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Autore: Atlantislux    21/02/2011    4 recensioni
Tutto ha un prezzo a questo mondo. Soprattutto la pace. Loro l'hanno dimenticato.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Irreparabile'
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"Cazzo, non ci posso proprio credere che quella svitata abbia fatto una cosa del genere."

L'abitacolo dello shuttle era completamente silenzioso, se si escludeva il chiacchiericcio di Alpha. Adducendo inesistenti problemi nella comunicazione Nicol aveva riferito solo lo stretto necessario a Miguel, temendo il momento nel quale se lo sarebbe trovato davanti. Già quella pazza di Lorran mancava a lui; non aveva il coraggio di pensare come sarebbe stato per Cecilia e il supervisore di Serpent Tail.

Ad eccezione di Alpha nemmeno Rox e Zechs, ai comandi, avevano voglia di parlare. Tenevano tutti gli occhi fissi sul visore principale dove ancora compariva il satellite che avevano da poco abbandonato, e che stava piano piano rimpicciolendo dietro lo shuttle. Nicol controllò il cronografo. Oramai, Lorran doveva aver compiuto la sua missione. Il giovane ebbe appena il tempo di alzare gli occhi sul video per assistere allo spettacolo del loro bersaglio che si trasformava in una piccola sfera di luce accecante, disintegrandosi nella vacuità del cosmo.

Lui sbatté le palpebre, sorpreso, mentre le teste dei compagni si giravano verso di lui.

"Ehi, che è successo? Non avevi detto che serviva un'arma nucleare per frantumare quell'affare?" lo aggredì Alpha, senza tuttavia nascondere un certo sanguigno apprezzamento nella voce.

Nicol aggrottò le sopracciglia, considerando la domanda. Non che gli interessasse molto la risposta, ma finché lo teneva occupato dal pensare ad altro la curiosità del corpulento Coordinator era la benvenuta.

"Ci siamo liberati delle restanti dosi di esplosivo prima di salire a bordo. Probabilmente quello, unito al fatto che le porte stagne fossero chiuse, ha fatto salire pressione e calore interni fino a disgregare la crosta." Nicol scosse le spalle. "O l'esplosione potrebbe aver coinvolto i generatori del satellite, o dei restanti depositi di C4 usato nelle prospezioni minerarie."

Alpha incrociò le possenti braccia, le labbra corrugate in una smorfia contrariata. "Mi prendi in giro, Bambi? Il C4 non salta in aria a contatto con il fuoco."

"Non ho appena parlato di pressione un attimo fa? Dimmi dove non ti è chiara la spiegazione che ti faccio un disegnetto" reagì Nicol, nervoso e rattristato, e per nulla disposto a subire la stupidità di Alpha.

Il quale sollevò le sopracciglia color azzurro cielo, stendendo la bocca in un sorrisetto. "Oh, ma che bravo, sei proprio il primo della classe in materia. Proprio come era scritto in quel giornale."

Il giovane pianista, che aveva deciso di rivolgere la sua attenzione al pannello di controllo, si voltò di nuovo verso il compagno, colpito da quella strana insinuazione.

"Giornale?"

"Sì. Quando Lorran ti ha chiamato Amalfi, sul satellite, sulle prime non avevo capito a chi si riferisse, ma il nome mi diceva qualcosa." Il sorriso di Alpha si allargò, e divenne apertamente beffardo. "Mi sono ricordato tutto. Nicol Amalfi, Athrun Zala, Yzak Joule e Dearka Elthman. I quattro figli dei Consiglieri che durante la guerra del San Valentino di Sangue si erano arruolati in ZAFT. Le vostre belle facce da principini dei quartieri alti erano in prima pagina sul giornaletto di ZAFT. Quanto ho riso con i compagni, giù a Carpentaria. Sembravate proprio quattro fighette."

La risata roboante di Alpha riempì l'abitacolo, e Nicol lanciò uno sguardo di avvertimento agli altri due suoi compagni che, seduti ai posti di comando, non si erano ancora voltati verso di loro ma che di certo ascoltavano ammutoliti.

Lui non poteva credere alla sua sfortuna. Aveva protetto la sua identità con cura durante tutti quegli anni, e quella stupida di Lorran l'aveva rivelata per leggerezza, forse senza nemmeno rendersi conto di quello che stava dicendo. Sul momento Nicol non aveva pensato che qualcuno l'avesse notato invece, tra tutti, proprio Alpha si era ricordato di quel cognome decisamente troppo famoso dieci anni prima.

'Anche da morta continua a fare danni' pensò Nicol, trafitto da una comprensibile fitta di sofferenza per la sua mancanza, e il gigante rise di fronte alla sua espressione infastidita, forse scambiandola per vergogna di fronte alla rivelazione.

"Avevamo anche scommesso su chi sarebbe crepato prima, e io ho perso di brutto perché avevo puntato su Joule. Invece eri tu. Non l'avrei mai detto, avevi la faccia di uno abituato a nascondersi dietro agli amici per farsi difendere da loro."

Nicol spostò di nuovo la sua attenzione sulla strumentazione di bordo, tentando di concentrarsi sulle varie lucette per far finta di non sentire gli insulti di Alpha. Dalle missioni che avevano portato a termine insieme aveva capito che era il modo con cui quel buzzurro si sfogava se qualcosa non andava per il verso giusto, ma quella volta Nicol non ci stava a fargli da parafulmine.

"Piantala, Alpha" lo avvertì, e fu come se avesse parlato al vento.

"Nemmeno avevamo capito se eri un maschietto o una femminuccia dalla foto" continuò imperterrito il compagno, furiosamente loquace.

"Chiudi la bocca."

Però, almeno una cosa buona l'ha fatta quella testa vuota di Lorran" chiosò ancora Alpha, accompagnando le parola con una curiosa risatina.

In qualche modo, Nicol seppe dove stava andando a parare. "Piantala. O, te lo giuro, ti spezzo il collo" grugnì, cercando di imitare Yzak quando minacciava qualcuno dei suoi sottoposti. Inutilmente.

"Cazzo. Sei bello come una modella, ricco sfondato con una famiglia che ti adora e, come se non bastasse, ti scopi una delle donne più intelligenti del mondo ma…" Alpha fece una pausa ben calcolata, e Nicol riuscì ad immaginarsi il ghigno ferale che tornava a torcere le labbra del compagno, "a letto sei una noia."

Alpha era seduto alla sua destra. Il giovane dai capelli verdi si sganciò con un movimento fluido la cintura di sicurezza e, aiutato dall'assenza di gravità, si allungò colpendo con il taglio della mano il Nexus dai capelli azzurri appena sotto la mandibola. Un soddisfacente schiocco accompagnò il gesto e Nicol si riaccomodò al suo posto appagato dal silenzio che finalmente era stato ristabilito.

Rox si girò a guardarlo, senza commentare. Poi spostò gli occhi su Alpha.

"Credo che tu gli abbia fracassato il giunto del collo."

"Non è la prima volta che gli succede. Cecilia lo sistemerà" rispose Nicol, assolutamente non impressionato.
Le parole di Rox fecero però riaffiorare il suo problema principale. Nicol si abbassò la testa tra le mani, chiuse le palpebre, cercando le parole con le quali avrebbe raccontato alla sua compagna la morte dell'amica. Come ovattata gli giunse la voce di Zechs.

"Avvio procedura di rientro atmosferico. Scudi termici supplementari abbassati. Anche il Nebula Blitz sta attraversando l'atmosfera senza problemi. Mettetevi comodi, raggiungeremo la base di Manila in tre ore."

Nicol riaprì gli occhi, ricordando improvvisamente una cosa per lui di importanza capitale. A Manila avrebbero atteso l'arrivo del resto del contingente internazionale per il debriefing, e tra loro ci sarebbero stati anche Athrun e Yzak, che Miguel gli aveva assicurato essere sani e salvi.

Il giovane si tastò le tasche della tuta, estraendo la caramella all'anice che conservava dall'inizio della missione. Era una po' schiacciata, ma si era salvata. Scartandola con attenzione, per non farsela sfuggire nella bassa gravità, Nicol se la mise in bocca, trovandola disgustosa. Deglutì, non vedendo l'ora di essere a terra e di riabbracciare i suoi genitori, Cecilia ed Athrun. Non avrebbe pianto fino ad allora, lo doveva alla memoria di Lorran, che di certo l'avrebbe preso in giro se si fosse lasciato andare ad un gesto così infantile.

"Ehi, Rox" chiese però al compagno, tentando di mantenere ferma la voce, "secondo te al bar della base di Manila avranno caramelle alla ciliegia?"



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Il rientro da una qualunque missione era sempre stancante, e Athrun ringraziò la bassa gravità mantenuta a bordo dell'Eternal Eclipse; se fosse uscito della sua unità in altre condizioni probabilmente gli si sarebbero piegate le ginocchia. Così si limitò invece a volteggiare elegantemente fuori, aggrappandosi al corrimano della passerella sistemata alla stessa altezza dell'abitacolo. Da lì si guardò in giro, avvistando Kira ed Yzak che si stavano avviando fuori dall'hangar. Kira gli fece un gesto, e lui si affrettò a seguirli, il cuore stretto da una morsa di preoccupazione.

Non aveva idea del perché l'amico l'avesse convocato a bordo, mentre il resto dei loro compagni procedeva verso la flotta orbitale di ZAFT sui propri mezzi, esattamente come se ne erano venuti, ma c'era qualcosa sul volto di Kira che lo disturbava. Un'ombra scura, incongrua dato il successo della missione.

 

Entrò dopo i suoi compagni in una piccola sala che era stata riservata al gruppo, dove la gravità era mantenuta ai livelli terrestri. Sentì immediatamente la differenza, ma cercò di dissimulare il disagio, preoccupato soprattutto per le espressioni dei compagni.

Gli unici arredi erano un proiettore olografico appeso al muro e, nel mezzo della stanza, un tavolo circondato da qualche sedia. Yzak si era seduto coi gomiti appoggiati al piano e le mani incrociate sotto al mento mentre Kira, invece, era in piedi davanti a lui, dalla parte opposta del tavolo.
Ad Athrun l'intera scena ricordò curiosamente un'udienza davanti ad un tribunale, ma non avrebbe saputo dire chi delle due parti formasse l'accusa e chi l'accusato. Il tutto gli fu chiaro non appena Kira aprì bocca e puntò, come un angelo castigatore, l'indice contro Yzak.

"Ho ricevuto poco fa un messaggio criptato da Cagalli. È stata per tutto il tempo insieme agli stati maggiori delle potenze della coalizione nella sala dove venivano seguite le fasi dell'attacco. Mi ha riferito cose sorprendenti, che già sospettavo."

Ad Athrun una spiacevole sensazione di ansia cancellò completamente la stanchezza. Aveva idea di che tipo di spettacolo fosse stato offerto a Cagalli, sapendo benissimo che lei non l'avrebbe mai potuto approvare.

Yzak sollevò un angolo della bocca, e un sopracciglio, in un sorrisetto ironico. "Oh, e così ha pensato bene di chiamare il suo fratellino per sfogarsi."

"Sì. Dopo aver causato vari incidenti diplomatici con quasi totalità dei rappresentanti degli altri stati."

"E io cosa c'entro in tutto questo?"

Kira si appoggiò al tavolo, fissando Yzak quasi truce. "Cagalli ha già minacciato un'interrogazione formale in seno al Consiglio di Sicurezza, ma tanto sappiamo già che i rappresentati della Federazione Atlantica e di PLANT negheranno tutto, e lei non riuscirà mai a trovare le prove. Io però voglio sapere la verità da te, perché immagino che tu fossi informato della cosa."

L'albino scosse le spalle, imperturbabile in volto. "Non posso dirti la verità se non ho la minima idea di quello di cui stai parlando, e del perché sei così sicuro che io sia coinvolto."

Per una frazione di secondo gli occhi di Kira si posarono su Athrun, il quale temeva il momento in cui sarebbe stato chiamato in causa. Nessuno gli aveva detto niente, ma lui sapeva. Non poteva fare finta di niente e lasciare che i suoi amici si scannassero.

Kira si raddrizzò, squadrando le spalle e assumendo un'aria grave. "Il gruppo che i vertici della coalizione hanno inviato su Bandit per arrestare i Nova ha compiuto una vera e propria esecuzione di massa" declamò con una certa enfasi, per dare più forza alle sue parole. Poi sul suo volto apparve una smorfia sprezzante. Athrun non ricordava di avergliela mai vista prima. "Non prendermi in giro con quella balla che andrete raccontando al mondo. Quelli erano tutti Coordinator, e dello stesso 'tipo' del vostro amico Nicol. Mercenari pagati per liquidare un problema. Non erano questi gli ordini del Consiglio di Sicurezza che tu, i tuoi uomini, e questi altri avete volutamente ignorato!"

"Kira…" cominciò Athrun, prontamente bloccato da Yzak.

"Quali ordini?" sibilò l'albino, glaciale come i lampi che lanciava dagli occhi. "Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza non vincolano i comandanti sul campo. La raccomandazione era di catturare quanti più terroristi possibili, ma come hai visto non è stato possibile. O ti è sfuggito quanti di loro si sono suicidati pur di sottrarsi alla giustizia? Immagino che per quelli sul satellite sarà stato lo stesso."

"Non è quello che Cagalli mi ha raccontato di aver visto. Tutte le immagini mandate in onda e diffuse in rete sono state manipolate. La verità è che quelli hanno sparato su civili indifesi, e fatto poi saltare in aria il satellite per nascondere le prove" Kira calò entrambe le mani a pugno sul tavolo. "Come giustifichi questo inutile massacro, Comandante?"

Disturbato da quello che aveva sentito, senza farsi troppo notare Athrun afferrò lo schienale della sedia che aveva accanto e lo stinse fino a sentire male ai polpastrelli. Non si era fatto illusioni. Vigliaccamente non aveva chiesto a Nicol i dettagli della sua missione, ma se li era immaginati comunque. Dentro di sé, sapeva che chi aveva ordinato lo sterminio dei Nova non era del tutto in errore, ma lo sguardo oltraggiato e ferito di Kira gli fece ricordare volti e parole del passato, che violentemente gli si riaffacciarono alla memoria.
All'immagine del terrorista che lui stesso aveva bloccato nel palazzo del Parlamento di Orb si sovrappose quella di Cagalli che, tanto tempo prima, gli aveva urlato, quasi insultandolo, che senso avesse vendicarsi uccidendo chi aveva ucciso, intrappolati in un'inutile spirale di violenza. Come erano diverse quelle parole da quelle di suo padre, che anche in punto di morte gli aveva ordinato di difendere il suo popolo sterminando i Natural.

Yzak scosse la testa. "Inutile? È stato il prezzo da pagare, Kira. O pensi che la pace di cui oggi gode il mondo sia gratis? Beh, non lo è." Il giovane si alzò in piedi, gli occhi carichi di disprezzo che in qualche modo Athrun seppe non rivolto a nessuno nella stanza, ma alla difficile situazione nella quale si erano trovati impantanati. "Io, tu, Lacus e il tuo amico Athrun, Nicol e tutti gli altri Coordinator e Natural. Quanto abbiamo sofferto perché i conflitti tra la Terra e PLANT cessassero? Pensi che avremmo davvero lasciato liberi quegli idioti di rovinare tutto in nome di una stupida vendetta?" Yzak fissò a quel punto Athrun. "Visto che ha voluto qui anche te, cosa ne pensi di tutto questo?"

Chiamato in causa, l'Ammiraglio strinse le labbra, e si prese un attimo di tempo prima di rispondere. Fissò entrambi gli amici, per poi concentrare la sua attenzione su Kira. Gli costava quello che stava per dire, ma non poteva tacere. E, comunque, l'amicizia tra lui e il compagno di Lacus aveva superato prove ben peggiori.

"Questa volta Yzak ha ragione" proferì, facendo finta di non notare l'ombra di disappunto che passò sul volto di Kira. "Abbiamo fatto la cosa giusta, per salvaguardare ciò che avevamo conquistato con così grandi perdite."

Come prevedibile, l'amico scosse la testa. L'aveva deluso, glielo leggeva in faccia, ma non poteva permettersi di essere un idealista quando aveva un paese intero da difendere.

"Quindi non farai niente per rimediare?"

Athrun aprì le braccia. "E cosa avresti in mente? Denunciare i vertici della Federazione e di PLANT per... cosa? Omicidio? Ricordati del supporto di cui godono i Nova presso l'opinione pubblica, una cosa del genere farebbe rivoltare masse di persone contro i loro stessi governi." L'Ammiraglio addolcì la voce, notando l'espressione turbata di Kira. Il compagno di Lacus non era stupido e sapeva anche lui quello che rischiavano, ma andare contro i suoi principi morali era evidentemente una cosa che lo ripugnava. Athrun, che lo conosceva dall'infanzia, ne era perfettamente consapevole.

"E comunque anch'io sono responsabile" riprese, "perché sapevo e non ho detto nulla. Non sfuggirò alle mie colpe, e appena tornerò ad Orb rassegnerò a Cagalli le mie dimissioni." Le labbra di Athrun si piegarono in un sorrisetto sghembo. "Mi ritirerò a vita privata per dedicarmi alle mie figlie."

Malgrado la situazione anche Kira sorrise leggermente, alleggerendo l'atmosfera tesa della sala. "Vorrei essere presente alla scena, ma qualcosa mi dice che non te la caverai così facilmente. Mia sorella ti troverà di certo qualche infame incarico da portare a termine. E tu, invece?" chiese il bruno Coordinator ad Yzak, accompagnando la domanda con un cenno della testa.

Una fredda risatina accolse le sue parole. L'albino incrociò le braccia al petto e riuscì a liquidare sia Athrun che Kira con un unico sguardo di disprezzo. "Io? Di certo non rinnego la decisione del Presidente del Consiglio Supremo di PLANT. Né provo pietà per quei bastardi. Mi dispiace solo di esserci affidati ad una società esterna per risolvere la questione" scandì orgogliosamente.

"Anche se non te ne frega niente anche tu hai delle responsabilità in quello che è successo" gli fece notare Kira.

Yzak rispose con l'ennesima alzata di spalle. "Ne risponderò a chi di dovere. E, adesso, se abbiamo finito con questa sceneggiata tornerei al mio mezzo. Siamo quasi giunti al punto di rendez-vous con il resto della flotta, e non voglio arrivare a bordo dell'Eternal come una principessa in portantina."

Detto quello si girò, e marciò in direzione della porta. Che si aprì senza preavviso, facendo quasi scontare Yzak con Martin DaCosta, il Comandante della nave. L'uomo fece irruzione nella sala fermandosi a pochi passi dall'albino.

"Ho ricevuto una comunicazione criptata dal Consigliere alla Difesa. Abbiamo un problema."

DaCosta volse gli occhi al proiettore olografico e lo accese con un comando vocale. Il canale selezionato era una delle principali reti televisive di PLANT, e stava trasmettendo un notiziario. Gli occhi dei presenti si fissarono sulle immagini, le stesse che dovevano avere così indignato Cagalli. Dopo qualche secondo, Athrun ebbe la tentazione di volgere gli occhi altrove. Erano un palese stravolgimento della realtà e, tuttavia, svolgevano bene la loro funzione di far passare i Nova come niente altro che spietati criminali. L'illusione era perfetta. Qualcuno probabilmente si sarebbe fatto delle domande, ma i più avrebbero creduto a quello che vedevano; lui era certo che sarebbe andata così. Quindi, dov'era il problema?

Un'annunciatrice si sovrappose alle immagini, l'aria composta e seria che contrastava con il massacro che ancora andava in onda alle sue spalle. Athrun si concentrò su di lei.

"C'è un aggiornamento sull'assalto delle forze della coalizione al satellite occupato dagli estremisti del gruppo chiamato Nova. Non abbiamo notizie sul numero dei caduti tra i soldati, né su quanti terroristi siano stati uccisi o catturati, sappiamo solo che l'attacco ha avuto esito positivo." La donna si interruppe un attimo, facendo saettare gli occhi da parte, come a voler controllare qualcosa su uno schermo laterale. Poi ritornò a fissare il pubblico. "Da notizie appena diramate, che il Dipartimento della Difesa non ha ancora smentito, il successo della missione si deve soprattutto al coraggio del Comandate del plotone d'assalto, per l'ora l'unico caduto confermato, che si è sacrificato per permettere ai suoi uomini di lasciare il satellite." Lo sguardo della donna da grave diventò solenne. "Lorran Martinez si era arruolata in ZAFT alla tenera età di sedici anni. Un anno dopo, seppur giovanissima, aveva assunto il comando di una delle unità di incursori dell'esercito, rinunciando alla propria identità per non mettere in pericolo la sua famiglia. La vediamo qui in una foto di repertorio, scattata il giorno della consegna dei diplomi all'Accademia di ZAFT."

La ragazza che apparve sullo schermo, rotondetta e abbigliata con la divisa verde dei diplomati generici, condivideva con la Lorran che Athrun conosceva giusto il nome e il colore di capelli. Per il resto niente accomunava l'intrigante bellezza della Nexus a quella giovane dai lineamenti del viso grossolani, l'aspetto insignificante che poteva risultare interessante per qualcuno solo perché aveva la freschezza dell'adolescenza. Non sembrava neppure una Coordinator. Se in Nicol si poteva vedere la somiglianza con il ragazzo che era stato, Lorran era completamente diversa, anche se le labbra piegate in una smorfia sbarazzina, sprecata su quel viso, lasciavano presagire cosa sarebbe diventata.

Athrun si accorse di avere la gola secca. Deglutì con difficoltà, spostando la sua attenzione su Yzak. L'amico era ancora più pallido del solito, la bocca serrata e le mani strette a pugno abbandonate lungo i fianchi.

"Brutta stronza" esalò infine, sorprendendo Athrun per l'indolenza con cui aveva pronunciato quelle parole.

"Qual è il problema?" chiese Kira, aggrottando le sopracciglia.

Yzak gli rispose senza nemmeno guardarlo, gli occhi ancora fissi sullo schermo. "Che gli accordi con quella della Federazione Atlantica stabilivano che quelli avrebbero dovuto essere i loro soldati."

"Continuo a non capire."

"Ma sei idiota o cosa?" abbaiò stavolta Yzak, attraversando la stanza e portandosi davanti a Kira. Athrun si mosse appena in tempo per mettersi tra di loro.

"Calmati" intimò all'albino, che gli si avvicinò minaccioso, spostando il bersaglio della sua ira da Kira a lui.

"Ma non ci arrivate?" gli sibilò. "Attribuendosi il merito della missione quella troia ha lasciato trapelare che noi siamo coinvolti, mentre in questo momento era opportuno che fossero i federali ad accollarsi la responsabilità di aver eliminato i Nova. Non siamo certi di avere il favore dell'opinione pubblica, per cui non era affatto il caso di esporsi. Fino a qualche giorno fa volevamo addirittura tenere l'intera operazione segreta." Yzak mosse convulsamente un braccio verso lo schermo. "E quella ha rovinato tutto!" ululò, quasi assordando Athrun.

DaCosta fece un passo verso di loro, chiaramente imbarazzato. "Il Consigliere non sa come la notizia sia arrivata ai media, ma oramai si sta diffondendo ovunque, anche sulla Terra." L'uomo allungò verso Yzak un auricolare, che l'albino fissò come se fosse una granata. "Ti vuole parlare per conto del Presidente, pretende spiegazioni."

Senza aggiungere altro Yzak afferrò l'apparecchio, grugnendo distintamente e marciando fuori dalla stanza. Athrun era certo che non sarebbe stata una conversazione piacevole.

Sospirò profondamente e, avvertita la mano di Kira su una spalla, si girò a fronteggiarlo. L'amico stava stranamente sorridendo. "Vedi" gli disse, "ognuno deve prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Non aveva detto lui stesso che ne avrebbe risposto a chi di dovere?"

Athrun annuì, non potendo che essere d'accordo, e cominciando a pensare a quello che avrebbe dovuto raccontare a Cagalli. Guardò con desiderio la porta dietro alla quale Yzak era scomparso e, per quanto probabilmente il Consigliere alla Difesa stesse pretendendo la sua testa, mai come in quel momento desiderò essere al suo posto.



Orb, residenza dell'Ambasciatore Amalfi, 28 giugno


Era usanza di Orb che all'insediamento di un nuovo rappresentante diplomatico questo desse una festa, invitando gli altri colleghi Ambasciatori, le più alte cariche civili e militari del governo dell'Emirato, insieme a personaggi di spicco della società. A causa degli attacchi di Nova il cocktail di benvenuto dell'Ambasciatore di PLANT era stato rinviato ma, una volta cessata la minaccia, il ritrovarsi a festeggiare aveva preso anche ben altro significato.

Athrun, vestito nella sua divisa di gala e con Cagalli appesa al braccio, vagava per i saloni salutando blandamente i conoscenti, ogni tanto intrattenendosi a scambiare quattro chiacchiere, quasi sempre su questioni politiche e che vertevano sull'apertura ad Orb, oramai prossima, del tribunale internazionale per crimini contro l'umanità, creato in tempo record dall'Assemblea delle Nazioni Unite per giudicare i Nova.
Cagalli aveva mantenuto fede alle sue parole, e offerto il suo paese come sede della corte. La giuria si sarebbe riunita la settimana successiva, mentre su una delle isole dell'arcipelago erano già stati riuniti tutti i mancati kamikaze, e assortiti membri di Nova, catturati dalle forze di sicurezza mondiali. I rispettivi paesi erano stati ben contenti di estradarli e consegnarli alla polizia di Orb che, quasi da un giorno all'altro, si era trovata a gestire l'accoglienza e la detenzione di qualche centinaio di persone.

Athrun, pur non avendo avuto lui stesso un momento di riposo nelle passate settimane, ringraziava in qualche modo la situazione che aveva impegnato duramente Cagalli, e che le aveva impedito di trascinare a lungo la collera per quello che era successo sul satellite. Una volta tornato l'aveva assalito e si era sfogata con lui per non essere riuscita a capire quello che politici più navigati avevano architettato alle sue spalle; e Athrun non aveva potuto fare altro che fornire il suo appoggio morale e offrirle le sue dimissioni, ovviamente respinte.

Sospirando, e ascoltando l'ennesimo funzionario che raccomandava alla giovane governante di essere cauta nei suoi rapporti con la Federazione Atlantica, Athrun sognò che invece Cagalli le avesse accettate, così non avrebbe avuto nessun ruolo ufficiale e sarebbe potuto rimanere a casa con le figlie. Si sentiva esausto, e quello che avevano passato aveva fatto riaffiorare ricordi mai cancellati e riaperto ferite mai completamente rimarginate, tanto che attendeva con fervore il momento in cui i lavori della corte si sarebbero chiusi, per poter finalmente concedersi una lunga vacanza con la famiglia. Cagalli ne aveva bisogno quanto lui, glielo ripeteva ogni sera.

Stava morendo di sete, per cui approfittò di una pausa nella conversazione per sfilarsi discretamente il braccio della moglie, salutare il noioso funzionario, e allontanarsi verso la sala dove era stato allestito il rinfresco.

Schivò politici, militari e rispettivi accompagnatori e dame riuscendo a non essere fermato da nessuno, e si fermò solo davanti all'angolo delle bevande. I camerieri erano già impegnati a servire altre persone, quindi si mise in composta attesa, scrutando la donna davanti a sé. Era alta poco meno di lui e indossava un vestito lungo, rosso fuoco, dal particolare taglio asimmetrico che copriva il braccio sinistro fino al polso lasciando scoperto l'altro. L'abito era splendido, e rendeva aggraziato il corpo androgino di chi lo indossava. Athrun, che sapeva di non capirci nulla di bellezza femminile, guardò però indulgente le spalle larghe e magre della donna e i fianchi stretti, tipici di qualcuno che non era mai propriamente uscito dall'adolescenza.

Si preparò un sorriso e quando lei si girò, con due bicchieri dal lungo stelo in mano, la salutò con sufficiente calore. "Cecilia."
Era truccata alla perfezione e i capelli, per una volta lisci, le cadevano morbidi attorno al viso, rendendolo meno severo. Athrun doveva ammettere che vestita e acconciata a dovere non faceva una brutta figura. Però per una qualche ragione si sentì fiero della sua Cagalli, splendida anche in tuta da lavoro.

Cecilia si avvicinò, cercando vanamente, con la mano che non reggeva i bicchieri, di tenere chiuso lo spacco che le lasciava scoperta quasi tutta la gamba destra; che non fosse abituata a vestirsi in quel modo era palese.

"Scusa se prima non vi ho salutati a dovere" le disse Athrun in tono leggero, per metterla a suo agio. Ultimamente l'aveva vista spesso, e i rapporti tra loro erano migliorati, anche se lei rimaneva ancora piuttosto fredda nei suoi confronti. "Io e Cagalli siamo stati assaliti subito dai cortigiani di palazzo."

"Non ti preoccupare, anche Nicol è stato sequestrato dalla madre e da Nina non appena arrivato." Cecilia fece un vago cenno della testa verso la parete. "Hanno insistito perché suonasse qualcosa."

Athrun aveva notato le note di un pianoforte che facevano da discreto sottofondo alle conversazioni, ma non avrebbe mai pensato che ci fosse proprio Nicol dietro la tastiera.

"Sono felice che abbia ritrovato la voglia di esibirsi in pubblico" commentò, sinceramente emozionato.

"Sì, è un altro piccolo passo verso la normalità. Mi ha confessato che vorrebbe dare un concerto per voi tra un po', quando sarà migliorato."

Athrun aggrottò le sopracciglia. "A me sembra un'esecuzione perfetta!"
"È quello che gli hanno detto tutti, ma sai che è un perfezionista, e vuole fare bella figura davanti ai suoi amici."

Cecilia abbassò gli occhi, e non fu una sorpresa per Athrun notare un leggero rossore che le colorava le guance. Da quel punto di vista le faceva tenerezza; nonostante l'età e il suo ruolo sembrava una ragazzina alla sua prima cotta. Giorni prima l'aveva vista piangere senza ritegno alla commemorazione in onore della sua amica Lorran, e aveva avuto la conferma che era fin troppo protettiva nei confronti delle sue 'creature', non il mostro insensibile che lui si era immaginato prima di conoscerla davvero.

"Era così anche all'Accademia" le disse. "Dearka lo prendeva sempre in giro perché era il primo a consegnare i test e a rispondere alle domande dei docenti. Senza contare la sua porzione di stanza, dove regnava un ordine assoluto."

Cecilia si mise a ridere, facendo ondeggiare pericolosamente il contenuto dei bicchieri. "Un vero secchione! Lo immaginavo."

"Lo puoi giurare, era il più giovane del gruppo ma si faceva valere in classe." Athrun le scoccò un sorriso sincero. "Avrei dovuto dirtelo prima ma… grazie per avercelo ridato."

Cecilia scosse le spalle e, incredibilmente, si esibì in un'occhiata maliziosa. Lui non l'avrebbe mai reputata in grado di farlo.

"Il piacere è mio, direi. Adesso vado a portargli il suo succo di frutta, starà morendo di sete."

Detto quello Cecilia si allontanò, goffa nel suo abito troppo impegnativo per lei ma con in viso un'espressione estatica che la ingentiliva molto. E Athrun sentì, incredibilmente, una fitta di invidia per quel rapporto insolito ma saldissimo.

"Che fai? Spii le fidanzate dei tuoi amici?"

Athrun sospirò distogliendo gli occhi da Cecilia per fissarli su Miguel, che si era materializzato al suo fianco. Non l'aveva notato prima; forse si stava servendo al tavolo delle bevande a giudicare dai due bicchieri colmi a metà di un liquido ambrato e ghiaccio. Il biondo spinse uno dei due in mano all'amico, e indicò con il pollice una porta-finestra che dava sulla terrazza.

"Usciamo, ti devo parlare."

L'Ammiraglio lo seguì senza fiatare.



Miguel aveva deciso che avrebbero dovuto bere whiskey invecchiato, come Athrun scoprì al primo sorso. Storse il naso al sapore acre, e stabilì che non sarebbe mai riuscito ad apprezzare quel liquore. Miguel invece ne bevve quasi metà, prima di appoggiarsi indolentemente alla balaustra della terrazza. Condividevano l'ampio spazio con una coppia che chiacchierava a bassa voce, sufficientemente lontani da loro. Dalle porte-finestre aperte filtravano i suoni della festa, amalgama indistinta di frammenti di conversazioni, posate e calici tintinnanti, e la musica del pianoforte.

Miguel era impeccabile nel suo vestito nero, al quale la maschera che indossava si adattava stranamente bene, come se fosse parte dell'abbigliamento. Nel suo comportamento non c'era niente di diverso dal solito, scanzonato Miguel; solo le labbra erano piegate in un sorrisetto remoto, che non gli apparteneva. Erano così da un po' di settimane.

Visto che non accennava a parlare, Athrun decise di cominciare lui con qualcosa che gli stava particolarmente a cuore.

"Ho ricevuto oggi il nuovo supervisore di Serpent Tail, che si occuperà della sicurezza dei giurati del tribunale internazionale. È un tipo in gamba."

Miguel confermò con un cenno della testa. "Sì. È una palla che mi abbiano sollevato temporaneamente dall'incarico, anche se li capisco. La responsabilità è stata mia. Ci è andata bene, ma poteva essere un disastro."

"Lo so. E, se ti può consolare, sappi che Cagalli ha fatto il diavolo a quattro quando ha saputo di questo accordo; come puoi immaginare, conoscendo il vostro ruolo nell'attacco non voleva più avere a che fare con voi, ma il Ministro dell'Interno le ha fatto cambiare idea minacciandola di spedire le forze di polizia in ferie forzate per due mesi." Una risatina nervosa salì alle labbra di Athrun. "Gli Emiri sono spaventati a morte all'idea di dover accudire centinaia di terroristi, non volevano anche prendersi la responsabilità di difendere i giurati. E, visto che la metà di loro sono nordamericani…"

"Il tuo governo ha accettato volentieri l'offerta della Federazione Atlantica di pagare di tasca propria un servizio di protezione privato" terminò Miguel per lui, sorseggiando quello che restava del suo drink. "Per questo ti dicevo che è andato tutto bene."

"Già. Ne devo dedurre che i federali siano rimasti dopotutto soddisfatti del vostro lavoro durante l'attacco?"

"Ci puoi giurare. Dopo lo shock iniziale si sono resi conto che tutto stava andando come pianificato. Loro hanno nominalmente fornito gli uomini, e osannati per quello, PLANT ha messo a capo del gruppo una… beh… una veterana che ci ha rimesso le penne e per quello sarà ricordata come un'eroina. Quindi, tutte e due le parti sono state accontentate, il nostro contratto onorato e nuovi accordi firmati. È stata una missione ben riuscita…"

Miguel lasciò la frase in sospeso, e sollevò il bicchiere come a voler mimare un brindisi. Poi se lo portò alle labbra scolandolo in un sorso.

"Completamente?" chiese Athrun, con tutto il tatto di cui era dotato. Intuiva che Miguel si volesse togliere un peso dalle spalle, e sapeva anche quale.

"No cazzo, no! Io sono rimasto l'unico inculato di questa storia. Quello che è stato sospeso e che non riceverà che metà della paga pattuita" esplose il biondo, mascherando il tono seccato con un ghigno che pretendeva di essere divertito. "E tutto per colpa di quella troietta."

Athrun si avvicinò alla balaustra, appoggiandovi il bicchiere. Sapeva da Nicol che lei e Miguel avevano una storia, ma non si sentiva così intimo del suo ex-tutor per andare a chiedergli lumi proprio su quello. Preferì spostare il discorso su altro.

"Hai capito cos'è successo?" gli domandò. Come fossero filtrare le notizie era ancora un mistero per tutti.

Miguel annuì. "Sì. Qualche giorno fa sono stato contattato dal suo studio legale. Mi hanno spiegato tutto." Il biondo sogghignò, appoggiando il bicchiere vuoto e afferrando quello di Athrun. "Era meno stupida di quello che tutti pensavano. D'altronde, rimaneva sempre una Coordinator. E questo lo bevo io, visto che a te chiaramente fa schifo."

L'Ammiraglio lo guardò prendere un sorso, per poi girarsi verso il parco, gli occhi coperti dalla maschera fissi sulle punte degli alberi. Non fece commenti. Non ce n'era ancora bisogno.

"Doveva aver pianificato tutto da molti mesi, aspettando solo il momento giusto. Si è fatta preparare da qualcuno un comunicato stampa e un finto profilo che, al termine della missione, il suo legale ha fatto avere ai principali media terrestri e di PLANT, e diffuso in rete."

Athrun aggrottò le sopracciglia. "Ma chi l'ha ricevuto non ha controllato con il Dipartimento della Difesa di PLANT?"

Miguel scosse le spalle. "Era una notizia troppo ghiotta per non essere mandata in onda immediatamente. E ricordati che era stata inviata a diversi media in contemporanea. Tutti avranno pensato che se avessero chiesto una conferma sarebbe arrivata troppo tardi, e avrebbero perso lo scoop. In seguito, constatato che la presunta comandante era diventata l'idolo delle folle, evidentemente il Dipartimento non ha più ritenuto necessario negare qualcosa che andava a vantaggio di PLANT."

"Ma perché ha fatto una cosa del genere?" fu l'unica domanda che venne in mente ad Athrun. Che i compagni di Miguel fossero strani non era una novità, ma Lorran con quella mossa li aveva battuti tutti.

"Non chiederlo a me. Si considerava una star, e pretendeva ammirazione e adorazione. Ma non avrei mai pensato che aspirasse a diventare un… simbolo." Miguel fu scosso da una secca risatina. "L'avvocato mi ha convocato per la lettura del testamento, dove era specificato che avrei dovuto essere messo a conoscenza di tutto. Lui è tenuto al segreto d'ufficio e non ha fatto trapelare nulla. Noi due, Cecilia e Nicol siamo gli unici a conoscere l'intera storia."

Athrun si pentì di essersi fatto fregare il bicchiere da Miguel. Aveva improvvisamente voglia di bere. "È stato un piano ben congegnato" riuscì solo a commentare, stupito da quella giovane che lui conosceva solo di sfuggita, e che non gli era certo sembrata una brillante stratega. Evidentemente si era sbagliato, e doveva riconoscere che Lorran, per se stessa, era stata in grado di forgiarsi un ricordo forse imperituro nella memoria del mondo.

"Sì. E non è finita. Quella pazza ha lasciato tutti i suoi averi a me e a Cecilia, e non è che fosse ricca sfondata. Guadagnava molto ma spendeva altrettanto. Il problema è che ho dovuto fare una cosa per poter incassare."

"Cosa intendi?"

Con un sospiro, e sempre senza guardarlo, Miguel si sciolse la cravatta, si slacciò i primi bottoni della camicia e ne scostò il colletto. Alla base del collo aveva tatuato un cuore, con inscritti due nomi: il suo e quello di Lorran.

Athrun boccheggiò tentando disperatamente di non mettersi a ridere.

"L'ultima trovata di Lorran. E me lo dovrò tenere per anni o la mia parte andrà in beneficienza."

"Beh, ma non hai detto che non era molto? Potevi rifiutare se era un così gravoso sacrificio."

Athrun l'aveva detto il più seriamente possibile, ma il volto di Miguel aveva una smorfia divertita quando finalmente si girò verso di lui.

"Athrun. Chiudi il becco e torna da tua moglie. Vedo bene che ancora dopo anni sei proprio lento a capire certe cose."

L'Ammiraglio aggrottò le sopracciglia, chiedendosi dove avesse perso qualche passaggio. Miguel era tornato serio, e sembrava aver dimenticato la sua presenza mentre riprendeva a bere.

"Mi dispiace, comunque" gli fece Athrun, mentre si girava per andarsene.

"Non devi, anche Cecilia se n'è fatta una ragione. Lorran è vissuta e morta come ha voluto, al momento e nel posto che aveva deciso. Con il lavoro che faccio, spero anch'io di avere la stessa fortuna."

Miguel gli dava le spalle, e Athrun non riuscì a capire, dal suo tono sobrio, se credesse davvero in quelle parole o se fossero solo un tentativo di risollevarsi il morale. Ma giudicò che fosse meglio andarsene e, come gli aveva suggerito l'amico, cercare Cagalli. Aveva un'improvvisa voglia di vederla.



Ci mise un po' a ritrovare la moglie. Si era rifugiata nello studio dell'Ambasciatore, la porta chiusa e protetta da una guardia del corpo. Athrun venne fatto passare senza problemi, e la scoprì accoccolata sul divano, scalza, l'ampio abito sistemato in qualche modo attorno a lei. Era madre di due bambine, ma in quel momento gli sembrò una ragazzina.

Si sedette accanto a lei e Cagalli, senza una parola, si spostò appoggiando il capo sulla sua spalla.

"Sei stanca?" le chiese Athrun.

"Esausta."

"Vuoi tornare a casa?"

"No, ho ancora persone da vedere. Ma non sopporto più tutte queste facce soddisfatte, liete dello scampato pericolo." Cagalli affondò i denti nel labbro inferiore, strofinandosi i palmi delle mani contro le palpebre. "Come se ci fosse qualcosa da festeggiare! Come in tutte le guerre che abbiamo combattuto insieme, anche qui non ci sono stati vincitori o vinti, ma solo vittime."

Athrun, reduce dal colloquio con Miguel, sorrise stancamente, scostandole una ciocca dalla fronte. "Tutti noi che abbiamo combattuto direttamente con i Nova lo sappiamo."

In realtà lui dubitava molto che Yzak, Cal Payang o gli altri militari avessero qualche rimorso, ma non era il caso di puntualizzarlo.

Sovrappensiero, Cagalli si lisciò la gonna. "Il tuo amico Nicol, prima, mi ha porto le sue scuse, visto che era lui che guidava il gruppo d'assalto." La giovane ridacchiò. "Scuse formali, del resto. Perché ha tenuto a sottolineare che i Nova erano un pericolo che andava rimosso per il bene dei cittadini del mondo; mi ha confessato che gli avevano fatto pena, ma che la vita della sua famiglia e dei suoi amici era più importante." Cagalli lanciò una veloce occhiata ad Athrun. "Ha usato proprio queste parole. Scusa, da come me ne parlavi sempre non mi pareva un tipo con così… rigidi principi."

"Nicol è cambiato molto. Anche se pure a quindici anni aveva le idee molto chiare su quello per cui valeva la pena combattere. Molto più di me."

Cagalli si limitò a sospirare. "Come vorrei avere io le sue granitiche certezze, invece di questi dubbi. Mi chiedo se ne sarà valsa a pena di ospitare qui il tribunale. Se mio padre avrebbe fatto lo stesso. Se saremo in grado di gestire la situazione. Soprattutto, se è stato giusto esporre così il mio paese."

Athrun annuì. Anche lui si era fatto le stesse domande. "La tua popolarità è in crescita, non dovresti preoccuparti."

"Per quello che mi interessa!" La giovane ebbe un moto di stizza. "Quello che pensano di me i miei concittadini è l'ultimo dei miei problemi. Non mi importa di essere odiata come persona, voglio solo il bene di Orb."

Lui non seppe cosa risponderle. Avevano già affrontato tante volte quell'argomento, e sapeva che i dubbi di Cagalli avevano radici profonde ma che, di solito, era capace di superarli con la sua proverbiale testardaggine. Infatti…

Di scatto la moglie si alzò, rassettandosi il vestito e sbuffando. "E dovrò ficcarlo bene in testa a quegli zucconi di Ministri nel consiglio di domani, che pensano che io sia troppo volubile e infantile per guidare il paese." Si girò imperiosa verso Athrun. "Andiamo su, devo ancora salutare una cinquantina di persone prima di poter tornare a casa."

Poi si avviò a larghe falcate verso la porta, lasciando Athrun a sospirare sconsolato sul divano. Era convinto che Cagalli sarebbe diventata un ottimo capo di stato, ma non avrebbe certo osato discutere con lei su quanto fosse volubile; era una battaglia persa in partenza. Quanto all'accusa di infantilismo, l'Ammiraglio guardò per terra e si passò una mano tra i capelli, divertito.

"Hai dimenticato le scarpe" le urlò, abbassandosi per prenderle e correndole dietro. Da quel punto di vista forse non sarebbe mai cambiata, ma lui l'amava anche per quello.



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Scusandomi per il ritardo, ecco qui il sospirato penultimo capitolo! Spero vi sia piaciuto e, tra qualche giorno, arriverà l'epilogo che concluderà, spero degnamente, questa lunga storia.
Ringrazio qui Shainareth per il betaggio e le gustose note che mi lascia a margine, e tutti voi lettori e commentatori.
Un ringraziamento speciale va a MaxT che mi ha dato il permesso di mostrarvi le sue elaborazioni su Athrun e Yzak. Fangirl scatenatevi! ;)
http://img20.imageshack.us/i/athrun.jpg/
http://img715.imageshack.us/i/yzak.jpg/

  
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