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Autore: Ai_Sellie    21/02/2011    5 recensioni
La ama, ma non la capisce.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Sdentato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per la prima settimana del COW-T: The Clash of the Writing Titans, la nuova iniziativa di Maridichallange, sul prompt neve.
(Io volevo stare con la miki, però. *si sente sola, nella sua squadra ;A;*)
Partecipa anche alla San Valentino VS San Faustino Challenge di Fanworld.it =3

Betata dalla gentilissima zia_chu <3

Warning: Angst.(?) Violenza.(?) Linguaggio. OOC. (La caratterizzazione di Astrid lascia parecchio a desiderare, purtroppo. .A.)
(Cioè, parliamone. Ma sono riuscita sul serio a scrivere una cosa semi-angst su un fandom del genere?! *se ne vergogna terribilmente*)
Da notare la mia totale incapacità di mettere i warning corretti. XD


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Hiccup si inginocchia sul pavimento e raccoglie i cocci dell’ennesimo piatto andato in frantumi.
I chicchi di grandine picchiettano insistenti contro le assi di legno ed Hic è oramai già rassegnato alla noiosa consapevolezza che toccherà a lui salire sul tetto a ripararle, quando, tra qualche giorno, il tempo si deciderà a dare al villaggio un attimo di tregua e qualche raggio di Sole.
Getta nel cestino quel che resta della stoviglia, ma, sbadato com’è, si taglia l’indice con uno dei frammenti.
Rimane un attimo incantato a guardare la goccia di sangue formarsi sulla punta del dito, poi lo immerge nel secchio dell’acqua pulita.
Sdentato non ha smesso un secondo di seguire con attenzione i movimenti dell’amico, da quando è stato fatto entrare in casa per ripararsi dalla grandine, ed emette un breve sbuffo dal naso appena avverte l’odore del sangue pungergli le narici.
Hiccup si volta e sorride, poi muove qualche passo nella sua direzione. Si asciuga il dito sulla manica e il taglio brucia a contatto con la stoffa ruvida.
La furia buia si sistema meglio su quel che rimane del letto matrimoniale a cui ha appena dato fuoco per metà ed accenna con il muso allo spazio libero che si crea accanto a lui, come volesse invitare l’amico ad accomodarsi lì.
Hiccup ha ormai imparato che Sdentato vuole davvero che lui si sieda al suo fianco, per cui gli accarezza il muso e lo accontenta.
- Grazie, - sussurra, accennando un vago sorriso.
Prende a fissare il pavimento su cui prima erano sparsi i cocci del piatto, mentre la grandine continua a battere contro le assi e Sdentato appoggia il muso sulle sue gambe.
Da quando anche il resto del villaggio ha capito che i draghi sono amici, lo fa sempre entrare in casa durante le giornate di grandine, per una sciocca e umana paura che si possa far male se lasciato fuori; ma da qualche tempo a questa parte sua moglie sembra non apprezzare più quell’abitudine, e lui non ne capisce il perché.
E’ diventata molto più manesca e maleducata di quanto non fosse già cinque anni fa, quando l’ha sposata, ed ogni volta che Sdentato entra in casa basta un niente perché inizi ad urlargli contro quanto sia un’idiota e non accetti di essere seconda ad uno stupido drago.
Il lancio degli oggetti è una novità di quella settimana e, per quanto si sforzi, Hiccup proprio non riesce a capire cosa la mandi tanto in bestia. Non è il vichingo migliore del villaggio e non sarà un marito perfetto, ma cerca sempre di accontentarla per quel che gli è possibile ed aggiusta o ricostruisce tutti i mobili che Sdentato brucia.
Solo perché si preoccupa per un amico non significa certo che preferisca la compagnia di uno piuttosto che dell’altro, ma l’unica volta che ha provato a spiegarlo a sua moglie si è ritrovato in ginocchio con un braccio rotto, a supplicarla di non spezzargli anche l’altro.
La ama, ma non la capisce.
Sdentato muove il muso contro la sua mano ed Hiccup si riscuote dai suoi pensieri per il leggero spavento.
- Scusa. Sì sì, lo so che non ti piace essere ignorato.
Sorride e prende a grattargli la base del collo, nel punto esatto in cui sa essere il suo preferito.
Si addormentano così, appoggiati l’uno all’altro, stretti in quel letto matrimoniale bruciacchiato, troppo piccolo per un uomo e un drago.

La mattina successiva la grandine ha lasciato il posto ad una tempesta di neve.
Non c’è molta differenza, in effetti, guardando fuori dalla finestra; i danni alla casa sono minori, ma comunque consistenti se si accumula troppa neve sul tetto, e le temperature rigide costringono ugualmente a rimanere intrappolati in quelle quattro mura se non si vuole rischiare di morire congelati.
Il primo a svegliarsi è Sdentato che, probabilmente mosso dalla fame, alza il muso e sbadiglia.
Si sgranchisce i muscoli ancora intorpiditi curiosando un po’ in giro, poi fa rotolare l’amico giù dal letto, per svegliarlo.
Hiccup borbotta un’imprecazione quando la sua faccia si schianta con poca grazia contro il pavimento di pietra.
- Ma che… Sdentato! – piagnucola, massaggiandosi il naso. Dieci anni che si conoscono ed ancora insiste a svegliarlo così, la mattina; oramai ha perso persino la voglia di arrabbiarsi.
Si rimette un po’ a fatica in piedi e segue l’enorme rettile in cucina con ancora una mano premuta sul setto nasale.
Il secchio d’acqua della sera prima è ancora al suo posto ed Hiccup ci immerge le mani e si lava la faccia, fregandosene del fatto che non è fresca né pulita.
Il taglio sul dito si è rimarginato e non brucia più, ma in compenso il naso gli pulsa dolorosamente come se fosse rotto.
Spera di no.
Intravede Sdentato fermo a guardare fuori dalla finestra mentre cerca qualcosa da mettere sotto i denti. L’animale studia con interesse i fiocchi bianchi che si rincorrono a pochi centimetri dal suo naso poi sembra rendersi conto che uscire con quel tempo non è salutare nemmeno per lui e torna da Hiccup. L’uomo intanto è riuscito a trovare la scorta di pesce e ne studia la quantità con sguardo critico.
Ad occhio e croce, se fossero lui ed Astrid, dovrebbe essere sufficiente per almeno tre giorni, ma considerato quanto mangia Sdentato teme addirittura che non bastino nemmeno per la giornata appena iniziata.
Deglutisce e guarda il drago accucciato ai suoi piedi.
Se Astrid torna e scopre che ha permesso a Sdentato di far fuori il loro pesce è la volta buona che le braccia gliele rompe tutte e due. Inizierebbe nuovamente ad urlare accuse senza senso e a scagliargli contro i piatti nella speranza che lui non si accorga che sta piangendo.
Sospira e scaccia quelle immagini dalla testa. Prende un paio di pesci per sé, poi lascia cadere il resto sul pavimento; Sdentato ci si avventa come se non mangiasse da giorni e lui sorride.
Nel tardo pomeriggio la tempesta sembra calmarsi e qualche raggio sbiadito fa capolino tra i nuvoloni scuri.
Hiccup decide di uscire a fare una passeggiata assieme a Sdentato, ma appena mette piede fuori dalla porta qualche fiocco scivola dentro casa e si posa sul nasodell ’animale.
Il drago starnutisce ed indietreggia, assottigliando gli occhi. Nella stessa posa d’attacco che assumeva le prime volte che Hiccup andava a trovarlo, studia il manto bianco in cui l’amico è affondato fino alle caviglie.
Quando un altro fiocco si intrufola in casa e si avvicina, ringhia. Hic inarca un sopracciglio.
- Sdentato?
Si guarda intorno senza capire, ma non scorge nessuna figura muoversi nella neve alle sue spalle, sia essa umana o animale.
- Avanti Sdentato, andiamo.
Il drago incatena lo sguardo al suo e per una manciata di secondi sembra sul punto di muoversi, ma all’ennesimo batuffolo di neve che si avvicina gli sputa contro un getto di fiamme bluastro che distrugge metà porta e manca per un soffio Hiccup.
L’uomo si accuccia d’istinto, spaventato.
- Sdentato! Ma che ti è preso? – lo sgrida. Raccoglie con le mani un po’ di neve e la allunga all’animale.
- E’ solo neve.
Sdentato muove un passo e si ferma; studia con attenzione l’agglomerato bianco che si sta lentamente sciogliendo tra le mani dell’amico, ogni singolo muscolo in tensione.
Muove un secondo passo e poi un altro ancora, finché a dividerli non è più di una manciata di centimetri; Hiccup, per tutto quel tempo, è rimasto immobile con le braccia tese in avanti, a metà tra il divertito e lo spaventato.
Sdentato annusa il mucchietto di neve e sembra rassicurarsi il sufficiente da avvicinarsi del tutto, ma appena azzarda ad affondarci il naso scatta all’indietro e si prepara a sputargli contro altro fuoco.
Hiccup capisce che non è tanto la neve in sé, il problema, quanto la sensazione di gelo che provoca a contatto con la pelle e che l’animale non deve aver mai sperimentato prima.
Si affretta a gettarla lontano, terrorizzato. - No, no, no. Non c’è più, vedi?
Mostra al drago i palmi vuoti.
- Non c’è più.
Quando Sdentato richiude la bocca senza che ne sia uscito niente si rilassa ed emette un sospiro di sollievo.
Afflitto, fa scorrere lo sguardo sul villaggio ricoperto di neve. Deve assolutamente riuscire a procurarsi del pesce prima del ritorno di Astrid, ma con questa nuova scoperta sul conto dell’amico e l’impossibilità di lasciarlo a casa da solo senza rischiare la distruzione dell’abitazione non intravede vie d’uscita.
Poi gli viene un’idea.
Recupera quella che sarebbe dovuta essere la sua cena e la sventola davanti agli occhi del drago, che solleva subito la testa.
- Lo vuoi, Sdentato? Vieni. Vieni a prenderlo.
Indietreggia piano, un passo alla volta, finché il drago, per seguirlo, non è costretto ad affondare una zampa nel manto gelido. La ritrae immediatamente, ringhiando e già pronto a sputare fuoco.
- E’ solo neve, Sdentato, - prova a dire Hiccup, solo per far sì che il rettile torni a guardare lui e il pesce che tiene in mano.
- E’ solo neve, tranquillo. Avanti. Vieni qui.
Sottolinea le parole con gesti della mano libera e, dopo una manciata di secondi che sembrano durare minuti, finalmente il drago sembra convincersi. Si muove cauto e un po’ goffo, finché non lo raggiunge e gli ruba il pesce dalle mani.
- Bravissimo, Sdentato, - si congratula Hiccup, entusiasta.
- Bravissimo.
Gli accarezza il muso e sorride.
Mentre lui recupera un po’ di cibo dalle scorte del villaggio, Sdentato annusa la neve. Ne studia la consistenza e prova a mangiare qualche fiocco che ancora piove dal cielo, e quando Hic lo sorprende a mangiarsi anche quella ammucchiatasi su un sasso capisce che non deve dispiacergli più così tanto come prima.
Lo richiama con un fischio e si incamminano nuovamente verso casa.
Quando Astrid rientra, quella sera, il pesce è tutto di nuovo al suo posto ed anche Sdentato è tornato alla sua tana.
La donna rimane ferma sul ciglio della porta, a fissare il marito. Non è più arrabbiata, Hiccup glielo legge negli occhi, ma non ha nemmeno nessuna intenzione di scusarsi per quel che è successo.
- Bentornata.
- Sono a casa.
Accenna un sorriso e si chiude quel che rimane della porta alle spalle.
Mentre Hic ravviva il fuoco su cui ha messo a bollire la loro cena, lei prepara la tavola.
Alla fine si è dimenticato di aggiustare il letto e quando Astrid se ne accorge sbuffa, ma non dice niente.
Cenano senza guardarsi, e tutte le volte che Hiccup tenta di iniziare una conversazione lei accenna un sorriso, ma non parla o più semplicemente continua a mangiare senza dar segno di averlo ascoltato.
Ha ormai smesso del tutto di nevicare e il cielo scuro promette grandine anche per quella notte.
Hic glielo fa notare con un mezzo sorriso stiracchiato, in un ultimo, disperato tentativo di ottenere una risposta, ma Astrid si irrigidisce e quasi rompe la forchetta quando ci serra intorno le dita.
- No!
L’uomo deglutisce.
Apre la bocca per parlare, ma la moglie lo precede.
- No, scordatelo! Sdentato non entrerà di nuovo in casa mia.
- Beh, tecnicamente, sarebbe casa nostra, questa, - mugugna, forzando un sorriso spaventato; la forchetta di Astrid gli passa ad un soffio dall’orecchio e si va ad incastrare nella parete alle sue spalle.
- Casa nostra? Non me ne frega niente se è casa nostra. Quel tuo stupido rettile non metterà mai più piede qui dentro!
- Ma Astrid, – piagnucola.
- La grandine è pericolosa anche per lui,- prova a spiegarle, con tutte le buone intenzioni di questo mondo. Sua moglie non solo lo guarda con odio, ma sembra sull’orlo delle lacrime e questo non è mai un buon segno.
- Per Odino, Hiccup, è un drago! – urla. Sbatte le mani sul tavolo e si alza di scatto, facendo così ribaltare la sua sedia.
- Uno stupido, fottutissimo drago. Sa badare a sé stesso, non ha bisogno che gli permetti di distruggerci casa ad ogni grandinata.
- Non ci distrug…
- Da fuoco al letto tutte le volte!
- Non è colpa sua, lo fa per avere un posto in cui dormire, - lo giustifica Hiccup.
Sebbene sua moglie stia urlando così forte che Hic è quasi sicuro che tutto il villaggio possa sentirla, ha come l’impressione che si stia trattenendo dal lanciargli contro il piatto che tiene in mano e questo lo terrorizza più di quanto non faccia la sua rabbia quando viene scatenata.
- Astrid, io…
- Ora basta, - sibila la donna. Si porta la mano libera al viso e si massaggia gli occhi, ricacciando indietro le lacrime.
- Ora basta, sono stanca. O me, o quello stupido drago; scegli.
La fissa incredulo, senza capire.
- Io…
Esita a rispondere, non capisce. Per quanto si sforzi, non riesce ad afferrare il motivo per cui litigano ormai da mesi e il fatto di ritrovarsi di punto in bianco costretto a scegliere tra il suo migliore amico e sua moglie gli sembra ancora più assurdo della possibilità concreta di scegliere Sdentato.
Apre la bocca, ma si limita a guardarla senza riuscire a parlare; le legge negli occhi la rabbia montare come un oceano in tempesta, finché non distoglie lo sguardo e lei sorride amara.
- Ho capito.
Posa il piatto e si allontana.
- Astrid, aspet…
Prima che Hiccup possa finire la frase, il vaso preferito di sua moglie si frantuma in mille pezzi contro la sua faccia. Alcune schegge gli si conficcano nell’occhio e numerose gocce di sangue gocciolano sulla tovaglia.
- Non voglio più avere niente a che fare con te. Tu per me non esisti; non sei mai esistito, - ringhia Astrid prima di voltarsi ed uscire sbattendosi la porta alle spalle.
Hiccup rimane immobile per chissà quanto tempo, a guardare senza vederle le macchie rosse che vanno via via moltiplicandosi sulla tovaglia, una mano premuta sull’occhio ferito.
Poi un tuono rimbomba sulla sua testa e qualche chicco di ghiaccio comincia a picchiettare contro le assi.
La preoccupazione che stia iniziando a grandinare riscuote Hiccup dallo stato di torpore in cui era caduto. Si alza di scatto e va a lavarsi la faccia nello stesso secchio d’acqua sporca della sera prima, poi strappa un pezzo di maglia e se la lega come riesce intorno all’occhio.
Se domani il tempo grazierà il villaggio con un po’ di Sole andrà a farsi medicare meglio, altrimenti niente; è un vichingo, dopotutto, un occhio basta e avanza, per pescare.
Quando apre la porta sul retro, Sdentato è lì che aspetta di poter entrare.
Lo guarda piegando leggermente la testa di lato e, come il giorno prima, quando l’odore di sangue gli punge le narici emette un breve sbuffo dal naso.
Il drago si allunga per annusargli la benda improvvisata ed Hiccup sorride.
- Non è niente di grave, passerà, - lo rassicura, come se potesse capirlo.
Lo lascia entrare e richiude la porta. Sdentato si avvicina, curioso, ai cocci del vaso rimasti sparsi sul pavimento e li annusa.
- Un incidente, - si giustifica ancora l’uomo, sorridendo.
Il drago inclina qualche secondo la testa di lato, poi si avvicina al letto e da fuoco a quel poco che ne era rimasto. Ci si accuccia sopra e fa segno all’amico di accomodarsi nello spazio che lascia libero apposta per lui.
Hic lo raggiunge e si siede al suo fianco, lasciandosi andare contro il suo corpo caldo.
Sdentato gli appoggia il muso sulle gambe ed Hiccup sorride e chiude gli occhi.
Domani dovrà assolutamente costruire un letto nuovo prima che torni Astrid, anche se teme che questa volta non lo farà più davvero.
  
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