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Autore: Kurookami    18/02/2011    6 recensioni
Tratto dal capitolo 1:
“INGHILTERRA!” urlò Germania entrando come un toro furioso, seguito da un Feliciano dallo sguardo truce e un Kiku che correva ad abbracciare Francia, il quale lo spinse via arrossendo “che diavolo hai fatto stavolta?!”.
Alla vista di quella furia, Arthur si nascose dietro a Ivan.
Ludwig stava per urlargli ancora, quando entrò Gilbert, con la stessa espressione pacifica che avrebbe potuto avere Biancaneve.
Una magia di Inghilterra andata (di nuovo) male: quali danni scaturiranno?
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'Autrice:
Prima volta sul fandom di Hetalia! Sinceramente non ho la più pallida idea di dove sia uscita questa storia, ma spero di aver fatto un buon lavoro e che l'appreziate tutti!
P.S.: il tempo in cui la storia si colloca è dopo le guerre mondiali, quindi purtroppo la Prussia non esiste come nazione e si sono già iniziate le varie riunioni mondiali.

Disclaimer: i personaggi non appartengono a me ma a Hidekazu Himaruya. Se così non fosse, Gilbert si vedrebbe molto di più e i fratelli Italia starebbero sempre insieme.                  




Maledetta magia! 






Capitolo 1
 
La stanza era scura e spettrale. Al centro di essa, in mezzo ad un pentacolo stava una sedia dall’aria malridotta.
Davanti, Arthur leggeva con fare trionfante il libro che teneva in mano.
“Eheh, con questa nuova formula creata da me stesso, nemmeno Russia riuscirà a romperla di nuovo!” disse con fare malefico, per poi iniziare il rito.
Quando finì, la sedia brillò per un attimo di una strana luce violetta, per poi ritornare alla normalità.
Arthur la guardo perplesso.
Avrà funzionato?
 
*Hetalia!*
 
Ludwig aveva immediatamente capito che c’era qualcosa che non andava.
All’inizio era solo un debole sospetto quando, quella mattina, non aveva trovato Feliciano a dormire nel suo letto contro la sua volontà.
Poi era quasi convinto quando aveva incontrato Lovino e quest’ultimo non aveva cercato di farlo fuori con lancio di pomodori come al solito.
Ma quando vide Italia e Giappone la sua divenne una certezza.
“Uno, due! Uno, due!” urlò Feliciano, occhi insolitamente aperti, facendo il giro del campo di addestramento insieme a Kiku.
Poco dopo, fermandosi un attimo, notò Ludwig, il quale lo stava guardando come si guarderebbe un Cerbero.
“Germania!” disse autoritario Italia, avvicinandosi all’uomo ancora sconvolto “sei in ritardo per l’allenamento mattutino! Forza, andiamo ad allenarci!”.
Il castano prese a trascinarlo, quando Kiku si gettò su Germania e cominciò a spupazzarselo.
“Doitsu! Ohayo!!” urlò gioioso Giappone, continuando ad abbracciare il biondo.
A quel punto quest’ultimo riuscì a proferire parola.
“Ma che sta succedendo qui?!?” urlò Ludwig, indicando Giappone “perché Kiku si comporta come Italia?! Ma soprattutto” fece una pausa, per poi indicare Feliciano “cosa diamine ti è accaduto?!”.
“Germania, quanto casino che fai” sbuffò Italia “sono sempre io e Giappone è sempre Giappone”.
“No che è tutto ok! Di solito ti devo trascinare nel campo per allenarti, e anche in quel momento appena mi volto scappi! Giappone” si girò verso il moro, il quale aveva un inquietante sorriso alla Italia stampato sul volto “che cosa sai tu?”.
“Oh” fece Kiku tutto emozionato “stamattina mi sono svegliato di buon umore, e subito dopo sono venuto qui! Ma Feliciano mi ha subito costretto a fare i giri del campo!”.
“In effetti” comiciò Italia, con un espressione corrucciata che Ludwig non aveva mai visto sul suo volto “è da questa mattina che mi sento… diverso. È stata quasi una magia!” concluse ridendo di una simile possibilità.
“Magia…” sussurrò Germania. Poi una lampadina si accese nel suo cervello.
“INGHILTERRA!”.
 
*Hetalia!*
 
Arthur era in uno dei corridoi dell’edificio dove si svolgevano le varie riunioni mondiali, dirigendosi verso la solita sala ad incontrare gli altri.
Quando però giunse davanti alla porta, rimase sorpreso nel vedere Russia lì davanti, quasi a volerla bloccare, e con uno sguardo spaventato sul viso.
“Yo, Ivan!” disse Arthur, avvicinandosi “che stai facendo?”.
Russia lo guardò preoccupato, ma poi, vedendo nulla di insolito, si calmò.
“Arthur” cominciò “è meglio se non entri”.
“E perché?”.
“Gli altri sono strani, hanno qualcosa di diverso…”.
Inghilterra alzò le spalle “Sarà qualche altra loro trovata idiota, no? Dai fammi entrare che magari li faccio smettere” concluse, avvicinandosi alla porta.
Ivan lo guardò sconsolato “ti avevo avvertito…” sussurrò, per poi farlo passare.
Arthur aprì la porta, e immediatamente venne seppellito da un abbraccio spacca-costole.
“Arthur!” tubò America continuando a stritolarlo.
“Alfred?!” gracchiò Inghilterra, osservando scioccato la nazione che non accennava a lasciarlo.
Francia si avvicinò ai due, e piano allontanò America dal biondo.
“Susu, cosa sono queste dimostrazioni di affetto pubblico? Non avete un minimo di pudore?” disse, beccandosi un’occhiata spaventata da Arthur.
“Ma che sta succedendo qui?!” urlò questo guardando sconvolto Ivan, l’unico che a suo parere era normale (per quanto lo potesse essere qualcuno come lui).
“Te lo avevo detto che avevano qualcosa di diverso” borbottò Russia.
“Oh sono così felice di vederti, Arthur!” esclamò tutto contento Alfred, continuando a guardare il biondo troppo scioccato per poter proferire parola.
Anche le altre nazioni lì presenti avevano atteggiamenti totalmente contrari al solito: Grecia, ad esempio, invece di poltrire come al solito non faceva altro che saltellare di qui e di là mostrando emozioni che nessuno sapeva che avesse; Antonio non faceva altro che lanciare insulti a destra e a manca come se lo spirito di Lovino lo avesse impossessato, mentre quest’ultimo lo guardava con uno strano sorriso ebete carico di ammirazione; Lettonia e Lienchestein, solitamente pacati e silenziosi, stavano progettando con la lavagnetta piani per la conquista del mondo.
Inghilterra si sforzò di distogliere gli occhi da America, che in quel momento gli ricordava troppo quel bambino che un tempo considerava suo fratello, per guardarsi intorno e finire per fissare Russia.
“… io e te siamo gli unici sani di mente qui?” chiese disperato il biondo.
“Pare di si” rispose Ivan “ma mancano ancora Feliciano, Ludwig e Kiku”.
Arthur gemette dentro di se, cercando di immaginarsi un Italia ancora più scemo del solito, quando la porta della sala venne spalancata di colpo.
“INGHILTERRA!” urlò Germania entrando come un toro furioso, seguito da un Feliciano dallo sguardo truce e un Kiku che correva ad abbracciare Francia, il quale lo spinse via arrossendo “che diavolo hai fatto stavolta?!”.
Alla vista di quella furia, Arthur si nascose dietro a Ivan.
Ludwig stava per urlargli ancora, quando entrò Gilbert, con la stessa espressione pacifica che avrebbe potuto avere Biancaneve.
“Oh, fratellino caro” proferì l’ex-nazione, con un tono di voce decisamente stucchevole ”non dovresti urlare tanto, non ti fa bene!”. L’albino vede in quel momento un pulcino svolazzare verso di lui “AHHHH! Un pennuto giallo mi insegue!!” urlò come una ragazzina, per poi scappare per tutta la stanza, urtando Feliciano che iniziò a sparargli contro.
Ludwig a quella scena scosse la testa, inspiegabilmente depresso.
La situazione si faceva sempre più complicata.
  
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