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Autore: Bakabeans    21/02/2011    3 recensioni
Work at Shin-Ra, get your pay.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caith Sith, Nuovo personaggio, Reeve, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: FFVII
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INSPIREd

 

Il giorno della parata in mondovisione dell'autoproclamatosi presidente Rufus Shin-Ra, sarebbe stato ricordato da Cat come il giorno benedetto dagli Dei in cui poté finalmente fare ritorno a casa. Il suo piccolo e personalissimo buco aziendale in un angolo qualsiasi del Settore 6.

Teneva la zampina di un Cait Sith più chiacchierino del solito, tutto eccitato per il suo primo giorno fuori dai corridoi della Compagnia: cosa che il signor Tuesti aveva approvata come positiva per la sua successiva spedizione on-the-spot all'inseguimento dell'AVALANCHE. Inoltre, avrebbe potuto capire come il suo creatore fosse un autentico genio dell'architettura urbana.

"I quartieri di Midgar sono brutti! Davvero Reeve ha costruito una città così triste?!" Puntualizzò non appena uscito dal vagone, storcendo il nasino e facendo guizzare i baffetti in segno di disapprovazione: "Ecco perché tutti lì dentro sono come te, Catty!"

Pensieri di Cat erano però rivolti a tutt'altro che prestare attenzione alle parole di un peluche meccanico: aveva ormai trascorso quasi una settimana negli HQ usando i cambi d'abito che aveva sempre tenuto nello striminzito armadietto aziendale e dormendo sulle brandine aziendali; l'idea di poter finalmente tornare al suo buco personale la rendeva addirittura felice.

Avrebbe baciato il pavimento, si sarebbe lanciata sotto la doccia a piangere tutte le sue lacrime lavorative e poi si sarebbe stappata una birra davanti alla televisione.

Cait Sith non figurava assolutamente tra le sue preoccupazioni.

Accelerò il passo mentre saliva le scale, trascinando dietro di sé le corte zampine del suo accompagnatore: pochi passi e avrebbe potuto lasciare il lavoro fuori dalla porta d'ingresso.

Sigillata.

Una svolazzante striscia di plastica gialla e nera stava debolmente a marcare l'entrata. Polizia di Midgar, Dipartimento di Pubblica Sicurezza, limite invalicabile.

Fino a qualche giorno prima, Cat avrebbe semplicemente fatto marcia indietro alla Shin-Ra HQ perché qualcuno la consolasse sul suo triste e misero destino; ma in quel momento l'idea di risalire al Settore 0 le dava davvero la nausea più di qualsiasi altro lunedì mattina. Strappò il film con decisione, facendo poi scattare la serratura elettronica con un colpo secco: il professionalissimo Dipartimento di Pubblica Sicurezza non si era nemmeno preoccupato di disinserirla.

"Questa è la tua casa?"

Il musetto stupito di Cait fu più eloquente di qualunque altra parola: "Non ci metti niente dentro?" continuò, tirandole il bordo della giacca e indicando davanti a loro "Non c'è quasi niente lì dentro."

Cat guardò la tessera magnetica che teneva ancora in mano: se aveva aperto usandola, non poteva aver sbagliato casa.

Quella era casa sua e aveva un bruttissimo presentimento.

Corse dentro, lasciandosi Cait alle spalle mentre un unico pensiero iniziava ad attaccarsi a ogni suo singolo neurone: il frigo, non potevano averle rubato anche il frigo e tutte le birre che aveva comprato nella spesa della settimana.

Perché le sue birre erano economiche, quindi pessime. I bravi ladri avrebbero dovuto lasciarle almeno una misera lattina.

Ma piccola cucina era uno spettacolo desolato.

E del frigo nessuna traccia.

Allungò il collo nel bagno: niente birra, nemmeno nella corta vasca che le aveva tenuto compagnia in tante giornate decisamente NO. Come quella.

Appoggiando la testa al muro, si trascinò a tentoni nell'ultima stanza, che faceva da salotto, sala da pranzo e camera da letto. Con vista sul buco nero del Settore 7.

Da una finestra completamente smaterializzata.

Insomma, aveva solo scordato di mettere un bel tappetino con la scritta WELCOME sotto al vuoto che una volta era il muro di casa sua.

Per gli Dei, come avesse fatto a pensare di tornare dopo tutto quel tempo e credere di ritrovare tutto intatto, anzi addirittura amorevolmente ricostruito, era un'idea degna del cervello bucato di un qualsiasi SOLDIER di prima istanza a Midgar; una città di ladri e assassini.

Sbatté la testa contro quello che restava della parete, fissando il vuoto nero qualche tetto e uno sbarramento più in là.

In quella manciata di giorni, le avevano portato via tutto. Persino il materasso dentro l'armadio a muro. Addirittura il tavolino e i cuscini che metteva in un angolino prima di andarsi a coricare.

E, ancor peggio, le avevano rubato la birra. Birra da appena 10 Gil a lattina.

In quel Pianeta allo sbando, di gente disperata ce ne era davvero tanta.

"…Sono davvero costernato, non avevo pensato a questa eventualità, signorina Empitsu."

Mandando giù un singhiozzo, Cat si voltò: sul limitare della stanzetta stava Cait, le orecchie ancora più flosce di quelle che aveva visto al Laboratorio nella serata di straordinari. Teneva le zampine guantate in grembo, come se stesse pensando a cosa dire e guardava verso di lei, come se quei due occhietti cuciti la potessero vedere per davvero.

"…Avevo fatto esplicita richiesta al dottor Heidegger di sistemare la situazione, ma temo di essere stato frainteso."

Qualcosa di molto simile a una vecchia lampadina le si accese nella testa, ma prima che potesse pensare di aver battuto troppo forte contro il muro, il pupazzo tornò a parlare: "Sono Tuesti, signorina Empitsu."

Senza volerlo, le sue mascelle raggiunsero gli Slums, parecchi chilometri sotto di loro: "Ca-ca-CAPODIPARTIMENTO?!?!"

La vocetta stridula di Cait tornò per un attimo a risuonare nell'aria: "MI E' ENTRATO NELLA TESTA!" esclamò strozzato, mentre si stringeva il capo tra le zampine: "Lascia pensare A ME, REEVE!"

Cat crollò sul pavimento ancora impolverato di intonaco senza riuscire a capire cosa stesse succedendo. E senza riuscire a riprendere il controllo della sue mascelle.

Davanti a lei, il suo stipendio a forma di peluche stava combattendo una qualche battaglia con un altro se stesso non troppo simpatico ai suoi ingranaggi; e gli strilli che ben conosceva appartenere a Cait Sith si sovrapponevano alla voce appena un poco più alterata del suo stoico Capodipartimento.

Temendo che da lì a poco anche lui iniziasse a prendere a craniate il poco di muro rimasto, cercò di prendere coraggio e fare qualcosa per risolvere quell'assurda situazione: corse verso Cait per poi scrollarlo con forza quasi da staccargli quella testolina tutta pelo sintetico e baffetti.

E quello fu forse l'unico momento nella Storia in cui il signor Reeve e la sua invenzione la pensarono allo stesso modo.

"MI-ROMPI-LA-TESTA!!!" Esplosero in un unico e straziato urlo, che costrinse Cat a mollare di colpo la presa finendo contro la parete per lo spavento. E fu lì che restò, senza staccare di dosso gli occhi a quella buffa figurina nel suo mantello rosso.

Rimasero a studiarsi a vicenda, nel silenzio improvviso e pesante calato in quello che restava dell'interno 019 di un vicolo qualunque del Settore 6.

Finalmente, i baffetti di Cait si mossero: "…Mi dispiace."

"Chi è dei due che parla?"

Di nuovo scese una pausa imbarazzata a cui la vocetta originale cercò di trovare risposta: "Io. Credo."

Le stava iniziando a venire una terribile emicrania. E non aveva nemmeno una lattina di caffè concentrato a placarla: "E io non ci capisco niente…" sospirò "Tu sei Cait… E prima parlavi con la voce del mio capo. Ma cosa… che cosa sei? VENTRILOQUO?!"

Probabilmente il suo triste tentativo di ricomporre la situazione risultò piuttosto comico sia all'uno che all'altro, data la risata fragorosa in cui lo vide piegarsi sulla pancia, facendo rotolare la coroncina tra le macerie.

"E' difficile da spiegare… da qui." La voce del signor Tuesti era tornata, con quello che pareva gran disappunto di Cait, che aveva iniziato a massaggiarsi le tempie proprio come se lo stesse assalendo un mal di testa di proporzioni epocali.

"Mi devi avvisare quando vuoi parlare, REEVE. Rispetta il turno!" Singhiozzò di rimando quella che Cat aveva soprannominato la-vocina-originale: "Mi si rompono i… granaggi dentro!"

Un nuovo litigio. Cait aveva addirittura iniziato a correre per la stanza, sbatacchiando la testolina qua e là e turandosi le orecchie nel vano tentativo di vincere la battaglia contro il suo piantaladientrarminellatesta Reeve.

"Digli di smetterla!!!" si gettò urlante contro Cat, tirandola per il colletto: "Mi spappola il cervello, diglielo!!!"

"Calmati, Cait, non peggiorare la situazione!" replicò la voce del signor Tuesti, prima di venire soffocata dai miagolii stizziti della sua creatura: "Staccati dalla signorina Empitsu!"

"Rispetta il turno Reeve!!! Non è possibile fare due cose assieme!!!"

Sua madre glielo aveva sempre detto: gli uomini non sanno fare due cose contemporaneamente.

Una questione genetica, probabilmente.

O anche di ingranaggi.

"Uno. Alla.Volta."

Si zittirono entrambi e Cait mollò finalmente la presa dal suo colletto.

"Vorrei solo una birra. E una doccia. E mangiare degli spaghetti in brodo alla moda di Wutai con tanta carne di maiale ed extra cipolla." Sospirò Cat, cercando di non avere una crisi isterica davanti al suo boss: "Poi mi spiegherete cosa sta succedendo."

Dopo qualche attimo, la voce del signor Tuesti si sostituì senza troppe resistenze a quella del suo pupazzo meccanico: "Ora esagera un po' con le pretese, signorina Empitsu." Commentò quasi trattenendo una risata: "E' solo la mia segretaria, se lo ricordi."

Cat improvvisamente riprese coscienza di come dietro a quel musetto peloso stesse il suo capo, ma prima che potesse borbottare qualche scusa, la vocina di Cait tornò a risuonare in quello che era rimasto del suo appartamento: "Tu stai facendo un casino, Reeve. Sarai anche il boss, ma come boss esageri un po' con le pretese. Avere fame non è un pretendere troppo, anche io avrei fame se potessi averne, Reeve."

Fu così che le tonalità sgraziate e un po' stridule di quell'ammasso di pelo sintetico e ingranaggi riuscirono a risolvere la situazione e Cat Empitsu, ventuno anni e neo-derubata di tutti i suoi miseri averi, si ritrovò seduta davanti a una ciotola fumante di spaghetti in brodo alla moda di Wutai con tanta carne di maiale ed extra cipolla.

"Sul conto del Dipartimento, naturalmente." Il signor Tuesti spezzò con un colpo secco le bacchette per poi inzuppare con attenzione i triangolini dorati che galleggiavano nella sua ciotola: "E' interessante questa forma, non trova? La volpe. Un semplice triangolino di formaggio di soia fritto capace di rappresentare un intero mondo: Wutai è davvero un paese creativo."

Parlava troppo. 'Più del solito' non avrebbe dato l'esatta stima della confusione in cui il cervello di Cat stava lentamente affogando come i triangolini gialli nel piatto del suo capo.

"Inizialmente avevo pensato di andare da mia madre. Sa, è di Wutai proprio come i suoi spaghetti."

Cait non trattenne un sonoro sbadiglio, accasciandosi sul tavolino della bettola del Settore 3 in cui erano entrati con gran e segreto stupore della sua omonima in versione umana: Cat aveva visto cancellare dalla sua personale lista di aggettivi e maldicenze buona parte di tutto quello che definiva Reeve Tuesti come uno scapolo completamente asociale e agorafobico che dopo aver messo insieme Midgar non aveva il coraggio di uscire dal suo ufficio.

"Prego, inizi pure. Era da qualche tempo che non mi capitava di mangiare con qualcun altro, mi scusi per la conversazione noiosa." Le fece cenno con la mano, sollevando la sua ciotola: "Mentre mangia, vedrò di spiegarle un paio di retroscena. E mi scuso ancora per lo spavento di poco fa."

"Fa' parlare me, Reeve. Le so anche io le stesse cose che sai tu e non ho bisogno di mangiare." Cait balzò sul tavolino, guardandosi attorno con fare circospetto, poi diede un colpetto di tosse: "Io sono un affare topo-segreto."

Le lampadine alimentate a Mako illuminavano quanto bastava per non brancolare al buio nel piccolo locale, creando delle curiose ombre sul musetto del gatto meccanico che aveva iniziato il suo show personale: "Nemmeno alla Shin-Ra, nemmeno quella Scarlet o quell'Hojo sanno come faccio a essere così. Vivo, come un gatto vero." Un sorrisetto orgoglioso gli stirò le buffe orecchie a punta: "Reeve mi ha inspirato. Lui inspira le cose e quelle si muovono… Ovviamente io non sono una cosa."

Cat rimase con il suo boccone a mezz'aria, senza riuscire a capire: la spiegazione di Cait equivaleva ad averla sentita in Wutaiano classico con sottotitoli nella lingua degli Ancient.

"Guardi, una gru."

Il signor Tuesti aveva piegato in pochi secondi un foglietto di carta trovato chissà dove e ora glielo sventolava sotto il naso: "Le piacerebbe vederla volare?"

"Fosse un aereoplanino… Non sono mai riuscita a non farlo schiantare subito a terra." Ridacchiò di rimando data l'assurdità della conversazione, e ingollò un po' di maiale senza perdere di vista quel pezzettino bianco: "In che senso, 'volare'?"

Nei cartoni animati, quando i protagonisti avevano a che fare con un nuovo potere specialissimo da ottenere, di solito faticavano puntate su puntate per poi usarlo ogni cinque minuti.

Quella sera, Cat capì come il suo capo avesse imparato da un bel pezzo quel qualcosa di specialissimo che le fece ben comprendere come la Shin-Ra.Inc -tuttosommato- non si fondasse solo su macchinari e marchingegni.

E questo valeva anche per una delle persone più insospettabili dal deviare da quella via, approvata da tutte le Enciclopedie del Lavoratore della Compagnia.

Lo guardò avvicinare con entrambe le mani il foglietto ben piegato alle labbra, chiudere gli occhi per un istante e poi lasciarlo andare.

Una timida gru di carta iniziò a sbatacchiare le alette sopra il tavolo.

"Quello non si chiama 'volare', Reeve." Lo canzonò Cait, cercando di acchiappare il suo nuovo giochino, che si nascose sulla spalla di Cat tubando sommessamente: "E non è nemmeno un piccione."

"Non mi chieda, non lo so nemmeno io." Il signor Tuesti ignorò le frecciatine e le smorfie a cui pareva essere abituato: "La prima volta è stata un biscotto a forma di omino. Naturalmente, per Cait ci è voluto un po' di più."

Era stata la gru a parlare.

Cat poteva giurarlo sui batteri che infestavano i topi degli Slums.

Si guardò attorno, ma nessuno pareva essersi accorto di nulla. O aveva le visioni e sentiva strane voci, o c'era qualcosa in quella realtà di completamente fuori posto.

"Inspire, inspirare. Semplicemente, è una connessione mentale con il soggetto inanimato con cui si entra in contatto. Lo useremo per…" Spostò lo sguardo su Cait, ottenendo in cambio quella che probabilmente era un'occhiataccia stizzita. Sembrò quasi divertito dall'essere profondamente detestato, scompigliando il ciuffo ribelle della sua creaturina: "…Lo useremo per supportare questo miracolo di ingegneria elettronica durante la sua missione contro l'AVALANCHE. E ogni tanto avrò il permesso di fare qualche piccola intrusione, vero?"

"…Io… Io cosa c'entro, signore?" Cat riuscì debolmente a reagire a quella situazione assurda. Una specie di Creatore-architetto con la passione per il bricolage e il suo giocattolino meglio riuscito.

Il signor Tuesti si appoggiò al tavolo con fare grave, le mani sotto il mento: "Lei prevede il futuro. Cait non è in grado di fare certe cose da sé: basta una sola previsione azzeccata e riuscirà a ritagliarsi pienamente il suo ruolo all'interno dell'AVALANCHE, mi pareva di averglielo già spiegato."

"Sarò il loro fortune-teller! E Reeve mi ha già messo dentro la mia Limit se mai dovessi finire a combattere con quelli!" Buffamente prese una mano di Cat, stringendola con tutta la forza tra le sue zampine guantate: "Tu mi dici cosa devo dire quando saremo al Golden Saucer, poi mi arrangio! Faccio entrare solo te nella mia testa perché tu sei proprio sfortunata, Catty."

Fece passare lo sguardo dall'uno all'altro, ancora più scombussolata di quanto non fosse davanti allo spettacolo del suo appartamento svaligiato: "Il Golden Saucer?"

"Ci sono i Chocobo. E io voglio vedere i Chocobo!"

"Penso sia un posto abbastanza azzeccato per far stabilire il primo contatto tra Cait e l'AVALANCHE. Il Golden Saucer abbonda di stranezze e dato che il nostro Settore 6 è stato così gravemente danneggiato…" Per un attimo si oscurò in volto, proprio come se un bambino cattivo gli avesse distrutto il trenino preferito con una mazza da baseball: "…Dicevo, il Golden Saucer è una tappa obbligata. Dobbiamo tentare laggiù e offrir loro una previsione che non potrà far dir loro di no."

Cait annuì con foga, ridendo sguaiatamente: "Non accettiamo un no. Io voglio vedere se quello che mi farai dire si avvererà sul serio, Catty!"

Cat ripensò ai cartoni animati e ai loro poteri specialissimi.

Si chiese a quale puntata del suo fossero arrivati.

 

**___**_***

Sproloqui dell'Autrice

Pensavo al rapporto Cait-Reeve. Non so perché, ma di solito i robot non sono troppo allegri di dover sempre essere alle dipendenze di qualcuno.

Ho letto sulla Ultimania Omega di FF7 come nel gioco più volte ci fosse una sorta di clash di personalità tra Reeve e Cait che andava non tanto a finire in una lotta furiosa tra i due, ma si poteva riscontrare nel modo di parlare dell'odiato gatto meccanico. E da qui la domanda: ma Cait ha un suo 'io' o è sempre Reeve che gli sta dietro?

A mio parere, il nostro beneamato Capodipartimento Tuesti doveva avere già i suoi impegni agli HQ per cui impazzire, che avere tempo libero per preoccuparsi anche di tutto quello a cui andava incontro il suo giocattolino; così ho pensato: metà e metà. Cait ha la sua personalità (programmata da Reeve, ma con un certo margine di evoluzione) in cui ogni tanto il signor Tuesti può fare una capatina, metterlo a tacere e parlare per conto suo. E per sistemare il tutto, una versatilissima connessione mentale (o neuronale. Evangelion insegna), capace ogni tanto di incepparsi. Perché si sa, gli architetti sono esteti e certe volte costruiscono certe meravigliose castronate...

 

**Stupida parentesi sul cibo.

Cosa mangiano Cat e il signor Capodipartimento?

Chashu ramen per la prima (senza birra. Non interesserà a nessuno, ma la nostra segretaria ha avuto un po' di cervello a non sbronzarsi davanti al suo capo), kitsune udon  per il secondo.

Il chashu ramen è un piatto cinese che ho scoperto leggendo "20th Century Boys" e mi è semplicemente rimasto impresso, mentre la scelta del kitsune udon non è tanto causale: il piatto si chiama così perché si dice che le volpi in Giappone adorino le cose dolci (l'ingrediente principale è infatti il tofu fritto in una pastella dolce) e inoltre il triangolo richiama la forma del loro musetto :3

Per dovere di cronaca, Cait Sith è per molti aspetti a mio avviso simile all'idea di volpe come compare nel folklore giapponese: orecchie a punta, occhi chiusi, ha capacità divinatorie… e può 'traformarsi' in altro, ovvero l'essere umano che ci sta dietro. Però nella tradizione sarebbe una bella donna… UHM.

 

*Angolino della brutta notizia

Torno all'università. Addio lunghe settimane di pura nerdaggine a gogò.

Grazie a Youffie per i betaggi fin qui, Shining Leviathan, The One Winged Angel e Poisonerlady per aver letto! ;D

   
 
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