Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: F l a n    19/02/2011    4 recensioni
"Finn aveva visto qualcosa di strano negli occhi del fratellastro in quell’ultimo periodo; non riusciva a capire cosa fosse successo da quando aveva lasciato il McKinley e sicuramente lui non era un campione d’introspezione, considerando che il più delle volte non riusciva a capire cosa provava lui o cosa provava Rachel."
[Scritta per la COW-T challenge col prompt 'sereno]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Confessione
Fandom: Glee
Rating: PG
Prompt: "Sereno" per la COW-T challenge di [info]maridichallenge  e [info]fiumidiparole team Cavalieri O/
Personaggi: Kurt Hummel, Finn Hudson (se volete vedercelo... c'è un pelino di subtext slash, ma poco poco)
Timeline: Dopo la puntata 8, prima della 11.
Avvertimenti: Boh o_O? Spoiler? What If? Family moment? XD
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ciò che descrivo non è mai accaduto e bla bla bla.
Wordcount: 1590 ([info]fiumidiparole )
Note: Mi dispiace ma non è betata, se la facevo betare non avevo tempo per postarla in tempo per la sfida, quindi ecco qua. Spero non sia troppo orribile, ho provato a rileggerla... se ci sono errori, segnalate!
Note (2): Eh, è una What If su una possibile confessione di Kurt riguardo al bacio della 2x06 con Karofsky. Insomma, lui non l'ha detto né a suo padre, né a Finn (ovviamente) e quindi ecco qua.

Finn aveva visto qualcosa di strano negli occhi del fratellastro in quell’ultimo periodo; non riusciva a capire cosa fosse successo da quando aveva lasciato il McKinley e sicuramente lui non era un campione d’introspezione, considerando che il più delle volte non riusciva a capire cosa provava lui o cosa provava Rachel.
Tuttavia, aveva intuito che dietro la volontà di Kurt di trasferirsi alla Dalton, oltre al bullismo verbale di Karofsky doveva esserci… qualcos’altro. Qualcosa che gli sfuggiva, qualcosa che Kurt non aveva rivelato né a suo padre, né tantomeno a lui. Certo non poteva biasimarlo; che consigli avrebbe potuto dargli, d’altro canto?
Finn guardò la sagoma longilinea di Kurt muoversi a suo agio tra i fornelli, stava cucinando qualcosa per lui… accadeva spesso quando sia Burt che sua madre lavoravano. Il giovane Hummel era davvero molto premuroso, come ci si poteva aspettare faceva sempre tutto con cura.
“Ecco qua,” disse Kurt, distraendolo dai suoi pensieri – stranamente si sentiva riflessivo, non capitava spesso – e facendolo tornare alla realtà.
“Grazie,” cominciò a mangiare con calma le pietanze che il fratello acquisito gli aveva cucinato e rimase in silenzio per un po’, squadrando di tanto in tanto Kurt e notando la sua espressione assorta. Lo trovava spesso così, con quell’espressione che avrebbe osato definire… vuota.
Si era concentrato spesso sui suoi occhi, specie perché era una cosa pressoché impossibile da non fare; aveva due iridi azzurre davvero magnetiche che esprimevano sempre tanta sicurezza e serenità, si capiva che era una bella persona soltanto guardandolo. A volte si sentiva in colpa per come lo aveva trattato, ma quegli attimi svanivano con un soffio non appena si ricordava che lo aveva fatto per allontanarlo da lui e per non illuderlo. Forse aveva fatto bene, forse aveva fatto male, ma la cosa certa era che negli ultimi periodi la serenità che da sempre aleggiava negli occhi di Kurt era praticamente scomparsa e lui sapeva che di questa fase gli mancava un passaggio.
“Kurt…”
“Sì, Finn?”
“Devi dirmi qualcosa?”
Il ragazzo più minuto fermò la forchetta a mezz’aria, lievemente stupito. Da quando abitavano assieme – che non era da molto, in effetti – Finn non si era mai azzardato a fare domande, anzi, spesso lasciava che fosse Kurt a trovare l’argomento. Non sapeva bene perché, ma gli rimaneva difficile fargli domande senza aver paura di esser troppo invadente o di voler sapere troppo – o forse, semplicemente, non era del tutto pronto ad ascoltare i problemi sentimentali di un omosessuale. –
Vide Kurt appoggiare la forchetta nel piatto e fissarlo per qualche secondo, Finn intuì che stava riflettendo su cosa rispondere a quella semplice – o forse non molto – domanda.
“mh,” mugolò, Finn decise di incitarlo.
“Mi manca un passaggio Kurt. Sono sicuro che ci siano altri motivi per i quali hai deciso di trasferirti alla Dalton. Sono state solo le minacce di morte di Karofsky?”
Finn sapeva di non essere molto delicato, ed intuì dall’espressione sul volto di Kurt di non esserlo stato nemmeno quella volta.
“Beh se a te sembrano poco delle minacce di morte da un gorilla di quella stazza. No dico, mi hai visto bene? Ti paio in grado di fronteggiarlo?”
Finn si morse il labbro inferiore, un po’ rammaricato perché sapeva di aver toccato una ferita aperta e per la quale lui aveva già chiesto scusa. Se lo avesse difeso a tempo debito, probabilmente quella situazione non si sarebbe creata.
“Non volevo dire questo… è solo che in te non c’è più… quella serenità di prima.”
“Finn, tu mi parli di serenità, ma quando mai sono stato tranquillo al McKinley? Nessuno, a parte voi del Glee Club – e lasciatelo dire, a volte nemmeno voi – riuscivate a comprendermi. Ero sereno perché riuscivo ad alleviare il dolore pensando che prima o poi ci sarebbe stato un futuro anche per me, ma quindi sarebbe più corretto dire che ero fiducioso. Poi le cose sono andate peggiorando e io non riuscivo più a sostenere un peso del genere.”
Kurt alzò le spalle e si mise in bocca una forchettata di spaghetti alla carbonara che aveva cucinato, Finn alzò un sopracciglio un po’ scettico.
“Okay non sono stato molto delicato…”
“No…”
“È solo che sei strano nell’ultimo periodo, anche da quando hai cominciato la Dalton. Sembra che tu stia meglio ma… credo che ci sia ancora qualcosa che ti turba,” infierì Finn, sicuro che ci fosse di più, dietro quell’atteggiamento freddo e studiato del fratello.
Kurt sbottò; si portò le mani al volto, cominciando a piangere come un dannatissimo moccioso.
Finn spalancò gli occhi sorpreso, non aveva alcuna intenzione di causare quella reazione, si sentì anche vagamente in colpa. Non voleva davvero che Kurt la prendesse così male.
“Lui… lui mi ha baciato. Ma perché mai avrei dovuto dirtelo? Avresti capito cosa ho provato? Puoi capire cosa ho provato? Mi ha portato via qualcosa che riservavo da anni con gelosia. Mi ero sempre immaginato un principe azzurro, uno di quelli delle favole Finn, lo sai?”
Il ragazzo si sentì a disagio e le sue guance si tinsero di rosso. Si stava imbarazzando per qualcosa che non gli era capitato, ma fondamentalmente si stava imbarazzando per aver toccato un tasto così… debole di Kurt. Karofsky lo aveva baciato? Perché mai uno come Karofsky così… omofobo avrebbe dovuto baciare Kurt? Era tutto così assurdo che non riuscì a rispondere, ma solo a boccheggiare, sperando che Kurt non prendesse troppo male quella sua reazione. Certo era ancora davanti a lui a piangere e singhiozzare, il che lo fece sentire ancor più idiota, se possibile. Finn si alzò da tavola e raggiunse il suo lato, prendendo una sedia e sedendosi accanto a lui, cingendogli le spalle con un braccio. Non riuscì a fare altro, solo a mormorare qualcosa di confuso ed incomprensibile mentre gli diceva ‘calmati, dai, va tutto bene’ ‘su,su’.
“T-ti prego, non dirlo a mio padre,” lo implorò il ragazzino.
“Tranquillo, manterrò il segreto,” a Finn sembrò ovvia la motivazione; Burt avrebbe spaccato la testa a Karofsky e ciò gli avrebbe portato più rogne di quante nessuno dei due riuscissero ad immaginare.
“Qualcuno lo sapeva?”
“Soltanto Blaine.”
“Oh, Blaine. È quel ragazzo che hai conosciuto alla Dalton?”
“Sì.”
“Spero che sia gentile con te,” mormorò impacciato Finn, mentre tentava di trovare le parole migliori per quella situazione così ‘stretta’ per i suoi standard mentali.
“Oh, sì, mi aiuta sempre, è molto bravo. Venne anche al McKinley dopo quel fatto, voleva far fare coming out a Karofsky, ma naturalmente non ne ha ricavato niente…”
“Sì, naturalmente…”
Ci fu un attimo di silenzio ed in quell’attimo Kurt riprese a piangere. Finn suppose che fosse una sorta di frustrazione repressa. Preferì rimanere zitto considerando non era bravo con le parole. Inoltre Kurt si era gettato tra le sue braccia senza troppi ripensamenti, per cui pensò che il suo corpo in quel momento valesse anche per la sua testa; sapeva che quel contatto fisico non respinto, era probabilmente la maggior consolazione per uno come Kurt.
Mentre stringeva il fratellastro tra le sue braccia, sapeva che se tutto ciò era successo era indubbiamente anche per colpa sua; in quel periodo stava evitando Kurt, impaurito dal suo atteggiamento sempre un po’ ossessivo nei suoi confronti, inoltre era molto preso dai suoi ‘problemi’ con Rachel, Quinn, la squadra di football e la notorietà.
Si augurò che Burt non scoprisse mai cos’era successo davvero, era sicuro che non l’avrebbe scampata liscia e si sarebbe preso qualche rimprovero – Burt aveva la strana convinzione che lui doveva proteggere suo figlio a qualunque costo, ancor prima che diventassero effettivamente fratelli. –
Ad ogni modo, al matrimonio era riuscito a farsi perdonare ed ora, teoricamente, ogni sua colpa doveva esser espiata.
Kurt smise di singhiozzare poco a poco, rilassandosi sotto il suo tocco lieve sulla schiena.
“Scusami,” sussurrò il ragazzo, stringendosi nelle spalle e rivelando il suo volto arrossato dal pianto “… è che per me è sempre dura pensare che il mio primo bacio è stato rubato da… quello là. Inoltre non c’è giorno in cui non mi chieda come sarebbe stato rimanere al McKinley. Sto bene alla Dalton, mi trattano tutti con rispetto ma… mi manca il Glee Club.”
Finn gli sorrise e gli diede due pacche sulla spalla.
“Devi star tranquillo, Kurt. Hai fatto la scelta giusta, rimanere in quella scuola sarebbe stato solo un sacrificio per te. Ti prometto che la farò pagare anche a Karofsky per quello che ti ha fatto.”
“No! Finn, nessuno dovrà saperlo e lui non dovrà assolutamente sapere che te l’ho detto. Sarebbe la fine per entrambi. Lascia che le cose scorrano da sé. Mi ha fatto piacere parlarne, seppur devo confessare, non ero molto sicuro che avresti capito.”
Finn aggrottò le sopracciglia un po’ offeso, ma non poteva dar torto a Kurt. Non lo aveva mai capito e forse non ci aveva nemmeno mai provato.
“Mh. Ad ogni modo smettila di piangere per quel gorilla, voglio vedere di nuovo quello sguardo sereno e dolce che sfoggiavi ogni volta che mi vedevi l’anno scorso,” scherzò Finn, sorprendendosi da solo per l’ultima affermazione.
Un timido sorriso si allargò sul volto di Kurt, imbarazzato e con i capelli stranamente scompigliati. Era un’immagine buffa da vedere, ma a Finn fece una strana tenerezza.
Si alzò da tavola prendendo i piatti sporchi e poggiandoli nel lavello, per poi preparare un po’ di caffè per entrambi.
Mentre guardava Kurt riacquisire un colore naturale ed un espressione vagamente somigliante a qualcosa di ‘tranquillo’, Finn pensava a quanto fosse stato stupido, da parte sua, ostinarsi per tutti quegli anni ad innalzare un muro tra lui ed il ragazzo.
“Grazie Finn,” le labbra di Kurt si mossero appena ed il cuore del giovane Hudson si scaldò.
Capire Kurt Hummel gli sembrò improvvisamente più facile di quanto non avesse mai creduto.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: F l a n