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Autore: beesp    20/02/2011    0 recensioni
Una storia che ha tutta l'aria di essere un epitaffio-redenzione. In origine era un progetto di più capitoli, ma ha finito con l'essere una one-shot dimenticata in un fandom spoglio.
Il titolo è preso dalle tre "Exogenesis Symphony" dei Muse.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: sapete che giorno è questo? 20 Febbraio 2011. Oggi Kurt Cobain avrebbe compiuto quarantaquattro anni. Bene, la commemorazione della morte e dei morti è la mia attività principale, e sicuramente ve ne sarete accorti, bene o male. Ho unito questa celebrazione a un’idea che mi frulla in testa da un paio di giorni. Ne è uscito fuori questo primo capitolo – spero seguito da altri – pieno di cordoglio e di tentativi di capire. Volevo capire i tre passi “Apertura”, “Impollinazione incrociata” e “Redenzione” nella vita di Kurt Cobain e associarli.
Spero che vi piaccia. Buona lettura.



Opening. Cross-pollination. Redemption.


1. Kurt Cobain


1 – Opening

Il momento esatto in cui si nasce è racchiuso in un’immagine. Che sia felice, terrificante, artistica … a nessuno importa, è un’immagine ed è ciò che conta.

Si nasce da un’immagine. Può trattarsi di qualsiasi immagine.


Kurt Cobain nacque nel dolore. All’epoca era un ragazzino di otto anni, sconosciuto al mondo, era soltanto una delle tante teste bionde statunitensi perse nell’agglomerato urbano e suburbano in uno stato in crescita, potenza economica,
potenza.
Aveva otto anni, dunque, quando sua madre e suo padre divorziarono. A un bambino di otto anni, mai nato prima d’allora, avrebbero dovuto insegnarglielo com’è che si vive, una volta nati. E invece fu abbandonato a se stesso, tra i dischi di gruppi come Beatles, dischi di band impolverati, destinati a una gloria nata dalla sofferenza, dalla morte, da un detto nato da una canzone del 1979: “Love will tear us apart” e racchiudeva l’urlo di generazioni le cui origini si trovavano tutte nel decennio 1968-1978.
Non è ciò che accade il dolore, ma come lo si affronta.
A Kurt Cobain non fu spiegato cosa stava accadendo né il perché.
Dolore.


Un bambino di otto anni che nasce.

I migliori artisti, spesso, hanno condiviso un’infanzia traumatica o una sofferenza comune.

I testi di Cobain erano graffianti e rauchi come la sua voce piena di vita.

Il dolore apre le porte della comprensione sensoriale.

Ci si aggrappa a quel che si può. Kurt Cobain si aggrappò alla musica, la racchiuse nelle sue braccia, nel suo stomaco-cuore-cervello, inglobandola nella sua stessa essenza. Se qualcuno veniva graffiato dalle sue opere era perché lui, a sua volta, veniva graffiato da quello che era, quello che aveva.

Lo si può quasi immaginare, seduto sul pavimento disordinato della roulotte in cui viveva, circondato da LP colorati, colorati di vita vissuta, con lacrime agli occhi – di commozione, amore imperituro, comprensione, infelicità – o un sorriso di soddisfazione e orgoglio. Gambe incrociate, abiti che raccontano una vita non vissuta, perché Kurt ha ancora otto anni ed è appena nato.

Camice di flanella a quadri, pantaloni di jeans, golfini e scarpe consumate. Così Kurt si presentava e presto avrebbe dettato una moda, ma questo a lui – né a noi – importa.

Kurt disegnava.

Esattamente, se si volessero mettere insieme tutti i pezzi del puzzle della sua vita, cercando di comprendere quale sia stata la causa, infine, del suo presunto suicidio, si dovrebbe partire proprio dalla sua nascita.
La sua nascita terrificante.
Di cui nessuno sapeva niente, tranne i familiari, quegli stessi che in seguito l’avrebbero abbandonato a se stesso.

O che, teoricamente, l’hanno abbandonato a se stesso sin dall’inizio.

2 – Cross-pollination

Le droghe di Kurt: marijuana, eroina, Courtney Love.

Aveva questa degenerazione dell’amore, Kurt, ed era sempre più un’ossessione che amore puro. Un po’ ossessivo in tutto, anche nello scrivere canzoni, nel commiserarsi, nel distruggere Kurt Cobain – se stesso – e il suo pubblico, chi lo circondava.

Testi di un’ossessività sotto pelle, coltelli, graffianti rasoi.

Amore-odio con Courtney Love, donna bellissima e sfiorita e deperita nella sua stessa anima di cellule e.
Anche lei morta quel giorno di Aprile assieme a suo marito, chissà se l’ha ucciso lei, chissà se si è sparato davvero con un fucile gigantesco.

Se si cerca di rendersi invisibili ci si distrugge soltanto.
Doveva pensare Kurt di esserlo – invisibile – e che i suoi familiari l’avessero tradito perché non erano in grado di vederlo.
La lontananza tra le persone, il più delle volte, è dovuta all’incapacità di arrivare ai pensieri e le emozioni altrui, c’è un muro di cose non dette percepibili ma non comprensibili e semplici. Le vite, per quanto vissute insieme, non sono mai la stessa ed è questo il dramma principale degli uomini e dell’amore. Non siamo mai la stessa persona, non siamo mai davvero coscienti di cosa sia l’altro perché viviamo di
noi, e non dell’altro.

Kurt doveva percepirlo oggettivamente e, contemporaneamente, soffrirne enormemente.


La droga, l’alcol, gli inutili e futili divertimenti fini a se stessi. Sono tutti ottimi modi per spegnere i pensieri, per non riflettere sugli squassanti “perché” della vita, per sorridere (di un’espressione macabra, in fondo, niente a che vedere con la gioia) nonostante le difficoltà.
E ridere maniacalmente.


Kurt e Courtney si picchiavano a vicenda, scherzosamente, affogavano le loro pene nella droga, nell’alcol, e sembrava d’essere un po’ più vicini. Risentivano entrambi dell’assenza dei rispettivi padri, ma avere nella memoria una stessa disgrazia non avvicina, comunque. Courtney ne era uscita forte, arrabbiata col mondo, in guerra con l’umanità tutta. Kurt sfibrato, maciullato, pensieroso e disastrato. Un uomo senza radici, un uomo dagli occhi lucidi e pieni di immagini – neanche troppo allegre.

Poi nacque Frances Bean Cobain, ed emozioni nuove, ma non cessavano di morire giorno dopo giorno. E si disintossicavano, ma in realtà non credevano nella loro forza di volontà e tornavano a regalarsi alla rigida, ferrea, presa nera della morte-droga. Senza mai smettere di cadere, neanche per un istante o un secondo.

Una bambina che poi avrebbero fotografato con un volto a metà tra il dolore e la rabbia.

Perché neanche lei avrebbe mai avuto un padre, e sua madre … presumibile madre …

(quando si ha perso tanto, e non si ha stretto mai niente, è difficile amare qualcuno di nuovo, dopo che l’amore stesso è stato tradito; può essere tua figlia, tua cugina, chiunque l’ultima persona rimastati al mondo, ma è comunque amore che dovresti donarle, ed è difficilissimo, più di qualsiasi altra impossibile azione per gli umani).


Kurt Cobain soffriva. Di qualcosa per cui accusava cause esterne, una fama ’immeritata’, fasulla, persone che gli puntavano il dito contro …

e se quei problemi allo stomaco non fossero stati altro che il rifiuto fisiologico a tutta quella distruzione? Come se una parte di Kurt Cobain fosse stanca, pronta a ricominciare, a ricevere la redenzione, (e non come l’avrebbe ottenuta in seguito) piena di una gioia sopprimente, in realtà, che gli causava acute fitte.
E moriva, Kurt Cobain, ancor prima di avere il cranio bucato e ventisette anni finiti.


Il giorno del suo funerale dei ragazzi si incisero sulla pelle parole d’odio, rabbia e dolore.
Il giorno del suo funerale era un giorno strano, un giorno pieno di perdita, dolore e sensazioni senza nome. Sotto pelle. Mal di stomaco, lacrime, capelli lunghi, Converse All Star, e canzoni dei Nirvana.
Molti pensarono fosse morto un mito … in realtà era morto un bambino di otto anni, sconosciuto al mondo, che cercava qualcuno in grado di riuscire a udire il suo grido d’aiuto, che cercava di risalire nell’acqua della vita per non affogare e che, infine, era risalito in superficie. Al prezzo della vita.

3 – Redemption

Per Boddah

parlando con la bocca di un sempliciotto esperto che ovviamente preferirebbe essere un evirato, puerile gigolò. Questa lettera dovrebbe essere di facile comprensione. Tutti gli avvisi dal Punk Rock 101 scorrono attraverso gli anni. Dalla mia introduzione alla, per così dire, morale con l’indipendenza e l’accoglienza della vostra comunità ha dimostrato d’essere reale. Non sento l’eccitazione di ascoltare così come di creare musica tanto quanto di leggere e scrivere da ormai troppi anni. Mi sento in colpa al di là di ogni parola in proposito. Per esempio, quando siamo nel backstage e le luci si abbassano e il maniacale ruggito della folla si alza non è emozionante nel modo in cui lo era per Freddy Mercury, che sembrava amare e assaporare nell’amore e nell’adorazione della folla. Che è una cosa che ammiro e invidio totalmente. Il fatto è che non posso imbrogliarvi. Nessuno di voi. Non è, semplicemente, giusto per voi o per me. Il peggior crimine, secondo me, sarebbe fregare le persone fingendolo e facendo finta di starmi divertendo completamente. Qualche volta mi sento come se dovessi timbrare il cartellino prima di uscire sul palco. Ho provato qualsiasi cosa in mio potere per apprezzarlo, e ci sono riuscito. Dio, credetemi lo apprezzo ma non abbastanza.

Mi piace il fatto che io, che noi emozioniamo e divertiamo un mucchio di persone. Devo essere uno di questi narcisisti che amano le cose soltanto quando non ci sono più. Sono troppo sensibile. Dovrei essere un po’ più insensibile per recuperare lentusiasmo che da bambino avevo. Negli ultimi nostri tre tour ho apprezzato molto di più le persone che ho conosciuto di personalmente come fan della nostra musica, ma continuo a non riuscire ad andare oltre la frustrazione, il senso di colpa e l’empatia che ho per tutti voi. C’è del buono in ognuno di noi e penso, semplicemente, di amare le persone troppo. Talmente tanto che mi fa sentire fottutamente troppo triste. Il piccolo triste, sensibile, sottovalutato, dei pesci figlio di Gesù! Perché non ti basta? Non lo so. Ho una dea di moglie che trasuda ambizione ed empatia e una figlia che mi ricorda troppo ciò che ero.

Piena d’amore e gioia bacia ogni persona che incontra perché tutti sono buoni e nessuno le farà del male. E questo mi terrorizza a tal punto che posso appena vivere. Non riesco a sopportare il pensiero che Frances possa diventare l’infelice autodistruttiva, ’death rocker’ che io sono diventato. Mi va bene, molto bene, e ne sono grato, ma da quando ho sette anni sono diventato pieno d’odio nei confronti di tutti gli esseri umani in generale. Semplicemente perché sembra così facile per le persone andare d’accordo, e avere empatia. Empatia! Semplicemente perché amo e sento per le persone troppo, immagino. Grazie a tutti voi dal buco del mio nauseato bruciante stomaco per le vostre lettere e la vostra preoccupazione durante gli scorsi anni. Sono un tipo eccentrico e lunatico, tesori! Non ho più passione e quindi ricordate, è meglio bruciare che spegnersi lentamente. Pace, amore, empatia.

Kurt Cobain


Frances and Courtney, sarò al vostro altare.

Per favore, va’ avanti Courtney
Per Frances
Per la sua vita che sarà molto più felice senza di me. Vi amo. Vi amo!


Kurt











La parte “Redemption” è la traduzione della lettera d’addio di Kurt Cobain.

   
 
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