che non riescono a sciogliersi, prima che riesca a registrare correttamente il timbro vocale che ha appena pronunciato il suo nome umano.

-Boris, sei tu?- il richiamo si ripete, ancora più incerto, e colui che lo ha emesso avanza, con cautela, stivali a mezza gamba che affondano nella neve e le braccia che stringono un piccolo involto chiaro al petto, la divisa azzurra illuminata soffusamente a sprazzi dai faretti del posto di guardia a una qualche centinaia di metri di distanza. Carelia, lentamente, abbassa il fucile, battendo a più riprese le palpebre, un’imprecazione tra i denti.

- Finlq́ndskaq Respúblika!5 Che ci fa qui?- prorompe, cercando di zittire il nervosismo che si è accumulato alla base della colonna vertebrale e ora preme affinché si infuri – Dovrebbe essere a Ovest. E non ha segnalato la sua presenza!-

Finlandia sobbalza, senza capire. Sbatte le palpebre sugli occhi cerulei, guardandosi attorno come si aspettasse di veder spuntare l’intera Armata Rossa da un minuto all’altro. Lui, povera nazione colma sola di buoni propositi, che voleva soltanto essere gentile con il vicino… in un angolo della sua mente, una parte di lui piagnucola terrorizzata, ricordando trascorsi non così remoti in cui la suddetta armata gli occupava parte di casa, ma s’impone di non pensarci. Pertanto, scrolla il capo, allontanando cattivi ricordi di bandiere rosse come il sangue, e abbozza un sorriso che vuol essere rassicurante. Mannaggia a lui.

-Mi sono… mi sono dimenticato! – prorompe d’un fiato, agitato all’idea che l’altro, in un eccesso di zelo, fraintenda e parta all’attacco –Io… scusa, Boris. Cioè, Karjalan Tasavalta6-

Carelia, cioè Boris, indugia, impegnato a scartabellare febbrile nella sfilza di regole che gli affollano la mente, cercando una via di uscita da quella situazione. Quali sono gli ordini? Pattuglia il confine. Non abbassare la guardia. Aspetta finché Hakassia7 non ti segnala il cambio. Resta sul posto. Poi… poi…

Al diavolo. Sbuffa. Troppa roba da mandare a memoria, e niente che gli dica cosa fare se la Nazione che dovrebbe controllare viene a fargli visita a metà del turno con l’aria di un cane bastonato.

La verità è che tutta quella prassi non serve minimamente. Il fucile, poi. Così obsoleto. Fa tanto Aria di Cortina. Quel confine, ragiona Boris, cioè Carelia, è assolutamente tranquillo, perché tutti sono tranquilli, la guerra –quella vera e quella finta, quella di nervi e quella delle bombe che dilaniano aria e corpi- è finita da quasi vent’’anni ed è cambiato tutto, anche tovarish Ivan lo è, e per quanto le faccende di famiglia siano ancora sbrigate con metodi spicci e bruschi e non molto legali, i rapporti col resto del mondo invece sono un poco più distesi e rilassati e sicuramente non c’è bisogno di passare quattro ore a fissare la casa di Finlandia senza battere ciglio.

È solo abitudine. Quando la propria abitazione stava iniziando a diventare troppo silenziosa, abbandonata in fretta e furia dai suoi abitanti finalmente liberi, Russia ha deciso che il silenzio gli incuteva troppo timore, sempre pronto a ricordargli errori e frustrazioni della sua infanzia. Così ha creato Loro. Li ha plasmati dalla terra, rimodellando chi già esisteva per una fortuita coincidenza del caso e assestando gli altri a dar manforte, e così adesso ha la sua piccola tribù di ragazzi e ragazzi dai grandi occhi azzurri che lo fissano, e ubbidiscono, e tacciono. Solo che non tutti gli sono venuti bene. Qualcuno ha ereditato i geni sbagliati dai “parenti” sbagliati.

Carelia è rimasto troppo tempo a contatto diretto con Finlandia, a cavallo della Cortina, e per quanto sia rigido, impostato, matematicamente logico e freddo, di far la guardia a una casa vuota per troppe ore quando la Nazione che dovrebbe tener d’occhio è a portata di mano, non è capace. Perché Boris lo consce, Tino. Da tanto tempo. Si potrebbe anche dire che sono fratelli, se non fosse che Tino gli arriva si e no allo sterno e Carelia ha impregnato la sua lingua di una storpiatura di russo che a malapena lo comprende, Tino, quando tenta di parlare in careliano.

Quindi abbassa il fucile, Carelia. Lo abbassa lentamente, sospirando, ma tanto nessuno li vede e quindi, al diavolo, può fare la guardia anche col mitra gettato nella neve.

-Perché sei qui… Tino?-

Finlandia sorride, rinfrancato. Allunga l’involto bianco, scostandone lievemente gli orli.

-Ti ho portato un po’ di karjalanpiirakka8. Ho pensato che magari ti andava di mangiare qualcosa, con questo freddo-

Carelia lo fissa, in silenzio, sbattendo appena le ciglia bionde imperlate di bianchi fiocchi di neve. Poi si stringe nelle spalle, e si accomoda seduto, nella neve, senza fare una piega.

-Che ci hai messo dentro?-

 

Inverno. Fa freddo. Metri di nevi che coprono il paesaggio. Carelia1 monta la guardia,il fucile abbandonato accanto alla gamba, il binocolo appeso al collo, un pezzo di torta ripiena tra le mani, le orecchie colme delle chiacchiere di Finlandia con cui gli racconta la vita di là del confine e un piacevole calore a scaldargli il cuore.

 

 

 

 

1Repubblica di Carelia, repubblica autonoma della Federazione Russa. Boris.

2Tovarish: compagno. Inteso sia in senso sovietico, che nell’accezione moderna di “amico”

3 Sankt Peterburg. Città federale di San Pietroburgo. Lednev.

4Chi va là? Identificatevi!

5Repubblica di Finlandia (russo)

6Repubblica di Carelia (finlandese)

7Repubblica di Hakassia, repubblica autonoma della Federazione Russa. Nikita.

8 karjalanpiirakka: (letteralmente, “crostata careliana”). Piatto finlandese.

 

 

 

 

Bien. See you next time

 

   
 
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