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Autore: Keiko    21/02/2011    3 recensioni
Ti prego, dimmi che mi ami.
Mi bastano quelle due paroline magiche e sarò felice per sempre.
Se dici a una persona che la ami poi non puoi lasciarla no?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayley Williams, Josh Farro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Sweet Revenge © [24/02/2008]
Disclaimer: I Paramore (Hayley Williams, Joshua Farro, Jeremy Davis e Zachary Farro nella loro attuale formazione) e Chad Gilbert (chitarrista dei New Found Glory) sono persone realmente esistenti. La storia è frutto di una narrazione di PURA FANTASIA che mescola la mia visione di fan a eventi storicamente accaduti e rumors spulciati in rete, destinata al diletto e all'intrattenimento di altri fans. Non si persegue alcun intento diffamatorio o finalità lucrativa.
Nessuna violazione dei diritti legalmente tutelati in merito alla musica ed alla personalità degli artisti succitati si ritiene dunque intesa.




“In a minute, minute In a fucking minute”
(“Shut me up”, Minldess self indulgence)


Aveva sempre odiato cordialmente quella festa idiota costituita da cuori, rose rosse, orsacchiotti di peluche, frasi sdolcinate e tutto quel nauseante andirivieni frenetico di adolescenti in preda a un bisogno spasmodico di decantare al mondo il proprio amore, come se fosse necessario avere a disposizione un giorno all’anno per ricordarsi di quanto potesse valere quel sentimento ispiratore di poesie e lodi sin dall’alba dei tempi.
Quello – tanto per intendersi – tutto emozioni e sentimenti e frasi romantiche ovvero, tutto ciò che normalmente viene inculcato nella testolina di una donna sin dalla tenera età.
Non che lei non credesse a quel genere d’amore anzi, lo sognava come aveva sognato mille altre cose – e qualcuna era riuscita persino a realizzarla – ma trovava ridicolo indire un giorno per l’amore, un po’ come se la gente non avesse più tempo per quel genere di cose e fosse necessaria una data sul calendario a ricordare che esisteva anche un qualcosa di più di soldi, lavoro ed happy hours.
“Cos’è quella faccia incazzata Hayley?”
“Tu non te la prendi per tutto questo tripudio di consumismo Josh?”
“No, perché dovrei?”
La rossa aveva sbuffato dandogli un leggero colpetto sul naso con l’indice medio, le labbra corrucciate in un’espressione che le conferiva l’aria di un pestifero folletto irlandese mentre la cuffia di lana pesante le era scivolata sugli occhi coprendole la vista.
“Hai nostalgia del San Valentino per caso?”
Josh le aveva sollevato il copricapo dal naso tirandolo leggermente per la piccola coda che ne costituiva la parte inferiore, sorridendo.
“Lo trovo ridicolo, è differente Josh.”
“Sempre a fare la cattiva ragazza. Prima o poi questo ruolo ti andrà stretto e vorrai cercare un modo per redimerti.”
Avere a che fare con Josh a volte era davvero difficile. Non era come con J o Zac, con loro Hayley poteva permettersi battute sconce e comportamenti da maschiaccio ma quando era con Josh le cose cambiavano radicalmente.
Non che provasse chissà che per lui, dopotutto era come gli altri: l’amico di sempre, quello con cui aveva deciso di fondare il gruppo quando timidamente era andato a chiederle se voleva cantare con lui e Zac.
“Ti ricordi quando abbiamo iniziato a suonare Josh?”
“E perché ti viene in mente proprio ora una cosa simile?”
Bè, perché all’inizio lui le piaceva.
Le piaceva un casino a dirla tutta.

Se ne stava per ore a osservarlo accordare la chitarra seduto sul pavimento impolverato del garage di casa sua, lei che di tanto in tanto alzava lo sguardo dal proprio quaderno di appunti per studiarne i movimenti.
Se Zac era come un amico qualsiasi, Josh era un po’ l’inarrivabile principe azzurro dei suo sogni e si era trasformato in quella figura mitologica nell’esatto istante in cui tutto quanto aveva intrapreso la strada di un telefilm alla “Dawson’s creek” – telefilm che per inciso, guardavano insieme distesi sul letto della camera di Zac mentre il sole tramontava dietro le ultime abitazioni dell’isolato – ed erano iniziati casini su casini.
C’erano il gruppo, le prove, la scuola e il divenire poco alla volta un unico essere.
Ormai al liceo gli studenti non si prendevano nemmeno più il disturbo di sparlare sulla nuova venuta e sulle presunte liti tra i Farro per conquistarne il cuore e Hayley - che di stronzaggine e strafottenza ne aveva da vendere - si era limitata a fare spallucce e orecchie da mercante fregandosene.
Quando le voci superavano il limite della decenza – limite personalissimo di Hayley Williams per altro – non erano molti gli scrupoli che si faceva per metterle a tacere, specie quando la cosa diveniva un piano di scontro ideologico con chi diceva che quello che facevano era tendenzialmente merda e se Hayley poteva passare sulle voci che si soffermavano sulla presunta – quanto improbabile - contesa del suo cuore tra Josh e Zac, sulla musica non ci pensava nemmeno di sorvolare.
Se la sarebbero ricordata tutti e tre la volta in cui Hayley aveva zittito la biondissima – e fintissima – Charlene intimandole di andare a starnazzare lontano da lei prima di doverle tirare il collo.
La bionda aveva reagito con stizza e Hayley non ci aveva messo molto a rivolgerle una serie di improperi indecenti per una quindicenne, arrivando a darle una violenta spinta che l’aveva fatta cadere a terra.
Il tutto era finito con un viaggio turistico nell’ufficio della preside e relativa sospensione di Hayley da scuola per quattro giorni con l’aggiunta della punizione da parte dei suoi genitori, che convinti che la colpa del caratterino della loro adorata figlioletta fosse l’amicizia con i Farro, le avevano proibito di frequentare Josh e Zac con risultati a dir poco controproducenti.
Conscia di non poter vincere contro un padre severo e una madre perennemente sull’orlo di una crisi di nervi, aveva dato sfogo in altro modo a ciò che non poteva gridare con un microfono stretto tra le mani.
Il primo passo fu tingere i capelli di un abbagliante rosso fuoco.
Il secondo fu dare in beneficenza alla parrocchia la mole industriale di abiti neri – perché il suo periodo dark era finito grazie a Josh e Zac e non le servivano borchie, colori da funerale e l’aria depressa incollata addosso – e comprare nuovi vestiti scegliendo quelli dai colori più sgargianti e violenti.
Suo padre aveva dovuto acconsentire incazzandosi perché le alternative erano mandare in giro sua figlia nuda per Frankville o chiedere alla parrocchia di restituirgli i vestiti di quella scriteriata quindicenne che si ritrovava come erede.
Scartata la seconda ipotesi – perché sua moglie piuttosto che andare a chiedere la restituzione di un’offerta fatta con il cuore si sarebbe trasferita altrove di nuovo – e la prima per ovvi motivi, non restava che cedere ai capricci di Hayley.
La metamorfosi li aveva lasciati tutti senza fiato, Zac e Josh compresi.
Cos’era accaduto alla Hayley incazzata e vestita di nero sempre truccata pesantemente e con la rabbia che le ribolliva nel sangue? Solo quell’ultimo particolare, il motore che le faceva schizzare il cuore a mille ad ogni assolo di chitarra di Josh.
Approdare in quel piccolo bugigattolo di paese per lei era stato rinascere, un tornare a vivere dopo le delusioni e qualche dolore adolescenziale.
Rabbia, rinascita, passione e amore: arancio e rosso e giallo e tutte le tinte calde del fuoco, le stesse dei tramonti che adorava vedere dai prati della periferia di Frankville appena ne aveva l’occasione, a volte sola, a volte con Josh o Zac o entrambi.
Erano una famiglia, si erano costruiti quell’habitat naturale fatto di note e notti brave, di birre e battute e film horror e confessioni.
Come quella che non aveva mai fatto per timore di rovinare tutto.
Per anni si era tenuta ben saldo vicino al cuore quell’amore segreto e poi, a furia di soffocarlo, si era affievolito sino a scomparire.
Dopotutto l’amore se non lo coltivi appassisce e muore, come un qualsiasi altro fiore.
Anche il sentimento per Josh era sfumato poco a poco, quando tutto le faceva supporre che nulla sarebbe andato diversamente tra loro.
Sola, qualche bacio dato ai compagni di scuola, qualche gita romantica con alcuni degli amici di Josh che la trovavano bella – e Dio cos’avrebbe pagato perché lui le dicesse una cosa simile all’epoca? Tutto, avrebbe ceduto persino la voce se gliel’avessero chiesta – e la delusione nel cuore.
L’amore alla fine non era fatto di corse in moto sulla statale verso il mare o di baci rubati, non era costruito di sguardi rapidi e mani che si cercano con frenesia e nemmeno di corpi schiacciati contro la sabbia che rispondono a uno stimolo che è puro istinto.
Il suo era stato un assecondare i sensi, uno a uno, imbrigliandoli a vari individui che com’erano entrati erano pure usciti dalla sua vita dalla porta di servizio.
Josh invece era entrato dal salone principale e si era servito dei piatti migliori, aveva bevuto i nettari più dolci e assaporato le note più belle delle canzoni che vi aleggiavano eppure non aveva mai fatto nulla per valicare un limite che Hayley non gli aveva mai imposto.
Si sarebbe gettata tra le sue braccia all’istante perché era un po’ il principe azzurro che desiderava incontrare da una vita.
Era tipico dei dark – o degli ex-dark – incollarsi addosso quella patina di menefreghismo a profusione, incazzatura costante verso il mondo e un’apparenza da dura che non si sarebbe più levata di dosso perché era comoda, bellissima e meno difficile da indossare della propria fragilità.
Aveva raggiunto i suoi diciotto anni così: fingendo di essere forte quando non la era, fingendo di disprezzare l’amore adorando il romanticismo, fingendo di non essere mai stata innamorata quando l’unico che le avesse rapito il cuore era anche colui che non l’aveva mai vista come una donna.
Aveva quindi vissuto fingendo di non essere una donna perché se sei una donna tendono tutti a sentirsi in dovere di proteggerti e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era che Josh facesse le veci di un fratello maggiore.
Stretta nella sua gabbia di infelicità abilmente camuffata, Hayley Williams aveva raggiunto i suoi diciotto anni, il successo e la notorietà ma le mancava ancora l’amore.
La ribellione verso tutto ciò che era scontato se l’era tenuta ben salda tra le dita perché quella non l’avrebbe lasciata di certo.
Scivolato via quell’amore che temeva di dover subire passivamente e in modo univoco in eterno, le restava solo il ricordo di quei suoi quattordici anni.
A diciotto, dopotutto, poteva permettersi anche di dire a Joshua la verità.
Che male avrebbe potuto fare il raccontare un qualcosa che era passato, un argomento chiuso e archiviato in via definitiva?

Era distesa sul letto di Josh, il capo appoggiato sulle sue ginocchia mentre leggeva distrattamente l’ultimo numero di Batman carezzandole con una mano la nuca come se avesse a che fare con un gattino piuttosto che con una ragazza.
“Secondo te quell’amore tanto osannato dai poeti esiste davvero?”
“Oggi fai domande più assurde del solito.”
“Risento di questa festa in rosa temo. E io detesto il rosa.”
“E’ solo un giorno all’anno Hayl.”
“E’ solo un giorno in cui non posso camminare per strada senza scontrarmi con coppiette che si guardano negli occhi sognanti senza pensare a dove mettono i piedi e facendo lo slalom su e giù dai marciapiedi perché questi si tengono per mano nemmeno stessero per separarsi per sempre impedendomi di camminare normalmente.”
Josh aveva emesso una risata soffocata arruffandole i capelli.
“Smettila di fare la senza cuore. In fondo piace anche a te.”
“Guarda che non sono una donna quando fa comodo eh.”
“Lo so. La sei sempre stata no?”
Da quando Joshua aveva il sentore che lei appartenesse all’altro emisfero della sessualità umana?
“Evidentemente…”
“Comunque non dovresti essere così dura. Anche tu ti sarai innamorata no?”
“Si certo, come no…”
“Andiamo Hayley, hai avuto più ragazzi tu di quante ne abbiamo viste io e Zac insieme!”
Quello poteva essere un dettaglio trascurabile se con quei tizi non ci aveva fatto proprio niente se non avergli lasciato qualche bacio e magari un giro in moto e…bè, non doveva spiegazioni a Josh no?
“E cosa c’entra?”
“Sarai stata innamorata no?”
Magari usciva con altri per dimenticare un idiota che non la guardava nemmeno no? Amore finto per scacciare amore vero, quante ne capitano al mondo di storie così?
“No.”
“E Mark? Quello per cui hai strepitato per mesi facendo l’innamorata folle?”
Mark era uno dei membri della squadra di tennis. Non il capitano o uno dei migliori ma una riserva, una schiappa su tutti i fronti e Hayley aveva scoperto successivamente che la cosa si espandeva a qualsiasi sport che avesse praticato. Però aveva quello sguardo nocciola così profondo e sensuale da farti perdere la testa, le spalle larghe e le mani incallite dagli allenamenti che le trasmettevano sicurezza, il sorriso dai denti bianchissimi e la bocca carnosa che volevi ti baciasse sempre e quell’aria un po’ assonnata a causa dei capelli perennemente spettinati.
“Mark era un figo.”
Almeno per lei, che di uomini non aveva mai capito molto a detta delle compagne di classe, Mark era un figo.
Un figo che si era accorto di lei e le aveva detto che aveva una voce bellissima e un sorriso dolce da bambina.
L’unico che avesse pensato a un qualcosa che andasse al di là dell’apparenza e che le aveva rivolto le medesime parole di Josh.
Solo che Mark non era Josh perché lui la cercava, la desiderava, la amava.
Anche lei l’aveva amato a modo proprio, dapprima come sostituto di Josh e poi come Mark, né più né meno il suo più grande amore o simil tale.
Quello pure, che l’aveva lasciata perché convinto che Joshua ci provasse con lei, Cristo!
Si era sentita morire con quella telefonata.
Mark le ripeteva che non poteva continuare a vederla ridere a quel modo con un altro – e lei non capiva come fosse quel modo perché le sembrava il medesimo di sempre – che la amava troppo per meritarsi di sentirsi preso in giro e non c’era soluzione se non lasciarsi.
Hayley si trovava nel garage dei Farro a provare e aveva avuto la sensazione che un qualcosa di non meglio definito le avesse conficcato le unghie nel petto e le avesse strappato il cuore ma non aveva pianto, limitandosi a ritornare a casa in uno stato di assoluta apatia.
Chiusa in una camera che sapeva di lui in ogni suo dettaglio - dalle fotografie appiccicate all’armadio alle rose che le aveva regalato a San Valentino, ora secche, che pendevano tristemente alla parete come a simboleggiarle beffardamente anche la fine di quell’amore durato un autunno e un inverno a metà - aveva pianto per tutta la notte aggrovigliata tra le lenzuola.
Forse era per quello che odiava San Valentino e ancora di più, aveva odiato Josh nelle settimane a venire?
Si era messa con Mark per dimenticarlo, l’aveva dimenticato, si era innamorata di Mark ed era stata lasciata per un motivo totalmente idiota.
A quel punto Josh era diventato il chitarrista, il fratello, l’amico e pure la causa numero uno dei suoi fallimenti sentimentali e della sua infelicità amorosa.
Mark quindi, era divenuto argomento tabù quando Hayley aveva dato chiari segni di incazzatura isterica al solo nominarlo, per non parlare di quando lo incrociava per i corridoi del liceo voltando immancabile il viso dall’altra parte – rigorosamente il muro – per non incrociare il suo sguardo.
Perché l’avrebbe insultato a detta di Zac ma la verità era che le salivano le lacrime agli occhi al solo vederlo.
Lei ci credeva davvero a loro due, credeva alle belle parole di Mark e pure a quel benessere che le offriva anche solo un bacio innocente sulla guancia tra una lezione e l’altra.
Quando credi in qualcuno e questo ti delude poi è difficile che tu riesca a fidarti ancora, perdi sempre più fiducia nel genere umano.
Si era così ritrovata a credere solo a Josh e Zac.
“Guarda che i fighi in genere non sono dei nerd, Hayley.”
Impettita si era solleva di scatto piombandogli a pochissimi centimetri dal viso e Josh si era costretto a deglutire a fatica.
Il profumo della pelle di Hayley era sempre dolce e invitate, il suo sorriso solare era un richiamo difficile da ignorare ma l’aveva fatto per quattro lunghissimi anni.
L’avrebbe portata ovunque con la propria musica, avrebbe creato solo melodie che le potessero strappare fuori dal petto tutta la grinta che la sopraelevava sulla massa poi però c’erano momenti come quello, in cui era difficile vederla solo come l’amica di sempre e in cui si ritrovava a fare pensieri sbagliati.
Cosa c’era di così sbagliato nel desiderio di un bacio per un adolescente?
Zac gli avrebbe detto che tutto era sbagliato: farti la tua cantante non è l’idea migliore del mondo perché se poi le cose non vanno, ti ritrovi senza cantante e pure senza fidanzata.
E trovare una cantante che vada bene per le tue canzoni è un fottuto casino.
Ma dove hai la testa Joshua Farro?
Nei pantaloni?
Persa per Hayley, è diverso.
Dannatamente diverso.
Bastava così poco dopotutto.
Era la distanza di un bacio quella che li divideva vero?

In un minuto, in un fottutissimo minuto tutti i sogni di una vita avevano preso forma.
Non come li immaginava lei però, perché quel bacio non aveva niente di romantico ma racchiudeva la passione repressa di un sentimento sopito a stento per anni.
Quando Joshua le aveva strattonato il polso della mano su cui aveva bilanciato il peso del corpo, tutto il suo precario equilibrio si era trasformato in uno zero assoluto ed era scivolata su di lui e sulle sue labbra con le proprie.
Aveva sgranato gli occhi ma non le era servito a nulla incrociare le palpebre di Josh che si erano chiuse così come le sue mani sul suo viso, stretto in una morsa implacabile e strana.
Hayley aveva sempre creduto che fosse un principe, uno di quelli tutto romanticismo e cioccolatini.
Un tipo da San Valentino, insomma e invece Joshua aveva un impatto emotivo devastante.
Quattro anni di casini e storie fasulle – e anche di auto-convincimenti – per poi avere servito su di un piatto d’argento ciò che desiderava sin dalla sua adolescenza.
Totalmente differente da come se lo aspettava ma ugualmente eccezionale.
Le labbra di Josh erano calde e morbide, cercavano le sue con insistenza mentre dischiudeva le proprie per far spazio alla sua lingua nella propria bocca.
Hayley non si era mai sentita così stranita da un bacio né tanto meno aveva desiderato così disperatamente che non finisse mai.
Senza liberarsi dalla stretta del ragazzo l’aveva spinto sul letto costringendolo a coricarsi sotto di lei, mentre dolcemente gli passava una mano tra i capelli spettinati studiando l’espressione del suo viso con attenzione.
Non c’era bisogno di guardarlo negli occhi come non ne avevano motivo quando suonavano: d’altra parte, la loro era sempre stata un’affinità elettiva.
Un’affinità selettiva, come la chiamava Zac, per il semplice motivo che solo due schizzati come loro avrebbero potuto sopportarsi a vicenda.
Un sospiro lungo cent’anni le era sfuggito dalle labbra quando le dita di Josh erano scivolate al di sotto della maglietta facendosi strada sulla pelle nuda della sua schiena.
Quel contatto le aveva messo i brividi e aveva premuto le proprie labbra con un po’ più di vigore su quelle di Josh, la sua mano che implacabile continuava a salire scorrendo su quella superficie morbida.
“E’ un fottuto errore Josh?”
“Secondo te?”
Io ci ho messo quattro fottutissimi anni per dimenticarti e poi tu te ne esci con una cosa così?
Aveva indugiato su quel sorriso provocante prima di posarvi nuovamente le proprie labbra.
No, quello non era un errore e se lo fosse stato, magari ne avrebbero parlato a tempo debito.
Josh ora la guardava, teneva lo sguardo incollato al suo e non la perdeva un attimo.
Come quando suonavano - allo stesso modo - non la stava lasciando andare, come se per la prima volta avesse davanti una donna.
Non la piccola Hayley ma semplicemente Hayley Williams, quella che aveva avvicinato con una scusa talmente banale che anche un idiota avrebbe capito che aveva un doppio fine – dopotutto Josh non l’aveva mai sentita cantare prima - ma lei no, aveva accolto con entusiasmo quella proposta e avevano coltivato insieme un sogno.
Un sogno chiamato Paramore nato per uno stupidissimo errore, per avere vicina una principessa capricciosa che altrimenti non sarebbe mai stata sua.
“Io ti ho aspettato per quattro anni.”
Aveva sentito il bisogno di dirglielo quando le sue braccia l’avevano stretta in un’alcova protettiva e la sua mano aveva iniziato a giocare con i bottoni dei jeans di Josh.
Erano quattro anni fatti di desiderio sopito e di amore represso e messo a tacere a forza ma Josh l’aveva fermata facendola sentire inadeguata.
“Non correre Hayl, abbiamo tutto il tempo se lo vuoi. Altrimenti se è una cazzata lascia perdere.”
“Da quando l’amore è una cazzata?”
E da quando parlava come l’eroina di una commedia romantica?
Josh le aveva scostato i capelli dal viso posandole un bacio delicato sulle labbra.
“E’ un tuo capriccio Josh?”
“Sei l’ennesimo sogno che si avvera. Hai il potere di realizzare tutti i miei desideri.”
“Davvero?”
“Davvero.”
Il suo viso si era aperto in un sorriso felice di quelli che lo facevano sognare anche quando lo offriva al pubblico in delirio durante i concerti e quella volta, era tutto suo.
Suo soltanto come la era Hayley.
“Quattro anni di silenzio sono serviti?”
“E pensare che devo ringraziare San Valentino.”
Aveva riso posando il capo nell’incavo del collo di Josh, sospirando.
Avrebbe potuto addormentarsi per sempre in quell’istante e sarebbe stata felice. Magari incazzata perché avevano deciso che doveva schiattare proprio quando aveva trovato ciò che più bramava, però poteva permetterselo no?
“Hayley?”
“Si?”
Ti prego, dimmi che mi ami.
Mi bastano quelle due paroline magiche e sarò felice per sempre.
Se dici a una persona che la ami poi non puoi lasciarla no?
“Ehi Josh, siete lì?”
In un minuto, in un fottutissimo minuto Zac aveva spezzato il suo idillio romantico.
Doveva odiare tutti i Farro del pianeta per potersi godere la propria felicità per caso?
“Ti amo.”
Era stato il bisbiglio di un attimo mentre la sollevava da sé per andare ad aprire a suo fratello ma dopotutto anche quel fottuttissimo minuto le era bastato per toccare il cielo con un dito.
Avrebbe voluto fermarlo, supplicarlo di fingere di non essere in casa o di essere stato rapito dagli alieni ma da qualche parte dovevano pur partire no?
Si era gettata giù dal letto tuffandosi a cingergli la vita, il viso appoggiato sulla sua schiena.
“Anch’io Josh.”
Anche senza vederlo in viso sapeva che stava sorridendo solo per lei.
Da quel San Valentino aveva capito una cosa però: il principe azzurro non è il concentrato di caratteristiche al miele di cui parlano le fiabe ma quello che riesce a realizzare i tuoi sogni senza che tu glielo chieda.
Perché è questione di affinità selettiva dopotutto.
   
 
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