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Autore: manymany    21/02/2011    6 recensioni
Maya ha un sogno nella vita. Uno solo da cui ne dipendono altri mille.
Scrivere.
Diventare una giornalista della carta stampata E perchè no? Una scrittrice a tutti gli effetti.
Per ottenere ciò che vuole, Maya, ha sempre sudato faticandosi ogni piccolo traguardo, ogni minuscola vittoria.
L'ennesimo? Affrontare tre lunghissimi mesi di tirocinio in una televisione, medium che lei detesta.
Tra liti, difficoltà, pettegolezzi, urla e tanto altro ancora dovrà riuscire a sopravvivere.
Suoi compagni di viaggio saranno la migliore amica e coinquilina Licia , imprevedibile e lunatica.
Tommaso un collega con un bambino a carico e una storia difficile alle spalle.
Nick giornalista di successo, tanto bello quanto arrogante, che però rivelerà un lato davvero sorprendente.
E poi ancora Luca, Marco, Mauro, Giorgia...
Ce la farà Maya a superare anche questa prova?
Varrà anche per lei il detto che Non tutti i mali vengono per nuocere?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Ciao a tutti, sono una pazza! Lo so! Ho un esame tra un giorno(che non so ancora come potrò sostenere visto che non so un cavoloooo!!!ansia ansia ansia), due storie già in attivo (una in realtà un po’ meno attiva), non so nemmeno come si svilupperà questa cosa. Sono una pazza perché se mi viene in mente una cosa non so dirmi NO, devo semplicemente assecondarmi e questo non va bene. Ma non posso farci nulla e quindi vi lascio questa..cosa..
 Fatemi sapere che ve ne pare e se devo continuare. Baci Manu. Come mia abitudine giù troverete i personaggi della storia che abbiamo incontrato! Baci, Manu!



"MA CHE PIACERE!"

La ragazza varcò il pesante cancello di ferro, si sistemò la tracolla che le era scivolata lungo la spalla e si guardò intorno. Era uno di quei palazzoni moderni di cemento e vetro scuro con una grossa antenna sul tetto ma all’esterno c’era un bel giardino curato con panchine e una vasca con i pesci, nel complesso comunque non era male. Non era entusiasta di fare il tirocinio in una televisione, lei che amava la carta stampata ma il responsabile del suo corso l’aveva incoraggiata dicendole che il posto era serio e che avrebbe imparato molto, così si era lasciata convincere, era  pur sempre un’esperienza. Doveva passare in quel luogo nove ore per i prossimi tre mesi. Sospirò e si avvicinò al portone su cui era incisa la sigla dell’emittente. Suonò il campanello e aspettò che qualcuno le chiedesse chi fosse invece comparve una bella donna, aveva i capelli biondi, lunghi fino alle spalle, un paio di occhiali bianchi che non riuscivano a nascondere i luminosi occhi azzurri, era abbastanza alta e portava un tailleur scuro che metteva in risalto le sue forme. Era proprio quello che si diceva una donna in carriera e per un attimo si sentì a disagio. Lei indassava un paio di jeans scoloriti, converse rosse e una felpa nera con stampata la faccia di topolino con la lingua di fuori. Non era esattamente un tipo che badava alle apparenze, ma quello era un contesto lavorativo, non era l’università in cui la divisa ufficiale era scarpe da ginnastica, jeans sformati, maglia di cotone e kefiah. Se non l’avessero cacciata subito si sarebbe sforzata di badare al suo aspetto, almeno un po’.
-Buongiorno, sono la nuova tirocinante, ho appuntamento con la direttrice.
- Ah si, lei è Maya Di Vaio, giusto? Il dottor Bellomo ci aveva detto che sarebbe venuta. Preso si accomodi io sono Marta. La direttrice la riceverà subito.
Maya entrò nel salottino e la donna si eclissò, fece per sedersi prevedendo una lunga attesa ma la vide ricomparire.
- Mi segua.
Lei non sapeva come fosse fatta una redazione, pensava che ognuno avesse un proprio ufficio, invece era una stanza immensa e vi regnava il caos. C’erano circa quindici persone, alcuni dietro ai computer, altri in piedi, riuniti a piccoli gruppi, tutti gesticolavano e parlavano contemporaneamente, il risultato era un vociare che spaccava i timpani. Non riusciva proprio ad immaginare come ci si potesse concentrare e scrivere in quel marasma.
- Non si preoccupi, qui è sempre così, sembra che stiano per uccidersi, ma è un modo di fare. Possono litigare ferocemente e due minuti dopo ridere e darsi pacche sulle spalle. - la rassicurò quella che doveva essere la segretaria, vedendola smarrita.
- Ah buono a sapersi.- disse con voce roca e incerta.
La donna le sorrise bonariamente e la guidò tra quella folla urlante. L’ultima scrivania era occupata da una bella donna sulla cinquantina, dai capelli scuri e con degli occhiali dalla montatura in oro in bilico sulla punta del naso. Fissava lo schermo e pestava velocemente sui tasti della tastiera. Sembrava totalmente estranea alla confusione che regnava nella stanza.
- Signora Belli, c’è la nuova stagista. La manda il professor Bellomo.
- Oh si certo. Salve cara.
Le rivolse un sorriso tanto mieloso quanto falso. Era sempre stata brava a giudicare le persone e seppe subito che con lei non ci sarebbe stato un grande feeling ed infatti lei la liquidò subito.
- Marta, la accompagni dal dottor Crescentini, la seguirà lui. - poi le rivolse un altro sorriso di plastica e ritornò a concentrarsi sul pezzo che stava scrivendo.
Maya scrollò le spalle, quanto le aveva dedicato quella donna che il suo mentore le aveva descritto come professionale e una delle giornaliste più in gamba della città? Dieci secondi, quindici?
La segretaria dovette accorgersi del suo sgomento perché le rivolse un sorriso d’incoraggiamento.
- Vedrà che il dottor Crescentini, Nick come vuole essere chiamato, ti dedicherà più attenzione. - ma il suo tono non era poi molto convinto.
- Speriamo.- borbottò di rimando Maya.
Ma questo benedetto Nick non si trovava da nessuna parte.
- Mi aspetti qui vado a vedere se è in sala registrazione e la piantò sulla soglia di quell’immensa sala in cui tutti sapevano solo urlare, insultarsi e ridere a crepapelle.
“ Che gabbia di matti! Non avevo idea di fare la giornalista televisiva prima e adesso meno che mai, speriamo che questi tre mesi volino.”-disse tra di sé incrociando le dita dietro la schiena. Se ne stava appoggiata con la schiena alla porta, intenta ad osservare i giornalisti cazzeggiare, quando quella si aprì verso l’esterno e lei si trovò a mulinare le braccia per ritrovare un equilibrio. Non ci riuscì e sarebbe finita con il sedere per terra se qualcuno non l’avesse afferrata per il cappuccio della felpa e l’avesse trattenuta per poi tirarla su ridendo. Di spalle non poteva vedere in faccia il genio che le aveva fatto fare quella bellissima figura, sbagliava o il marasma si era interrotto? Guardò davanti a sé e in effetti tutti la stavano guardando.
“ Bellissima presentazione Maya, non passi certo inosservata.”
- Scusami!- una voce chiara e anche piuttosto divertita alle sue spalle la spinse a voltarsi per vedere in faccia l’artefice di quella scenetta.
- Fa niente, non dovevo mettermi in mezzo ai piedi.
Era un ragazzo con i capelli ricci e occhi scuri e un bel sorriso gentile.
- Tu sei? - le chiese.
- Ehm io sono Maya Di Vaio, la “stagista”. sto aspettando il dottor Crescentini.- disse usando quella parola che odiava ma che lì dentro sembravano amare.
- Ah allora l’hai trovato.
- Sei tu, cioè è lei?
- No, non sono io e puoi continuare a darmi del tu. Io sono Tommaso, l’ultimo arrivato qui. Lui sta arrivando. - disse sorridendo ancora. - Vado a scrivere il pezzo se non mi sbrigo a registrare mi lasceranno per ultimo e devo essere fuori di qui entro un’ora. Avremo di sicuro modo di parlare Maya, bel nome.
Le diede una pacca sulle spalle e sparì inghiottito dalla folla dei cazzeggiatori, ops giornalisti che facevano tutto fuorché lavorare.
Si spostò dalla porta e si mise in un angolo per evitare altre cadute e altre risate.
Poi lo vide entrare, un bell’uomo di età indefinita, poteva avere trentacinque anni così come quarantacinque o cinquanta con al seguito Marta, la segretaria.
- Solo cinque minuti Nick, il tempo di dire a quella povera ragazza cosa deve fare e a che ora deve essere qui. La manda Bellomo..- diceva la segretaria trotterellando al suo fianco cercando di sostenere il passo lungo dell'uomo che avanzava come se avesse gli spiriti alle costole.
- Ohhh! Quell’uomo se ne approfitta! Sa di avere il culo al sicuro, ben coperto e mi manda tutte le mocciose a cui non devo solo insegnare come si scrivono pezzi televisivi ma addirittura spiegargli la differenza tra un verbo e una congiunzione.
Quelle parole le fecero montare dentro una rabbia incredibile e sentì le guance avvampare. Senza pensarci due volte, cosa che non accadeva quasi mai quando perdeva le staffe gli si parò davanti.
- Io sono Maya Di Vaio, la nuova “tirocinante”- disse sottolineando l’ultima parola.- Mi manda Bellomo ma conosco la differenza tra un verbo e una congiunzione dall’età di cinque anni e cioè sedici anni e mezzo fa. Quindi le risparmio questo compito. Per quanto riguarda i pezzi televisivi, io ne farei anche a meno visto che il giornalismo televisivo mi fa schifo, ma se voglio laurearmi devo fare questo maledetto tirocinio. Se non le va bene posso benissimo andarmene, sono certa che in questa città non ci siete solo voi.
L’uomo la guardò spalancando gli occhi verdi e arrossendo, giusto un po’. Era un bell’uomo. Molto a dire la verità ma si rifiutò di lasciarsi intimidire. Era sempre una ragazza timida e introversa, tranquilla che evitava le liti ma se la provocavano e soprattutto se le davano dell’idiota non ci vedeva più. Non si sentiva un genio, era lì per imparare ma pretendeva rispetto.
Di nuovo nella sala scese il silenzio e l’uomo abbassò lo sguardo per poi riprendersi.
- Bene, inizierà domani alle nove, si trovi una scrivania, ce ne sarà una libera. Consegni i moduli a Marta.
Lei annuì e fece per seguire la segretaria che le fece un cenno verso la porta. La poveretta era diventata fucsia dopo la sua sfuriata e non si era ancora ripresa del tutto.
- Arrivederci- biascicò.
- A domani ah e si vesta meglio. Qui non siamo all’università. Piacere di averla conosciuta - le disse in tono di disprezzo e di scherno.
Si trattenne dal rispondere ancora in maniera piccata. Che uomo odioso.
Lavorare lì sarebbe stato “idilliaco” e che accoglienza! Aveva voglia proprio voglia di urlare in risposta: “Ma che piacere!”

Maya(mia sorella stava vedendo Amici e quindi nel mio cervellino lei è diventata la protagonista)
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