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Autore: aoimotion    19/02/2011    3 recensioni
Squalo, la superbia.
Il più grave dei sette vizi capitali.
Totalmente inadatto, per uno come lui.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Superbi Squalo, Xanxus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OOOONE Squalo, la superbia.
Il più grave dei sette vizi capitali.
Totalmente inadatto, per uno come lui.

"Dove sei, feccia?"

Squalo si volta, con un'espressione che vorrebbe gridare parole, tante parole, ma dalla cui bocca esce solo un rumoroso «VOOOOI!» buono solo a rompere i timpani e le palle di Xanxus.

"Che vuoi? Sono occupato, al momento."

Mente. Nel momento in cui Xanxus ha bisogno di lui, ogni impegno cessa di esistere e si dissolve, come una bolla che scoppia.

"Da quando sei così occupato da non scattare ai miei comandi, feccia?"

Squalo apre la bocca, ma neanche il suo VOI trova la forza per uscire.
E' molto malinconico Squalo, stasera.
E' il cielo, a renderlo così.

"Cosa vuoi?" Dice infine, sputando quelle parole come fossero sangue dopo una battaglia, come fossero suoni indesiderati, come se non fosse quello che vuole dire realmente.
Ma cosa vuole dire realmente, Squalo?

"Mi servi. Porta il tuo culo dentro il mio ufficio entro un minuto, o sarà peggio per te."

Xanxus volta la schiena, e se ne va. Non rimane neanche per guardare la sua reazione, la sua faccia tingersi di mille colori, i suoi occhi gridare dolore.

E Squalo rimane solo, nella fredda terrazza, sotto il cielo nero della sera.

Stringe i denti, Squalo. Si trattiene. Vuole urlare, ma non può. Sente un fastidio agli occhi, e non vuole sapere che cosa è, che cosa sono. Ha paura, di saperlo. La sua mente si tinge di bianco, e nel niveo risalta una figura. Non vuole vedere di chi si tratta, perché lo sa già.

Scuote la testa. Vuole mettere a tacere la sua mente, Squalo. Vuole smettere di pensare, Squalo.
Ché quando pensa, una sola immagine gli riempie la testa. E' come la droga, è cattiva, è iraconda, è lui.

Vorrebbe essere superbo, Squalo. Vorrebbe vivere per se stesso, Squalo. Vorrebbe essere felice per se stesso, Squalo.

Ma non ricorda più come si fa.

Alza gli occhi al cielo, e lo guarda. E' nero.
Ma Squalo non ha bisogno che arrivi la sera, per guardare un cielo nero.
Perché, il suo, nero lo è anche di giorno.

Si volta, Squalo. Fissa il grande salotto rosso alle sue spalle, illuminato dalla calda luce del lampadario.
Muove un passo, Squalo, verso quel grande salotto rosso. Sa che Xanxus non lo perdonerà, se tarderà.
O forse ha già tardato, chi può dirlo. In questo momento, il tempo non esiste.
Esiste solo il cielo nero a cui Squalo è indissolubilmente legato.

Varca la soglia della maestosa porta a vetri, si introduce nel caldo ambiente del castello, si dirige verso lo studio di Xanxus.
Il suo passo è lento, pesante, di chi si trascina per inerzia dietro qualcosa che è convinto di non poter raggiungere, di non potere avere mai.
E nonostante ciò, la segue, la cerca, disperato, perché non può vivere senza di lei.

Il corridoio è lungo, più lungo del solito. Squalo guarda in fondo, e non riesce a vederne la fine.
E' lontano, Xanxus. E' irrangiugibile, Xanxus.
Squalo sa che arrivarà in ritardo, Squalo sa che verrà punito.
E nonostante ciò, incede. Lento, ma inesorabile, incede.

Era superbo, Squalo.
Viveva per gratificare se stesso, Squalo. Viveva per glorificare se stesso, Squalo.
Ora, di superbo gli rimane solo il cognome.
E nonostante ciò, non abbandona mai il suo cielo.

La porta dello studio si apre, e Xanxus è lì.
Sa già cosa dirà, prima ancora che le sue labbra si muovano, e chiude gli occhi, pronto a essere insultato, pronto a essere picchiato, pronto a essere denigrato.

"Anche la feccia sa cosa sia la puntualità, a quanto pare."

Squalo apre gli occhi, li sbarra, incredulo.
Perché le parole che ha appena sentito non sono quelle che si aspettava di ricevere.

"Che cazzo stai dicendo? Sono le---"

Non termina la frase, Squalo.
Il suo cielo glielo impedisce, sovrastandolo.

"Ho fatto un giro per la villa, prima di venire in ufficio. Sono arrivato esattamente 50 secondi fa, e siccome mi sento molto buono, eviterò di torturarti. A meno che tu non mi faccia saltare i nervi con una parola di troppo, Squalo."

Non riesce a capire, Squalo.
La sua mente diviene bianca, ancora una volta.
E la sua droga gli entra in circolo, all'improvviso, senza che lui possa respingerla, senza che lui voglia respingerla.
Perché la sua droga è così dolce, così amara, così perfida, così volubile, così feroce, che Squalo non può far altro che accettarla dentro di sé.

Anche il più superbo degli uomini può piegarsi, se vinto da un'arsura bruciante.

E mentre attinge da quel nettare maledetto, goccia dopo goccia, la Superbia china il niveo capo e si sottomette all'Ira.

Ancora una volta.





Note dell'autrice: non ho mai scritto di questi due simpaticissimi ragazzi, né ho mai pensato di scrivere. Quindi saranno sicuramente OOC, ma perdonatemi, è solo un maldestro tentativo :) se fa schifo potete sempre denunciarmi :D












   
 
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